[Diritti] ADL 160128 - Lo sviluppo



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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu

Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894

Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo

Direttore: Andrea Ermano

 

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e-Settimanale - inviato oggi a 45964 utenti – Zurigo, 28 gennaio 2016

   

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IPSE DIXIT

 

Lo sviluppo della cultura - «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura...». – Costituzione, Art. 9.

 

L'arte e la scienza - «L'arte e la scienza sono libere…». – Costituzione, Art. 33.

 

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Valorizzazione - «Lo Stato ha legislazione esclusiva [nella] valorizzazione dei beni culturali…». – Costituzione, Art. 117, r.

 

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Roma, Musei Capitolini – Due installazioni nude

dopo la copertura "per non offendere Rouhani".

 

   

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    L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

    

    

EDITORIALE

 

Non siamo in campagna elettorale

 

di Andrea Ermano

 

Non siamo in campagna elettorale. Lo comprova Beppe Grillo annunciando il suo prossimo show. A pagamento. Il più grande comico di tutti i tempi ritorna a calcare le scene. E la politica? "È una malattia mentale", taglia corto. Ma, quando torneremo a votare, gli spettacoli avranno luogo di nuovo gratuitamente, sulle pubbliche piazze?

    Si tenga conto che, con leggi tipo Porcellum (oggi: Italicum), i signori della Comunicazione si sono messi in grado di catapultare l'empatia della povera gente su un sottoinsieme qualunque di cittadini da "nominare" in Parlamento. Grillo fece proprio così la volta scorsa, battendo in volata Berlusconi, predecessore di Renzi nella confezione di leggi-porcata.

    Dal punto di vista della "razionalità" economica l'avventura politica grillina potrebbe considerarsi un caso (l'ennesimo) d'investimento auto-promozionale camuffato da attacco alla cittadella sguarnita della polis. Povera patria.

 

 

Grandi attori politici italiani

 

Se la politica è una malattia mentale, l'idea stessa di umanità retrocede allo status di fisima, insieme ovviamente all'educazione, alla conoscenza e all'arte in generale. Perché l'intero progetto educativo occidentale, nato nel V secolo a.C. sotto il nome di paideia, poneva capo ogni arte e ogni sapere alla formazione del cittadino nella politiké.

    E allora, se l'arte del governo "finisce" in manicomio, così anche l'ideale del cittadino coltivato, civilizzato e capace di autodeterminarsi (“che barba!”) muta senza resti nella figura triste e compulsiva del Consumatore, dedito unicamente alla soddisfazione dei propri desideri mutevoli e mutanti. Nulla di più lontano dall'animale politico di cui favoleggiò Aristotele.

    Inutile negarselo: questa catastrofe ci assomiglia. È da ultimo anche una catastrofe borghese. Perciò, non a torto, c'è chi ora prefigura uno scontro proprio tra Capitalismo e Borghesia. Scontro tendenzialmente frontale, il cui esito sarebbe l'eliminazione della Borghesia da parte di una potenza impersonale e cieca, priva d'altro orientamento che non sia il massimo profitto.

    Se la politica "finisce" in manicomio, chi fermerà l'idrovora del Capitale congegnata per trasferire ancor più ricchezza ai già ricchissimi? In luogo della Borghesia – architetti, medici, avvocati, giornalisti, artisti, insegnanti ecc. – vedremmo allora allargarsi una nuova servitù della gleba professionale, posta sotto l'egida di onnipotenti mercati finanziari e immobiliari, sistemi sanitari e regolamentazioni assicurative, flussi pubblicitari o altri anonimi dispositivi di ottimizzazione e massimizzazione.

 

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Parlare pianamente, onestamente delle nostre prospettive catastrofiche – come tenta Jacques Attali nella sua fulminante Breve storia del futuro – può tornarci utile a fare riemergere il baricentro angoscioso e rimosso dell'epoca attuale.

    La prospettiva estrema sta qui. Sta al centro della scena, come un convitato di pietra. Quel che manca è, piuttosto, l'indicazione di un percorso alternativo. Non che la speranza sia inimmaginabile. Ma si fatica a declinarne concretamente il nome, perché ciò turberebbe le poco celesti armonie dell'esproprio globalizzato e quindi anche il sonno narcisista che tutti ci avvolge.

    Eppure, per risvegliarci alla possibilità necessaria di un'alternativa, basterebbe partire da facili constatazioni di fatto.

    C'è per esempio il debito pubblico. Sostanzialmente perché l'idrovora ha donato molta, troppa ricchezza ai già ricchissimi: mai così tanta ne è stata messa in così poche mani a memoria d'uomo. Però, pare brutto parlare pubblicamente di "patrimoniale", cioè in fondo solo di una "restituzione". Un tempo la si chiamava perequazione. Sicché il costo dell'esproprio globalizzato in termini di debito pubblico va a scaricarsi sulle linee di minor attrito: sulle spalle delle generazioni giovani e future oltre ovviamente che su coloro i quali ci hanno già rimesso vari pezzi di stato sociale e che vengono ora sottoposti alle terapie intensive dell'austerità, volte tutte a demolire ulteriori pezzi di potere democratico, quando non di Stato tout court.

 

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Altro esempio: c'è l'immigrazione di massa. Perché il surriscaldamento climatico pare abbia causato (e continui a causare) l'inurbamento di vaste masse rurali in varie città mediorientali e africane. Pare inoltre che questo fenomeno abbia provocato a sua volta un surriscaldamento sociale, sfociato in proteste (la cosiddetta "Primavera araba"), poi in disordini, quindi in rivolte, infine in vere e proprie guerre cosiddette "civili". Alle quali guerre diverse soggettività prendono parte per interposta fazione, traendone cinici vantaggi geopolitici nonché economici. Al traffico delle armi si aggiunge quello dei profughi, i quali per parte loro pagano profumatamente i contrabbandieri allo scopo di salvare la vita e qualche bene residuo riparando in Europa. Dove, d'altro canto, ci sarebbe gran bisogno di loro.

    Occorrono quaranta-cinquanta milioni d'immigrati nei prossimi tre decenni solo per compensare l'invecchiamento a strapiombo della popolazione continentale – così Emma Bonino, ex ministra degli esteri, che sa quel che dice. Ma parlare di politiche dell'accoglienza appare ormai interdetto ai nostri "governanti". Vanno di gran moda invece i muri e i fili spinati, apprezzatissimi dal godimento populista. Nessuno, però, spiega al popolo risentito e divertito che, respingendo gli immigrati di oggi, le pensioni di domani escono da ogni possibile sostenibilità demografica.

 

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Ungheria, Europa, 2015

 

Lunga sarebbe la lista degli esempi ulteriori: la plastificazione dei sette mari, le sconclusionate "riforme" costituzionali, le pulsioni neo-militariste, la robotizzazione e delocalizzazione produttiva ancora a venire, la disoccupazione giovanile di massa...

    I problemi crescono, e crescono, inseguiti solo da palliativi, fiammate di propaganda ideologica, prestidigitazioni massmediatiche. A questa miseria annunciata ci conduce l'inesistenza di forze collettive organizzate intorno a una cultura del dibattito, dell'elaborazione programmatica, della rappresentanza sociale e della selezione di una classe dirigente degna del nome.

    Giunti sin qui, ognuno vede che la crisi economica permanente, la guerra diffusa nel Mediterraneo, il millenarismo armato di cinture al plastico, i rigurgiti di neofascismo populista e tutte le altre emergenze assiepate all'orizzonte stanno sospingendo l'Europa verso una mobilitazione generale, armata e frammentata.

    Sarebbe preferibile unirla, anticiparla, disarmarla e deviarla in direzioni lontane dagli esiti tragici di cui la storia novecentesca è documento. La data del 27 gennaio e la parola "Auschwitz" siano qui il nostro monito.

    Una mobilitazione generale probabilmente verrà comunque. O per eludere o per affrontare la realtà. Eluderla si può proclamando lo stato di guerra, come spesso è accaduto sotto costellazioni storiche analoghe. Ma sarebbe davvero impossibile affrontare i problemi reali? Noi qui pensiamo e ripensiamo da tempo a questo rovello. E nel nostro piccolo ci siamo convinti che occorra una grande leva civile, un Esercito del Lavoro come quello prefigurato da Ernesto Rossi. Ciò che ci occorre è un Esercito del Lavoro capace di organizzare, ben oltre il volontariato, sia la formazione e l'occupazione dei migranti (che continueranno ad arrivare) sia la formazione e l'occupazione dei cittadini europei (soprattutto dei giovani). Ecco l'Esercito europeo di cui abbiamo urgentemente bisogno.

    Intorno a questo nucleo forte di "pronto intervento" sulle emergenze reali, la politica europea può rinascere. E se gli euro-staterelli non si sentono ancora pronti al gran passo, inizi chi può, dove e come può, a livello nazionale, nelle regioni, nelle città, sui territori, nei condomini, sui pianerottoli, nella propria stanza e soprattutto all'interno della propria coscienza. Secondo i nostri calcoli il contrattacco inizia qui. E l'ora è adesso.

       

             

Da vivalascuola riceviamo

e volentieri pubblichiamo

 

Riflessione

non ritualistica

sulla ricorrenza

 

di Giorgio Morale

 

Quest’anno per la Giornata della Memoria vivalascuola presenta spunti per una riflessione non ritualistica sulla ricorrenza dell’anniversario della liberazione del lager di Auschwitz:

 

https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2016/01/18/vivalascuola-201/

 

La memoria e la legalità non possono essere assunti come valori in sé, poiché, come argomenta Luca Rastello, il passato non si ripete solo se lo si capisce, e la legge, lo dimostra Stefano Levi Della Torre, non è sempre sinonimo di giustizia.

 

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Auschwitz 2012, Filo spinato (Fotosensibile³)

 

Solo entro i limiti di tale consapevolezza onorare la memoria ed educare alla legalità ha un senso. Solo se memoria e legalità non vogliono dire abdicare allo spirito critico e al diritto all’opposizione. Su vivalascuola si può trovare anche:

 

·       Una puntata dedicata alla memoria del bene: i "giusti".

 

·       Una classe di studenti milanesi in viaggio della memoria.

 

·       Poesie di poeti contemporanei sulla Shoah.

 

·       Riflessioni su come ricordare e insegnare Auschwitz.

 

·       Riflessioni e informazioni sulle leggi razziali.

 

Grazie dell'attenzione,

e un cordiale saluto.

      

   

Segnalazione

 

Anna e Angelica

 

Si è chiusa a Milano la mostra su

due grandi donne del Novecento

 

Vi invio il link allo speciale di  RAINEWS.IT con le pagine su Kuliscioff, Balabanoff e Scalarini. 

 

Vai al sito di RAI CULTURA

 

Walter Galbusera,

Fondazione Kuliscioff, Milano

 

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Anna Kuliscioff, Angelica Balabanoff

 

   

SPIGOLATURE 

 

Quasi un'ovvietà

 

Per l’Europa il 2016 sarà un anno cruciale

 

di Renzo Balmelli 

 

SFIDE. Dire che il 2016 sarà un anno cruciale per l'UE è quasi un'ovvietà. Muovendosi lungo il delicato crinale di Schengen, in questi giorni l'Europa mette in gioco se stessa, la sua sopravvivenza, i suoi valori, il suo destino di terra votata all'accoglienza e la tolleranza. La sua fine sarebbe la fine di un sogno, la resa alle peggiori ideologie del passato, la condanna ineluttabile della convivenza e dell'incontro tra culture millenarie. In quest'epoca in cui la disumanità dell'uomo rintocca di suoni attuali, in cui il mostro tentacolare dell'Isis è come una metastasi impazzita, e in cui nemmeno il cuore sembra conoscere le ragioni che la ragione non conosce, per tutto questo e altro ancora, vincere la madre di tutte le sfide nel nome della fratellanza e e della democrazia universale resta la sola cosa che conta prima che il Vecchio Continente, vecchio non lo diventi davvero , sospinto alla deriva nel mare dell'oscurantismo.

 

SEGNALI. Fin dal giorno in cui il "Mein Kampf" è apparso in libera uscita, non sono mancate le preoccupazioni per potere valutare quanto il delirante manifesto hitleriano possa ancora infettare gli animi. Nel rileggere quelle righe a 70 anni dal suicidio del suo autore si dovrebbe supporre che soltanto qualche mentecatto abbia voglia di imitare le gesta della follia con la svastica. In giro ci sono però tanti e tali segnali veicolati in rete da canali grondanti odio razziale da indurre a tenere la guardia molto alta per sventare il rischio di incontrollabili contagi. Nonostante una prefazione accurata, il manifesto del Terzo Reich rimane comunque un testo esplosivo capace di creare morbose tentazioni. Se chiudere sotto chiave la così detta" bibbia del nazismo" significherebbe conferirle una importanza malsana, resta non di meno il fatto che Hitler e i suoi complici, Mussolini incluso, altro non furono, per dirla con Tarantino, che vili "bastardi senza gloria". Guai a dimenticarlo!

 

CONTRIBUTO. Sembra incredibile, eppure non mancano coloro che trovandosi in difficoltà perenne a confrontarsi con il passato che non passa, hanno l'ardire di contestare la Giornata della Memoria e ne mettono in dubbio l'utilità e la legittimità. Caso mai, invece, è vero proprio il contrario. Se passiamo a considerare gli inquietanti rigurgiti di antisemitismo che sotto la spinta dei gruppi neonazisti hanno un seguito sempre più vasto e aggressivo, determinando tra l'altro un massiccio esodo verso Israele, è incontestabile quanto sia necessaria la commemorazione della Shoah per contrastare una tendenza distruttiva così dura a morire. Nel contesto di un clima torbido per la tutela della civiltà, la Giornata della Memoria rimane un punto di riferimento fondamentale e un contributo alla riflessione affinché il ricordo del male assoluto non scada nella banalità, alla stregua di un trascurabile dettaglio della storia.

 

FASCINO. Quando Obama lascerà la Casa Bianca al termine del suo secondo mandato, nessuno potrà contendergli il titolo di Presidente più detestato dalla destra che non gli ha risparmiato nulla, dal " giovanotto abbronzato" di berlusconiana memoria all'irritazione per l'uomo di colore che" aveva usurpato" la supremazia bianca all'interno dell'Ufficio ovale. E' un complimento per lui, un boomerang per i campioni del livore. Tuttavia, mentre con le primarie dello Iowa si aprono le ostilità per una lunga campagna elettorale che si preannuncia incandescente, anche tra i suoi rivali cresce l'inquietudine per un improbabile, ma non del tutto impossibile cambio di passo con l'ascesa di candidati alla Trump portatori del verbo lepenista in salsa americana. In questa prospettiva non ci sarebbe da stupirsi se gli elettori cominciassero già sin d'ora a rimpiangere un leader che al contrario dei suoi detrattori ha fatto cose molto importanti, magari senza il fascino mediatico del celebre "yes we can", ma che in molti ambiti, a cominciare dalla sanità e in quello dei diritti umani, hanno riplasmato il volto dell'America. 

 

GIUSTIZIA. Nel solco della non dichiarata ma non meno micidiale terza guerra mondiale, la guerra dei padroni avidi e senza scrupoli, nulla si muove tranne il dolente corteo dei migranti e il conteggio aggiornato dei morti in mare. Ma fino a quando potremo sopportare le immagini sconvolgenti dei nostri simili condannati a sofferenze inaudite che conducono spesso a una fine atroce? Non un minuto di più. Finché verrà il giorno in cui i sopravvissuti alla strage degli innocenti chiederanno conto delle loro malefatte agli sciacalli del dolore che sulla pelle di uomini, donne e bambini giocano una partita mortale per soddisfare i loro sordidi interessi politici, economici e strategici. E non sarà che un atto di giustizia dovuto, un gesto di riparazione affinché chi scappa dai conflitti possa percorrere vie sicure, senza il timore di trovare le frontiere blindate e il muro dell'indifferenza che rischia di precipitare l'umanità nel baratro della barbarie.

 

FAMIGLIA. Con il dibattito sulle Unioni Civili, in Italia si è riaperto con toni non sempre sereni anche il confronto sulla famiglia e il suo ruolo nella società moderna. Per la verità l'argomento non è nuovo, ma lo è invece il contesto a cavallo tra due scuole di pensiero: quello che la considera un fatto antropologico e non ideologico o, all'opposto, un modello di vita da declinare diversamente rispetto alla tradizione. Già risulta difficile trovare un denominatore comune con cui definire il concetto di nucleo familiare. Di cosa stiamo parlando? Del ceto benestante che ha più case che figli oppure degli immigrati che hanno molti figli e poche stanze? Non è una differenza di poco conto, poiché da essa dipende lo sviluppo di quel Bildungsroman che è l'esistenza e la formazione dell'individuo nel mondo globalizzato, sempre più complesso

 

SCOLA. Quando il discorso cade su cinema e famiglia, il pensiero corre immediatamente a Ettore Scola, il grande regista scomparso il 19 gennaio che attorno a questo canovaccio ha costruito uno dei tanti capolavori che hanno contribuito alla sua fama di maestro nel mondo della celluloide. " La Famiglia" di Scola scandisce il trascorrere del tempo grazie a un impianto narrativo che serve a ricordarci come essa possa essere sempre diversa, ma anche sempre uguale a se stessa, protettiva, ma non estranea a quanto accade fuori dalle mura di casa. Come in tutti i film del regista , anche da questo ne esce un ritratto della società che Scola scandaglia col suo occhio di attento indagatore, rigoroso ma mai privo di quel tocco umano e pieno di comprensione che il pubblico amava e di cui sentiremo la mancanza.

   

    

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

  

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

 

Lettera da Corleone: «A viso

aperto contro il sistema mafioso»

 

Ideale passaggio di testimone tra la “vecchia” e la “nuova” guida della Cgil territoriale. “Un onore per me aver ricevuto lo stesso incarico che fu di Placido Rizzotto – dice il neosegretario Lo Sciuto – cercherò con tutte le forze di esserne degno”

 

di Dino Paternostro

 

Cosimo Lo Sciuto, 32 anni, laureato in Diritto del lavoro, è il nuovo segretario della Camera del lavoro di Corleone. Un impegno da far tremare i polsi, specie se assunto in un piccolo centro come quello della provincia di Palermo, tristemente conosciuto in tutto il mondo per aver dato i natali ad alcuni dei più spietati boss della mafia. Cosimo lo svolge da volontario e con quel pizzico di coraggio/incoscienza che ci vuole. Sono qui a colloquio con lui con l'intento di realizzare un’ideale passaggio di testimone tra la “vecchia” e la “nuova” guida della struttura camerale. “Ho incontrato la Cgil – dice Cosimo – contestualmente al mio impegno nel mondo dell’associazionismo. Dal 2002, con l’Osservatorio politico prima e con il gruppo Dialogos poi, abbiamo condiviso tantissime attività con la Camera del lavoro di Corleone. Nel corso di tutti questi anni abbiamo insieme tenuto vivo il ricordo di Placido Rizzotto e Bernardino Verro, l’impegno per la difesa del nostro ospedale, la battaglie per l’acqua pubblica. Ma la prima volta che ho compreso davvero cos’è la Cgil fu a 15 anni, quando lessi “Il sogno spezzato”, la biografia da te scritta su Placido Rizzotto. Rimasi colpito da quel libro, dal racconto di come la mia Corleone reagì al giogo degli agrari e dei mafiosi”. >>> Continua la lettura su rassegna.it

   

 

ECONOMIA

 

Se le banche

centrali sbagliano

 

Forti dubbi sulle politiche della Fed e delle banche centrali

 

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

 

Emerge sempre più chiaramente che, per far fronte agli effetti della grande crisi finanziaria globale, il metodo e le politiche della Federal Reserve e delle altre banche centrali non funzionano. Adesso anche gli economisti della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea, che coordina tutte le banche centrali, lo affermano.

    La Fed e le altre , in primis la Bce, hanno affrontato il fenomeno delle tre B, la bassa crescita, la bassa inflazione ei bassi tassi di interesse, con una politica monetaria espansiva. Hanno enfatizzato gli aspetti ciclici della domanda ritenendo le prolungate politiche di Quantitative easing atte a far crescere la domanda e i consumi riattivando un certo dinamismo economico. In realtà tale approccio ci sembra semplicistico e di breve respiro.

    Ciò, purtroppo, ha indotto anche a minimizzare l’importanza dei problemi di bilancio e della necessità di una corretta allocazione delle risorse. Questi sono i veri impedimenti alla crescita, i fattori che operano lentamente ma i cui effetti si accumulano nel tempo.

    Infatti una “recessione patrimoniale” o dei saldi di bilancio (balance sheet recession) si verifica quando imprese altamente indebitate tagliano gli investimenti e le attività per abbattere i livelli del loro debito. Solitamente ciò coincide con la diminuzione permanente delle produzioni e con una ripresa molto debole. Simili processi, che si generano dopo lo scoppio della bolla finanziaria, nascondono anche il fatto che già prima della crisi la crescita economica non era di fatto sostenibile. La crisi del settore immobiliare, che ha vissuto una crescita spasmodica, ne è un esempio.

    Inoltre nel periodo precedente lo scoppio della crisi si era avuto una grande espansione del credito e di altri strumenti finanziari che hanno indotto una erronea allocazione delle risorse a danno della crescita economica. Si consideri che, ad esempio, molta forza lavoro è stata assorbita dal settore delle costruzioni che ha una produttività più bassa della media.

    Perciò in una “recessione patrimoniale” la domanda debole non è il solo problema e la cura monetaria non può essere l’unica risposta. La questione più importante era e rimane la necessità di risistemare i bilanci ed operare delle riforme strutturali per facilitare una migliore allocazione delle risorse e sostenere la ripresa degli investimenti reali.

    Sul fronte dei bilanci, purtroppo, si è accentuato la crescita del debito. E non solo quello dei governi per sostenere le varie operazioni di salvataggio e i cosiddetti stimoli economici. Grazie anche ai bassi tassi di interesse la Fed ha permesso una crescita spettacolare dei crediti in dollari concessi negli Usa e nel resto del mondo, soprattutto nelle economie emergenti. Infatti i prestiti in dollari detenuti da imprese economiche non bancarie fuori degli Usa hanno raggiunto i 9,8 trilioni!

    I bassi tassi di interesse sono diventati una droga di cui il sistema finanziario pensa di non poter fare a meno. Nel contempo però ciò ha abbassato largamente i margini di profitto delle stesse banche, incentivato la propensione a rischi più alti e inflazionato i prezzi di molti titoli, a cominciare da quelli trattati nelle borse. Tutto ciò ha creato pericolosi sbilanciamenti in particolare in quelle economie che subiscono gli effetti finali delle politiche della Fed.

    Per quanto riguarda il settore bancario, tale politica, invece di operare con strumenti di lungo termine per sanare situazioni finanziarie gonfiate e risolvere certe insolvenze, ha spregiudicatamente continuato a effettuare operazioni ad alto rischio. Lo si vede in particolare nell’atteggiamento aggressivo delle “too big to fail” in Usa.

    In Europa ciò appare nei comportamenti, mai veramente sanzionati, della Deutsche Bank, la banca N.1 dei derivati speculativi, coinvolta in innumerevoli indagini per frode e malversazioni a livello mondiale, e anche nell’incapacità di governare nel nostro Paese i 200 miliardi di sofferenze e le crisi delle piccole banche regionali.

    La BRI mette sull’avviso che nei prossimi mesi l’economia globale, già calata, sarà influenzata negativamente anche da tre nuove evoluzioni: 1) la Cina che si muove verso un modello differente di crescita più orientata verso il mercato interno), 2) la prospettiva che i prezzi delle commodity rimangano a livelli più bassi e per un lungo periodo, 3) la crescente divergenza nella politica monetaria delle economie dominanti, dove la Fed aumenta i tassi di interesse mentre la Bce continua la sua politica accomodante con tassi addirittura decrescenti.

    E’ per questo che gli economisti della BRI – e noi con loro - sono arrivati a denunciare come miope e irresponsabile chi pensa che “quello che succede fuori dai miei confini non mi interessa”.

   

                

Da Avanti! online

www.avantionline.it/

 

La Giornata della Memoria

e i silenzi sul passato

 

Ogni anno, in occasione della giornata della Memoria escono articoli sulla nobile figura di Pio XII. Questo scrissi alcuni anni fa su papa Pacelli e confermo.

 

di Tiziana Ficacci

dal blog liberelaiche

 

Il giudizio sulla figura di Pio XII dovrebbe tenere conto del suo silenzio su tutta la storia d’Europa fin dall’ascesa del fascismo in Italia e del nazismo in Germania.

    Pio XII diventa papa nel 1939, ma prima è stato Segretario di Stato e in questo ruolo ha attuato il concordato con il regime nazista nel 1933. Non risulta essersi mai speso in quegli anni a favore dei tedeschi che si opponevano a quel regime, cattolici e non. Anzi, l’allora cancelliere Bruening scrive nelle sue memorie che il Segretario di Stato Eugenio  Pacelli, futuro Pio XII, premette per un intervento di Hitler a fianco dei falangisti nella guerra civile spagnola.

    Tra i primi atti del suo pontificato è documentato l’avvicinamento a Charles Maurras (i cui scritti erano stati messi all’indice durante il pontificato di Achille Ratti-Pio XI) promotore del gruppo francese di estrema destra e antisemita Action Francaise. La Santa Sede si riserva di aprire gli archivi bloccando la ricerca storiografica, ma al momento risulta che nessuna parola sia stata scritta da papa Pacelli contro la creazione dei campi di concentramento e poi di sterminio, in cui dieci milioni di ebrei europei, zingari, omosessuali, cittadini russi trovarono la morte. Una precisazione doverosa perché la stampa vaticaliana tende ad accreditare che l’unico silenzio di Pio XII abbia riguardato il treno che trasportava più di 1000 ebrei romani rastrellati il 16 ottobre ’43 mentre contemporaneamente salvava qualche centinaio di ebrei facendoli ospitare, spesso dietro cospicui compensi, in chiese e conventi di Roma.

    È vero invece che il suo silenzio ha riguardato milioni di ebrei e non, vittime del nazismo.

    La beatificazione di Pio XII riguarda solo gli ebrei?  Sicuramente sul piano dei fatti storici sono i più coinvolti emotivamente, ma sul piano religioso la questione dovrebbe riguardare i cattolici ai quali viene indicato a modello una figura come minimo controversa.

    Le gerarchie cattoliche  insistono che il silenzio di Pio XII sarebbe stato motivato dal fatto che un intervento pubblico da parte del Vaticano,  anziché frenare, avrebbe ulteriormente intensificato lo sterminio in atto nel cuore dell’Europa. Ma questo argomento non spiega perché, neanche dopo la fine della guerra e nel lungo periodo del pontificato (il papa morì nell’ottobre del 1958), non sia mai arrivato alcun riferimento a quanto accaduto. E soprattutto non si comprende perché un analogo timore non frenò il papa, nel luglio del 1949, dallo scomunicare comunisti e socialisti nonostante l’enorme potere allora esercitato dall’Unione Sovietica. Sono domande che dovrebbero porsi tutti, e non solo gli ebrei come accade…

 

Completa la lettura sul sito dell’avantionline

 

Vai a >>> Moked per saperne di più…

       

   

Da l’Unità online

http://www.unita.tv/

 

“Senza Schengen fallisce l’Europa”

 

Martin Schulz: “Essere critici con Bruxelles non dev’essere considerato come una forma di euroscetticismo”.  A colloquio

con il Presidente del Parlamento Europeo. No a una Schengen “mutilata o debilitata”, ma gli Stati membri devono mantenere le promesse su ricollocamenti, controllo delle frontiere e condivisione delle risorse. E’ questo l’appello ai Governi dell’Ue del presidente del Parlamento europeo, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz.

 

di Marco Mongiello

 

Come giudica l’esito della riunione dei ministri dell’Interno ad Amsterdam? Si parla di una reintroduzione dei controlli alle frontiere interne per due anni e si minaccia di espellere la Grecia da Schengen…

    “Ciò di cui l’Unione europea ha bisogno non è un’area Schengen mutilata o debilitata. Non abbiamo bisogno di un’area Schengen con il segno meno, dobbiamo invece rafforzare e difendere strenuamente questo spazio di libertà e di prosperità. Se Schengen dovesse fallire, sarebbe il mercato unico la prima vittima di questa sconfitta politica. Credo che i ministri e i governi ne siano consapevoli e credo che gli Stati Membri stiano finalmente capendo che non è più possibili rinviare le decisioni difficili, ma necessarie. La presidenza olandese è orientata a trovare soluzioni e non alibi. Gli stati membri devono mantenere gli impegni presi, che si parli di ricollocamenti, di controllo delle frontiere esterne, di condivisione degli strumenti e del personale per aiutare i paesi più esposti o degli impegni finanziari nei confronti della Siria e dei suoi vicini. Per l’Unione non c’è decisione peggiore di una decisione non messa in pratica”.

    Secondo lei oggi l’Europa deve scegliere tra la libera circolazione e il mantenimento dell’ordine pubblico?

     “Questo è un falso dilemma. L’Unione è e dev’essere per la libera circolazione, ma questo non vuol dire farsi travolgere dall’afflusso massiccio di rifugiati. L’Unione deve procedere, e velocemente, per superare Dublino, per europeizzare il suo sistema d’asilo in modo tale che la pressione venga distribuita in maniera intelligente, trasparente, prevedibile e sostenibile su tutta l’area Schengen e non solo su due o tre stati. Le regole devono essere applicate uniformemente dagli Stati e il diritto d’asilo garantito a chi ne ha veramente bisogno: questo vuol dire anche che chi non si qualifichi come rifugiato dev’essere rimpatriato, attraverso procedure rapide e sistematiche. Se non lo facessimo, rischieremmo di inviare un messaggio sbagliato: che chiunque può venire in Europa. Con un sistema efficace di rimpatri invece i numeri si ridurrebbero drasticamente. Ma finora vediamo nell’Unione pochi ricollocamenti, pochi rimpatri e pochissima solidarietà”.

    La Cancelliera Angela Merkel ha sbagliato nell’aprire le porte ai rifugiati senza voler mettere un tetto al numero di ingressi? Non era meglio selezionare i richiedenti asilo nei campi profughi?

     “L’obiettivo è che i rifugiati non s’imbarchino in viaggi disperati, incontrollati e ingestibili: questa è l’obiettivo per l’Unione, ma è soprattutto nell’interesse dei rifugiati stessi. È stato utilizzato più inchiostro per parlare delle responsabilità di Angela Merkel che nel pensare a come risolvere la crisi. Nonostante in tanti ambiti io la pensi diversamente dalla Cancelliera, il suo intervento nella crisi dei rifugiati è stato in primo luogo motivato da un principio di responsabilità. Ora però abbiamo bisogno di un’Europa che ritrovi coraggio, solidarietà ed efficacia”.

    Nei giorni scorsi ci sono state polemiche tra Roma e Bruxelles. Come fa un governo a essere “eurocritico” senza essere scambiato per “euroscettico”?

     “Non ho mai pensato che a Roma ci fosse euroscetticismo. Mi sembra che la polemica sia stata gonfiata a dismisura, in gran parte con un contributo dei media e della stampa. È proprio come sottolinea lei nella sua domanda: essere critici con Bruxelles non dev’essere considerato come una forma di euroscetticismo. I dossier comunitari sono assolutamente centrali per molti governi ed è quindi legittimo che i governi rilevino, anche con chiarezza, quando si trovano in disaccordo con Bruxelles. Questa è una Commissione europea che si definisce con forza come una Commissione “politica”, questo vuol dire che non si nasconde dietro ai trattati per difendere le decisioni prese. Un dibattito politico acceso tra Bruxelles e le capitali degli Stati Membri è quindi un elemento nuovo, ma non dovrebbe sorprendere. L’importante, a mio avviso, è la volontà della ricerca della sintesi sulla sostanza”.

 

Vai al sito dell’Unità

       

       

Dalla Fondazione Rosselli di Firenze

http://www.rosselli.org/

 

150 anni della

Nuova Antologia

 

Gloria Manghetti, direttrice del Gabinetto Vieusseux

Cosimo Ceccuti, presidente Fondazione Spadolini Nuova Antologia

Isabelle Mallez, La direttrice dell'Institut Français di Firenze

 

invitano al seminario internazionale di studi su:

 

Italia e Francia: le grandi

riviste di cultura ieri ed oggi

 

con l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica

 

Interventi di

 

Gloria Manghetti (Antologia Vieusseux, 1821),

Aurélie Julia (Revue des deux mondes, 1829),

p. Gian Paolo Salvini sj. (Civiltà cattolica, 1850),

Cosimo Ceccuti (Nuova Antologia, 1866)

 

Coordina Valdo Spini

 

Firenze, sabato 30/1/2016 - ore 17.00

Gabinetto Vieusseux / Sala Ferri 

Piazza Strozzi

        

                   

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

    

LETTERA

 

La profezia di Francesco

 

Vi segnaliamo l’articolo del Presidente Gennaro Acquaviva che appare nel numero 1 di Mondoperaio del 2016. Esso è dedicato ai tre anni di pontificato di Papa Francesco.

 

Link all’articolo.

 

Buona lettura e cordiali saluti

 

Segreteria Associazione Socialismo

www.associazionesocialismo.it

       

            

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo

 

L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.

  

 

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