[Diritti] Parigi sospende i diritti umani con la scusa dell’emergenza. E la propaganda fa il resto - East Journal



Parigi sospende i diritti umani con la scusa dell’emergenza. E la propaganda fa il resto
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Matteo Zola

Je suis Paris“, certo, come no. Si potrebbe forse essere qualcos’altro? “Bisogna difendere la nostra libertà“, e chi può essere contrario?
Ma cosa significa, “Je suis Paris“? Si può dire di non esserlo? Poiché non essere “Paris” significa, necessariamente, essere un nemico. Un terrorista persino. Lo slogan serve a creare consenso, a serrare i ranghi. E’ una parola d’ordine, un comando a cui obbedire. Creare uno slogan a cui nessuno può opporsi, che incontri il favore di tutti, è fondamentale alla buona propaganda. E serve a distrarre da problemi ben più profondi. E così, dietro a slogan come “Bisogna difendere la nostra libertà” si portano avanti politiche liberticide. E’ quanto avviene in Francia in queste settimane. Ed è il motivo per il quale non si può essere “Paris”. Non si può, cioè, difendere la libertà sospendendo la libertà.

La deroga alla Cedu

Il governo francese ha infatti comunicato di avere sospeso la Convenzione europea per i diritti umani (Cedu). Lo ha fatto annunciando una deroga in base all’art. 15  comma 3 della Convenzione stessa che consente una sospensione “in caso di guerra” o “minaccia alla vita della nazione”. Che l’esistenza della nazione francese sia in pericolo pare eccessivo. Che poi quella ai terroristi dal passaporto belga o francese sia una “guerra”, è cosa dubbia. Al di là delle retoriche e dei sensazionalismi, il terrorismo e la guerra sono cose diverse.

La Cedu prevede che ogni cittadino possa rivolgersi alla Corte Europea dei diritti dell’uomo per denunciare le violazioni commesse dai singoli stati. Nel caso francese, come in ogni situazione di emergenza e irrazionalità, è forte il rischio di processi non equi, abusi da parte della forze dell’ordine, violenze e torture sui sospettati. Sono cose che la Francia conosce fin dai tempi dell’affare Dreyfus. La paranoia, la necessità di punizioni esemplari, la voglia di fare vendetta, la paura, possono prendere il sopravvento in momenti come quello che la Francia si trova a vivere. E’ dunque necessario tutelare i cittadini dagli eccessi e dagli abusi. Per questo nasce la Cedu. Sospenderla significa sapere che non la si rispetterà.

I poteri straordinari della polizia

Inoltre lo stato d’emergenza proclamato in Francia dopo gli attentati del 13 novembre ha conferito alla polizia francese una serie di poteri aggiuntivi. Tra questi, il potere di condurre perquisizioni nelle abitazioni private e di imporre arresti domiciliari senza la necessità di un’autorizzazione giudiziaria. Vale a dire che la polizia può entrare in casa tua e perquisirla senza mandato, e costringerti agli arresti senza che un giudice abbia dato il consenso. Vengono infine prolungati i poteri di vietare le associazioni con effetto permanente e di proibire le manifestazioni pubbliche. Quindi niente manifestazioni, niente assembramenti, o la polizia è legittimata a manganellare. Ed è quanto avvenuto lo scorso 30 novembre in occasione del vertice sul clima che si è tenuto in una Parigi blindata. I manifestanti ambientalisti hanno deciso di scendere in strada e, pur senza avere aggredito le forze dell’ordine o violato qualche “zona rossa”, sono stati caricati a colpi di lacrimogeni. Il diritto a manifestare è uno dei cardini della democrazia. Infatti sovietici e fascisti lo vietarono.

Norme temporanee? I poteri di sorveglianza

Certo, queste sono norme temporanee, dettate dall’emergenza. Presto tornerà tutto come prima. O no? Il presidente francese Hollande ha richiesto modifiche legislative a lungo termine che comprendono la revisione delle norme sull’uso della forza letale e l’estensione dei già assai ampi poteri di sorveglianza.

La questione della “sorveglianza” è la più delicata. Nello scorso luglio il governo francese ha approvato una legge che consente al primo ministro (e non a un giudice) di disporre la sorveglianza e intercettare le comunicazioni di qualcuno. Come sottolineato da Amnesty International, la legge consente al primo ministro di autorizzare misure invadenti di sorveglianza per ragioni ampie e generiche, quali gli “importanti interessi di politica estera”, la protezione di “interessi economici, industriali e scientifici” e la prevenzione della “violenza collettiva” e della “delinquenza organizzata”. Essa prevede l’uso di strumenti di sorveglianza di massa che possano intercettare le conversazioni tramite telefono cellulare a scopo di contrasto al terrorismo, ed è priva di supervisione indipendente. Invece di ottenere l’approvazione di un giudice, il primo ministro deve solo chiedere il parere non vincolante di un nuovo organismo, il Comitato nazionale sulle tecniche di controllo dell’intelligence. Infine, scrive Amnesty, “la legge renderà molto difficile, se non impossibile, rendersi conto se si è spiati illegalmente”. Un duro colpo per i diritti umani.

“Bisogna difendere la nostra libertà”

Hollande ha inoltre proposto di privare della nazionalità francese le persone con doppio passaporto; di proibire a determinate persone l’ingresso nel paese; di espellere in modo rapido i cittadini stranieri sospettati di rappresentare una minaccia alla sicurezza nazionale; e di usare la detenzione preventiva nei confronti di chi è sospettatosolo sospettato – di essere pericoloso. Tutto questo è anti-costituzionale ma “bisogna difendere la nostra libertà“, e quindi la Costituzione – anche lei – la mettiamo in pausa.

E poi bisogna bombardare. L’ISIS? No, il Mali. Che non c’entra molto, ma “bisogna difendere la nostra libertà“, e quindi non fate troppe chiacchiere. Non è il tempo delle chiacchiere questo, “è una guerra” dice il presidente. Quindi serrate i ranghi! Lasciamo che per difendere la nostra libertà ce ne tolgano un po’, e poi un altro po’, così, pian piano, senza schiamazzi. E guai a chi dissente, è un nemico della democrazia. “Bisogna difendere la nostra libertà” e così sia.