[Diritti] ADL 141023 - Accidenti



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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu

Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894

Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo

Direttore: Andrea Ermano

 

Settimanale in posta elettronica – Zurigo, 23 ottobre 2014

   

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IPSE DIXIT

 

Agli accidenti - «Agli accidenti subiti con difficultà si rimedia, a' pensati con facilità.» – Niccolò Machiavelli

  

    

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    L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

    

    

EDITORIALE

 

Questioni di forma partito

 

di Andrea Ermano

 

All'ultima direzione del PD Renzi ha sollevato una importante questione e non scherzo. In sostanza si è chiesto: Come dobbiamo pensare una "forma partito" di fronte all'avvicendarsi incalzante di emergenze globali come l’Ucraina, l’Isis, l’Ebola, il Nervosismo dei Mercati eccetera?

    La brava gente democratica si è subito divisa tra chi sosteneva che il Segretario pativa i postumi del jet leg al ritorno dal summit euroasiatico di Milano e chi invece lo dipingeva già proiettato nelle geometrie psichedeliche di un partito che va da Gennaro Migliore ad Andrea Romano, un partito della Nazione, della Leopolda, della Vocazione maggioritaria e delle Mille cordate consociate.

    Ipotesi di corridoio a parte, resta un fatto: il Segretario non aveva semplicemente proposto alla discussione alcuni temi caldi di politica estera, ma un ben altro problema ben più serio, ben più vasto e ben più grave.

    

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Roberto Benigni nei panni di

Pinocchio con l’Abbecedario

 

Ecco il problema: in Italia non c’è neanche un partito (o una "forma partito", se preferite) che appaia minimamente in grado di rapportarsi alla dimensione globale della nostra esistenza.

    Che fare?

    Torniamo alle vecchie sezioni della vecchia sinistra? Ma qualcuno se le ricorda?

    Tra una fiaschetta di vinello e due tarallucci non diventavi vicesegretario aggiunto nemmeno nella frazione di Collodi se non sapevi introdurre la riunione prendendo le mosse dal contesto internazionale, dacché, come non si stancava di ripetere il buon vecchio Nenni, "la politica è… la politica estera".

    Epoca antica e ingenua, durante la quale l’Italia registrava però tassi di crescita da dieci punti all’anno.

     

    

Riceviamo e volentieri segnaliamo

 

Riflessioni

di un socialista

 

 

Presentazione

del libro di

 

Valdo Spini

 

La buona politica da Machiavelli alla terza repubblica.

Riflessioni di un socialista.

 

Prefazione di Carlo Azeglio Ciampi

Introduzione di Furio Colombo

 

Marsilio Editore, pp. 176, 2° edizione

 

«La scintilla accesasi nel ragazzino che in un giorno del 1956 accompagnava il padre alla commemorazione di Piero Calamandrei è divenuta una fiamma robusta. Una fiamma capace di rischiarare il buio di questo difficile presente». Così Carlo Azeglio Ciampi si esprime nei confronti del percorso umano e politico che Valdo Spini ha scelto di ripercorre qui.

    Il risultato è un appassionante racconto in cui si intrecciano vicende personali e la politica di questo paese. Rivivono personaggi, avvenimenti, snodi fondamentali che hanno segnato la storia dell'Italia repubblicana: dal Psi degli anni Sessanta alle vicende di Tangentopoli, passando per il socialismo internazionale e le esperienze governative. Leggendo questo libro – dice Furio Colombo nell'introduzione – si prova «un sentimento strano, come tornare in un quartiere che conosci bene, ma stenti a orientarti, perché molto è stato abbattuto e molto costruito in un altro modo».

    Allora diventa importante riannodare i fili della memoria per riflettere oggi su cosa sia stata e cosa possa tornare a essere la politica italiana.

 

Zurigo, domenica 9 novembre alle ore 17.00

Chiesa evangelica di lingua italiana

Zwinglikirche, Kalkbreitesaal (pianterreno)

Aemtlerstrasse 23 - 8004 Zurigo

Ingresso libero

 

Valdo Spini (Firenze, 20 gennaio 1946), vice-segretario nazionale del PSI dal 1981 al 1984, è stato parlamentare socialista dal 1979 e poi dei DS fino al 2008. Ha ricoperto importanti incarichi di governo (Sottosegretario al Ministero dell'Interno dal 1986 al 1992, Sottosegretario agli Esteri nel 1992-1993. Nel 1993 al 1994 Ministro per l'ambiente). È docente presso l’Università di Firenze (Storia ed evoluzione degli accordi internazionali in tema di energia e ambiente nell'ambito del Master “Ambiente ed energia”), presidente dell'Associazione Istituzioni di Cultura Italiana (Aici) e autore di numerosi saggi, tra cui: Alla Convenzione Europea. Diario e documenti da Bruxelles (2003), Compagni siete riabilitati! Il grano e il loglio dell'esperienza socialista (2006) e Vent'anni dopo la Bolognina (2010).

       

            

SPIGOLATURE 

 

B - assolto dal giudici,

ma non dalla storia.

 

Specchio di un sistema che all'ombra delle "serate eleganti" anziché governare la Nazione ha portato a una delle più gravi crisi morali del dopoguerra.

 

di Renzo Balmelli 

 

TEOREMI. In qualsiasi altro paese sarebbe da tempo in pensione. L'Italia invece, per oscuri motivi, continua a girare attorno all'ex Cavaliere che non si fa certo pregare e si diverte a disseminare astrusi teoremi per ridare smalto a un impero politico e mediatico ormai declinante. Eppure ciò che resta della sua eredità è il quadro di diffuso squallore uscito dagli atti del processo Ruby, specchio di un sistema un po' gaglioffo che all'ombra delle "serate eleganti" anziché governare la Nazione ha portato a una delle più gravi crisi morali del dopoguerra. E chi ne ha la maggiore responsabilità sarà pure stato assolto dal giudici, ma certo non dalla storia.

 

MURI. Che la Lega e il Front National, passando dai nazionalismi più radicali, uniscano le loro forze per alzare muri xenofobi nel cuore dell'Europa è un triste spettacolo, ma non una sorpresa. Solo un serio programma nel campo della socialità e dell' accoglienza potrà validamente contrastare la malsana tendenza di fare voti sulla pelle degli esclusi del mondo. Ma se a farsi contagiare sono leader di ben altra levatura, come il premier conservatore Cameron che per non perdere consensi cavalca la piazza con slogan di basso conio, la minaccia si fa ancora più grave. La temibile internazionale degli euroscettici può farci sprofondare nella notte dei tempi.

 

SCIOPERI. Se la Germania starnuta, aumentano le probabilità che tutti prendano il raffreddore. Adesso sarebbe un gioco da ragazzi fare della facile ironia sulla maestrina d'Europa che ha vissuto giorni da incubo, senza treni e senza aerei. Come si usa dire a nord del Reno con la solita aria di sufficienza quando le cose non vanno per il verso giusto, la Repubblica federale pareva l'Italia. Invece c'è poco da ridere. Negli scioperi dei ferrovieri e della Lufthansa si intravvedono le avvisaglie di un malessere sociale che può dilagare, accrescere l'insofferenza della gente e rendere più oscuro il cielo sopra Berlino, la qualcosa, come l' esperienza insegna, non è mai un buon viatico.

 

PAURA. "Amore criminale" è un programma di Rai3 a cui è associata una Campagna di denuncia contro la violenza sulle donne. Da nord a sud e in ogni contesto sociale e culturale, finora sono state raccontate oltre duecento storie nel corso della trasmissione. Ma per quanto significativo, si tratta pur sempre di un numero esiguo rispetto ai 14 milioni di donne che in Italia, in base ai dati Istat, subiscono una qualche forma di abuso fisico, sessuale o psicologico , ma non trovano il coraggio di testimoniare la loro esperienza. Un fenomeno enorme, preoccupante, eppure poco denunciato dalle vittime, incatenate dalla paura che mortifica la loro volontà.

 

MITO. Da sempre le immagini hanno costituito un linguaggio efficace ed incisivo. Un vero maestro in questo campo è stato il famoso fotografo svizzero René Burri, scomparso in questi giorni a 81 anni. Nei ribollenti anni sessanta si deve anche un sua celebre intuizione se Che Guevara, ritratto mentre riflette con un sigaro alla bocca, divenne un mito che resiste tuttora all'usura del tempo. Oltre a questa opera, l'artista elvetico è stato uno dei più grandi fotografi della scuderia Magnum e il suo archivio di 30 mila scatti, donato al museo dell'Eliseo di Losanna, è la testimonianza di un'epoca nelle sue varie forme che ne rende più facile e duratura la comprensione.

    

    

SENSAZIONALE

 

Alla fine ne resterà solo uno

 

di ser Pulcinella da Napoli

ultimo grande erede dell’Illuminismo partenopeo

 

"Alla fine ne resterà solo uno". È il Leitmotiv delle serie televisive ispirate al film Highlander, che iniziano tutte con una voce fuori campo a presentazione degli "immortali" e della loro saga precaria.

    La prima stagione di serial esordiva così:

    «Sono Duncan MacLeod. Nato 400 anni fa sulle Highlands della Scozia. Sono immortale e non sono il solo. Da secoli aspettiamo il momento del grande incontro. Quando il colpo di una spada e la caduta della testa libereranno il potere della reminiscenza… Alla fine ne resterà uno solo.»

    La seconda stagione si avvaleva di Juan Sanchez Ramirez, alias Sean Connery, che entrò in scena alla grande, con gesto adeguatamente spagnolesco: «Quest’uomo è un immortale, è nato sugli altipiani della Scozia 400 anni fa, e non è il solo, ce ne sono altri come lui: alcuni buoni, altri malvagi. Da secoli è in lotta con le forze del male e la terra consacrata è il suo unico rifugio. Il solo modo per ucciderlo è privarlo della testa e con essa dei suoi poteri. Alla fine ne resterà solo uno.»

 

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J. Sanchez Ramirez e D. MacLeod

nei loro tipici costumi highlander

 

Nella quarta stagione Joe Dowson, alias Jim Byrnes, assistente segreto del protagonista, lo presentava con le parole che qui testualmente riportiamo: «Quest’uomo è Duncan MacLeod: Highlander. Nato nelle Highlands della Scozia nel 1592. Vive ancora. È immortale. Da 400 anni si batte, ama, vaga per il mondo affrontando altri immortali in un duello di morte nel quale il vincitore, tagliando la testa all’avversario, ne conquista il potere. Io sono un osservatore, appartengo a una società segreta di uomini e donne che osservano. Senza mai interferire. Noi conosciamo la verità sugli immortali: alla fine ne resterà uno solo.»

    Ma noi ci domandiamo: chi mai è veramente questo Duncan MacLeod che si batte, ama e vaga per il mondo da quattro secoli e più?

    Ebbene, il suo vero nome è…

    Patapunfete

    …Matteo.

    E che ne è, allora, delle Highlands?

    Loro si sono fregate con le loro mani, in un raptus secessionista di rito scozzese, avendo deliberato d’entrare a far parte della Padania e segretamente sognando di diventare una provincia a statuto speciale. Invece, dopo la svolta nazional-leghista di Salvini, hanno finito per ritrovarsi spiaggiate sui bagnasciuga d’Italia… Con il rischio che le provincie a statuto speciale scompaiano insieme a tutte le altre. Sempreché siano scomparse per davvero e non abbiano solo fatto la mossa.

   Questa tremenda verità, che nessun giornale ha il coraggio di rivelarvi, è contenuta in un protocollo segreto su cui si stanno esercitando i think tank di Parapsicologica geopolitica delle cancellerie di mezza Europa. Esso reca il titolo di "Testamento Reminiscente Occulto Trans-Atlantico" (TROTA).

    Il protocollo TROTA ricostruisce tutti i retroscena della sorda lotta in corso – tra l’estrema destra e il centro-sinistra italiani – per la successione a un misterioso personaggio detto “B”.

    Secondo il protocollo TROTA "Matteo prevarrà!".

    Purtroppo, non si specifica quale Matteo.

    Comunque, alla fine ne resterà uno solo. Ed egli fonderà il “Granducato di Padania-e-Lucania” su cui regnerà serenissimamente con il nome di Dudù I.

        

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

  

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

 

Verso la manifestazione del 25 ottobre

 

"Facciamo sentire la nostra voce, schierandoci dalla parte del lavoro". 25 ottobre, Camusso: uniti per cambiare l'Italia. Lettera del segretario generale Cgil agli iscritti: appello a scendere in piazza San Giovanni.

 

“Il vostro coraggio è importante. Uniti possiamo aprire una nuova fase e cambiare l’Italia. Facciamo sentire la nostra voce, schierandoci dalla parte del lavoro. Facciamolo insieme. Ci vediamo a Roma”. Con queste parole si conclude la lettera (QUI IL TESTO INTEGRALE) inviata da Susanna Camusso agli iscritti Cgil. Un invito a riempire Piazza San Giovanni, sabato 25 ottobre, per la manifestazione nazionale indetta dalla confederazione di corso d’Italia per il lavoro, la dignità e l’uguaglianza (questo lo slogan) e contro le politiche del lavoro ed economiche del governo Renzi (leggi: Jobs Act e Legge di stabilità).

   “E’ il momento delle scelte, chiare, dedicate a creare lavoro – scrive il segretario generale della Cgil -. Sono passati sette anni dall’inizio della crisi e a pagarne il prezzo continuano a essere i lavoratori e le famiglie, i giovani e i pensionati, i precari, gli esodati, i disoccupati di ogni età. Nel mondo i Paesi che hanno dato priorità a occupazione e investimenti sono usciti dalla crisi e hanno ricominciato a crescere; in Italia ed in Europa si continua con la politica del rigore che tra tagli lineari, interventi sul mercato del lavoro, blocco dei contratti, non dà lavoro e impoverisce le famiglie, come confermato dalla recessione che permane nel nostro Paese. La conferma di quelle politiche che, purtroppo, caratterizza il governo Renzi, insiste su un’idea di Italia che compete al ribasso, non scommette su innovazione, istruzione, ricerca, non scommette sul lavoro di qualità”.

    “Noi – prosegue Camusso – crediamo che il Paese abbia le competenze e i talenti per vincere la sfida e che il futuro passi attraverso investimenti nel capitale umano e nell’universalità dei diritti. Rivendichiamo un futuro che sia migliore, non peggiore del passato”. “Per queste ragioni, a nome di tutto il gruppo dirigente della Cgil, rivolgo un cordiale invito a tutti i nostri iscritti, perché siano presenti a Roma il 25 ottobre”.

Continua sul sito di rassegna it

 

In piazza San Giovanni ci sarà un accompagnamento musicale grazie alla disponibilità dei Modena City Ramblers mentre dal palco si alterneranno interventi di delegati, giovani e precari, insieme a qualche sorpresa da scoprire direttamente il 25 ottobre. Il tutto si chiuderà con l'intervento di Susanna Camusso.

        

    

Economia

 

Non c’è solo il

sistema bancario

 

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

 

Alla recente conferenza di Napoli il governatore centrale Mario Draghi ha ribadito l’importanza delle tre operazioni di intervento finanziario della BCE a sostegno del sistema bancario. Si tratta del programma di acquisto di derivati abs, di acquisto di covered bond (obbligazioni bancarie garantite) e il programma LTRO (piani di rifinanziamento bancario a lungo termine).

    Come è noto la manovra sul tasso di interesse è ormai esaurita. Di conseguenza, ha aggiunto Draghi, con l’immissione di nuova liquidità il bilancio BCE dovrebbe risalire ai livelli del 2012 quando aveva raggiunto i 3.000 miliardi di euro circa. Il volume potenziale di nuovi acquisti sarebbe intorno a 1.000 miliardi di euro.

    Ancora una vota si tratta di interventi a favore del sistema bancario europeo che poi, bontà sua, dovrebbe o potrebbe trasformali in nuove linee di credito per le PMI e per nuovi investimenti.  Questo passaggio “obbligatorio” è giustificato dalla BCE per il fatto che in Europa l’80% del credito transita attraverso il sistema bancario.

    Secondo noi questo passaggio è invece necessario solo per la salute delle grandi banche, sempre esposte ai rischi di nuove crisi per avere continuato a mantenere certi comportamenti speculativi e poco virtuosi anche dopo il 2008.

    Un recente studio indica che a fine luglio 2014 le 100 banche europee più esposte ai rischi sistemici avevano insieme 810 miliardi di euro in titoli ad alto rischio. Soltanto 5 banche, con la Deutsche Bank in testa, ne detengono il 39%. Le banche di Francia e Gran Bretagna insieme ne detengono il 55%.

    Il 4 novembre prossimo la BCE inizierà ad attuare la vigilanza diretta sui 120 maggiori gruppi bancari dell’area dell’euro, che rappresentano oltre l’85% delle attività bancarie. Per l’occasione molto probabilmente occorreranno molte “pezze finanziarie” d’appoggio!

    Alla prova dei fatti i citati meccanismi finora non sono stati però capaci di mettere in moto una ripresa effettiva ne dell’economia ne della domanda aggregata. Infatti alla fine del 2013 i consumi privati erano del 2% inferiori a quelli del 2007 e gli investimenti privati erano sotto del 20%. Hanno retto soltanto le esportazioni.

    Nel frattempo per alcuni paesi europei il debito pubblico rischia davvero di diventare insostenibile. Nell’euro zona è in media il 95,5% del Pil. Qualora dovesse ancora aumentare esso sarebbe un fardello pesante che potrebbe frenare e ulteriormente bloccare la ripresa economica. Non si dimentichi che il pagamento degli interessi passivi sul debito sottrae notevoli risorse alle politiche economiche e sociali. Nel 2013 l’Italia ne ha pagato 95 miliardi di euro.

    In molte capitali europee però la ristrutturazione del debito pubblico è ancora un tabu in quanto è stata erroneamente e maliziosamente associata ad un presunto aiuto gratuito fatto dai Paesi sedicenti virtuosi a quelli cosiddetti spendaccioni.

    Noi riteniamo che in una tale situazione la BCE non abbia soltanto l’opzione di aiuto finanziario al sistema bancario. Essa potrebbe per esempio acquistare una parte del debito pubblico, sopra il limite del 60% del Pil indicato dai parametri di Maastricht, e tenerlo congelato al tasso di interesse zero, come indicato nel documento “Politically Acceptable Debt Restructuring in the Eurozone” preparato da economisti dell’International Center for Monetary and Banking Studies (ICMB) di Ginevra. La Bce sarebbe l’unica istituzione capace di mobilitare sufficienti risorse per una tale operazione. Se ad esempio lo si volesse fare per metà del debito pubblico europeo l’ammontare sarebbe di circa 4,5 trilioni di euro.

    La Bce dovrebbe prendere in prestito una simile cifra sui mercati finanziari in cambio di sue obbligazioni, oppure creare la liquidità interna necessaria per acquistare i debiti pubblici da ritirare. Ovviamente l’operazione, almeno inizialmente, sarebbe in perdita in quanto la BCE dovrebbe pagare gli interessi sui nuovi titoli emessi senza ricevere gli interessi dei vecchi titoli del debito pubblico dei vari Stati. 

    Non si genererebbe inflazione in quanto la BCE chiederebbe dei prestiti, oppure la liquidità creata ed usata per l’acquisto dei debiti sarebbe poi “sterilizzata” attraverso l’emissione di obbligazioni BCE. La BCE ha una sua forte credibilità sui mercati. 

    Per cui essa acquisterebbe parte del debito pubblico eccedente la quota del 60% in proporzione allo stock di partecipazione dei singoli Paesi europei al suo capitale. Essi ripagherebbero l’ammontare degli interessi per un periodo indefinito lasciando nelle casse della Banca centrale il profitto che spetterebbe loro dai proventi di signoraggio che la BCE annualmente dovrebbe distribuire agli Stati. Ciò potrebbe essere sufficiente se l’intereresse sulle nuove obbligazioni emesse dalla Banca centrale fosse contenuto.

    Molto probabilmente il costo complessivo di tale operazione della BCE non dovrebbe essere maggiore di quello che attualmente sostiene per finanziare il sistema bancario.

    In ogni caso i costi verrebbero progressivamente assorbiti anche attraverso la presumibile crescita economica prodotta dalla capacità delle economie di operare per lo sviluppo in modo meno condizionato dai debiti e dai mercati. La BCE dovrebbe mantenere l’autorità di imporre il vecchio pagamento degli interessi sul debito ad un Paese che intendesse continuare con la pratica del debito facile.

    Una simile operazione si combinerebbe perfettamente con il programma annunciato timidamente dal nuovo presidente della Commissione europea, Jean-Claude Junker, di lanciare investimenti pubblici in infrastrutture, modernizzazioni e nuove tecnologie per 300 miliardi di euro in un periodo di 3 anni.

    Finalmente i governi sarebbero meno dipendenti e pressati dai mercati finanziari mentre i settori dell’economia reale verrebbero stimolati da nuovi investimenti. 

       

            

Da Avanti! online

www.avantionline.it/

 

Aspettando Juncker

 

di Daniele Unfer

 

Prima al Senato e poi alla Camera, Matteo Renzi è intervenuto sul Consiglio europeo in programma domani e dopodomani a Bruxelles. Un Consiglio che si svolge sotto la presidenza italiana, di cui, a dire il vero, non sembrerebbero essere rimaste molte tracce, e l’ultimo della stagione targata Barroso. Renzi non ha perso l’occasione di sottolineare che “siamo in una fase di transizione e che la grande vittoria di questi mesi è stata aver proposto un piano di investimenti da 300 miliardi di euro, primo segno di attenzione della nostra realtà istituzionale europea non solo al rigore e all’austerità ma anche alla crescita”.Un cambio di prospettiva, dopo gli anni di rigore targati Merkel-Barroso. Ora, anche se ancora in punta di piedi, un nuovo vocabolo è entrato a far parte del lessico europeo: flessibilità. Quella tanto invocata dal premier italiano che con il suo governo ha inaugurato un nuovo tipo di approccio con Bruxelles. E nel giorno in cui l’Italia attende la lettera di Bruxelles sulla manovra, i cui contenuti, sottolinea Renzi, sono espressione nelle presidenza Juncker e non della presidenza Barroso, il premier ha illustrato alle Camere le prospettive italiane al Consiglio europeo. Insomma per Renzi il cambio di passo della commissione è fondamentale per dare concretezza ai contenuti messi nelle legge di stabilità. Il vertice di domani, dunque, rappresenta un passaggio davvero rilevante.

    “Ci sono tutte condizioni – ha detto Renzi – perché una volta che dalla settimana prossima a Bruxelles si siano cambiate le poltrone, si possano cambiare anche le politiche, per una Europa non burocratica” in cui “l’Italia sta a testa alta”. Renzi ha ricordato che “è pronto il piano di investimento europeo; è gigantesco, servirà per la creazione di posti di lavoro. Tutto questo è frutto dell’impegno italiano. L’Europa finalmente volta pagina. La più grande vittoria dell’Italia in Europa è quella di aver proposto e per alcuni versi imposto un piano di investimenti da 300 miliardi di euro. E’ il primo segno di attenzione non solo all’austerità e al rigore ma anche a crescita e investimenti. Vorrei che le nuove istituzioni europee – ha detto ancora Renzi – mostrassero un po’ più di coraggio e l’orgoglio di appartenere a questa Comunità che è l’Europa”, ha poi dichiarato rivolgendosi ai senatori presenti, “la Ue sta cambiando le sue istituzioni e bisogna cogliere questa occasione” perché “noi non siamo gli osservati speciali”, ma un Paese che fa le riforme.

    Infatti la fretta estiva sulla riforma del Senato era propedeutica proprio a questo: dare dell’Italia l’idea di un paese che sta facendo i compiti a casa. “L’Italia – ha detto Renzi a questo proposito – si presenta a questo vertice europeo avendo mantenuto l’impegno ad aprire alcuni cantieri di riforma credibile. Ma – ha aggiunto – ha bisogno di uno scatto in più: la consapevolezza di ciò che siamo e rappresentiamo”. Ineludibile un passaggio sulla lettera di Bruxelles. “È naturale” che arrivi, ma non basta per parlare di bocciatura”.

    Il premier l’ha definita un “emblematico genere letterario” che sta “suscitando entusiasmo e passione di parte di noi e dei media”: ma “è naturale, per le nuove procedure, che quando mandi la legge Stabilità si inizi a discutere, a verificare i punti”. Ma è anche impressione di molti che questa manovra, che in serata è stata finalmente “bollinata ” dalla Ragioneria generale dello Stato e trasmessa al Quirinale, sia basata sulla suggestione e sull’idea che qualcosa è cambiato rispetto al passato. Ma in realtà è l’unica manovra che il governo potesse fare per cercare di ridare un po’ di fiato a un Paese stretto nella morsa del rigore europeo, soffocato dal debito pubblico e angosciato ogni giorno dall’andamento dello spread. Ma è una manovra che agisce in deficit. Non regala nulla, anzi. Posticipa solo, forse aggravandole, le scadenze, facendo pagare a maggior prezzo domani quello che viene scontato oggi.

    Una curiosità. Sulle dichiarazioni del presidente del Consiglio sono state presentate al Senato sette mozioni. Su quella della maggioranza, a prima firma Luigi Zanda, e su quella del leghista Roberto Calderoli, riformulata, il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, ha annunciato parere favorevole. Negativo su tutte le altre. La risoluzione del leghista Roberto Calderoli ha ottenuto 223 sì, 6 no e 43 astenuti. Più di quanto abbia preso quella della maggioranza: 152 sì, 107 no e 4 astenuti.

 

Vai al sito dell’avantionline

       

  

Da l’Unità online

http://www.unita.it/

 

L’Unità non può più restare in silenzio

        

Testo dei lavoratori de l'Unità

 

L’Unità deve tornare in edicola al più presto. La sua assenza è una ferita per il pluralismo dell’informazione e per la stessa democrazia italiana. Chiediamo a chiunque abbia una responsabilità su questa storica testata di fare il possibile affinché la ferita sia sanata e decolli un nuovo progetto. Sappiamo che c’è spazio per un rilancio pure in un mercato editoriale così in crisi.

    Non possiamo accettare che l’Unità venga abbandonata nel novantesimo anno dalla sua fondazione, dopo essere stata nella clandestinità uno dei fogli più importanti della lotta antifascista, dopo essere diventato nel dopoguerra il primo autentico quotidiano nazionale, dopo aver accompagnato e sostenuto il cammino della sinistra italiana nella democrazia, dopo aver scritto pagine indimenticabili di giornalismo e di cultura.

    Dobbiamo fare il possibile, tutto il possibile, per dare un futuro alla storia de l’Unità. E’ questo che chiedono i lettori del giornale, decine di associazioni della società civile, del mondo sindacale e politico, numerose fondazioni culturali, scrittori e artisti, che già si stanno organizzando, assieme alla redazione, per lanciare una iniziativa di azionariato diffuso, così da poter partecipare al nuovo progetto editoriale e sostenere chi si assumerà le principali responsabilità dell’impresa.

    L’Unità è un pezzo importante della storia di questo Paese, ma è anche un punto di incontro e di riferimento per chi, sfidando il vento dell’antipolitica e del populismo, crede nell’importanza dell’impegno costruttivo e delle battaglie sociali. Siamo entrati in un tempo radicalmente nuovo che, proprio per questo, ha bisogno di un pensiero critico e di un pluralismo vivo. Per rafforzare la libertà occorre guardare la realtà senza pregiudizi, denunciare e combattere le diseguaglianze vecchie e nuove, individuare e correggere le debolezze dei poteri democratici, cogliere e intensificare le connessioni tra persona e comunità, tra sviluppo economico e sostenibilità ambientale, tra diritti individuali e diritti sociali, tra pace nel Mediterraneo e nuovi equilibri in Europa.

    Non è progresso quando si riducono i punti di osservazione. Anzi, aumenta il rischio del pensiero unico. E’ per questo, anche per questo, che l’Unità ha una lunga storia ancora tutta da scrivere. Nel momento in cui il centrosinistra si trova a guidare l’Italia con il proposito di farla uscire dalla crisi più lunga e profonda dal dopoguerra, la necessità di uno spazio libero e critico diventa ancora più importante e strategica, così come quella di una riflessione profonda e sincera sui nuovi lavori e i nuovi diritti dei lavoratori, le tutele da aggiornare e quelle da rafforzare.

    La sinistra ha bisogno di un giornale vivo, e talvolta scomodo, per evitare la tentazione di un riformismo dall’alto che la renderebbe debole e subalterna. Di un giornale vivo ha bisogno la società italiana, in tutte le sue articolazioni politiche, sociali, culturali, religiose. Di un giornale vivo ha bisogno la nostra cultura, che si confronta nella modernità ma che non può rinunciare alle differenze, alla creatività, al coraggio di sperimentare.

    Di una nuova stagione de l’Unità ha infine bisogno il pluralismo dell’informazione e il giornalismo, che non è solo un patrimonio professionale di chi lavora nel settore, ma lo strumento indispensabile per il corretto e pieno funzionamento della democrazia e un termometro, efficace e insostituibile, della coscienza civica del Paese.

   

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Da MondOperaio

http://www.mondoperaio.net/

 

Autobblù

 

di Luigi Covatta

 

Sicuramente Beppe Severgnini non è Ugo Stille: ma probabilmente neanche Carlo Cottarelli è Quintino Sella, almeno a leggere l’intervista dell’uno all’altro pubblicata sul “Corriere” di venerdì.

    Le interviste, si sa, si fanno in due, e molto dipende dall’intervistatore. Ma se l’intervistato, a suo tempo scomodato a trasferirsi da Washington a Roma per fare lo zar della spesa pubblica, non trova di meglio da dire che il suo pallino sono “le auto blu”, non c’è da rammaricarsi se ora ha deciso di togliersi l’incomodo.

    In un film divertente di qualche anno fa (“Figli delle stelle” di Lucio Pellegrini) era un cazzaro “de sinistra” a spiegare che bastava tagliare le “autobblù” per evitare i tagli lineari di Tremonti.

    Ora la tecnocrazia va verso il popolo e ne fa sua la saggezza.

    Meno male che c’è la politica a tagliare quello che serve.

           

       

FONDAZIONE NENNI

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

Un Renzellum solo al comando

 

di Alfonso Isinelli

 

Dunque l’Italicum va già in soffitta, non lo rimpiangeremo. Arriva, pare, quello che con uno dei tanti neologismi orribili, viene chiamato Renzellum. E, almeno nelle parti che ne vengono diffuse, sembrerebbe esser meglio del precedente. Non si presenteranno più coalizioni scoordinate e tese solo a prendere un voto in più dell’avversario, ma singole liste dei partiti. E le due che prenderanno più voti si presenteranno agli elettori al secondo turno per ottenere il premio di maggioranza che assegna alla lista vincente il 55% dei seggi alla Camera (ammesso che passi la riforma costituzionale che rende il Senato non elettivo). E non saranno consentiti apparentamenti al secondo turno.

    Scompare, in conseguenza, il complesso meccanismo delle soglie di sbarramento variabili presente nell’Italicum e dovrebbe esserci una soglia unica, al 3%.

    Nulla si sa sulla questione delle preferenze, se verranno ripristinate come ha chiesto la Corte, oppure se saranno mantenuti i listini, sia pur corti, previsti nell’Italicum.

    Ma potrebbe essere che qualcosa che esce dalla porta, rischi di rientrare dalla finestra.

    Ieri Renzi alla direzione del PD ha lanciato il progetto di un grande partito che vada da Gennaro Migliore ad Andrea Romano. E negli ambienti del NCD, vista l’impossibilità (e l’inutilità a causa della nuova legge) di formare una coalizione di centrodestra, non si esclude a priori di fare lista unica con questo “nuovo” PD (si chiamerà ancora così o diventerà il Partito della Nazione?).

    Renzi da abile politico, è riuscito non solo a fare il pieno a sinistra (almeno di quelli che ancora votano) ma sta svuotando la destra, anche se il bilancio del suo governo è fatto di luci ed ombre.

    Chi sarebbero i suoi ipotetici avversari al secondo turno delle elezioni? Berlusconi, oggi più che mai, è preso dalla difesa dei propri interessi e Forza Italia per lui è solo un impiccio in cui deve mettere soldi. Grillo che mantiene un suo consenso, seppur in diminuzione, pensa solo ad espellere chiunque dissenta e ad esprimere squallidi furori razzisti. Salvini ha dato una svolta alla Lega, tirandola fuori dalla ormai trita questione settentrionale, ponendosi come alfiere di una nuova destra modellata sul Front National: anti europeismo, lotta all’immigrazione, riduzione delle tasse. L’operazione ha avuto successo, ma il bacino elettorale, anche quello potenziale non supera il 20%.

    Dunque la prospettiva è quella di ritrovarci con un uomo solo al comando: leader senza alternative sia all’interno del suo partito, che nel panorama politico. Sarà un bene?

           

   

Reato di autoriciclaggio

 

Finalmente!

 

di Laura Garavini,

deputata del PD

 

Alla Camera abbiamo approvato il reato di autoriciclaggio. Un provvedimento per la cui introduzione mi sono battuta in Parlamento per anni. Se anche il Senato, come mi auguro, voterà questa legge, l'Italia potrà fare un passo avanti molto importante nel contrasto alla criminalità organizzata. Con questo reato infatti si va a colpire quei criminali che investono i soldi derivanti da reati commessi da loro stessi. Un fenomeno che si verifica in continuazione. Ad esempio quando un mafioso investe in azioni o compra un immobile con i soldi che ha guadagnato dalla vendita di cocaina. Oppure un camorrista che con i soldi ricavati dallo smaltimento illecito di rifiuti costruisce un centro commerciale. Quante volte negli ultimi sei anni, mi sono sentita rispondere dei "no", sull'introduzione di questa legge. Sembrava di chiedere la luna e invece adesso è realtà.

    

 

Da Marsilio riceviamo

e volentieri segnaliamo

 

I compromessi sposi

 

La vera storia di Renzo e don Rodrigo.

 

La politica ha sciacquato i panni in Arno e il romanzo ha cambiato verso. Nella sede del Nazareno è stato celebrato il matrimonio dell'anno. Renzo si è unito a don Rodrigo: Matteo Renzi si è accordato con Silvio Berlusconi. Sembra che la maggioranza degli italiani esulti, ma alcuni parenti stretti dello sposo hanno a fatica ingollato il rospo e mugugnano. C'è chi dice che non è giusto fare i gufi ma non possiamo neppure fare i barbagianni.

 

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I compromessi sposi

La vera storia di Renzo e don Rodrigo

di Emilio Giannelli

Marsilio Editore, 2014, pp. 224.

    

 

ASSOCIAZIONE EMILIO ZANONI

CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI CREMONA

 

IL PIANO SOLO

 

Servizi segreti, centrosinistra e “golpe” del 1964

 

CREMONA

Sala convegni Società Filodrammatici (g.c.)

Piazza Filodrammatici, 2

Venerdì 24 OTTOBRE 2014 ore 17

 

PRESENTAZIONE DEL LIBRO

IL PIANO SOLO - Servizi segreti, centrosinistra e “golpe” del 1964

 

SI CONFRONTANO:

 

MIMMO FRANZINELLI

Storico

 

DOMENICO CACOPARDO                                          

Magistrato e scrittore

 

Coordina il confronto

PAOLO CARLETTI

 

Interviene

SEN. LUCIANO PIZZETTI

Sottosegretario di Stato

per le Riforme costituzionali e i Rapporti con il Parlamento

           

       

Da vivalascuola riceviamo

e volentieri pubblichiamo

 

Scuola azienda

 

Prosegue l'analisi del documento "La Buona Scuola"

 

di Giorgio Morale

 

Proseguendo l'analisi del documento governativo "La Buona Scuola", vivalascuola dedica una puntata alla "scuola azienda", con articoli di Alvaro Belardinelli, Bruno Moretto, Emanuele Rainone e una piccola antologia di interventi sul tema:

 

http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2014/10/13/vivalascuola-180/

Il mondo della scuola è “preoccupato” dell’accelerazione aziendalistica prefigurata da Matteo Renzi e in linea con le politiche scolastiche dell’ultimo ventennio.

    Aziendalismo che apre le porte della scuola all’azienda, anche dal punto di vista dell’investimento economico, e introduce nella scuola principi aziendalistici: nelle gestione degli istituti, nelle relazioni interne, nel tipo di sapere ipotizzato, nella concezione stessa della scuola non come istituzione della Repubblica ma come preparazione ai bisogni dell’azienda.

    Aziendalismo che però non risolve il problema del rapporto col mondo del lavoro e della preparazione degli studenti, che richiederebbero politiche diverse: a cominciare dalla abolizione della “riforma” Gelmini che ha tagliato ore di laboratorio e insegnamenti caratterizzanti gli indirizzi scolastici, e per questo motivo dichiarati illegittimi.

    Se si vuole davvero una preparazione adeguata al lavoro, perché non si comincia dall'ascolto vero del mondo della scuola e dall'osservanza degli indirizzi della magistratura?

           

        

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

            

Lettera

 

“Via della Seta” o

“Via del Petrolio”?

 

Una critica alle posizioni di Mario Lettieri e Paolo Raimondi circa il summit dell’Asia-Europe Meeting (ASEM) di Milano.

 

A parole aperte, Lettieri e Raimondi (si loda la franchezza) propugnano la nuova conversione della Via della Seta in Via del Petrolio come salvifica per l’economia di tutt’Europa (v. ADL 16.1014, ndr). Difendere apertamente la politica eurasiatica di Putin, che ha trasformato la sudditanza politico-militare sovietica dei “5 Stan” (Kazakhstan, Tajikistan, Turkmenistan, Uzbekistan e Kyrgyzstan) in aperta cooperazione economico-finanziaria tramite le operazioni di Gazprom, appare veramente una manipolazione degli avvenimenti geopolitici in quello scacchiere.

    Si difende cioè apertamente una politica che è volta alla sudditanza energetica dell’Europa a Gazprom. Tale azienda, che più che di Stato è nel possesso di Vladimir Putin, sta promuovendo una franca e patente opposizione alla politica di Obama, a sua volta teso a concretizzare il Progetto Nabucco.

    Gazprom, con due pipelines North e South Stream, con la complicità di consociate ENI, legate a Berlusconi (vedi Promos di Bruno Ermolli, leggi gli interessi del gruppo di S.B. allargato e sotto copertura, Exagon, Exagon 1-Exagon2, come descritto nel mio volume “Virgin Oil” che Ella ha voluto di recente segnalare sull’Avvenire dei Lavoratori) mira ad egemonizzare tutto lo scacchiere mediante la complicità del dittatore kazako Nursultan Nazarbajev.

    Vorrei ricordare ai due economisti che non qui non si tratta più dell’Unione Sovietica bensì dell’Unione del Mondo degli affari, come la definisce Putin. E’ quella Russia dalle divaricazioni sociali che con i suoi magnati sta riportando la popolazione russa alla fame degli anni cinquanta.

    Aiutare a diffondere il proclama dell’apertura dell’Europa verso l’Eurasia significa non avere inteso quanto difficile possa diventare il percorso del nostro sviluppo e della nostra indipendenza energetica quando il concerto di quei paesi tenderà a far salire i prezzi dell’olio e del gas. Aumentare la filiera delle consociate che si inseriscono nel ciclo di estrazione, produzione, trasferimento e raffinazione del greggio significa far lievitare vertiginosamente il nostro deficit energetico contro il quale si batté e morì Enrico Mattei, che cercava il greggio al prezzo più basso per favorire il consumatore italiano, far girare a pieno regime le nostre industrie e realizzare la crescita.

    Oggi crescita in sudditanza, specie di Putin. Non mi pare proprio un concetto di sinistra solidale, solidaristica, sociale o marxista. Il tutto si concretizza in una politica surrettiziamente favorevole agli interessi di S. B. in quello scacchiere. Ma forse i due " economisti" non ne sono a conoscenza.

 

Grazie dell’ospitalità

Prof. Aldo Ferrara, Università di Siena

  

    

LETTERA

 

LA CGIL VUOLE GUIDARE

LA SINISTRA AL POSTO DEL PD

 

Ma la Camusso alla guida della sinistra è come Schettino alla guida della Costa Concordia…

 

Vi segnalo quanto scritto su questo sito FB dei socialisti riformisti.

 

Gradirei che sia possibile fare conoscere anche altre opinioni.

 

Roberto Giuliano, e-mail

 

 

La battuta è mediocre, ma viva il pluralismo – La red dell’ADL

        

    

Emigrazione italiana

 

Luigi La Grotta

 

Lutto a Radio Colonia

 

Luigi La Grotta è morto il 16 ottobre 2014 a 48 anni. Per Radio Colonia è stato corrispondente, conduttore e caporedattore. Dal 2009 era caporedattore delle trasmissioni tedesche di Funkhaus Europa, nonché vicedirettore del programma multilingue del Westdeutscher Rundfunk. La redazione italiana lo ricorda addolorata e con grande affetto.

La sua attività giornalistica comincia a Radio Brema, dove presto approda alle trasmissioni prodotte per Funkhaus Europa. Dopo il trasferimento a Colonia nel 2004 è stato prima redattore e, dal 2007, caporedattore di Radio Colonia, dal 2009 caporedattore delle trasmissioni tedesche e vicedirettore di Funkhaus Europa.

    Le colleghe e i colleghi della redazione italiana lo ricordano con grande affetto per la sua umanità e la profonda passione per il giornalismo.

    Tra i suoi contributi giornalistici più importanti ricordiamo la copertura della strage di Duisburg nel 2007 per media italiani e tedeschi.

           

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo

 

L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.

  

 

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