[Diritti] ADL 131024 - Il funzionamento



L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero www.avvenirelavoratori.eu

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La più antica testata della sinistra italiana, fondata nel 1897

La Newsletter dell'ADL di oggi – 24.10.2013 – è inviata a 40'487 utenti

Direttore: Andrea Ermano

   

 

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IPSE DIXIT

 

Il funzionamento - «Il funzionamento sacrificale esige un non-sapere, che ormai non c'è più.» – René Girard

 

Epoche tarde - «Sono perciò predisposte al cinismo tutte le epoche caratterizzate dai gesti vani e da un raffinato “parlar coverto”, dove dietro ogni parola si celano riserve mentali, ironie, universi ostili, muti monologhi sotterranei nelle viscere di formulazioni ufficiali per penetrare le quali occorre essere un tantino co/ironizzanti, co/decadenti, collaborazionisti e, quindi, anche un po’ co/rotti...» – Peter Sloterdijk

   

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

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DA RAFFAELLO CORTINA EDITORE

RICEVIAMO E VOLENTIERI SEGNALIAMO 

 

Critica della ragion cinica

 

Concetto genere della banalità e del male, il “cinismo” è attitudine a farsi complice di qualsiasi cosa a qualunque prezzo. Con botto finale. Oggi come non mai. - Ritorna in libreria, vent’anni dopo l’opera degli esordi di Peter Sloterdijk, salutata da Habermas come un “capolavoro della letteratura filosofica”. L’edizione italiana dell’opera è curata da Andrea Ermano e Mario Perniola per le edizioni Cortina.

 

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Il filosofo Peter Sloterdijk

 

“Cinismo” è oggi sinonimo di insensibilità, di un’amara disponibilità a farsi complice di qualsiasi cosa a qualunque prezzo. Ben altra natura possedeva il cinismo degli antichi, o quello che Nietzsche chiamava cynismus, una forma estrema di autodifesa che opponeva alla minaccia dell’insensatezza sociale un nucleo irriducibile di sopravvivenza, la sfrontatezza vitale di una filosofia vissuta. Se il cynicus Diogene viveva in una botte, il “cinico” moderno aspira invece al potere e al successo. Critica della ragion cinica parte da questa contrapposizione per rileggere l’intera storia della filosofia, sottoponendo a una serrata analisi il rapporto tra intellettuali e apparati di potere e il relativo strascico di sangue e ideologie.

 

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Dalle esilaranti frecciate di Diogene contro Platone alla rivisitazione del Grande Inquisitore dostoevskijano, da Nietzsche e Heidegger alle drammatiche parabole della repubblica di Weimar e della rivoluzione russa, Sloterdijk mette a nudo i rischi estremi della falsa coscienza. Sostenuto da una inesauribile e travolgente forza satirica, intreccia provocatoriamente storia del pensiero e costumi sessuali, moda. arte, ideologia e mass media. E dopo aver tracciato una lucida diagnosi della catastrofe politico-morale del nostro tempo, ci indica una possibile terapia, attraverso il coraggio sereno e consapevole di un nuovo cynismus.

    Edizione italiana a cura di Andrea Ermano e Mario Perniola. Con una Presentazione di Mario Perniola.

 

Peter Sloterdijk, fra i protagonisti del dibattito filosofico contemporaneo, insegna Filosofia ed Estetica presso la Staatliche Hochschule für Gestaltung di Karlsruhe, università di cui è rettore dal 2001. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Devi cambiare la tua vita (2010), La mano che prende e la mano che dà (2012) e Stress e libertà (2012). / http://www.raffaellocortina.it/

  

 

SAGGIO

 

Weimar al rallentatore

 

Chi percepisce la crisi della democrazia in questo nostro ultimo ventennio italiano come "una Weimar al rallentatore" troverà interessante la lettura della Critica della ragion cinica, opera prima di Peter Sloterdijk, uscita nel 1983 e salutata da Juergen Habermas come un capolavoro della letteratura filosofica.

    Va subito detto che la Critica di Sloterdijk getta le sue radici nell'esame condotto dall’allora giovane studioso su decine di migliaia di pagine – di storici, filosofi, letterati o semplici “autobiografi” – risalenti alla Germania degli anni Venti. Dalla riflessione sulla letteratura weimariana Sloterdijk ha tratto la categoria di "cinismo", inteso come la malafede polemica intrinseca alle strutture della nostra umana coscienza nel suo stadio di coscienza "prebellica". Giunto a questo stadio il "cinismo" si dissemina allora in mille narrazioni ideologiche incessantemente tendenti ad alimentare la dinamica psicosociale dello "scatenamento".

 

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Volontari di guerra a Berlino.

Unter den Linden, 1º agosto 1914

 

Con la scoperta del cinismo in quanto categoria universale, è capitato a Peter Sloterdjik, negli anni Ottanta, qualcosa di analogo a quanto era già accaduto a René Girard vent'anni prima, quando dallo studio della letteratura romantica (e del teatro shakespeariano) egli enucleò l'idea fondamentale di desiderio mimetico.

    Oggi, dopo vent'anni dall'uscita in Italia della prima edizione della Critica sloterdijkiana, curata da chi scrive insieme a Mario Perniola, pensatore straordinario e vero maestro, è bello vedere come l'Editore Raffaello Cortina abbia voluto ripubblicare questo libro, da tempo esaurito, nel quadro di un ampio progetto editoriale riguardante le opere di Peter Sloterdijk, molte delle quali sono ormai tradotte in italiano, e altre seguiranno.

    Nel cercare di fornire ai lettori dell'ADL un saggio, necessariamente minimo, della Critica della ragion cinica ci è parso opportuno proporre quattro brevi brani dedicati alla sindrome weimariana. Pagine come queste possono aiutarci a focalizzare alcuni tratti del cinismo elementare di cui si alimenta la crisi in cui attualmente versa il nostro disgraziato Paese. (A.E.)

 


 

SEI PASSAGGI CRITICI

 

1. C’era una volta in Germania

 

« C’era una volta in Germania un’epoca in cui “succedevano cose”, in cui cultura e politica, con progressi repentini e altrettanto repentini regressi, si dipanavano in modo turbinoso, vitale e drammatico: era come se la teatralità fosse divenuta il minimo comun denominatore della vita sociale in ogni suo manifestarsi, dall’espressionismo alle gambe spettacolari di Marlene “Angelo Azzurro” Dietrich, dalla sanguinaria farsa golpista inscenata da Hitler nel 1923 fino all’Opera da tre soldi, dagli imponenti funerali di Rathenau nel 1922 fino a quel canagliesco gioco delle parti che fu l’incendio del Reichstag nel 1933. Il permanente stato di crisi, di cui tutti a quei tempi parlavano, si dimostrò buon regista, abile nei colpi di scena. Ecco, accanto alla nostalgia di queste rimembranze vi è poi un rimpianto, forte soprattutto à la gauche: ah, la Repubblica di Weimar! Paradiso della cultura politica: il liberal-progressismo di Tucholsky, Ossietzky, Kästner, Heinrich Mann ecc. I simpatizzanti della socialdemocrazia e del comunismo, i radicali, gli anarchici... Per non parlare poi dei marxisti “cani sciolti” stile Benjamin-Korsch-Brecht e della Kritische Theorie prima maniera. Insomma: un vero e proprio paradiso dei balocchi per lo storicismo di sinistra, il luogo ideale per esercitarsi finemente in prese di posizione ed engagements retroattivi, come se potesse essere di qualche utilità (o almeno di qualche danno!) sapere da che parte della barricata ci si sarebbe schierati...

 

[Peter Sloterdjik, Critica della ragion cinica, Milano, © Cortina, 2013, p. 281]

 

 

2. Si enumerano “i perché e i percome”

 

« Il secondo paradigma pone Weimar nella prospettiva storica che condurrà al fascismo e al dominio nazionalsocialista. L’interesse, in questo caso, è quasi totalmente apologetico e didattico; si enumerano “i perché e i percome”: “perché e percome” questa o quella persona o organizzazione politica “doveva” comportarsi nel tal e tal altro modo; “perché e percome” il nazionalsocialismo era inarrestabile, oppure “perché e percome” si sarebbe potuto impedirne l’ascesa al potere; “perché e percome” tutto fu così terribile, come effettivamente fu. Weimar, in tale prospettiva, ci appare il terminus post quem del fascismo tedesco, l’“epoca prehitleriana”. La mole di codesta letteratura del “Come-fu-mai-possibile-tutto-ciò?” è ormai tale da riempire intere biblioteche

 

[Peter Sloterdjik, Critica della ragion cinica, Milano, © Cortina, 2013, p. 282]

 

 

3. Nel segno dell’angoscia rabbiosa

 

« Il “pensiero antidemocratico nella Repubblica di Weimar”, indagato da Sontheimer e altri, è solo la punta d’iceberg di un diffuso scetticismo sociale e di particolarismi antipolitici. In ciò vi era una quota di buone ragioni che non sono nemmeno oggi trascurabili. Mai, in nessun’epoca, una qualche volontà politica (il cosiddetto “mandato degli elettori”) è stata trasmessa a livello esecutivo in modo tale da permettere che tra elettori ed eletti si rinsaldasse un rapporto leale, di fiducia reciproca. [Ma a Weimar] la “politicizzazione” delle masse era accompagnata sul piano subliminale da sentimenti antipolitici, nel segno della delusione, dello sconcerto, del risentimento e dell’angoscia rabbiosa, nonché in quello di una profonda scissione tra spirito costituzionale liberaldemocratico e apparato statale reazionario. Presa continuamente frammezzo a ricatti extrapolitici e radicalismi extraparlamentari, la Repubblica scivolò in uno stato di astenia e non-rispettabilità permanente.»

 

[Peter Sloterdjik, Critica della ragion cinica, Milano, © Cortina, 2013, p. 327]

 

 

4. Oggi non abbiamo idea della spessa caligine

 

« Oggi, dopo decenni di appianamento e sobrietà, non abbiamo più alcuna idea della spessa caligine ideologica che gravava negli anni Venti sulla sovrastruttura politico-metafisica tedesca. Una coltre ottenebrante in cui ebbe luogo, in modo oggi per noi quasi inafferrabile, il vero psicodramma sociale della Repubblica di Weimar, dipanatosi lungo il fronte subliminale eppure realissimo che opponeva affermatori e negatori, eclettici e temperamentosi, cinici e conseguenzialisti, pragmatici e idealisti. Forse il mistero trionfale dei fascisti consistette nell’essere riusciti a spezzare questo discrimine psicologico-politico inventando un idealismo cinico, un eclettismo coerente, un temperamentoso andar in gregge e un “Sì” nichilista. Il successo del nichilismo razzial-nazionale gettava le sue radici non da ultimo nell’imbroglio seduttorio di propinare alla gran massa di renitenti, infelici e negatori la magica illusione che invece li dipingeva come fossero loro i veri realisti, i chiamati e gli eletti, gli edificatori di un ordine nuovo, grandiosamente semplificato.

 

[Peter Sloterdjik, Critica della ragion cinica, Milano, © Cortina, 2013, p. 328]

 

 

5. L’uomo del fine settimana

 

« Con l’emergere delle civiltà impiegatizie metropolitane (la cui esistenza è particolarmente ben esemplificata dalla Berlino anni Venti) ha inizio di fatto un’era social-psicologica nuova. I suoi tratti inconfondibili sono quelli dell’americanismo. La sua creazione più gravida di conseguenze è l’uomo del fine settimana, ovvero l’individuo del tempo libero, che ha scoperto la comodità dell’alienazione, il comfort della doppia vita. »

 

[Peter Sloterdjik, Critica della ragion cinica, Milano, © Cortina, 2013, p. 330]

 

 

6. Diciamo basta al disperante parlamentarismo!

 

« I suoi contemporanei percepirono Hitler come un grande retore anche perché costui iniziò la sua carriera col denunciare, nel tono deciso del “nudo realismo”, quel che all’“animo tedesco” non andava da un pezzo né su né giù, e che, perciò, conformemente alle narcisistiche e brutali idee di ordine di quell’“animo”, doveva essere “liquidato”: diciamo basta una buona volta a questo disperante parlamentarismo weimariano, basta all’infame trattato di Versailles ecc.; e poi facciamola finita anche con i “colpevoli” di tutto ciò: gli scomodi socialisti, i comunisti, i sindacalisti, gli anarchici, gli artisti degenerati, gli zingari, i pervertiti. Ma, soprattutto, basta agli ebrei (…) Invero il fascista, questo signor Nessuno pompato a dimensioni eroiche, di fronte a nessuno doveva sentirsi nudo come davanti agli ebrei, i quali quasi per natura, in forza delle loro dolorose tradizioni, rappresentano l’ironia avversa a ogni strapotere. Le figure di spicco del fascismo tedesco intuivano probabilmente come il loro arrogante regno millenario mai avrebbe potuto credere a se stesso fintanto che in un angolo di coscienza fosse sopravvissuta anche solo una vaga rimembranza del carattere meramente scenografico di tali mene.

 

[Peter Sloterdjik, Critica della ragion cinica, Milano, © Cortina, 2013, p. 165]

 

 

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Parata di ex combattenti in sedia a rotelle (1934).

  

 

SPIGOLATURE 

 

Peggiora il peggio del peggio

 

La schiavitù è tutt'altro che scomparsa

 

di Renzo Balmelli 

 

VERGOGNA. Un tempo nella biblioteca dei ragazzi non poteva mancare "La capanna dello zio Tom". Ora non usa più ed è un vero peccato perché, a giudicare dal rapporto dell'Unicef, la schiavitù è tutt'altro che scomparsa. Anzi, rispetto al romanzo della Beecher-Stowe, è addirittura peggiorata, ammesso che si possa peggiorare il peggio del peggio. Un film bello e forte come Django di Quentin Tarantino, ci aiuta a ricordare che in passato la tratta degli esseri umani importati dall'Africa imperversava soprattutto nelle ricche piantagioni di cotone degli stati sudisti. Ora la piaga dello schiavismo non risparmia nessun continente e conosce le forme più atroci dello sfruttamento, della prevaricazione, della prostituzione e della coercizione ai lavori forzati. Che una simile perversione altamente lucrativa possa continuare a esistere è una vergogna che interpella il mondo intero, senza eccezioni.

 

BRIVIDO. Dire a proposito di nazifascismo che malgrado l'orrore esiste un passato che non passa è quasi un'ovvietà. Eppure, per quanto sia una frase scontata, non se ne può fare a meno dopo le sguaiate manifestazioni seguite alla morte e ai funerali di Erich Priebke. Per un vecchio e arrogante ufficiale delle SS che meritava soltanto l'oblio, è stata riesumata, tra livori mai sopiti, la più ripugnante delle terminologie antisemite. Un brivido è corso lungo la schiena quando nell'entourage del boia si è cantata vittoria "perché non ci siamo fatti mettere i piedi in testa né dalle autorità né dagli ebrei". Sconvolgente! Se si considera che la malapianta dei rigurgiti nostalgici cresce di pari passo con la gramigna del populismo, ossia il solo movimento che raccoglie consenso a pochi mesi dalle elezioni europee, è lecito pensare che nelle Cancellerie del Vecchio Continente non si dormano sonni tranquillissimi.

 

PRECETTI. Quando si sentirà sola, è improbabile che Leonarda Dibrani , cacciata da Parigi come fosse una criminale, si consoli fischiettando "Douce France, cher pays de mon enfance", la canzone resa celebre da Charles Trenet. Per la ragazzina kosovara di 15 anni che gioca ancora con le bambole e ha il fidanzatino come nelle tavole di Peynet, quelle parole avranno sempre un retrogusto amaro. La sua espulsione è una macchia nella culla dei lumi, un mostro burocratico che aumenta la pena per il dramma dell'immigrazione esploso con i contorni della tragedia al largo di Lampedusa. Monsieur l'Eliseo che, per ricucire l'onta, offre alla giovane la possibilità di tornare, ma da sola, al danno aggiunge anche la beffa. Da Presidente socialista avrà qualche problema a chiarire un atteggiamento che fa a pugni con i sacri precetti di "liberté, égalité et fraternité".

 

SCISSIONE. Prima del "game over" politico del Cavaliere, il Pdl le prova tutte per prolungare l'agonia di un ventennio che ormai ha fatto il suo tempo. Chi lo sorregge a oltranza suddivide l'Italia tra coloro "che spingono per cambiare e chi resta arroccato sulla difesa di un presente inadeguato". Lo strano codice non spiega tuttavia in virtù di quali meriti documentati, l'ex premier sia da annoverare nella prima categoria, quella del cambiamento. Certo, Berlusconi ha fatto parlare tanto di sé, soprattutto all'estero, ma non per i suoi meriti di statista, né per come ha fatto progredire il Paese. Ciò che resta alla fine dell'esperienza è il bilancio fallimentare di una classe dirigente immobile che si è consumata nella demagogia, mancando tutte le promesse e sulla quale pende ora lo spauracchio della scissione. Sorge quindi il vago sospetto che per cambiamenti s'intendessero le leggi ad personam.

 

MELASSA. A volte tornano le accese e ferocemente partigiane discussioni sul ruolo degli intellettuali al tempo di Silvio B. Quando il tema riesce a spezzare il monopolio dei gossip sul cagnolino dell'ultima fidanzata, tra i contendenti sprizzano scintille che in altre epoche sarebbero state pretesto per un duello. A destra la categoria non è molto amata, a meno di non essere funzionale al sistema. Chi non rientra nel "mainstream" gradito ai censori, viene annoverato di forza tra gli "intellettuali del piffero", definizione che non è un elogio. Che gli intellettuali abbiano le loro responsabilità, è risaputo. Ma chiamarli falsi maestri, ipocriti, mitomani e ruffiani, è insultante oltre che immeritato. Significa liquidare in modo brutale e disonesto il contributo di chi si è fatto in quattro per impedire che il Paese sprofondasse in modo irreparabile nella melassa berlusconiana.

 

   

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

 

FONDAZIONE NENNI

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

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Parliamo di socialismo

 

Chi cerca trova

 

Il problema dei rifugiati e quello delle carceri.

 

di Giuseppe Tamburrano

 

Vi sono due enormi problemi umani e sociali, ai quali abbiamo già accennato, che non si risolvono perché prevale il disinteresse per non dire il cinismo. Il problema dei rifugiati e quello delle carceri. Circa il primo abbiamo già detto che quella povera umanità in maggioranza non cerca di sbarcare in Italia per restarvi: i barconi si dirigono verso le coste italiane poiché sono le più vicine, ma molti migranti sono diretti verso altri paesi europei. Dunque questo è un problema europeo che deve essere affrontato dall’Europa. L’Italia invece di “pigolare” ed essere additata come responsabile dell’atroce destino di chi muore in mare, o è affollato in “centri” evitati anche dai topi e affronta la sua odissea nel modo più disumano , faccia la sua parte con fermezza in Europa perché, ripeto, questo è un problema europeo e va affrontato dall’Europa. Noi invece dopo le ultime due tragedie abbiamo dovuto trovare fondi-con questa crisi!- per pattugliare il Mediterraneo!

    Il Governo chieda con urgenza una decisione europea, che coinvolga tutti i paesi interessati a rendere comune il problema. A mo di esempio si potrebbe costruire, col consenso delle autorità locali, centri di accoglienza umani all’imbarco dove i migranti potrebbero trattare la loro “pratica” ed essere quindi imbarcati e trasportati nei luoghi di destinazione. Una iniziativa del genere fu avviata in passato: ma c’era Gheddafi.Forse potrebbe essere più agevole oggi?

    I modi possono essere diversi, ma è indecoroso che non si dedichi a tanti fratelli il decimo del tempo dedicato al 3% del deficit.

    L’altro problema riguarda le carceri, sollevato dal capo dello Stato con la richiesta della grazia e dell’indulto. Capisco le perplessità. Ma non capisco perché non si usano tanti edifici pubblici inutilizzati o sottoutilizzati per ristrutturarli e farne istituti penitenziari: insieme con il tragico problema della sovrappopolazione carceraria si concorrerebbe ad alleviare il non meno tragico problema dell’occupazione.

    Le soluzioni dei problemi si trovano, ma bisogna cercarle.

        

 

LAVORO E DIRITTI - 1

a cura di www.rassegna.it

 

Camusso: la patrimoniale

non può essere un tabù

 

Il segretario della Cgil torna sulla necessità dell'introduzione di una tassa sui grandi patrimoni e sulle rendite, "cosa che è normalità nel resto d'Europa". Ma mentre imprenditori e studiosi sostengono questa ipotesi, per la politica resta un tabù.

 

“La patrimoniale non può più essere un tabù in Italia, ci sono varie personalità che si sono spese in questa direzione, solo la politica sembra bloccata in questo senso". Il segretrio della Cgil Susanna Camusso, a margine degli Stati generali della Cgil Lombardia, torna a rilanciare il tema della necessità di una tassa patrimoniale in Italia.

    “Da noi – ha detto ancora Camusso - non si ha il coraggio di nominare la parola patrimoniale che è normalmente nominata in Europa. Credo che la patrimoniale sia per certi versi un tabù, basta pensare a quanti mesi abbiamo impegnato nella discussione sul se poteva rimanere o meno l'Imu”.

     “Oggi – ha proseguito Camusso - abbiamo una legge di stabilità che non dedica abbastanza risorse al lavoro, poi per fortuna esistono studiosi e imprenditori - ha aggiunto il segretario Cgil - che colgono la necessità di ricostruire un sistema di tassazione nel nostro Paese che sia progressivo e prenda in considerazione anche le rendite i patrimoni, cosa che è normalità nel resto d'Europa”.

    Insomma, secondo Camusso, “il problema vero è la politica che deve abbandonare una logica di tabù per proporre invece un progetto per il Paese che abbia l'equità e la giustizia fiscale come fondamenta”. A chi le chiedeva se il passaggio in parlamento della legge di stabilità possa essere la chance per introdurre la patrimoniale, Camusso ha risposto che “sarebbe necessario fosse la volta buona, perché non c'è un tempo infinito dinnanzi a noi per cominciare a fare politiche anti-cicliche”.

       

 

Da MondOperaio

http://www.mondoperaio.net/

 

Dinanzi alla “piazza”

 

Per caso ascoltavo dei ventenni su un pullman che

conversavano sulle recenti manifestazioni romane . . .

 

di Danilo Di Matteo

 

Come ci poniamo dinanzi alla “piazza”? Come accogliere le istanze degli “indignati” senza appiattirsi su di esse e provando anzi a interpretarle e decodificarle? Per caso ascoltavo dei ventenni su un pullman che conversavano sulle recenti manifestazioni romane. Una studentessa a un certo punto sosteneva che i principi di fondo della protesta corrispondono a quelli del socialismo: libertà, pace, uguaglianza.

    Se così è, come rispondere a tali motivi ispiratori? Si tratta, come è ovvio, di tradurli in scelte e in atti concreti. Ciò implica la capacità di trovare le risorse e i mezzi necessari. Occorre cioè saper fare di conto, senza confidare nelle soluzioni estreme – come l’esproprio – e senza ignorare le compatibilità. E al fondo di tutto, quasi si trattasse di una quadratura del cerchio, non di rado bisogna coniugare spinte fra loro in almeno apparente contraddizione: si pensi a quelle volte all’eguaglianza e alla libertà.

    Ѐ in ciò la quotidiana azione riformatrice, è in ciò la difficile pratica del riformismo. Senza con questo dimenticare che sia dietro i proclami generali sia dietro una concezione ragionieristica e tecnocratica delle riforme e della politica possono celarsi pulsioni e interessi conservatori.

    Credo, in definitiva, che al fine di animare un pensiero socialista largo e inclusivo ci si debba muovere tenendo conto di tali coordinate.

       

 

Da vivalascuola riceviamo

e volentieri pubblichiamo

 

Che Bes pasticcio!

 

di Giorgio Morale

 

vivalascuola questa settimana presenta un approfondimento sui BES:

http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2013/10/14/vivalascuola-150/

Annunciati come una grande rivoluzione, hanno messo in allarme le scuole; poi una circolare annunciata pare ridimensionare l’ennesima “riforma epocale“.

    E' un esempio di quel susseguirsi, a ogni cambio di ministro, di riforme, circolari, direttive, decreti, che distrugge quello che non si è nemmeno finito di costruire. Ogni proclama si ferma allo stadio di annuncio, senza che trovi la strada della realizzazione. Il ministero emette le sue direttive, sempre più approssimative: compito degli insegnanti realizzarle, senza risorse e senza strumenti. Con aumento di carichi di lavoro e burocratizzazione. E poiché molti insegnanti prendono sul serio il loro lavoro, soffrono nell’impresa di Sisifo di realizzare quanto lo stesso ministero distruggerà quanto prima. Oltre che uno dei motivi del burn out degli insegnanti, questo è un ostacolo alla didattica e un danno per gli allievi.

    In questa puntata di vivalascuola parlano dei BES, su posizioni diverse, Carlo Avossa, Tullio Carapella e Luisa Formenti.

    Completano la puntata una selezione dei materiali finora usciti sull'argomento e le notizie della settimana scolastica.

        

 

Lode al merito

 

Un’App per mettere ordine

nell’oceano delle notizie

 

La start-up ticinese Newscron premiata con il marchio confederale CTI Start-up. Newscron crea ordine nel disordine quotidiano causato dal sovraccarico di notizie. I traguardi raggiunti sono stati riconosciuti anche dalla Commissione Federale svizzera per la tecnologia e l'innovazione che le ha assegnato il marchio CTI, la loro etichetta di qualità.

 

Lugano/Zurigo, 21.10.2013. Il Comitato CTI Start-up e il suo gruppo di certificazione ha premiato l’azienda Newscron con il marchio di alta qualità. Riconoscimento che viene concesso dopo un periodo di coaching e con il raggiungimento di traguardi graduali legati ad un severo processo di valutazione. Per ricevere il marchio la società deve dimostrare di essere in grado di mantenere uno sviluppo sostenibile sulla base dell’esperienza acquisita, del suo portafoglio di proprietà intellettuale, di una buona pianificazione finanziaria, di un prodotto solido e curato e, in ultima analisi ma non meno importante, la prova esterna che la sua offerta di prodotti è ricercata dal mercato.

    CTI Coaching è un programma di promozione dell'innovazione aziendale sotto la guida dell'Ufficio Federale della Formazione Professionale e della Tecnologia UFFT per sostenere lo sviluppo delle aziende tecnologiche innovative in Svizzera e per assicurarne la sostenibilità e competitività a livello mondiale.

    "Il marchio CTI è una conferma per noi che siamo sulla strada giusta” - ha dichiarato Elia Palme, co-fondatore e CEO di Newscron. "Siamo orgogliosi di mostrare ai nostri clienti e investitori che anche in Ticino si può creare una realtà high-tech di successo." Newscron ha riscontrato grande interesse: più di 50.000 persone ogni mese utilizzano l‘App e leggono circa 3.2 milioni di notizie da circa 250 fonti di 9 nazioni differenti. Tra le fonti vi sono quotidiani come NZZ, ma anche giornali regionali come per esempio la Basler Zeitung. Inoltre sono disponibili alcune testate straniere come Le Monde, Times, Standard e Mirror.

    Scaricabile da AppleStore e GooglePlay, Newscron è nata da un’idea di Elia Palme nel corso del suo dottorato di ricerca al Politecnico Federale di Zurigo e si basa su un concetto semplice: portare giornali, riviste e portali provenienti da diverse fonti in una sola App. L’applicazione permette di selezionare aree geografiche e temi di interesse  e - grazie ad un algoritmo semantico brevettato - aggrega le diverse news in maniera veloce e aggiornata permettendo all’utente di seguire l’evolversi delle notizie di proprio interesse.

 

Newscron è gratuita ed è disponibile in versione web e App per iPhone, iPad e Android. Download dal sito www.newscron.com/vai

 

Ulteriori informazioni sulla certificazione CTI Start-up Label si trovano al seguente indirizzo web: http://cti-live.divio.ch/en/startups/overview-startups/

  

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

 

Lutto

 

Amilcare Biagini

(1924-2013)

 

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Con profonda commozione annunciamo la scomparsa, avvenuta a Zurigo lo scorso 14 ottobre, di Amilcare Biagini, storico esponente della Federazione Socialista Italiana in Svizzera e socio decano della Società Cooperativa Italiana Zurigo.

 

Il 14 ottobre scorso si è spento Amilcare Biagini, aveva 89 anni, dei quali oltre settanta di anzianità sociale nella Cooperativa di Zurigo, istituzione di cui il padre, Alessandro, era stato co-fondatore nel 1905.

    Nella Società Cooperativa Amilcare aveva a lungo ricoperto la funzione di segretario e poi di cassiere, sotto le presidenze di Ezio Canonica e di Werther Ravaioli.

    Socio decano della maggiore editrice italiana a nord delle Alpi, non si considerava un intellettuale, ma un “semplice” lavoratore. Come Pietro Bianchi, il leggendario “direttore analfabeta” dell’Avanti! parigino, e come il padre Alessandro, anche Amilcare Biagini si era guadagnato il salario da operaio specializzato, e aveva dedicato l’intera vita al lavoro, agli affetti familiari, all’impegno sociale e socialista, coltivando però, finché l’età glielo aveva consentito, anche la passione per il ciclismo (sopra una sua immagine in “volata” negli anni Cinquanta).

 

 

Operai Emigrati Antifascisti - I due maestri di vita di

Amilcare Biagini, il padre Alessandro e Pietro Bianchi

(ca. 1965, foto di Sonya Robbiani)

 

Durante la seconda metà degli anni Trenta Amilcare Biagini era entrato, ancora ragazzo, a far parte come “staffetta” della struttura organizzativa del Centro Estero Socialista coordinato da Ignazio Silone. Dall’esperienza fondamentale della lotta antifascista prima in Spagna e poi in Italia aveva tratto la sua impostazione di vita, quella di un uomo straordinariamente gentile e genuinamente cordiale, ma fermissimo nelle sue idee di Giustizia e Libertà.

    Le ceneri di Amilcare Biagini sono state sepolte con rito civile nel Gemeinschaftsgrab del cimitero di Sihlfeld in Zurigo giovedì 17 ottobre 2013. A tutti i famigliari e congiunti di Amilcare Biagini l’espressione del nostro cordoglio. – La red dell’ADL

       

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo

 

Direttore: Andrea Ermano

Amministratore: Sandro Simonitto

Web: Maurizio Montana

 

L'editrice de L'Avvenire dei lavoratori si regge sull'autofinanziamento. E' parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che dal 18 marzo 1905 opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista".

    L'ADL è un'editrice di emigranti fondata nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera.

    Nato come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte durante la Prima guerra mondiale al movimento pacifista di Zimmerwald; ha ospitato (in co-edizione) L'Avanti! clandestino durante il ventennio fascista; ha garantito durante la Seconda guerra mondiale la stampa e la distribuzione, spesso rischiosa, dei materiali elaborati dal Centro estero socialista di Zurigo.

    Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha condotto una lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana, di chiunque, ovunque.

    Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo nella salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.

   

 

Allegato Rimosso
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