[Diritti] ADL 131017 - Non vi si pensa



L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero www.avvenirelavoratori.eu

Sede: Società Cooperativa Italiana Zurigo - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo

 

La più antica testata della sinistra italiana, fondata nel 1897

La Newsletter dell'ADL di oggi – 17.10.2013 – è inviata a 40'465 utenti

Direttore: Andrea Ermano

   

 

Per disdire / unsubscribe / e-mail a > unsubscribe_adl at vtxmail.ch

Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni

In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni

   

 

IPSE DIXIT

 

Sentiamo qui oggi di dover ricordare i nomi dei socialisti romani facenti parte del “Centro Interno” di Eugenio Colorni e trucidati il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine. – La red dell’ADL

 

Angelai Aldo - Macellaio

Bolgia Michele - Ferroviere

Butticé Leonardo - Meccanico

Campanile Silvio - Commerciante

De Nicolò Gastone - Studente

Elena Fernando - Artista

Gigliozzi Romolo - Autista

Gori Gastone - Muratore

Lo Presti Giuseppe – Giurista, medaglia d'oro al valor militare

Mosca Alfredo - Elettrotecnico

Natili Celestino - Commerciante

Ninci Sestilio - Tramviere

Romagnoli Goffredo - Ferroviere

Salvatori Giovanni - Impiegato

Sansolini Adolfo - Commerciante

Sansolini Alfredo – Commerciante.

 

cid:image002.jpg@01CECAA8.1552FDC0


 

Non vi si pensa - «Non vi si pensa quanto sangue costa.» – Dante

 

Non si illudano - «I nazisti furono assassini di esseri umani, i loro seguaci di oggi sono assassini della memoria. Ma non si illudano, non vinceranno mai.» – Renzo Gattegna

   

 

Da http://moked.it/ - portale dell’ebraismo

italiano riceviamo e volentieri rilanciamo

 

16 ottobre – Roma non dimentica

 

di Adam Smulevich

 

“I nazisti furono assassini di esseri umani, i loro seguaci di oggi sono assassini della memoria. Ma non si illudano, non vinceranno mai. Come il nazismo e il fascismo furono sconfitti e crollarono sotto il peso della barbarie che avevano organizzato, anche i loro eredi spirituali sono destinati ad essere spazzati via con ignominia e disonore”. Così il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna intervenendo al Tempio Maggiore di Roma, alla presenza del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, nel 70esimo anniversario della cattura e deportazione di 1023 ebrei romani.

 

 

Il presidente Napolitano in Sinagoga saluta alcuni sopravvissuti al termine della cerimonia per il 70°

dalla deportazione degli Ebrei romani

 

Sinagoga gremita in ogni ordine di posto con le massime autorità dello Stato – dal presidente del Senato Piero Grasso al presidente della Camera Laura Boldrini – raccoltesi al Portico d'Ottavia per manifestare solidarietà e vicinanza alla Comunità ebraica di Roma nel ricordo del suo giorno più nero. Un messaggio arriva anche da papa Francesco, che invita a comprendere gli orrori del passato per trarne un messaggio e una lezione per il futuro.

    Tra gli ospiti il sindaco di Albano, Nicola Marini, protagonista delle cronache di queste ore per l'opposizione alla sepoltura del criminale Erich Priebke, e – a rappresentare chi scelse la strada del coraggio – il figlio di Gino Bartali, Andrea. Commozione alla presenza degli agli ultimi Testimoni della Shoah ancora in vita. Salgono sul palco, al loro fianco i giovanissimi della Comunità, per l'applauso della platea, platea in cui siedono numerosi rappresentanti delle diverse Comunità ebraiche nazionali.

    Sopravvissuti, nuove generazioni: un passaggio di testimone sottolineato dal presidente della Comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici. “Vi è una speranza – afferma rivolto a Napolitano – e su questo abbiamo il dovere di essere ottimisti. Sono i nostri giovani. Quelli che ho l’opportunità di incontrare nelle scuole e con cui spesso ho il privilegio potermi confrontare”. Sono una maggioranza, spesso senza voce e senza vetrina, sottolinea Pacifici, “perché le azioni positive non fanno mai notizia”.

    Settanta anni. Nell’immaginario e nel simbolismo ebraico il numero settanta, spiega il rabbino capo Riccardo Di Segni, “indica un gruppo grande e uniforme, malgrado le differenze interne”.

    Sono settanta nella Bibbia i discendenti di Noè, che danno origine ad altrettanti popoli, come sono settanta gli ebrei scesi in Egitto. “In pratica – prosegue il rav – settanta rappresenta l’umanità intera, divisa nelle diversità dei vari popoli, che si rispecchia come microcosmo nelle famiglie di Israele. Un destino comune deve legare e unire queste settanta anime diverse”.

    Il progetto biblico è armonico, ma l’umanità spesso va contro questo progetto. Come nel caso del 16 ottobre 1943. “Se cerchiamo un esempio di drammatica rottura di questa armonia – riflette Di Segni – gli avvenimenti che oggi ricordiamo ne sono la rappresentazione più sconvolgente”.

    “Quest'anno celebriamo il 16 ottobre '43 a poche ore dalla morte di uno dei più atroci nazisti e negazionisti. La mia coscienza mi ha imposto una scelta netta e inequivocabile: non potevo permettere che l'addio a un criminale nazista si trasformasse in una parata della revisione”, ha detto tra gli applausi il sindaco di Roma Ignazio Marino, in procinto di partire per il grande Viaggio della Memoria organizzato dalla Comunità ebraica insieme a Roma Capitale.

    Domani intanto, in assemblea capitolina, seduta solenne in ricordo del rastrellamento al Ghetto. “Noi siamo qui perché questa storia vogliamo raccontarla ancora. E domani – conclude – aggiungeremo un nuovo tassello”.

    Nella lotta all'antisemitismo, al negazionismo, alla diffusione dei veleni dell'odio da registrare l'intervento dell'ambasciatore dello Stato di Israele a Roma, Naor Gilon. Un appello per la difesa dei valori fondanti delle società democratiche che passa, inevitabilmente, da una piena condivisione di intenti con le istituzioni. “No all'antisemitismo vecchio e nuovo, anche quando questo si maschera da antisionismo”, afferma Gilon prendendo a prestito un memorabile discorso di Napolitano al Quirinale. Napolitano, che a poche ore dal primo sì della Commissione Giustizia del Senato alla legge per rendere reato il negazionismo, ha definito meritorio il fatto che il Parlamento si esprima a favore del provvedimento. (twitter @asmulevichmoked)

   

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.03, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione o da fonti di pubblico dominio o da risposte ad E-mail da noi ricevute. Il nostro servizio d'informazione politica, economica e culturale è svolto senza scopo di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico e un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.03, 196, Art. 24).

   

 

Leggi elettorali

 

Ora anche il Lombardellum è stato

rinviato alla Corte Costituzionale

 

Il Tar della Lombardia ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Felice Besostri (con Claudio Tani e Emilio Zecca) e sostenuto da un certo numero di esponenti politici della sinistra milanese. Il tribunale amministrativo ha dichiarato che sono da tutte da verificare le eccezioni di costituzionalità sollevate in merito al sistema elettorale adottato dalla Lombardia (il cosiddetto Lombardellum). “Non la giustizia penale, ma quelle amministrativa e ordinaria hanno cominciato a demolire la Seconda Repubblica”, è stato il commento dell’avv. Besostri. Il governatore lombardo Maroni gli ha ribattuto definendo la decisione del TAR “una cosa stravagante, perché il premio di maggioranza è previsto addirittura nella legge nazionale…”. Di seguito il giurista socialista, ex docente di Diritto pubblico comparato ed ex parlamentare dell’Ulivo tra il ‘96 e il 2001, riassume per l’ADL le ragioni del ricorso.

 

di Felice Besostri

 

L'argomento secondo cui il premio di maggioranza è previsto dalla legge elettorale nazionale, significa solo che chi lo sostiene non comprende quel che legge sui giornali. Il “Porcellum” è stato rinviato proprio per questo motivo dalla Prima Sezione della Corte di Cassazione in un ricorso, che ho avuto l'onore di discutere davanti alla Cassazione.

    In maggio la prima Sezione della Cassazione ha inviato alla Corte Costituzionale il “Porcellum”, il 9 ottobre la Terza Sezione  del TAR Lombardia il “Lombardellum”.

    Il motivo sempre lo stesso: un abnorme premio di maggioranza, che in Lombardia investe il 60% dei seggi, rispetto al 55% nazionale. Un’esagerazione nell’esagerazione. Per di più con il “voto disgiunto”. Per cui chi ha votato il Presidente eletto e nessuna lista o addirittura liste non apparentate alla vincente contribuisce a far eleggere candidati delle sole liste apparentate.

    Nell'informazione istituzionale si avverte l’elettore che è possibile il “voto disgiunto”, ma nulla si dice delle conseguenze sulle liste apparentate. Per fare un esempio, un’elettrice milanese che avesse votato la lista socialista e Maroni Presidente, avrebbe contribuito a far eleggere un ex fascista di “Fratelli d'Italia” a Como. Sarebbe come dire: Cari elettori disgiunti, i vostri voti sono di serie B. Sembra una barzelletta, ma questo è il “Lombardellum”, una legge per la quale il voto personale e diretto previsto dalla nostra Costituzione non esiste più.

    Dunque, il TAR della Lombardia ha rinviato questo meccanismo elettorale alla verifica della Corte costituzionale. A buon diritto, si direbbe. Eppure, le reazioni più negative all'Ordinanza del TAR lombardo sono venute dal capogruppo regionale del PD. Perché? Perché, se tocchi il bipolarismo ancorché artificiale, viene meno la ragion d'essere del PD.

    Per fortuna, non tutti i democrat la pensano così. Un illustre costituzionalista del PD ha manifestato soddisfazione per l'inizio della demolizione di un istituto, quello di un premio in seggi, che "trasforma minoranze occasionali in maggioranze", eterogenee aggiungo io.

    Paradossalmente, il premio di maggioranza produce instabilità, perché per avere un voto in più degli avversari si creano coalizioni prive di qualsivoglia ragione sociale, politica e ideale.

    

 

Felice Besostri all’entrata

del Palazzo della Consulta

   


 

Presentazione a Milano

 

Venerdì 18 ottobre 2013 alle ore 18 presso la

Libreria Trovalibri in viale Monte Nero 73, Milano

 

Presentazione del volume di Fabio Vander,

 

Il sistema-Leopardi. Teoria e critica della modernità

 

Mimesis, Milano 2013.

 

Ne discutono con l’Autore

 

Giuliana Novoli, Università degli Studi di Milano

Fulvio Papi, Università degli Studi di Pavia

 

Modera: on. Felice Besostri

 

Il saggio di Vander è una lettura integrale dell’opera di Leopardi. Dai Puerilia alle opere del periodo napoletano, passando per l’analisi della produzione poetica ed etica, compresa una interpretazione sistematica dell’intero corpus dello Zibaldone. Conclude il lavoro un confronto critico con centocinquant’anni di interpretazioni leopardiane, da Gioberti e De Sanctis, a Michelstaedter e Croce, fino alle grandi letture filosofiche di Luporini e Severino.

 


 

Convegno a Roma

 

UNA SINISTRA PLURALE

TRA LE RIFORME ISTITUZIONALI,

LA LEGGE ELETTORALE

E L'EUROPA

 

introduce

Felice Besostri

 

intervengono tra gli altri

Augusto Cerri, Cesare Damiano, Mario Dogliani, Pietro Folena,

Andrea Giorgis, Fulco Lanchester, Mimmo Lucà, Oreste Massari ,

Cesare Salvi, Luciano Violante

 

conclude

Vannino Chiti

 

GIOVEDI 24 OTTOBRE, ORE 10:30/14:30

SEDE NAZIONALE DEL PARTITO DEMOCRATICO

VIA SANT'ANDREA DELLE FRATTE 16, ROMA

 

  

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

Amnistia? 

 

Un falso rimedio

 

di Luciano Belli Paci *)

 

Il problema delle condizioni disumane nelle quali vivono gli ospiti delle carceri italiane è drammatico e richiede, da tempo, interventi anche emergenziali.

    Molte cose si potrebbero fare: allargare magari temporaneamente i requisiti per l’applicazione delle pene alternative ai detenuti meno pericolosi, adibire a carcere temporaneo qualche ex caserma, depenalizzare alcune fattispecie (immigrazione clandestina, droghe leggere, reati colposi, violazioni privacy, ecc.) , costruire nuove carceri.  Le ultime due si dovrebbero fare in ogni caso e rappresentano le uniche soluzioni “strutturali” al problema, che altrimenti è destinato a ripresentarsi ciclicamente e ad intervalli sempre più brevi.

    L’amnistia e l’indulto – così come in altri campi i condoni, le sanatorie, ecc. – sono invece falsi rimedi destinati a produrre danni profondi nel tessuto sociale e civile del nostro Paese.

    L’Italia non è solo un paese di santi, poeti e navigatori.  Molto più numerosi di questi sono gli evasori fiscali, i truffatori, i mafiosi/camorristi/ndranghetisti, gli autori di abusi edilizi, gli inquinatori, i violentatori, i rapinatori, i ladri, i corrotti e i corruttori, ecc. ecc.

    L’Italia funziona male perché l’illegalità è diffusa, è capillare, spesso non suscita riprovazione, ma trova comprensione, non di rado consenso, perfino ammirazione.

    Gli effetti dei provvedimenti generalizzati  di clemenza in un paese fatto così sono devastanti.

    Il furbo si conferma nell’idea di essere davvero furbo; l’imputato si convince dell’opportunità di affrontare sempre e comunque tutti i gradi di giudizio nella speranza di giovarsi dell’amnistia che prima o poi verrà; la polizia e la magistratura vedono frustrati sforzi enormi grazie ai quali hanno fatto funzionare una macchina farraginosa che pare costruita apposta per favorire i delinquenti; la vecchietta vede tornare davanti all’ufficio postale il guappo che poco tempo prima le ha scippato la pensione …

    A me personalmente che l’amnistia possa giovare a Berlusconi interessa fino a un certo punto.  Quel che conta è che produce guasti profondi all’Italia.  Produce un debito di civiltà, non meno opprimente del debito pubblico.

    Come è possibile che la maggioranza delle forze politiche non se ne renda conto ?

 

*) Luciano Belli Paci è avvocato in Milano ed esponente del Circolo Carlo Rosselli

    

 

SPIGOLATURE 

 

Trascurabile dettaglio

 

La condanna in via definitiva del Cav viene da più parti trattata

come un dettaglio da non prendere nemmeno in considerazione.

 

di Renzo Balmelli 

 

SHOW.  Sono vent'anni, ormai, che gli interessi personali di un solo uomo condizionano e paralizzano l'Italia. E a giudicare dall'andazzo di questi giorni, in vista degli arresti domiciliari di Berlusconi, forte è il timore che le cose non possano che peggiorare. Attorno all'esecuzione della pena, o, per meglio dire, attorno ai trucchi per ritardarla o addirittura per non attuarla, i compagni di merenda dell'ex premier stanno, infatti, costruendo un castello di trappole che lascia esterrefatti. Come nelle serie televisive di duemila e oltre puntate, non passa giorno che la telenovela non si arricchisca di nuovi, inverosimili sotterfugi, alla faccia della legge uguale per tutti. L'intento palese è quello di relegare in secondo piano se non addirittura fare dimenticare la condanna in via definitiva del Cav, quasi fosse un trascurabile dettaglio da non prendere nemmeno in considerazione. Che ciò possa avvenire deve fare riflettere poiché a questo punto non è più soltanto un fatto politico.

 

PRESTIGIO. Mette tristezza vedere come la deleteria stagione del bunga-bunga sia riuscita a mortificare persino l'Italia dei saperi, a giusta ragione orgogliosa custode di un patrimonio straordinario che il mondo le invidia. Culturalmente parlando prevale l'impressione che il Paese sia rimasto fermo al palo, frenato dall'ingordigia di pochi e incapace di rinverdire i fasti del mitico "made in Italy", un tempo sinonimo di immaginazione, inventiva e creatività. Che qualcosa non sia più all'altezza dell'antico prestigio si è avvertito alla Fiera del libro di Francoforte dove il contributo italiano è stato decisamente sotto tono. A Roma i soliti buontemponi hanno ribattezzato "Alfetta" il binomio Alfano-Letta. A loro si offre a questo punto l'occasione di raccogliere una sfida affascinante: fare il pieno di cultura affinché in questo campo l'Italia non diventi una nazione di seconda categoria.

 

CLONE. Al reazionari d'Italia piace da morire la gallica sorella lepenista. A tal punto piace, da vagheggiare una clone di Marine Le Pen in salsa romana alla quale affiancare un replicante di Alain Delon, anche a costo di far rivoltare nella tomba l'amato e comunista Luchino Visconti. Al rigurgito delle ideologie più sfrontate di cui è portatore il Front National concorre l'avversione quasi viscerale, radicata e diffusa nei movimenti consimili che un po' ovunque guadagnano crescenti consensi, contro l'Europa e gli immigrati. Avversione che spesso si traduce nei toni gridati e insolenti riservati ai paladini della tolleranza e dell'accoglienza. Ma non solo. Quali siano i rischi reali insiti nella possibilità, tutt'altro che remota, che una destra radicale conquisti la scena politica si può facilmente capire da quanto accade negli Stati Uniti dove il Tea Party, ormai sempre più padrone in casa repubblicana, sull'estremismo devastante ci marcia alla grande, ballando sull'orlo del baratro. Abbassare la guardia sarebbe quindi un errore imperdonabile.

 

MALE. Priebke è morto e la cosa migliore sarebbe stata di fargli i funerali senza schiamazzi per non offrire ai nostalgici il pretesto di trasformare il persecutore in perseguitato. Uomo gelido e senza cuore, solerte burocrate di un sistema marcio fino al collo, ma con un forte seguito popolare, il capitano Priebke (non l'ex, ma l'eterno nazista mai pentito) non ebbe pietà ne dei vivi ne dei morti. Ciò che resta del famigerato boia delle Fosse Ardeatine, è la vicenda di un gaglioffo spudorato che ha continuato ostinatamente a negare l'Olocausto ed i crimini bestiali del Terzo Reich. Possa il suo sgradevole ricordo servire se non altro da monito – come sottolinea Serge Klarsfeld al Corsera – "per raccontare alle nuove generazioni cosa hanno fatto certi personaggi arrivando a cent'anni bevendo birra". E arrivarci con l'aria spavalda di chi ha insanguinato e imbrogliato la storia. Per questo prioritario è tenere viva la memoria di quello che fu e resta il male assoluto.

 

LIBERTÀ. Ha fatto parecchio discutere la mancata attribuzione del Nobel per la pace a Malala, la ragazza pachistana vittima della violenza bruta e del bieco oscurantismo talebano. Il premio, com'è noto, serve ripagare gli sforzi di chi si batte per rendere possibile un mondo migliore. Nessun dubbio che la giovane eroina dell'emancipazione l'avrebbe strameritato. Ma anche onorare l' Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche è stata sua volta una scelta legittima che coglie perfettamente nel segno. Gli interessi inconfessabili che circondano il turpe commercio di questi ordigni impediscono la messa al bando definitiva dei temibili strumenti di morte, obiettivo al quale l'OPAC tende con tutte le sue energie materiali e morali. Per Malala, simbolo della lotta alla prevaricazione e per il diritto all'istruzione, andrebbe coniato un Nobel speciale, il Nobel della libertà, sinonimo di pace e progresso. Per il suo straordinario impegno le è stato conferito il prestigioso premio Sakharov e noi siamo tutti con lei.

 

INGHIPPO. Potenza delle statistiche, aveva del miracoloso la ricerca di un autorevolissimo istituto bancario elvetico dal qual risultava che ogni persona residente nella Confederazione elvetica possiede in media un gruzzoletto di ben 513 mila dollari. Insomma, come se uno nascesse con l'assegno in mano. Fosse vero, sarebbe un prodigio da fare invidia al buon Gesù. Ma siccome la moltiplicazione del pane e dei pesci riusciva bene soltanto a Lui, gratta, gratta, ecco saltar fuori l'inghippo in questo quadro idilliaco: a dispetto delle cifre e delle percentuali da Paperon de Paperoni, il divario tra ricchi e poveri rimane costante. Stavolta chi non crede nei miracoli ha avuto ragione, di modo che un certo signor Trilussa ha potuto sorridere sotto i baffi nel vedere quanto sia sempre attuale il suo famoso e sarcastico stornello sui polli ben poco equamente divisi.

    

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

 

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

 

Camusso: “Cambiare

la legge di stabilità”

 

Il segretario generale della Cgil: "Il governo ha smentito le promesse di questi mesi. Per i lavoratori cifre insufficienti, non c'è discontinuità, non si rilancia la domanda. Aggredito il lavoro pubblico. Faremo il necessario per cambiarla"

 

"La legge di stabilità, per quello che abbiamo visto finora, è la smentita delle infinite promesse fatte in questi mesi dai ministri". Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, commenta la legge di stabilità su RadioArticolo1. La legge, dice, "non determina condizioni di discontinuità rispetto alle politiche precedenti. Le cifre dedicate ai redditi dei lavoratori e delle stesse imprese non sono sufficienti a determinare un cambiamento, a partire dal tema della domanda interna e del rilancio dei consumi".

    Dal punto di vista del lavoro, aggiunge, "è una legge che aggredisce nuovamente il lavoro pubblico, le condizioni dei lavoratori e la possibilità di contrattazione. Addirittura, mette in discussione il decreto sulla stabilizzazione dei precari in discussione al Senato. Una legge, quindi, molto diversa dalle promesse fatte". L'unica notizia positiva, a suo avviso, è "il blocco del patto di stabilità per i Comuni e dunque la possibilità di investire".

    L'Italia non è fuori dalla recessione, secondo Camusso. "Si continua a pensare che il tema della recessione non è un tema di offerta ma di domanda. Se non si riequilibrano i redditi del paese dalla recessione non si esce".

    Sul taglio del cuneo fiscale: "Ci vorrebbero altre cifre rispetto a quelle che sentiamo - spiega -, bisogna redistribuire ai lavoratori partendo dalle fasce più basse, ovvero dagli incapienti. Serve una seria politica fiscale per rilanciare la domanda, per farla bisogna spostare i pesi del carico fiscale: affrontare il tema dei redditi, i patrimoni, i titoli di Stato".

    Sulle prossime mosse dei sindacati, Susanna Camusso conclude: "Abbiamo una piattaforma unitaria Cgil, Cisl e Uil con rivendicazioni precise. Nelle prossime ore vedremo come articolare le nostre mosse. Penseremo a tutte le forme utili per sostenere la nostra piattaforma. Il problema è che la legge di stabilità va cambiata, su questo faremo il necessario".

  

 

Economia

 

Un’economia malata

 

Il Senato Usa ha trovato, a poche ore dal baratro, un accordo bipartisan, che ora dovrà però essere votato dalla Camera dei rappresentanti, a guida repubblicana. Speriamo bene. Lo shutdown scattato all’inizio di ottobre con la chiusura di settori importanti della pubblica amministrazione resta comunque un’evidente dimostrazione della crisi sistemica che affligge l’economia e la finanza degli Stati Uniti.

 

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

 

Il governo di Washington è senza soldi in quanto ha utilizzato tutte le disponibilità di bilancio approvate dal Congresso. Per continuare con l’attuale ritmo di spesa previsto dovrebbe “sfondare” il tetto del debito pubblico prestabilito. Com'è noto, ogni anno e da tempo si ripete lo sfondamento del limite massimo del debito, un’operazione che richiede però l’approvazione del potere legislativo.

    Nel frattempo oltre 800.000 dipendenti federali che lavorano in alcuni settori amministrativi, nella gestione del territorio e dei parchi e perfino nel settore spaziale e dell’intelligence sono da giorni a casa e senza stipendio. Ora si parla di accordo, ma per intanto questo è successo.

    Naturalmente la sospensione dal lavoro di centinaia di migliaia di impiegati comporta una perdita di reddito pari a circa 200 milioni di dollari al giorno che inevitabilmente genera una riduzione dei consumi mettendo in crisi anche settori del commercio.

    Il blocco da parte dell’amministrazione pubblica dei pagamenti colpisce anche le imprese appaltatrici di opere e servizi pubblici e i relativi fornitori.

    Certi effetti sociali cominciano a farsi sentire pesantemente. Per esempio, è bloccato il programma di aiuti alimentari previsto per ben 9 milioni di mamme e bambini bisognosi. Questa situazione mette oggettivamente in discussione anche la scelta più qualificante dell’Amministrazione Obama che è la riforma sanitaria aperta a tutti i cittadini.

    Lo shutdown fa giustizia dell’ottimismo diffuso sulla presunta ripresa economica americana tanto sbandierata nei mesi passati, anche per quanto riguarda la nuova occupazione. Infatti secondo uno studio Gallup, dal novembre 2012 a settembre 2013 negli Usa l’occupazione dipendente a tempo pieno è passata dal 46,1% al 43,5%. Sono cresciute, quindi, soltanto le varie forme di sottoccupazione e di lavoro precario.

    Adesso la data cruciale è il 17 di ottobre quando lo sfondamento del tetto del debito diventerà inevitabile altrimenti la disponibilità giornaliera di risorse utilizzabili passerà da 60 a 30 miliardi di dollari. Se ciò accadesse gli Usa non sarebbero più capaci di onorare gli interessi sul loro debito pubblico. Sarebbe il default, la bancarotta degli Stati Uniti, che si accompagnerebbe ad un collasso del dollaro, ad una grave crisi occupazionale e ad una impennata dei tassi di interesse con riverberi globali.

    I Treasury bond sono considerati come l’ultimo e più sicuro rifugio finanziario da parte dei risparmiatori americani e degli investitori internazionali. Il Tesoro americano ammonisce perciò che il default provocherebbe una crisi finanziaria peggiore di quella del settembre 2008.

    Il fatto che la borsa di Wall Street non abbia risentito molto degli effetti dello shutdown dimostra la diffusa convinzione che presto il governo e il Congresso raggiungeranno l’intesa su un significativo sfondamento del tetto del debito pubblico. Attualmente esso è di 16,7 trilioni di dollari. In soli tre anni è aumentato di quasi 3,5 trilioni! Si sottolinea che ben 5,1 trilioni di tale debito sono detenuti da fondi sovrani ed da altre entità finanziarie non americane. La Cina ne possiede 1,315 trilioni di dollari ed il Giappone 1,111 trilioni.

    Lo scontro politico negli Usa è quindi tutto giocato sul ricatto o bancarotta o aumento del debito pubblico. E’ doveroso sottolineare che non siamo di fronte ad una politica keynesiana da parte di Washington che giustificherebbe la crescita del debito pubblico e il contestuale aumento degli investimenti per uscire dalla recessione.

    Purtroppo non è così. La gran parte del debito pubblico è servita per le operazioni di salvataggio e di sostegno del sistema bancario. Altrimenti come si spiega che, mentre lo Stato “chiude” e rischia il default, le grandi banche americane festeggino i più alti profitti della loro storia?

   

 

FONDAZIONE NENNI

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

Parliamo di socialismo

 

Renzi mi ha deluso

 

di Giuseppe Tamburrano

 

Mi aspettavo da lui un programma di sinistra (“socialista libertario”) e invece le sue proposte sono state poche e vaghe. Su una si è soffermato più a lungo e con forza: l’ostilità all’amnistia e all’indulto in aperta, chiara polemica con Napolitano.

    Il problema c’è, eccome! Le carceri scoppiano. Ma aprirle per ridurre i detenuti, serve per poco tempo, come l’esperienza insegna. Significa mettere in giro delinquenti che dopo un po’ torneranno a riempire le carceri.

    La provocazione di Renzi guarda a destra, dove sono più numerosi gli avversari dell’amnistia e dell’indulto; ma guarda a destra anche perché Napolitano – non amato in quei settori – ha pochi giorni orsono sollecitato un provvedimento di clemenza. Vi sono poi quelli che ritengono o sperano che la legge possa favorire Berlusconi. E’ dunque l’uscita di Renzi un appello agli elettori del secondo turno delle primarie al quale partecipano anche cittadini senza la tessera del PD, cioè chiunque.

    Come sempre i problemi, specie quelli seri, in Italia sono affrontati nel peggiore dei modi. Per mettere le cose in chiaro, ricorderò che in detenzione ci sono anche persone in attesa – da anni – di giudizio. E che dopo un tempo infinito in quei luoghi dell’Inferno dantesco usciranno – riconosciuti innocenti o autori di reati minori – ad affrontare una vita ormai rovinata. Senza contare delle grosse somme che l’Italia, condannata dall’Europa, dovrà sborsare.

    Ma perché non si sono costruite nuove case di detenzione in questi anni? Ma perché non si sono ristrutturati edifici pubblici non o poco utilizzati?

    Questa è una posizione progressista e realista. E se Renzi avesse appoggiato Napolitano ponendo queste condizioni avrebbe fatto un discorso corretto. Ma la “sinistra”, come la prendi, ti accorgi che cerebrum non habet (avrebbe commentato Fedro).

  

 

Da MondOperaio

http://www.mondoperaio.net/

 

L’accumulazione e l’avidità


Il capitalismo è un fenomeno di difficile definizione, per le molte implicazioni sul piano storico, politico e sociale. La sua definizione comunemente accettata si ha con la Rivoluzione Industriale, e gli economisti che concorrono a formularla lo definiscono come modo efficiente di organizzare la produzione, la distribuzione e il consumo dei beni, fondato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione.

 

di Gianfranco Sabattini

 

Karl Marx sostiene che il capitalismo, anche se efficiente, è iniquo sul piano sociale, e pertanto insostenibile. Max Weber attribuisce al capitalismo un significato culturale e sociale legato al pensiero religioso protestante, che prescrive per gli uomini una vita proba, finalizzata a massimizzare il risparmio attraverso la rinuncia al consumo, propensioni indispensabili all’accumulazione. Secondo Weber, successivamente e autonomamente dalla religione, tali propensioni si perpetuano indipendentemente dalle volontà dei singoli, trasformandosi in una forma di ascesi resa necessaria dalla competizione.

    Per John Maynard Keynes il capitalismo è una grande conquista dell’uomo, esposta però al rischio di un’auto-estinzione; esso infatti, per sopravvivere, necessita che le istituzioni in cui si incorpora siano di continuo regolate al fine di eliminarne gli effetti indesiderati sul piano sociale. Anche per Karl Polanyi è un prodotto della società umana, però storicamente datato, e non un prolungamento della naturale tendenza umana ad arricchirsi, come vuole il pensiero liberale. Quest’ultima visione è largamente accolta nel dibattito attuale sui limiti del capitalismo, inteso sia come modo di produzione che come ideologia sociale tesa a giustificarlo.

    Rispetto all’origine del capitalismo come modo di produzione si discute molto sul ruolo svolto dalla formazione delle pre-condizioni che ne hanno reso possibile l’avvento. Paolo Prodi e Giacomo Todeschini mostrano come i dibattiti teologici del mondo cattolico su usura, distinzione tra capitale sterile e capitale produttivo, giusto prezzo, bene comune ed altro ancora, contribuiscono a costruire il quadro etico e normativo che ha fatto del mercato un’istituzione affidabile e stabile. Il sociologo francese Gérard Delille, in L’economia di Dio, di recente pubblicazione, integra la discussione sulla nascita del capitalismo individuando l’impatto che sulla sua affermazione hanno avuto i differenti modi in cui le tre religioni monoteiste hanno definito e regolato i rapporti parentali.

    Secondo il sociologo francese la regolazione della struttura familiare e parentale nell’antichità era formulata per costruire patrimoni che le famiglie intendevano conservare al loro interno, bloccandone la circolazione. Questo sistema è rimasto anche dopo la rivoluzione industriale; ne sono prova li maggiorascato, il “maso chiuso” ed altre istituzioni simili.

    Indubbiamente prima della rivoluzione industriale le istituzioni che limitavano la circolazione dei patrimoni favorivano l’accumulazione di rilevanti ricchezze in poche famiglie; il maggiorasco, del quale si conservano ancora oggi alcuni “residui storici” come ad esempio il maso chiuso, era lo strumento giuridico mediante il quale i nuclei familiari tramandavano ai discendenti i propri patrimoni. Si istituiva erede il proprio figlio maschio e primogenito, o in mancanza il proprio fratello, perché conservasse il patrimonio ereditario al fine di lasciarlo alla propria morte al proprio figlio, che a sua volta doveva trasmetterlo al suo discendente diretto, e così via.

    I dibattiti e le istituzioni medioevali sulla gestione e sull’uso delle risorse hanno certamente contribuito a creare il quadro etico che ha reso affidabile e stabile il mercato e a realizzare la concentrazione di cospicui patrimoni nelle mani di pochi. Il quadro etico e la concentrazione patrimoniale, però, prescindendo dall’interpretazione weberiana, non hanno contribuito alla creazione dell’ethos del capitalismo: questo esprime non solo un ordine morale, ma anche un retaggio di competenza e di conoscenza.

    L’ethos proprio del capitalismo non evoca solo l’auri sacra fames antica quanto l’uomo: esso evoca anche una particolare disposizione dell’uomo rispetto alle risorse in sé e per sé considerate, prescindendo quindi da ogni riflessione valoriale. Ciò significa che l’ethos capitalista non implica solo conservazione e concentrazione della ricchezza in poche mani: implica anche una sua continua espansione, facendo di questa una specifica vocazione professionale.

    Lo “spirito” del capitalista ad espandere di continuo le risorse delle quali dispone è giustificato sul piano etimologico dalla derivazione della parola capitalismo dal sostantivo latino caput (testa, inizio, ecc.). Il termine caput sta appunto ad indicare che l’espansione del capitale deriva unicamente dallo svolgersi di un processo che ha come “testa” o “inizio” la destinazione di ciò che resta di ogni produzione, al netto della reintegrazione di quanto si è investito per ottenerla, al reinvestimento, finalizzato al continuo rafforzamento del processo stesso.

    E’ questo lo “spirito-propensione” proprio del capitalismo, e non una qualsiasi propensione ad accumulare fuori dalla logica implicita nell’attività di reinvestimento. Dopo la rivoluzione industriale l’affermazione della propensione ad aumentare di continuo il capitale è valsa a sostituire le vecchie istituzioni del tardo Medioevo con nuove istituzioni, quali ad esempio le “autorità antitrust” poste a garanzia della contendibilità delle risorse nei confronti dei vecchi proprietari, e le public companies per la diffusione della proprietà: tutte poste a presidio dell’eliminazione degli impedimenti alla circolazione delle risorse, al fine di favorire l’aspirazione del massimo numero di soggetti a divenire proprietari di un patrimonio per accrescerlo attraverso il reinvestimento e non attraverso la sola conservazione-concentrazione delle risorse ereditate dal passato.

    Gli economisti che hanno reso rigorosa la spiegazione delle logica di funzionamento del capitalismo inteso come modo di produzione sono stati quindi affiancati da quelli che hanno inteso mettere il capitalismo e il suo “spirito” a disposizione degli uomini per liberarli dal bisogno attraverso la combinazione dell’efficienza con la giustizia sociale. L’intento è stato però frustrato dal prevalere di coloro che hanno avuto interesse ad assolutizzare la libertà posta a fondamento del mercato, prescindendo da ogni considerazione sociale.

    Costoro, spesso con azioni illegali sistemiche sotto il velo della libertà, sono stati gli artefici della regressione dello spirito del capitalismo al suo contrario, ovvero all’auri sacra fames – esecranda fame dell’oro. Oggi perciò occorre ricuperare lo spirito originario del modo di produzione capitalista per finalizzarlo alla realizzazione di un mondo futuro migliore di quello attuale, e ciò prima che i rudi capitalisti attuali lo distruggano in nome di una crescita senza limiti e regole per una presunta civiltà del benessere.

   

 

Da vivalascuola riceviamo

e volentieri pubblichiamo

 

Berlusconismo a scuola: un bilancio

 

Sarà proprio vero che Berlusconi è finito? Forse è presto per

dirlo, comunque è certamente tempo di accennare un bilancio.

 

di Giorgio Morale

 

Ci prova la puntata di vivalascuola di questa settimana, con spunti per un bilancio della scuola nel ventennio berlusconiano:

 

http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2013/10/07/vivalascuola-149/

 

Come si è trasformata la scuola italiana in questo periodo? Quali sono state le parole più usate? Quali sono state le continuità? E discontinuità, ce ne sono state? O c’è qualche filo rosso che attraversa il periodo? Ci riflette Giovanna Lo Presti con uno sguardo che abbraccia l’inizio e la fine del ventennio, da D'Onofrio a Carrozza. Con qualche sorpresa. O forse no. Completano la puntata le notizie della settimana scolastica.

       

 

Riceviamo e volentieri segnaliamo

 

Un vocabolario

del Vaffangrillo

 

Esistono molte analisi sul movimento 5 stelle  pro o contro, ma un dizionario sul loro linguaggio, sulle loro invettive e provocazioni è veramente  una angolatura nuova per leggere il fenomeno grillino, questo è il pregiato lavoro  di Alberto Di Majo con “Virus – Dizionario essenziale del M5S”, Editori internazionali riuniti, 13 €.

 

di Roberto Giuliano

 

Di Majo è un giovane giornalista attualmente responsabile del servizio politico del Tempo , che proprio per il suo lavoro ha avuto l’opportunità di seguire da vicino e con scrupolosa attenzione la nascita e l’evoluzione del movimento 5 stelle. Già  il titolo  Virus  è accattivante ed allarma , si perché mediante il linguaggio si contaminano le menti  e questo contagio crea cultura o barbarie.  Il libro è un memorandum di slogan e di parole di nuovo conio immesse nel linguaggio dal comico politico Grillo e dei suoi “cittadini” eletti; “zombi”, “streaming”, “diaria”, “il non partito” “PDL +PDsenzaelle” , tutti termini che hanno una doppia ambivalenza posso far sorridere e innescano un messaggio subliminale nei confronti dell’altro, carico di derisione se non di rabbia.

    Inoltre ho notato che   c’è un filo comune tra i grillini  che si vantano  che tramite  la loro protesta hanno  incanalato il malumore dei cittadini in una protesta democratica, e quella cultura comunista che negli anni 70 diceva la stessa cosa nei confronti delle loro azioni demagogiche, verrebbe da pensare che   quasi quasi dobbiamo dire ai grillini grazie dei loro Vaff…

    Nessuna domanda autocritica  se il loro linguaggio, se il presentare una realtà in modo manicheo è una molla che possa favorire la  rabbia e la violenza  invece di come dicono loro incanalarla verso canali democratici; per quanto va riconosciuto che in molte dichiarazioni ufficiali c’è il rifiuto della violenza.

    L’autore comunque svolge un lavoro prezioso perché nel riportare in questo dizionario le varie frasi dei messaggi pentastellari  non esprime giudizi se non necessari o rafforzativi del fatto o del contesto, lasciando al lettore la libertà di valutare la frase o il concetto in se.

    Alla conclusione del libro mi è venuto un maledetto dubbio, certo i grillini dicono tante cose in modo comico e a volte incivile, ma molte delle cose che contestano sono giuste, si c’è molta demagogia nel loro linguaggio e nelle loro proposte  ma le critiche alla cosiddetta classe dirigente di destra o sinistra sono reali, l’esistenza di sacche di privilegi,  il superamento ideologico di destra e sinistra per moltissimi aspetti è vero , il potere delle banche e la loro mancanza di trasparenza è giusta, che l’Europa di oggi è una  casta burocratica non democratica è sacrosanto,  che un certo tipo finanza sia la morte della produttività, e che  il capitalismo famigliare italiano per la maggior parte è  figlia di una cultura  assistenziale è reale, e allora che dire ? forse son diventato anch’io  grillino?  Ma no, giuste analisi ma pessime proposte  che non hanno il  respiro per modificare il Paese, ma giustamente trovano un consenso   diffuso perché questa classe politica è incapace di essere realmente classe dirigente.  Essendo un dizionario  l’autore non da risposte  perché giustamente non gli compete, ma mette in evidenza le idiosincrasie del sistema Italia mediante un’angolatura del tutto particolare che è il fenomeno politico e sociale del grillismo. Come sempre capita nel nostro  Paese il movimento pentastellare è stato subito definito dai perbenisti come fascista, un bollo Doc che  in Italia serve per demonizzare da un lato  e tutelare dall’altro in modo elitario le masse, da una possibile contaminazione virale il popolo bue, ma in realtà è un modo autolesionista di una  classe dirigente   che ha paura di comprendere e guardare  cosa bolle dentro la pentola. 

 

cid:image007.jpg@01CECAA0.B04A98E0

 

Dopodiché per noi Grillo continua a essere quel che è, con modi e comportamenti fascistoidi. Lo si è visto nella questione dei clandestini, che per noi emigrati è decisiva. – La red dell’ADL

   

 

 

Da CRITICA LIBERALE

riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

Grillo e il suo elettorato

  

Non c’è da meravigliarsi se Grillo, assieme a Casaleggio, ha subito sconfessato i due senatori del suo movimento che avevano proposto e fatto approvare in commissione Giustizia un emendamento che toglie dalla legge Bossi-Fini il reato di clandestinità.

 

di Paolo Bonetti

 

Per quanto siano comprensibili alcune dure critiche  del comico genovese nei confronti della partitocrazia, è ormai chiaro che la sua azione politica non ha nulla a che vedere con quella di una autentica sinistra democratica. A cominciare dal linguaggio spesso osceno e violento, tipico di un ras fascista che si rivolge a un elettorato a lui congeniale. Perché l’elettorato grillino è in parte notevole (forse maggioritaria) psicologicamente e culturalmente affine a quello della Lega, xenofobo e sprezzante di ogni cultura delle regole e dei diritti.

    Giustamente, dal suo punto di vista, Grillo si preoccupa di non perdere questo elettorato che lo ha votato perché ha percepito in lui un rappresentante più vitale e aggressivo delle sue paure e delle sue frustrazioni di quanto non lo siano ormai i caporioni leghisti. Naturalmente sono confluiti, nel M5S, anche molti elettori di sinistra sconfortati dalla politica timida e compromissoria della sinistra, e altri ancora delusi dalle mancate promesse e sostanziale inconcludenza del berlusconismo.

    Adesso il calderone informe e confuso del grillismo comincia a ribollire nel gruppo parlamentare con ribellioni e dissensi fino ad oggi, eccetto pochi casi, troppo timidi e parziali. I più culturalmente e politicamente attrezzati fra i parlamentari del movimento cominciano, però, a capire che con Grillo e Casaleggio non si va da nessuna parte, perché costoro intendono soltanto continuare a gestire un malcontento genericamente protestatario, senza proporsi nessuna realistica alternativa di governo.

    Fino a quando durerà il bluff dei due compari non è dato prevedere, ma che la bolla sia alla fine destinata ad esplodere è più che certo.

 

Critica liberale

http://www.criticaliberale.it/news/166182

   

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

 

LETTERA DA ADELAIDE

 

Verdiani in Australia

 

IL CONCERTO DI ADELAIDE

 

Nella stupenda Elder Hall del Conservatorio di Adelaide, Domenica, 6 ottobre, un pubblico affollato e religiosamente attento e partecipativo ha celebrato degnamente il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi.

    Il programma dei brani tratti dalle opere, sapientemente scelti  dal Professor Antonio Comin, ha idealmente percorso  le tappe della carriera artistica di Verdi, dalla prima opera, Oberto, Conte di San Bonifacio, rappresentata al Teatro alla Scala di Milano nel 1839, al Falstaff , rappresentata allo stesso Teatro nel 1893 e infine chiuso con la sublime e solenne Messa da requiem.

    Ogni brano è stato introdotto dal Professor Comin con una presentazione impeccabile ed elegante, ma anche calda ed appassionata, che ha portato il pubblico ad immergersi nei tempi, luoghi ed emozioni  che hanno ispirato le varie opere.

    Anche la scelta del Coro, l’Adelaide Harmony Choir, uno dei cori più numerosi di Australia, con i suoi circa 100 membri, ha contribuito a conferire maestà e potenza alla musica di Verdi, eccellentemente eseguita dalla Norwood Symphony Orchestra con la direzione di David Reid.

    Applauditissimi, il soprano Teresa La Rocca e il giovanissimo baritono Andrew Jones, che ha stupito il pubblico per la profondità della sua voce.

    Dulcis in fundo, una bella sorpresa preparata dal Professor Comin, dopo la fine del programma, è stata l’esecuzione del  Va pensiero  dal  Nabucco, con l’invito al pubblico a partecipare.

    I commenti  da me raccolti a fine concerto e nei giorni immediatamente successivi attraverso un gran numero di testimonianze è che noi, Italiani di Adelaide, abbiamo bisogno di più eventi di questo genere  e di più eventi culturali in genere per tener viva la nostra cultura italiana, ma mi sia permesso di commentare, a mia volta, che mi sembra niente sia cambiato dal lontano 1986, quando su questa stessa pagina del Globo, lanciavo un appello per una maggiore partecipazione  e scambio fra organizzazioni italiane per portare a termine progetti culturali rilevanti per qualità e impegno finanziario.

    Per allestire un evento, tipo questo concerto, c’è un lavoro inestimabile dietro le quinte, che non può essere assolto solo da poche persone. Per realizzare di più, occorre partecipare di più, e per partecipare occorre che la propria individualità, e il bisogno impellente che ogni Italiano ha di affermarla in primo piano, venga invece  incanalata in lavoro di Gruppo, per il quale quello che conta è il risultato e soprattutto la qualità dello stesso.

    Pensando al grande lavoro svolto per questa occasione, vorrei ringraziare, personalmente, e a nome anche di tutti quelli che condividono,  prima di tutto, il Professor Antonio Comin, perché senza di lui, questa celebrazione non avrebbe avuto luogo, poi Cesare La Stella, Angela Vaccari e gli altri membri dell’Italian Cultural Association che si sono occupati intensamente della pratica realizzazione dell’evento, Deborah Baldassi per la bellisssima realizzazione del poster e, non per ultimi, gli sponsors che con la loro generosità hanno contribuito a varare il progetto, infine il pubblico che ha partecipato e con il suo entusiasmo ha sigillato la validità di questo tipo di eventi.

    A credito dell’Italian Cultural Association va il fatto che unica, fra le organizzazioni italiane di tutta l’Australia (salvo smentita), ha celebrato l’Anno Verdiano con una rappresentazione simile, senza, fra l’altro, alcun contributo da parte delle Istituzioni Italiane.

 

Giovanna Fabrizio, Adelaide (Australia)

 

Care amiche e cari amici, lontani ma vicini, grazie della bella notizia e vivissime congratulazioni! – La red dell’ADL

   

 

LETTERA

 

Circa l’immigrazione

 

La povertà e la guerra sono le cause

principali dell’immigrazione di oggi.

 

Ancora oggi, in molti paesi dell’Africa e dell’Asia, predomina un’arretratezza socio economica che ha stremato le popolazioni locali. Molti di questi paesi, sono governati da prepotenti che utilizzano la ricchezza dei loro paesi solo per fini personali, alla popolazione non rimane altro che il sogno e la speranza di raggiungere una vita serena altrove. L’altra causa predominante è la guerra che spinge le persone a lasciare dietro le loro spalle la propria storia per salvarsi da un eventuale morte.

    E’ logico che un paese fragile come l’Italia, non può trovare una soluzione definitiva e collocare tutti gli immigrati che arrivano in Italia. Ma secondo gli accordi presi dal governo italiano con il resto dei paesi europei qualche anno fa, tutti gli immigrati richiedenti lo status di rifugiato politico, dovranno fare questa richiesta al primo pese di arrivo, in questo caso l’Italia. Qui bisogna ricordare, che la maggior parte degli immigrati non ha nessuna intenzione di chiedere di rimanere su suolo italiano, anzi vorrebbero soltanto attraverso l’Italia raggiungere alcuni paesi come la Germania e i paesi nordici. Ecco perché l’Europa tra gli anni 2009 e 2010, pare che abbia messo a disposizione del governo italiano circa duecento venti milioni di euro per l’assistenza ai rifugiati.

    Nel passato, quando quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale avevano bisogno della mano d’opera, specialmente nel campo industriale e terziario, di conseguenza l’immigrazione non veniva mai visto come un problema, o non veniva visto come un’invasione! Perciò i conflitti tra la popolazione locale e quella straniera non arrivavano mai a livelli di scontro. Grazie anche alla globalizzazione! molte industrie sono state de localizzate e trasferite nei paesi a basso costo di mano d’pera, lasciando i lavoratori locali alla ricerca di nuove occupazioni, e quindi ciò crea tensione tra entrambi i lati. È la guerra tra i poveri! Alcuni partiti cavalcano questo argomento e diventano i veri difensori della patria!.

    L’immigrazione è una realtà e non può essere vista come un evento temporaneo, finché ci saranno la povertà e la guerra nel mondo, ci sarà l’immigrazione. Esistono esempi eclatanti a riguardo, l’Iraq di qualche anno fa, era un paese che accoglieva gli immigrati provenienti da vari paesi, nei primi anni ottanta i soli lavoratori egiziani erano di circa un milione su una popolazione di quattordici milioni di iracheni. Dopo la guerra tra l’Iraq e l’Iran, che durò otto anni con danni incalcolabili per entrambi le parti, l’Iraq da paese di accoglimento divenne paese d'emigrazione. Centinaia di miglia di persone hanno lasciarono i due paesi belligeranti. Negli anni della guerra, i paesi produttori d’armi, vendevano le loro armi, sofisticate e intelligenti, ovviamente autorizzati dai rispettivi governi.

    L’immigrazione dunque, deve essere vista come un problema mondiale, e come tale va affrontato collettivamente. Ed è incredibile che le nazioni dell’Onu, in riunioni tanto spettacolarizzate, abbiano potuto decidere l’invasione di un paese membro, spendendo un fiume di denaro “pubblico”, con esiti tanto fallimentari. Non riescono a trovare soluzioni per fermare una guerra. Né riescono a produrre progetti di sviluppo in qualche paese povero.

    Molte nazioni spendono cifre enormi per acquistare nuove armi, anche l’Italia acquisterà i tanto discussi F35, e così spenderà circa quattordici miliardi. Se i fondi di tanti paesi acquirenti di quei velivoli della morte venissero impiegati per realizzare progetti di sviluppo nei paesi bisognosi, l’intero mondo cambierebbe radicalmente in meglio.

    L’ONU, fino a oggi è un’istituzione poco credibile, dovrebbe essere riformata e diventare un’istituzione seria, con il compito di monitorare continuamente le diverse problematiche dell’intero mondo. Potrebbe allora impedire da subito nuove guerre. Le nazioni ricche dovrebbero spendere una piccola parte del loro Pil a favore di progetti di sviluppo nei paesi poveri, che non possono rimanere dipendenti e poveri per eternità. Solo con la creazione di lavoro nei paesi poveri, i giovani avranno la speranza di migliorare il loro futuro e rimanere nei propri paesi. L’intera umanità ne trarrebbe vantaggi, altrimenti la corsa degli immigrati verso paesi ricchi continuerà con risvolti drammatici.

    Il Mediterraneo è diventato una fossa comune per tanti giovani disperati, che hanno una sola colpa: quella di essere nati in un paese povero, o in guerra. Cambiare mentalità e lottare per un obiettivo comune è possibile.

 

Kawa Goron, Milano, 10/09/2013

   

 

LETTERA

 

Un’altra speranza

 

Nel suo bell’articolo “A bocce ferme”, Paolo Bagnoli conclude con un’ironica esortazione: “E dunque: speriamo. In fondo, non costa niente”.

 

Sulla “speranza” condivido quello che diceva Monicelli: “La speranza è una trappola inventata dai padroni… Io spero in qualcosa che non c'è mai stata in Italia, una bella rivoluzione”.

    Vi segnalo un’intervista a Mario Monicelli che trovate su YouTube al seguente indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=YeR7whMvREI.

 

Camillo Coppola

   

 

LETTERA

 

Sinapsi vacillanti!

 

L’autore della lettera “Francamente me ne infischio” (v. ADL 10.10.2013) ci scrive un’altra lettera senza peli sulla lingua.

 

Egregio Direttore, nella realtà e non nelle astruserie dei Suoi mondi paralleli, esistono  miliardi di persone che ostinatamente continuano ad associare il nostro paese alla fantasia, alla genialità, al saper vivere. Quest'ultimo concetto pare non appartenerle, ma aiuta molto le nostre esportazioni. Poi c'è un gentiluomo svizzero (lei) con le sinapsi vacillanti che associa i problemi del debito pubblico con la prostituzione minorile. Se le capacità  di sintesi che le restano sono quelle evidenziate non fanno che confermare il popolare adagio: "La vecchiaia, che carogna!"

 

Vito Antonio Ayroldi

 

 

“Favoreggiamento alla prostituzione minorile”. Anche per questo reato è stato condannato un nostro ex Presidente del Consiglio. Il danno per il nostro Paese è enorme. Dopodiché noi italiani avremo pure la sinapsi della genialità, quanto meno da giovani, ma in giro per il mondo ci si domanda perché continuiamo a tenerci il Cav. In realtà, il popolo italiano lo sta mandando via, ma molto lentamente. (AE)

   

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo

 

Direttore: Andrea Ermano

Amministratore: Sandro Simonitto

Web: Maurizio Montana

 

L'editrice de L'Avvenire dei lavoratori si regge sull'autofinanziamento. E' parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che dal 18 marzo 1905 opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista".

    L'ADL è un'editrice di emigranti fondata nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera.

    Nato come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte durante la Prima guerra mondiale al movimento pacifista di Zimmerwald; ha ospitato (in co-edizione) L'Avanti! clandestino durante il ventennio fascista; ha garantito durante la Seconda guerra mondiale la stampa e la distribuzione, spesso rischiosa, dei materiali elaborati dal Centro estero socialista di Zurigo.

    Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha condotto una lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana, di chiunque, ovunque.

    Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo nella salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.

  

 

Allegato Rimosso
Allegato Rimosso
Allegato Rimosso
Allegato Rimosso