[Diritti] ADL 131003 - Io sono



L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero www.avvenirelavoratori.eu

Sede: Società Cooperativa Italiana Zurigo - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo

 

La più antica testata della sinistra italiana, fondata nel 1897

La Newsletter dell'ADL di oggi – 3.10.2013 – è inviata a 40'439 utenti

Direttore: Andrea Ermano

   

 

Per disdire / unsubscribe / e-mail a > unsubscribe_adl at vtxmail.ch

Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni

In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni

   

 

IPSE DIXIT

 

Io sono sereno - « Io sono sereno. Siate sereni anche voi. La verità vince sempre» – Silvio Berlusconi

   

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

    Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.03, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione o da fonti di pubblico dominio o da risposte ad E-mail da noi ricevute. Il nostro servizio d'informazione politica, economica e culturale è svolto senza scopo di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico e un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.03, 196, Art. 24).

   

 

EDITORIALE 

 

Inciampare due o più volte

 

di Andrea Ermano 

 

Inciampare due o più volte sullo stesso impedimento, non è cosa intelligente. Ma può capitare. L'occhio è debole, la memoria è debole, l'intelletto è debole, la carne è debole. Errare humanum est. Sbaglia il prete all'altare. Fa storto un solco il contadino. Talvolta sonnecchia persino il bravo Omero. Ed ecco allora due o tre versi di bassa lega. Può succedere che in lunghe Odissee ti scappi qualche caduta di tono. Lo dice anche Orazio. Sbagliare è inevitabile. Purché non si perseveri.

    Ma perché, di grazia, si persevera? "Per animosità", sostiene Agostino, individuando lì, nell'animo animoso, la mala radice di tanta malapianta.

    In effetti, resistere all'animosità è difficilissimo. Quello che l'animo animosamente desidera, poi se lo prende, regolarmente, e senza badare a spese, dovesse pur andare a vendersi l'anima al diavolo.

    Dunque, bisogna riconoscerlo, a saper correggere i propri errori si compie un’impresa degna di persone simili agli dei.

    Che dire, invece, di chi ha pervicacemente coperto di ridicolo la sua famiglia e un intero popolo, oltre che Mubarak?

    Certo, tutti facciamo degli sbagli. Ma lui ha tentato di trasformare l'intero Parlamento in un Dinner for one, con la Camera dei camerieri e il Senato dei maggiordomi.

    Sorge, buffo, un interrogativo. Come faremo quando il nostro tempo non sarà più scandito dal Porcellum?

 

cid:image001.jpg@01CEBF8E.2498D4A0

 

Freddie Frinton (“James”) in Dinner for one

        

 

L’analisi politica

 

AUSTRIA FELIX?

 

L’evoluzione del sistema politico e istituzionale austriaco

dovrebbe essere seguita con maggior attenzione dall’Italia

che cerca di riformarsi

 

di Felice Besostri

 

Le elezioni austriache del Nationalrat, la Camera dei Deputati, che con il Bundesrat costituisce il Parlamento austriaco, si sono svolte dal 2 al 29 settembre 2013. Il voto per posta è possibile dal 2 di settembre e lo spoglio segue quello dei voti espressi nei seggi. Di questa facoltà si avvale il 10% degli elettori, che quindi hanno inciso sul risultato finale peggiorando il voto dei Socialdemocratici e dei Liberali e migliorando quello dei Verdi e, in piccola misura, dei Popolari, come si desume dalle percentuali che di seguito riportiamo tra parentesi: SPÖ 26,9 (27,1), ÖVP 24,0% (23,8), FPÖ 20,6% (21,4), Grüne 12,3% (11,5), Stronach 5,7% (5,8), NEOS 4,9% (4,8).

    La grande coalizione rosso-nera uscente conserva ancora la maggioranza assoluta, ma è il peggior risultato complessivo SPÖ-ÖVP in questo secondo dopoguerra. Non è un’alleanza di corrispondenza di amorosi sensi, ma un matrimonio d'interesse, interessi non sempre limpidi; anzi, l’Austria potrebbe competere con l’Italia per scandali politici, con la differenza che colpiscono gli esponenti di partito, ma non i partiti in quanto tali. Dunque, questo primato spetta a noi, come pire il primato delle elezioni anticipate. Delle sedici legislature italiane otto sono terminate anticipatamente e la 17ma, appena iniziata, darà la maggioranza a quelle interrotte anzi tempo. L'Austria, con sette anticipate su venti, conquista un indiscutibile secondo posto europeo.

    Le grandi coalizioni hanno retto undici legislature, la maggioranza assoluta ÖVP una a fronte di quattro monocolori SP, tra cui uno di minoranza con Kreisky, che provocò elezioni anticipate per conquistare la maggioranza assoluta nel 1971.

    Fino alla fine degli anni '70 SP e ÖVP raccoglievano più del 90% dei voti validi e soltanto con il passaggio ad un sistema tripartito ci furono un governo SPÖ-FPÖ e due governi ÖVP FPÖ. L’unico governo tripartito di Popolari, Socialdemocratici e Comunisti del KPÖ fu nel primo del dopoguerra in regime di occupazione delle quattro Potenze Alleate, tra cui l’Unione Sovietica: periodo d’oro per i comunisti austriaci, che furono rappresentati nel Nationalrat per l’ultima volta nel 1956, cioè appena finito il regime di occupazione (luglio 1955).

    La Camera dei Deputati austriaca è composta da 183 membri, con i 52 seggi Socialisti e i 47 Popolari la maggioranza assoluta è superata di 7 seggi. Altre maggioranze non ci sono, a meno di una alleanza di Popolari (52), Liberali (40) e Verdi(24). Non sussisterebbero ostacoli di principio giacché nei nove Stati federati (Länder) le maggioranze sono multiformi. I Verdi per esempio sono a governo in cinque Länder, con le formule più varie: due con i Popolari (Tirolo e Austria Superiore), uno con Socialdemocratici e Popolari (Carinzia), uno con i soli socialdemocratici (Vienna) e, ultima in ordine di tempo, una con Popolari e il Team Stronach (Salisburgo).

    Stronach è un miliardario che ha fondato un partito personale populista e sostanzialmente di destra, anche se con toni meno xenofobi della FPÖ di Heinz-Christian Strache.

    Tutti i commenti parlano dei Liberali come i grandi vincitori delle elezioni. Non è vero se non in un’ottica ragionieristica, che guardi solo alle precedenti elezioni. La FPÖ, è vero, guadagna il 3,9% dei voti, mentre Socialdemocratici e Popolari perdono in percentuale e in seggi, ma nel 2008 la BZÖ, la Lega per il Futuro dell’Austria, fondata da Haider, aveva il 10,7%, se Strache avesse recuperato i voti persi da questa formazione il suo Partito avrebbe raggiunto il 24,7%, a anche così sarebbe stato di 2 punti sotto il 26,9%, il miglior risultato con Haider alla guida del Partito, cioè la stessa percentuale dei Socialdemocratici oggi.

    La FPÖ con i suoi programmi non è partner gradito in nessuna coalizione e ha la sfortuna di operare in un paese dove, a differenza dell’Italia, non esistono premi di maggioranza pazzeschi, che gli possano garantire il 55% dei seggi con il 27% dei voti, facilmente raggiungibili con un’alleanza con il Team Stronach, che, invece, è partner di governo in tre Länder in Carinzia e Bassa Austria (dove i seggi nell’organo esecutivo sono assegnati con sistema proporzionale come nei Cantoni svizzeri) e nel Land Salisburgo, in base ad un accordo politico programmatico.

    A Stronach non riuscì di entrare nel Land Tirolo, perché là non riuscì a strappare voti ad una lista altrettanto personale ma di un personaggio tirolese Fritz Dinkhauser, che ha dato il suo nome proprio al suo Partito FRITZ (un partito regionale, che dispone di 2 seggi nel Bundesrat).

    Vincitori delle elezioni sono la Lista Stronach con 11 seggi e i liberali democratici di NEOS con 9. Stronach ha guadagnato quasi il doppio di Strache e NEOS il 4,7% rispetto al 3,9% dei Liberali.

    L’evoluzione del sistema politico e istituzionale austriaco dovrebbe essere seguita con maggior attenzione dall’Italia che cerca di riformarsi: ha un sistema bicamerale, ma l’ultima parola spetta alla Camera dei Deputati; ha una forma di governo semi-presidenziale, con elezione diretta del Presidente, dotato di forti poteri sulla carta, mai esercitati, perché l’indirizzo politico è del primo Ministro. I partiti sono essenziali per la selezione del personale politico e le formazioni che seguono un’altra logica sono legate al successo del personaggio.

   Renzi, per esempio, ha come modello Stronach (“il partito sono io”) o Werner Faymann? O l’amico Fritz, in maniche di camicia come lui, ma con i pantaloni di pelle?

 

 

Pantaloni modello Fritz

   

 

SPIGOLATURE 

 

Lungo viaggio al

termine della notte

 

di Renzo Balmelli 

 

CONVERSIONE. Al termine del lungo viaggio attraverso la notte più tragica, convulsa e assurda della Seconda Repubblica, il governo di Enrico Letta ha ottenuto la fiducia col voto decisivo del Senato. Scontato quello della Camera in virtù della ampia maggioranza di cui dispone il Pd. Ma non è il caso di balzare in piedi sulla poltrona per compiere salti di gioia. Si può tutt'al più tirare un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo di una crisi al buio che avrebbe esposto l'Italia al severo giudizio della comunità internazionale. In questo clima di estrema incertezza economica e sociale, la prosecuzione del mandato, che verosimilmente sarebbe arrivata anche senza gli imprevisti e teatrali scarti di umore di Berlusconi , era un atto dovuto, un gesto di elementare responsabilità verso gli elettori. Come si può facilmente intuire la fiducia ritrovata è soltanto il primo passo di un doloroso processo di profondo rinnovamento della politica più che mai urgente, ma che sul suo cammino troverà però ancora parecchi ostacoli. Di questa destra improvvisamente convertita al buon senso sulla sua via di Damasco, difatti è meglio non fidarsi, specie dopo il drammatico Barnum messo in scena dal Cavaliere e dai suoi compari di merenda per assecondare quelli che Sergio Romano ha definito i conati velleitari di un uomo, l'ex premier appunto, arrivato al capolinea. Le prossime mosse diranno con maggior chiarezza se il ravvedimento dell'ultimo minuto è stato soltanto il solito giro di carte truccate per nascondere una sconfitta, oppure se il pentimento per i rischi fatali fatti correre al Paese era sincero. Ad ogni buon conto, definirsi come ha detto Alfano, " diversamente berlusconiano" nasconde non poche ambiguità. Visti i trascorsi è quindi consigliabile non abbassare mai la guardia e diffidare dalle profferte posticce d lealtà piovute in aula tra il lusco e il busco quando l'ala intransigente del Pdl, ormai alle corde, ha intuito, assieme al suo leader in affanno e rassegnato alla resa, che di questo passo si sarebbe trovata isolata all'opposizione senza poter contare sulle furbizie ormai consunte di Silvio.

 

CAOS. A fare il matto non è stato soltanto Berlusconi, ma tutta quella destra che passando con colpevole disinvoltura dal caos alla follia ha fatto sorgere inquietanti interrogativi sulla sua reale natura al limite dell'eversione. Per un volta, una sola, diamo ragione a Beppe Grillo che nel suo ossessivo e spesso inutile vociare impreca contro il teatrino della politica. Sbaglia tuttavia il comico quando sul palcoscenico ci mette tutti, in una ammucchiata senza distinzione di ruoli e di stile. Nel citare Croce ed Einuadi era implicito il richiamo di Letta all'ala liberale, moderata ed europea di una destra italiana di cui si rischiava di perdere le tracce, stritolata dalle spire di pitoni e pitonesse senza etica e senza decenza. Il laborioso passaggio a Palazzo Madama sancisce quindi nuovi equilibri tra le forze della maggioranza e dentro la destra di cui bisognerà tenere conto per non dilapidare il significato di una svolta che potrebbe rivelarsi provvidenziale al fine di riportare il Paese al ruolo che gli compete di grande potenza industriale. Per la prima volta Berlusconi ha dovuto inseguire i suoi che gli stavano sfuggendo. Se non è la fine è un altro passo sulla via del tramonto.

 

DERIVE. Enrico Letta è una persona per bene e glielo si legge in viso. Ovunque è stato, ha trovato porte spalancate e accoglienze calorose. Obama ha espresso il suo apprezzamento per la riconferma alla guida di un Paese amico di un alleato prezioso che a sua volta, come accade adesso a Washington, ha dovuto confrontarsi con pericolose derive populiste. Indecente ed eversiva la destra si sta dimostrando infatti pure negli Stati Uniti, dove non esita a spingere il Paese sull'orlo del baratro per contrastare l'odiatissimo inquilino della Casa Bianca e la sua riforma sanitaria. Un atteggiamento a dir poco suicida in nome di tardive e sordide rivalse. Beppe Severgnini ha scritto che se Berlusconi avesse amato l'Italia almeno un pò, non l'avrebbe tenuta in ostaggio. Col suo comportamento la destra repubblicana di sicuro non ama l'America, ma la tiene sotto ricatto senza avere tuttavia un progetto alternativo da presentare se non quello infarcito dai soliti e ripetivi slogan di facile suggestione sl Paese in mano ai comunisti.

 

IPOTESI. Se Roma piange, Berlino e Vienna non ridono. Il crollo verticale dei liberali in Germania e l'avanzata minacciosa dei nipotini di Haider in Austria hanno modificato mica male il quadro politico di due nazioni ritenute stabili e al riparo dai tormenti dell'italico governo delle larghe intese. All'ombra del Prater la " Grosse Koalition" rosso-nera si salva per il rotto della cuffia, ma si preparara a vivere giorni difficili per tenere a bada le pulsioni anti europee dell'estrema destra. Sotto la porta di Brandeburgo invece non si è ancora del tutto dissipata la diffidenza verso il " matrimonio degli elefanti", ovvero la grande coalizione tra i due maggiori partiti, SPD e CDU, che seppure tra i mugugni e lo scontento di entrambi gli schieramenti si va vieppiù ipotizzando come la più probabile via d'uscita dalla situazione di stallo creatasi dopo le elezioni. Roseo comunque il clima non è, tanto più che le ipotesi di una maggioranza alternativa di sinistra al Bundestag o di un monocolore democristiano minoritario non sono da escludere. Forse non era proprio questo il trionfo che Angela Merkel sognava. 

 

ORGOGLIO. Nell'Italia due volte devastata, prima dalle scelleratezze del fascismo, poi dalle rovine della seconda guerra mondiale, arrivò sugli schermi il capolavoro di Roberto Rossellini " Roma città aperta" che oltre a rappresentare il manifesto del neorealismo, mostrò al mondo il talento insuperabile di una delle maggiori attrici mondiali, quello di Anna Magnani. A quarant'anni dalla scomparsa della grandissima interprete, l'immagine della " sora Pina" abbattuta da una raffica mentre cerca di salvare il marito dalla furia nazista, fa di questa donna, come ebbe a dire Fellini, la figura femminile che diede agli italiani un motivo d' orgoglio dopo le privazioni della dittatura. E nessuno seppe uscire d scena come la Magnani, Mamma Roma, lupa e vestale, aristocratica e stracciona, quando nel film Roma chiude ridendo la porta in faccia al maestro di Rimini e con una sola frase conclude la sua magnifica carriera di attrice: Federico, vai a dormire! 

   

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

 

FONDAZIONE NENNI

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

Parliamo di socialismo

 

 

cid:image006.jpg@01CEBEFD.741E01D0

 


 

“Capitani” coraggiosi

 

di Alfonso Isinelli

 

Le vicende Telecom, Alitalia, Ansaldo che in questi giorni occupano le prime pagine dei giornali, sono la punta dell’iceberg del processo delle privatizzazioni in Italia negli ultimi anni. Posto che alcune delle aziende che sono state messe sul mercato in condizioni disastrose, vedi Alitalia, altre che erano, sia pur nelle difficoltà finanziarie (Telecom), dei fiori all’occhiello, sono state ridotte ai minimi termini sia a livello di valorizzazione patrimoniale, che di qualità di servizi. E altre ancora, vedi Ansaldo, che ancora oggi sono dei gioielli sia a livello economico che industriale, sono appetiti da cinesi e giapponesi, per la disastrosa gestione della casa madre, Finmeccanica travolta dalla corruzione di matrice politica. Ed è proprio questo il punto: l’incredibile incapacità politica nella conduzione di questi processi; incapacità in cui si sono distinti, paritariamente sia il centro-destra che il centro-sinistra.

    E’ storia che la consegna di Telecom ai “capitani” coraggiosi guidati da Colannino, avvenne per diretto volere di Massimo D’Alema (che coniò l’ardita definizione) con il solo risultato di farli arricchire quando, quattro anni dopo vendettero con enorme plusvalenza, a Tronchetti Provera, che l’ha usata come cassaforte personale, con l’appoggio del gotha bancario e finanziario italiano, per poi venderla, lasciando il cerino in mano al suddetto gotha, che oggi la cede (all’insaputa del suo presidente Bernabè!), a prezzi di saldo agli spagnoli di Telefonica, consegnandogli il vero asset strategico, la rete e il mercato brasiliano, che è l’unico con TIM Brasil, che crea utili.

    Al centro-destra (e ai sindacati) va invece attribuita la vicenda Alitalia: nel 2008 Air France era pronta a mettere sul piatto tre miliardi di euro ed accollarsene altrettanti rilevando i debiti della nostra compagnia di bandiera. Ma al grido dell’interesse nazionale, Berlusconi, poco prima delle elezioni, impedì a Prodi di chiudere l’operazione, con la complicità dei sindacati, che vedevano con preoccupazione i processi di ristrutturazione previsti dei francesi. Risultato: dopo le elezioni, il governo Berlusconi, cede la compagnia ad un nuovo gruppo di “capitani” coraggiosi (fra i quali spiccano i nomi di Riva, Ligresti, Caltagirone Bellavista, oggi tutti ospiti delle patrie galere) ad un miliardo di euro, mentre i debiti vengono caricati allo Stato, così come le spese per cassa integrazione, esodati, pensionamenti anticipati, visto che una notevole fetta di lavoratori viene mandata a casa. Fanno circa 6 miliardi di euro a carico del bilancio statale (quelli che oggi si cercano per IMU, IVA ecc.) con in sovrappiù la beffa che oggi Air France, acquisirà il controllo di Alitalia con appena 250 milioni.

    Che fare? Esclusa la nazionalizzazione, sia per i vincoli europei, sia, soprattutto, perché sarebbe questa classe politica a gestirla, il primo passo da fare sarebbe quella di ripristinare la golden share (che il governo Monti non aveva previsto per le telecomunicazioni!), almeno per quello che riguarda la rete telefonica, imponendo il suo scorporo e poi che si ricominciasse a programmare una politica industriale.

   

 

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

 

Organize!

 

7 ottobre, Giornata mondiale del Lavoro dignitoso promossa dal sindacato internazionale, alla sua settima edizione. Torna ad essere celebrata unitariamente in Italia. Al centro della mobilitazione il diritto alla sindacalizzazione, messo sotto attacco dalle politiche neoliberiste.

 

di Silvana Cappuccio e Leopoldo Tartaglia

 

Promossa dalla Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC-CSI), la Giornata Mondiale del Lavoro Dignitoso, il 7 ottobre, è giunta alla sua 7^ edizione e vede il movimento sindacale internazionale impegnato in centinaia di iniziative, in quasi tutti i paesi del mondo.

    Lo slogan scelto per quest'anno, “Organize” (“Sindacalizziamo”), sottolinea allo stesso tempo la necessità per il movimento sindacale internazionale di rispondere alla crisi economica e sociale globale aumentando la sua influenza, attraverso la sua forza organizzata e la rappresentanza di un numero sempre maggiore di lavoratrici e lavoratori, e quella di difendere uno dei diritti fondamentali – la libertà di associazione – sancito dalla Convenzione OIL n. 87 e uno dei pilastri del Lavoro Dignitoso, ma messo sotto pesante attacco da governi e padronato, e dal persistere delle politiche neoliberiste.

Cgil, Cisl e Uil, nell'organizzare – dopo diversi anni – un'iniziativa unitaria in occasione della Giornata Mondiale, hanno scelto il tema immediatamente correlato alla libertà di associazione, quello della libertà di contrattazione collettiva (Convenzione OIL n. 98), messa pesantemente sotto attacco in Europa dalle politiche della Troika.

    “Si puo' uscire dalla crisi senza contrattazione collettiva? Un confronto sull'attacco alla contrattazione a livello europeo e globale” è, infatti, il titolo dell'incontro che si terrà a Roma,dalle 9.30 alle 13.30 presso la sede dell'OIL, in via Panisperna 28. Interverranno, tra gli altri: Luigi Cal (Direttore Ufficio OIL di Roma), Anna Biondi (Vice Direttore ACTRAV OIL), Ramon Gorriz Vitalla (Segretario Nazionale CC.OO Spagna), Xavier Verboven, (Presidenza Gruppo Lavoratori CESE), Pierangelo Albini, (Confindustria).

       

 

Da MondOperaio

http://www.mondoperaio.net/

 

Ademar de Barros

 

Ebbe a definire sé stesso uno che

“ruba ma realizza” (rouba ma faz)

.

di Alberto Benzoni

 

Non stiamo parlando di un calciatore, ma di un politico brasiliano di oltre mezzo secolo fa. Di un signore che, nel corso di un’accesa  campagna elettorale, ebbe a definire sé stesso uno che “ruba ma realizza” (rouba ma faz). Attenzione: con si trattava di una dichiarazione spontanea fatta in sede giudiziaria; e nemmeno di una sorta di confessione pubblica, con annesso tentativo di giustificazione. Quello che il Nostro intendeva dire, rivolgendosi agli elettori, era semplicemente questo: “Ammesso e non concesso che io abbia rubato ( cosa che non mi è stata contestata in sede penale e che, nel caso, può essere considerata pratica corrente), voi non mi dovete giudicare, in sede politica, per la mia moralità ma per la mia efficienza; insomma non per le mie, eventuali, deficienze individuali ma per la mia capacità di venire incontro ai vostri bisogni collettivi”.

    Un’asserzione veridica? Non lo sappiamo. Come non sappiamo nulla dell’uomo, dei suoi trascorsi e dei suoi percorsi successivi. Pensiamo, comunque, che il suo nome debba essere ricordato per quella semplice battuta destinata a illuminare il dibattito politico allora e nei decenni a venire.

    Adhemar non posa a immoralista. Né rivendica, preventivamente, franchigie o immunità. Se incapperà in un processo, si difenderà con tutti i mezzi a disposizione: sempre però considerando l’evento come un rischio connesso al mestiere, e senza scandalizzarsene. A lui interessa rivendicare, nel mondo della politica, un principio base: che chi la pratica va giudicato dalla gente non in base alla sua moralità privata e/o pubblica – o, più esattamente, non solo in base a questa – ma anche, e soprattutto, in base alla qualità e ai risultati delle sue azioni.

    Impostazione, in linea generale, corretta. I notabili della destra piemontese erano, in tutti i sensi, più probi e meno spregiudicati di Cavour; Catone Uticense più virtuoso dell’affarista Giulio Cesare; gli spartani migliori degli ateniesi; e, per venire ai giorni nostri, Ahmadinejad  meno corrotto di Rafsanjani, e Bush padre e figlio più morigerati di Kennedy e di Clinton. Ma con il senno di allora e del poi nessuno potrebbe considerarli, per questo, più adatti alla gestione della cosa pubblica. Così come, con il definitivo affermarsi della democrazia come orizzonte naturale dell’agire politico, è per nostra fortuna totalmente scomparso il tossico mito di Sparta.

    Naturalmente, il nostro Adhemar non era per nulla qualificato a porre il problema (e per la verità non era nemmeno cosciente di porlo). In giro non c’erano né Cesare né Catone, ma  un politicante locale in lizza con altri nel medesimo eterno esercizio del voto di scambio: opere  pubbliche da appaltare, amici e poveri cristi da sistemare. Pure, con l’andare del tempo, il suo quesito ha acquistato sempre maggiore importanza, sino a portare a risposte sempre più radicalmente divergenti. Così stiamo assistendo, proprio nel nostro paese, ad una magistratura che sequestra la politica in nome di una supposta titolarità nella preservazione della virtù. E per converso a politici che rivendicano l’impunità in nome del consenso ricevuto.

    Ma non c’è da stupirsene. Il nostro è un paese di confine. Lo era una volta tra Est e Ovest. Lo è  oggi tra Nord e Sud. O più esattamente tra regimi di antica democrazia in cui il fattore decisivo nel giudizio sui politici è il “non rubare”; e paesi emergenti in cui pesa in modo determinante il “fare”. Così in Germania si è squalificati per avere copiato in parte una tesi di laurea, mentre i Parlamenti, centrali e locali, dell’Unione indiana sono popolati da pregiudicati (anche per reati di sangue). Così, nel nostro vecchio mondo, variamente egemonizzato dai ceti medi “sensibili”, la gente non si attende poi tanto dalla politica, ed è quindi molto attenta ai  comportamenti privati e pubblici di chi la pratica. Mentre, nelle democrazie dominate dalle attese dei poveri, alla politica si chiede tutto, sino a chiudere un occhio di fronte ai comportamenti di coloro che sono chiamati a soddisfare queste attese.

    Oggi, però, in India come in Brasile, in Thailandia come in Messico, il clima sta cambiando. Nel senso di una attenzione assai maggiore al “come” rispetto al “che cosa”; o, più esattamente, al corretto esercizio della politica come premessa necessaria per il raggiungimento delle sue finalità.

    C’è solo da sperare, allora, che l’oscillazione si fermi al punto giusto; così da consacrare all’oblio lo slogan del nostro Adhemar; ma non la natura dei problemi che poneva.

       

 

Da vivalascuola riceviamo

e volentieri pubblichiamo

 

Buona ripresa a tutti!

Nonostante tutto.

 

di Giorgio Morale

 

vivalascuola riparte con una puntata dedicata al TFA e al reclutamento degli insegnanti:

 

http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2013/09/23/vivalascuola-147/

 

Come reclutare gli insegnanti in Italia rimane questione irrisolta. Ogni governo aggiunge una modalità presentata come risolutiva ma che in realtà si somma alle precedenti. Così si creano sovrapposizioni che alimentano illusioni puntualmente deluse e minano la fiducia nello stato di diritto Con questa puntata riparte vivalascuola, con la scuola in non buone condizioni. Le promesse della ministra Carrozza di “riportare gradualmente l’investimento almeno al livello medio dei Paesi OCSE (6% del PIL)” sono un lontano ricordo. Il decreto “L’istruzione riparte” assegna alla scuola 400 milioni in 3 anni, mentre le sono stati tolti 8 miliardi nel triennio Gelmini. Non sono state riparate le incostituzionalità dei tagli operati dall’ex ministro Gelmini e del dimensionamento scolastico. Il nuovo anno scolastico comincia con la sensazione che in Italia nulla possa cambiare.

    

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

 

LETTERA

 

Un “Ipse dixit” surreale

 

Da anni riceviamo la vostra pubblicazione on line che mantiene vivo il socialismo tradizionale attento ai lavoratori. Non abbiamo mai interloquito direttamente ma ci spinge a farlo  l’ADL della settimana scorsa dedicato al XX settembre.

    Già l’ iniziale Ipse dixit – che alla frase di allora di Francesco de Sanctis accoppia una frase odierna di Papa Francesco – è surreale perché accetta tranquillamente l’ingresso nel dibattito politico civile del capo della Chiesa, facendo quello cui non era arrivato il Craxi del Concordato 1984, quando aveva dato la giusta indicazione “non affamate i preti” e pure si era ritrovato il pacchetto Acquaviva Tremonti dell’otto per mille che i preti li ha arricchiti fino ad oggi in barba alle scelte dei cittadini. ADL prosegue poi corredando l’opportuno titolo “I laici di fronte alle “parole nuove” di papa Bergoglio”,  con l’articolo di Ludovica Eugenio, interessante ma incentrato sulla panoramica dei giudizi circa i rapporti tra mondo cattolico e omosessuali. Quindi un articolo elusivo del tema del titolo. Per non eluderlo è indispensabile che i laici evitino sì l’anticlericalismo (funzionale ad un potere temporale di altre epoche) ma anche la ricerca nelle parole del Papa di novità convergenti con la laicità. Tale ricerca comprometterebbe tre caratteri fondamentali della laicità, la distanza irriducibile della cultura laica da quella religiosa, il cardine che è la diversità di ogni cittadino, l’estraneità laica al considerare la religione un interlocutore sulle regole civili.

    I laici non debbono vagheggiare cambiamenti di linea di cultura religiosa nel magistero di Francesco rispetto a Benedetto XVI, che non ci sono (non per caso la prima enciclica di Francesco è dichiaratamente opera di Ratzinger) e neppure potrebbero esserci. Debbono prendere atto laicamente delle novità che Francesco manifesta nel linguaggio e nell’approccio agli esseri umani, senza farsi  in tema di meccanismi delle regole civili. La Chiesa di Francesco intende più praticare la prossimità umana che non insegnare la fede, convinta che la prossimità è il concretarsi della verità della fede. Ma ciò non intacca né può intaccare il nucleo del messaggio civile laico: l’autonoma libertà del cittadino che si traduce nella sua sovranità nel costruire le istituzioni della convivenza attraverso il conflitto democratico tra cittadini diversi. Insomma, Francesco impernia la Chiesa sulla prossimità alle persone ma non sulla decisione delle persone, perché per lui la vita appartiene solo a Dio e al riconoscerlo. Perciò è urgente che il mondo laico rilanci la centralità civile del cittadino, che è il cardine del metodo laico, mostratosi efficace in secoli di pratica. E questo, purtroppo, ADL finora non lo ha messo in evidenza. Speriamo lo faccia presto.

 

Raffaello Morelli, Federazione dei Liberali

 

 

Caro Morelli, grazie della sua interessante interlocuzione, sulla quale torneremo prossimamente cercando di entrare nel merito di alcune importanti questioni che lei solleva. Per il resto, i nostri “Ipse dixit” sono spesso surreali, anche perché cercano di riassumere la situazione in una frase che ci sfida a riflettere. – La red dell’ADL

   

 

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo

 

Direttore: Andrea Ermano

Amministratore: Sandro Simonitto

Web: Maurizio Montana

 

L'editrice de L'Avvenire dei lavoratori si regge sull'autofinanziamento. E' parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che dal 18 marzo 1905 opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista".

    L'ADL è un'editrice di emigranti fondata nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera.

    Nato come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte durante la Prima guerra mondiale al movimento pacifista di Zimmerwald; ha ospitato (in co-edizione) L'Avanti! clandestino durante il ventennio fascista; ha garantito durante la Seconda guerra mondiale la stampa e la distribuzione, spesso rischiosa, dei materiali elaborati dal Centro estero socialista di Zurigo.

    Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha condotto una lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana, di chiunque, ovunque.

    Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo nella salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.

   

 

Allegato Rimosso
Allegato Rimosso
Allegato Rimosso