Anarresinfo. Del papa , il grillo, i marò, il Tav, il caudillo, il n ucleare, i profughi e tanto altro



Anarresinfo. Del papa, il grillo, i marò, il Tav, il caudillo, il nucleare, i profughi e tanto altro

Francesco o il lupo?
L’elezione di Jorge Bergoglio, gesuita argentino di origini astigiane, è stata una sorpresa che ha scompaginato le previsioni della vigilia.
Nello scontro durissimo tra Joseph Ratzinger e il suo segretario di Stato, Tarcisio Bertone, Bergoglio è stato presentato come una sorta di outsider, che vince contro i pezzi da novanta dei due schieramenti.
In un’epoca in cui la narrazione mediatica degli eventi concorre potentemente alla loro determinazione, la fazione vincente nello scontro diretto rischiava di partire in salita. Una salita che rischiava seriamente di essere molto ardua. (…)

Bergoglio pare indossare bene i panni di un papa che avvicina la chiesa ai poveri delle Villas Miserias argentine, che si nomina Francesco, pur essendo gesuita, che rifiuta sfarzi e omaggi, che si butta in mezzo alla gente.
Su di lui si allunga l’ombra scura della feroce dittatura che, negli anni ’70 torturò ed uccise 30.000 oppositori politici.
La chiesa argentina collaborò attivamente con la dittatura. Il nunzio apostolico Pio Laghi consigliava i generali sui metodi per massacrare ed uccidere con la benedizione di dio.
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No Tav. Senza grilli per la testa

È trascorso poco più di un anno dall’ultima grande manifestazione popolare No Tav. Tanta acqua è passata sotto i ponti della Dora. Il 25 febbraio dello scorso anno decine di migliaia di persone diedero la loro solidarietà ai No Tav arrestati il mese prima per la resistenza allo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena e per la giornata di lotta del 3 luglio 2011.
Due giorni dopo la polizia attaccò il presidio in Clarea, sgomberò la baita e si prese i terreni ancora non espropriati per allestire il cantiere. Lo stesso giorno la caduta di Luca da un traliccio dove si era arrampicato sperando di rallentare lo sgombero, innescò tre giorni di rivolta popolare, con l’occupazione dell’autostrada e lo sgombero violentissimo con ossa rotte, cariche, gas sin nelle case.
L’ultimo anno è stato segnato dal lento avanzare del cantiere, sempre contrastato dai No Tav, che, nonostante il moltiplicarsi degli arresti e dei processi, non hanno mai mollato.
Il movimento ha tante anime diverse ma la comune volontà di non ridursi ad un ruolo di mero testimone dei disastri e degli sperperi di un’opera inutile e dannosa.
La triste storia della lotta al raddoppio della base NATO di Vicenza, finita con le feste in uno scampolo di parco sottratto ad una struttura militare ormai costruita, rappresenta per tutti un monito ineludibile.
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Marò. Evasione di Stato
Dopo mesi di tira e molla il governo ha deciso per lo strappo. Per i due militari italiani accusati dell’omicidio di due pescatori indiani il ministro – e ammiraglio – Di Paola ha organizzato un’evasione di Stato.
Il governo era ormai in scadenza e con ogni probabilità difficilmente si sarebbe ripresentata un’occasione altrettanto favorevole. Un mese di licenza per le elezioni si è trasformato in una fuga concertata ai piani alti del ministero della Difesa.
Un esito scontato sin da quando i due marò vennero in Italia per Natale accolti con tutti gli onori dalle massime autorità politiche e militari. Per la licenza natalizia di due uomini accusati di omicidio ci si sarebbe potuti attendere un atteggiamento più sobrio.
Il punto è che i due uomini hanno sparato e ucciso indossando una divisa dell’esercito italiano, mentre svolgevano servizio antipirateria a bordo della petroliera italiana “Enrica Lexie”. Una “missione” voluta dall’allora ministro della difesa La Russa, un (post)fascista che ha dato un’interpretazione decisamente muscolare al proprio ruolo, moltiplicando il numero degli uomini e dei mezzi per i vari teatri di guerra nei quali è impegnata l’Italia.
Sparare e uccidere, indossando una divisa, è sempre lecito. Il primo impegno di ogni governo è garantire l’impunità agli assassini in divisa.
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Manicomio Criminale. Una follia senza fine
In Italia ci sono sei manicomi criminali, gestiti dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Ospitano circa 1500 persone abbandonate a loro stesse, in condizioni di disumano degrado.
Dal 1975 li chiamano Ospedali Psichiatrici Giudiziari, ma il nome non ha cambiato la cosa. La legge Basaglia che ha chiuso i manicomi non ha toccato queste strutture che sono una via di mezzo tra un manicomio ed un carcere: sono sorvegliati da secondini, gestiti da psichiatri.
Sono riservati ai “matti” che commettono reati e ai detenuti che il carcere ha fatto diventare “matti”.
Come conseguenza dell’inchiesta effettuata nel 2010 dalla commissione sull’efficacia del Servizio Sanitario Nazionale si è stabilito il termine ultimo – 31 Marzo 2013 – entro cui di tutti gli Ospedali psichiatrici giudiziari italiani dovranno essere dismessi. Ad oggi ancora nessuno dei sei istituti si è mosso verso un adeguamento alla normativa.
E’ quindi probabile che venga prorogato il termine per la chiusura.
Sebbene il superamento di ogni istituzione totale sia di fatto una vittoria, in questo caso, qualora smantellassero i manicomi criminali, ma non cambiassero la legge che li sostiene, verrebbero create nuove strutture, più accoglienti, nelle quali finirebbero sempre persone accusate spesso di piccoli reati, giudicate incapaci d’intendere e volere da un’arbitraria perizia psichiatrica. Il meccanismo della “stecca”, ossia il potere degli psichiatri di prorogare all’infinito la detenzione, ha condannato uomini e donne ad una sorta di ergastolo bianco.
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Il grillo, il satiro e l’uomo in grigio
Il risultato emerso dalle urne è stato un vero terremoto elettorale, il primo dal lontano 1994, quando la discesa in campo di Berlusconi, sotto l’insegna politico-calcistica di Forza Italia, decretò la nascita della seconda Repubblica. (…)
Tentare una sorta di genealogia dello tsunami è un esercizio necessario a comprendere cosa stia avvenendo nel nostro paese, al di là della declinazione assunta dal partito a cinque stelle nell’arena della politica istituzionale.
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Treno nucleare. La resistenza continua
Notte tra giovedì 14 e venerdì 15. Il trasporto di scorie nucleari da Saluggia a La Hague rimandato all’ultimo minuto lunedì scorso è stato effettuato questa notte. Nonostante il vento siberiano e il consueto silenzio che accompagna questi viaggi, lungo il percorso si sono formati presidi a Novara, Asti, Avigliana.
Ad Asti gli attivisti sono stati completamente circondati dalla polizia ma sono riusciti comunque a sfilarsi e a fare presenza a S. Damiano. Ad Avigliana intorno all’una un imponente apparato di polizia si è riversato sui binari accerchiando i No Tav che sul primo binario avevano srotolato lo striscione “Stop trasporti nucleari”.
La dirigente Lavezzaro ha indossato la fascia tricolore e ha intimato ai manifestanti di allontanarsi. Poi la parola è passata alla celere che ha spinto a forza fuori dalla stazione i compagni. Uno è stato ferito alla mano e alla coscia.
Questa volta, oltre al consueto nugolo di poliziotti della digos, era presente anche il loro capo Giuseppe Petronzi.
Nonostante l’enorme divario di forze gli energumeni in divisa hanno impiegato una buona mezz’ora a buttare fuori dalla stazione i No Nuke.
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Lotta sociale in Slovenia
Lo scorso sabato circa diecimila persone hanno dato vita ad un corteo contro le politiche di austerità imposte in un paese dove la disoccupazione giovanile tocca il 20%, quella generale sfiora il 13%..
Nonostante la caduta del governo e la nascita di un nuovo esecutivo, nonostante le dimissioni del sindaco di Maribor, la città slovena dalla quale è partita la protesta popolare che sta scuotendo il paese da quasi quattro mesi, si moltiplicano le iniziative di lotta.
A Maribor, al di là del generico rifiuto di tutti i partiti, si sta sviluppando un processo di autorganizzazione dal basso, che contesta l’esistenza stessa di modelli di delega politica permanente.
In tutti i quartieri sono nate assemblee popolari, dove la costruzione delle lotte si intreccia con una pratica politica che apre spazi di autonomia e sperimentazione extraistituzionali.
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Fukushima due anni dopo

11 marzo 2013. A due anni dallo tsunami che provocò un l’incidente nucleare della stessa gravità di quello di Chernobyl, l’obiettivo delle autorità giapponesi è creare le condizioni per la riapertura degli impianti.
La priorità è convincere la gente a non avere più paura.
La prefettura di Fukushima ha stretto un accordo con la IAEA (International Atomic Energy Agency) per alleviare le conseguenze dell’incidente. La cooperazione riguarderà il monitoraggio della radiazione, la bonifica, la decontaminazione e la tutela della salute umana.

Per contribuire ad una maggior “consapevolezza” della popolazione, la IAEA si impegnerà nell’organizzazione di conferenze, seminari e gruppi di lavoro, in cooperazione con l’università, per sensibilizzare sugli effetti dell’esposizione alle radiazioni sulla salute. Verranno affrontate, in particolare, le questioni della “paura delle radiazioni” e dei disturbi da stress per chi vive o viveva nella zona intorno Fukushima. Le autorità, che non possono eliminare la radioattività, cercano di “tamponare” la disperazione di chi è stato sradicato dalla propria terra, dalla propria casa, dal proprio lavoro e contemporaneamente di rendere serena l’esistenza di chi, qualche chilometro più in là, è stato autorizzato a rimanere confrontandosi quotidianamente con un pericolo che non si vede, non si sente, non si tocca. Continua…

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Chavez. Né lutto né festa
La morte del presidente venezuelano Hugo Chavez ha suscitato grandi emozioni, specie tra i poveri del suo paese e nella sinistra internazionale
orfana di eroi.
Sempre attuale l’ammonimento del Galileo brechtiano sulle epoche che hanno bisogno di eroi, più interessante analizzare l’avventura chavista partendo dalla materialità delle condizioni politiche e sociali della popolazione venezuelana.
Ne emerge un quadro contraddittorio, dove i miglioramenti sociali si mischiano con autoritarismo, corruzione e violenza. Continua…

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Pisa. I profughi resistono ed occupano
La fine dell’“
Emergenza nordafrica” è stata stabilita per decreto governativo il 28 febbraio.
Alla gran parte dei ventimila uomini e donne arrivati in Italia due anni fa è stato negato il diritto d’asilo, perché nonostante fuggissero una guerra, erano nati in uno dei tanti paesi dell’Africa subsahariana.
In questi giorni si sono moltiplicate le proteste di chi si è ritrovato in strada con cinquecento euro e un permesso umanitario di un anno.
I profughi di guerra accolti in una struttura della Croce Rossa a Pisa hanno deciso di resistere, occupando i prefabbricati, per ottenere il completamento di un percorso di inserimento mai intrapreso davvero dagli enti che hanno lucrato sui grandi fondi messi a disposizione dei profughi di guerra provenienti dalla Libia. Continua…

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Rigassificatore, una bomba in mezzo al mare

La scelta di costruire in Italia una decina di impianti di rigassificazione, nonostante siano inutili, dannosi e pericolosissimi, è l’ennesimo furto di denaro pubblico per interessi privati che caratterizza le scelte dei governi degli ultimi 20 anni.
Cos’è esattamente un rigassificatore? Chi ci guadagna? Dove li stanno costruendo?

Interessante l’intervento di Maurizio Zicanu, del comitato “No rigassificatore” di Livorno.
Ascolta l’intervista realizzata dall’info di radio blackout

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Ti ricordi di Fatih?
Sabato 2 marzo
, piazza Castello a Torino. Davanti alla prefettura ci sono due blindati, altri quattro sono piazzati davanti al Palazzo della Regione. Carabinieri in assetto antisommossa sono messi a guardia di quello spicchio di piazza. La digos occhieggia ma si tiene alla larga.
Gli antirazzisti piazzano una gabbia, un tavolino, due sedie, qualche cartello e un mazzo di carte.
La
storia di Fatih, l’immigrato tunisino morto nel CIE – allora CPT – di corso Brunelleschi nella notte del 23 maggio 2008, non la ricorda più nessuno. Ne resta traccia solo nelle carte del tribunale che ha deciso di processare 67 antirazzisti, che non vollero che su quella morte senza senso calasse il silenzio.
Oggi, complice la Samba Band e una giornata di inizio primavera, quella storia è tornata a vivere per le strade del centro cittadino. Un po’ di teatro di strada, tanti volantini e tanta gente che si fermava, domandava, commentava.
La lunga agonia del giovane tunisino, nel nuovo CIE di corso Brunelleschi, è il fulcro della manifestazione.
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Profughi in strada. Finita la festa per il terzo settore

28 febbraio è finita la cosiddetta “Emergenza Nordafrica”: migliaia di rifugiati in tutta Italia sono finiti in strada.
Nell’anno e mezzo trascorso dall’inizio del Piano di Accoglienza sono stati parcheggiati senza prospettive, tra incuria, assistenzialismo e mera carità.
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Migranti. Il buoi oltre il filo spinato del CIE
Per lunghi anni i governi di centro destra hanno giocato le proprie fortune sul tema del contenimento dei flussi migratori.
Entrare legalmente nel nostro paese è quasi impossibile: il meccanismo che rende clandestini è stato oliato con cura, messo al centro di una macchina tanto crudele quanto inutile.
Inutile perché il calo attuale dell’immigrazione è frutto della crisi e non della repressione.
Nell’ultima campagna elettorale il tema dell’immigrazione è pressoché scomparso, dimenticato, relegato nel limbo delle questioni che è meglio tacere.
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Appuntamenti

Sabato 23 marzo
23 marzo ore 14 - Marcia No Tav Susa / Bussoleno
Spezzone rosso e nero
Sabato 23 marzo si svolgerà una marcia popolare No Tav tra Susa e Bussoleno.

Anche questa volta ci sarà uno spezzone rosso e nero aperto dallo striscione “Contro il tav azione diretta autogestione.”
In questi anni gli anarchici sono stati in prima fila nella resistenza all’imposizione violenta di un’opera inutile e dannosa, ritrovando, tra un presidio e una barricata, tra un pranzo condiviso e una notte di lotta alle reti, tra un’assemblea popolare e una giornata di lavoro sui sentieri, le pratiche di azione diretta, condivisione delle decisioni, solidarietà che segnano ogni esperienza autenticamente libertaria.
Per info pratiche, pernottamento, viaggi continua qui la lettura

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Martedì 26 marzo

"Una Follia senza fine. Il manicomio criminale. Dalla non imputabilità alla reclusione a vita"
Martedì 26 marzo ore 21 - presso la sede della FAT in corso Palermo 46 - si terrà una serata sugli OPG, curata dal collettivo antipsichiatrico "Francesco Mastrogiovanni".
Introdurrà di Daniela Roselli.
Per approfondimenti clicca qui

Appuntamenti fissi

Ogni lunedì – ore 21 – incontro degli “Antirazzisti contro la repressione. Ti ricordi di Fathi?” presso la sede della fat in corso Palermo 46

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Ogni martedì riunione del collettivo antipsichiatrico “Francesco Mastrogiovanni” ore 21 in corso Palermo 46. Il numero contro gli abusi psichiatrici funziona tutti i giorni con segreteria telefonica. Il martedì – dalle 19 alle 21 - rispondiamo direttamente.

Segnati il numero e fallo girare. 328 7623642

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Ogni giovedì – ore 21 in corso Palermo 46 - riunione degli anarchici della FAT aperta a tutti gli interessati

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Ogni venerdì – dalle 13 alle 15 – anarres va in onda sui 105,250 delle libere frequenze di radio blackout. Se sei lontano puoi sentire anche in streaming accedendo dal sito della radio
www.radioblackout.org

http://anarresinfo.noblogs.org