Rimbocchiamoci le maniche e sporchiamoci le mani, qui ed ora.



Rimbocchiamoci le maniche e sporchiamoci le mani, qui ed ora.



Intermezzo necessario

“Pensavo di trovare in Italia uno spazio di vita, una ventata di civiltà, un’accoglienza che mi permettesse di vivere in pace e di coltivare il sogno di un domani senza barriere né pregiudizi. Invece sono deluso. Avere la pelle nera in questo paese è un limite alla convivenza civile. Il razzismo è anche qui: è fatto di prepotenze, di soprusi, di violenze quotidiane con chi non chiede altro che solidarietà e rispetto. Noi del terzo mondo stiamo contribuendo allo sviluppo del vostro paese, ma sembra che ciò non abbia alcun peso. Prima o poi qualcuno di noi verrà ammazzato ed allora ci si accorgerà che esistiamo”

Così , nell’estate del 1988, Jerry Essan Masslo parlò ai microfoni del Tg2 per un reportage realizzato fra i braccianti africani a Villa Literna.

Il 25 Agosto 1989 Jerry Essan viene freddato con 7 colpi di pistola dalla Camorra. fatale profezia la sua.

E’ cambiato qualcosa da allora?

Appena l’atteso accordo sulla legge elettorale sarà trovato fra le varie frazioni politiche, divise tra la necessità di far ricredere i cittadini nella politica e il mantenimento dei loro privilegi, la campagna elettorale comincerà a scaldare i motori.

Come premessa voglio spezzare una lancia a favore del governo Monti.

Non parlerò delle presunte misure economiche e legislative che l’esecutivo avrebbe varato per salvare il paese dall’orlo del baratro. Non ne parlerò perché il precipizio lo percepiamo ancora tutti sotto i piedi.

Ciò che ritengo meritevole di Monti e del suo governo è che la polemica sugli stranieri abbia abbassato i toni. Non so se questo è da riportare al fatto che all’improvviso gli stranieri sono diventati bravi e hanno smesso di delinquere? O ai mass media che forse repentinamente hanno ritrovato il senno e abbandonato il binomio extracomunitari/criminalità? O ancora al fatto che l’Italia ha ben altre patate da pelare, da non aver tempo ed energia da sprecare con quei quattro delinquenti romeni, albanesi e marocchini.

Perfino l’estate che svolge al suo scadere, fra olimpiadi e crisi, ha tolto il ruolo da protagonista che spettava di diritto ai vù-comprà.

Ovviamente non ho nessuna nostalgia della rozzezza leghista, dei toni allarmanti degli speaker dei TG mentre annunciano l’arresto di un senegalese con merce contraffatta o di un romeno per rapina a mano armata. Nessuna nostalgia dei teatrini televisivi allestiti appositamente per denigrare gli immigrati e terrorizzare gli italiani.

Lo scenario politico in Italia è desolante. Centro-Destra, Centro-Sinistra, Centro, Estrema-Destra, Estrema-Sinistra, Grillini, Montezemolesi, nessuno si salva dalla lunga traversata del deserto alla quale il pesante cortocircuito fra politica e società sembra condannare la classe politica e manageriale italiana.

Con quali argomenti gli aspiranti al governo, al parlamento e alle alte cariche pubbliche si presenteranno domani davanti agli elettori? Quale asso dalla manica possono tirar fuori senza evocare il tanto odiato spettro dello spread, dei BTP, BOT, Spending review e tutti questi tecnicismi che la gente non ha mai capito e di cui è stufa di sentirne ostaggio? Quali soluzioni hanno per la crescita, la disoccupazione e la povertà? Quali volti nuovi possono candidare se non gli stessi incalliti politici che c’erano prima, poi prima ancora, e prima di prima ancora?

Tutto ciò coincide con il dramma leghista. Che batosta!

Temo che lo spazio xenofobo e razzista che la Lega ha lasciato scoperto lo pagheremo caro, noi altri immigrati.

In assenza di un monopolio ufficiale e ufficializzato della battaglia contro gli immigrati, ecco che le porte della concorrenza si aprono a tutti.

La storia politica di tutti i paesi del mondo ci insegna che nei momenti difficili e in assenza di una classe politica valida, la parte della società che ne paga il prezzo più caro è quella debole. Gli immigrati non votano.

Forse non ho nostalgia di Borghezio, della Santanchè, della Mussolini, di Storace, e di chiunque altro abbia fatto dell’attacco agli immigrati il suo cavallo di battaglia, semplicemente perché mi aspetto di peggio.

In un momento in cui le distanze ideologiche fra una frazione e l’altra sembrano attenuarsi fino a scomparire del tutto e in mancanza di un progetto di società che definisce la direzione che il paese intende seguire, è improbabile aspettarsi un dibattito pubblico serio sul tema della migrazione, dibattito d’altronde mai avvenuto nemmeno quando il paese godeva di ottima salute.

L’agenda politica della destra e della sinistra preferisce tenere l’immigrazione in una zona d’ombra blanda che rende il fenomeno facilmente sfruttabile a seconda della congettura del momento.

Davanti a cruenti episodi di xenofobia (l’uccisione di Jerry Essan Masslo, i fatti di Rosarno e di Castelvolturno, l’uccisione dei senegalesi a Firenze) si alzano le voci per esprimere solidarietà , mentre di fronte agli sbarchi in Sicilia o davanti a reati commessi da immigrati la solidarietà cede il passo agli attacchi frontali e propagandistici.

Tutto ciò sembra assumere le sembianze di una distribuzione di ruoli ben collaudata fra le parti politiche, destra e sinistra comprese.

Cosa ci dobbiamo aspettare dalla prossima campagna elettorale?

Dove sono andate a finire le chiacchiere sulla possibilità di concedere il voto amministrativo agli stranieri non comunitari? Sullo ius soli? Sulla messa in atto di politiche serie di interazione? (non è un refuso, dico bene interazione e non integrazione).

E’ se la politica non intende aprire questo cantiere per il quale immagino non ci siano voci in bilancio, non è forse compito degli immigrati occupare tutti gli spazi di libertà disponibili per imporre alla vista dei politici e della società intera la loro esistenza?

Non è forse il caso che gli stranieri si mobilitino individualmente e collettivamente per frequentare le arene delle campagne elettorali facendo domande scomode, ingaggiando i candidati in discussioni serie e denunciando il populismo e la demagogia di politici a corte di idee?

Non è forse più utile che gli immigrati affianchino a quelle forme di militanza marginalizzanti all’interno di giunte ed associazioni per soli stranieri con un impegno più energetico dentro associazioni, partiti politici e sindacati, non per fare presenza, ma per esercitare delle operazioni di lobbying all’interno delle strutture decisionali?

Non è forse giunto il momento di mostrare che gli immigrati sono abbastanza maturi per poter immaginare un modello di società , senza nessun tabù né di ordine religioso, morale o politico, da suggerire al paese ospitante?

Gli immigrati devono capire che non è più tempo di vittimismo auto-assolvente, i diritti non si concedono, ma si ottengono attraverso una mobilitazione seria ed intelligente.

Rimbocchiamoci le maniche e sporchiamoci le mani, qui ed ora.

La fame di diritti che gli immigrati hanno, non solo gioverebbe a loro, ma nella ventata di freschezza che porterebbe, potrebbe contribuire anche a rinnovare la politica italiana. L’interazione significa dare e prendere, arricchire ed arricchirsi. Rendiamo l’Italia più ricca anche con le nostre proposte.