No Tav. Sabato antimilitarista alla Baita Clarea



No Tav. Sabato antimilitarista alla Baita Clarea

Sabato 23 luglio i No Tav della Rete “torino&cintura sarà dura” saranno
ancora alla Baita Clarea per una giornata di confronto, condivisione,
lotta.

Appuntamento alle ore 11 alla Baita.
Ore 12,30: pranzo condiviso: ognuno porta qualcosa e si mangia insieme.
Ore 14,30: assemblea sulle prospettive della lotta No Tav con chi c’è
Ore 16: andiamo a dare un rumoroso saluto agli alpini asserragliati nel
fortino Maddalena.
Ognuno porti striscioni, cartelli, bandiere, disegni per coprire le reti,
per dire e scrivere forte e chiaro: Da Kabul a Chiomonte: via gli alpini!

Alle 20 saremo a Susa in piazza D’Armi per l’iniziativa promossa dal
comitato locale.

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Da Kabul a Chiomonte: via gli alpini!

Lo Stato italiano combatte in Libia per il petrolio, combatte nel
Mediterraneo contro profughi e migranti. I militari italiani da 10 anni
sono in Afganistan, bombardano, torturano, sparano alla folla, uccidono i
bambini.
Da due anni i militari sono nei CIE, le galere per migranti senza carte,
sono nelle strade delle principali città, nei quartieri dove la povertà e
la crisi che si mangiano il futuro di tutti.
Ora gli alpini della Taurinense sono anche alla Maddalena, a presidiare il
fortino degli affari e dell’arroganza di Stato.

Le guerre di questi anni si coniugano nella neolingua del peacekeeping,
dell’intervento umanitario, ma parlano il lessico feroce dell’emergenza,
dell’ordine pubblico, della repressione.
Alla Maddalena ci sono gli stessi militari delle guerre in Bosnia, Iraq,
Afganistan, gli stessi delle torture e degli stupri in Somalia.
Guerra esterna e guerra interna sono due facce delle stessa medaglia. Lo
rivela l’armamentario propagandistico che le sostiene. Le questioni
sociali, coniugate sapientemente in termini di ordine pubblico, sono il
perno dell’intera operazione.
A dieci anni dalla caserma Raniero a dieci anni dalla Diaz e da Bolzaneto
come dimenticare le strade di Napoli e di Genova nel 2011, come
dimenticare i pestaggi e le torture?

Lo Stato italiano “festeggia” i suoi 150 anni con inni e bandiere, con le
parate e le feste degli assassini di professione. I soldati fanno le
guerre, ammazzano, incendiano, distruggono, stuprano. Le bandiere fanno
sembrare belli e sacri i massacri.
Una bandiera tricolore dal 27 giugno sventola sul fino spinato che serra
in una morsa il piazzale della Maddalena.

Il confine tra guerra interna e guerra esterna è divenuto impalpabile. Si
è frantumato in Libia, nelle galere per gli immigrati respinti
dall’Italia, tra le acque del Mediterraneo, nelle campagne di Rosarno,
nelle periferie delle metropoli, nelle gabbie per senza documenti, dietro
il filo spinato delle tendopoli.
Alla Maddalena di Chiomonte trasformata in fortino presidiato dagli alpini
della Taurinense.

La guerra umanitaria, l’operazione di polizia internazionale, la guerra
giusta, la guerra totale hanno di volta in volta modellato le politiche
del governo contro i nemici “interni”. Sono gli immigrati poveri, e con
loro, i miliardi di diseredati cui la ferocia di stati e capitale ha
sottratto un futuro. Sono tutti coloro che si battono contro un ordine
ingiusto, fondato sulla rapina delle risorse, la distruzione del
territorio, la negazione di ogni socialità senza merci. Sono quelli che si
mettono di mezzo, che sanno che la libertà, quella vera, non si mendica ma
si conquista, passo a passo, giorno dopo giorno.

La guerra va fermata, inceppata, boicottata.

Da Kabul a Chiomonte: via gli alpini!
Via gli alpini dall’Afganistan, via gli alpini dalla Val Susa