COBAS,I PANNI SPORCHI NON SI LAVANO ALLO SLAI.



 
COBAS,I PANNI SPORCHI NON SI LAVANO ALLO SLAI.
 
Da:  infoslai at fastwebnet.it
Inviato il:  5-ott-2009 18.12
A:  <<Undisclosed-Recipient:>, <>>
Cc: 
Oggetto:  Slai Cobas Poste
Sindacato Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale S.L.A.I.Cobas POSTE

Milano,3 ottobre 2009

Ai Cobas del coordinamento provinciale di Milano

Ai coordinatori provinciali

Brucia, Casamassima, Dell'Orfano,Lilliu, Milani, Negri, Parimbelli

Al coordinatore nazionale Delledonne

Oggetto: Richiesta convocazione coordinamento provinciale

Non avremmo voluto compiere questo atto formale, ma la realtà dei fatti ce lo impone.

Con questa comunicazione rivolta ai cobas del coordinamento di Milano ed ai coordinatori, vogliamo formalizzare la richiesta di convocazione del coordinamento provinciale.

Non stiamo proponendo una convocazione straordinaria ma una semplice convocazione ordinaria,secondo statuto da effettuarsi almeno ogni due mesi, mentre dal congresso di aprile ad oggi c'è stata una sola riunione.

Vediamo poi le ragioni di questo atto, e le implicazioni politiche connesse; cominciamo per ora ad esporre i fatti contingenti che ci spingono a questo intervento.

La questione è quasi banale: Poste Italiane da sempre ricorre alle sanzioni disciplinari con estrema facilità, sanzioni che nell'iter dell'art. 7 dello Statuto dei lavoratori, vede Poste rifiutare il collegio di conciliazione e avviare la causa per il riconoscimento di legittimità del provvedimento.

All'ordine del giorno (13 ottobre) c'è la convocazione della commissione di conciliazione ex 410 che riguarda un nostro compagno, già più volte colpito.

L'argomento riguarda una complessa vicenda legata all'uso dei palmari nella lavorazione delle raccomandate, un argomento quindi strettamente di categoria.

Abbiamo richiesto nelle scorse settimane ad alcuni dei coordinatori provinciali, di fare la nomina per uno di noi per depositarla in tempo all'UPL. Contattati in sede ci hanno rinviato al coordinamento provinciale; in quella occasione si è aperta una inaspettata discussione sul coordinamento, sui tempi,modi di convocazione o, meglio, di mancata convocazione ecc..

Abbiamo quindi presentato quattro righe, che qui riportiamo, prese in carico da Delledonne che ci ha rinviato a venerdì 2 ottobre con la riunione del “coordinamento provinciale”.

“Abbiamo la necessità come COBAS POSTE di avere un rappresentante autorizzato a trattare le questioni all'UPL sia per il collegio ex art 7 legge 300/1970 che per la commissione di conciliazione ex art 410. Generalmente si tratta di procedimenti disciplinari che Poste tramuta in cause. Il 13 ottobre abbiamo una commissione ex 410 per una sospensione. Non siamo riusciti finora a contattare nessuno o meglio nessuno si è sentito di assolvere a questo compito. Il coordinamento del resto non c'è, né si comprende più quando ci sarà. La questione è urgente.”

Venerdì, alla riunione dell'esecutivo provinciale, chè di quello si trattava, dato che certamente non era il “coordinamento provinciale”, Delledonne e Lilliu si sono espressi contro la nostra richiesta dicendo in sostanza che:”non è detto che ogni cobas debba avere un delegato all'UPL”.

Il coordinatore nazionale però è andato ben oltre, con altre motivazioni, così espresse: “a voi delle poste non concediamo nessun delegato finchè non avrete più tessere, finchè continuerete a pronunciarvi in modo pesante e provocatorio nei nostri confronti (gruppo dirigente), perchè avete ancora a che fare con Medina”.

Nessuno dei presenti ha obiettato a questa presa di posizione di Delledonne.

Nel merito delle risposte: può essere vero che non è assolutamente necessario che ogni cobas debba avere un delegato all'UPL.

Se si tratta di questioni di carattere generale, con cause che vedano in gioco licenziamenti piuttosto che consistenti cifre di denaro o altro, è bene che in queste sedi ci vada chi ha gli strumenti per garantire un esito positivo per i lavoratori coinvolti e non uno qualsiasi.

E' però certo che, salvo che si voglia stravolgere il senso di un sindacato autorganizzato, sarebbe in assoluto meglio che tutti, ogni singolo, fosse in grado di assolvere a questi compiti e, nel nostro caso,nessuno può fino a prova contraria dire che noi delle poste non siamo all'altezza di questo compito;quindi la motivazione è evidentemente strumentale e lo si comprende dalle altre parole di Delledonne.

Che significa la storia delle tessere, sono quelle ora a contare? Perchè, c'è qualcosa da guadagnare o spartirsi per cui chi ha più tessere comanda e vince? Funziona così ora lo SLAI?

Quale vergognosa colpa comporta inoltre “avere a che fare ancora con Medina”?

Premesso che “l'avvocato Medina” per lo SLAI Cobas delle poste in senso stretto, non ha in questi anni fatto alcuna causa, che la sola causa (RSU) che vede formalmente coinvolto lo SLAI è tra le mani di Rizzoglio; Medina per quanto ci riguarda non è né un bandito, né un traditore, né una persona da evitare o disprezzare, né pensiamo che usufruire della sua competenza professionale, come facciamo,seppure in modo assai relativo come abbiamo detto, possa autorizzare chicchessia a discriminarci all'interno dello SLAI.

Che significa che noi delle poste facciamo interventi provocatori nei confronti del gruppo dirigente,coordinatore nazionale in testa, per cui non abbiamo diritto?

Quali sono stati i nostri interventi provocatori? Forse quelli legati alla vicenda della scissione del 2005,nella quale di fatto ci chiamammo fuori dalla follia delle accuse e degli insulti scambiati a più riprese con i fuoriusciti e i legali “corrotti”? E poi dalla caccia alle streghe contro coloro che osavano dichiararsi non totalmente d'accordo con quanto stava accadendo?

In quei giorni ci fu chi si scandalizzo del fatto che alcuni cobas avessero fatto delle riunioni per discutere su quanto stava accadendo e quello fu, sin da allora, un segnale allarmante che oggi si manifesta in tutto il suo significato.

Su quelle vicende, evidentemente irrisolte, sarebbe opportuno che ognuno dei protagonisti facesse un bilancio di quanto è accaduto, anche in relazione a quanto sta accadendo oggi all'interno dello SLAI.

Oppure a disturbare è l'intervento sulla partecipazione di Delledonne al congresso di RdB di giugno e sulle sue affermazioni in quella sede? Oppure è quello sulla gestione del dopo Torino, quando abbiamo criticato, in forma estremamente blanda e senza sbandierarlo ai quattro venti, le scelte fatte, le parole gridate sul presunto filmato verità, che tutto faceva tranne che smentire le tesi di Rinaldini e compagnia, e l'uso – oramai una moda – dei filmati che hanno il solo effetto di mostrare tutti i limiti di chi si esprime.

Oppure, come dice il coordinatore nazionale, è provocatoria la richiesta per la nomina all'UPL, dove si dice che il coordinamento provinciale non c'è e non si sa quando verrà convocato? E' questa la provocazione oppure è un semplice ed incontestabile dato di fatto?

Ma poi, tanto per capirci, in quale parte dello statuto c'è scritto che è vietato esprimersi, anche sulle scelte dei dirigenti, pena la ritorsione? Da nessuna ovviamente e quindi questo episodio surreale è un nuovo pessimo segnale che deve, a nostro parere - ma non solo si direbbe - allarmare sullo stato delle cose e sul futuro dello SLAI.

Premesso che ci sentiamo parte integrante dello SLAI, che conosciamo bene i limiti oggettivi che un sindacato come il nostro necessariamente sconta, che comprendiamo e condividiamo in modo totale anche le difficoltà che la situazione generale pone sul piano personale ad ogni compagno, compresi i dirigenti, diciamo chiaramente che non vogliamo criticare e basta, o peggio provocare, come qualcuno sostiene, ma invece dare il nostro contributo per uscire da un momento critico.

E' dalla chiusura del congresso che la situazione sta procedendo per tendenze inquietanti.

Limitandoci nelle argomentazioni, sono due gli aspetti, tra loro complementari, di rilievo:

1. la gestione politica dello SLAI, gli obiettivi, le iniziative;

2. l'organizzazione e i suoi riflessi sulla democrazia interna.

Il congresso si chiuse all'unanimità - salvo sulla scelta di estendere la durata dell'incarico del

coordinatore nazionale per ragioni di continuità politica, per la quale abbiamo votato contro - con una valutazione della gravità della crisi e sulla necessità per lo SLAI di fare un salto di qualità.

Da ciò, come conseguenza, venne posto l'accento sull'assetto organizzativo (le commissioni, i

responsabili, ecc.).

Si chiuse anche con una sorta di affermazione di orgoglio da parte di alcuni, che valutarono la presenza, non preventivata, di tutti i rappresentanti dei sindacati di base, quale tributo alla nostra coerenza nel tempo e alla capacità di tener fede ai principi.

Questa valutazione fece dire che lo SLAI poteva e doveva essere al centro delle future azioni di difesa dagli effetti della crisi sui lavoratori e dalla recrudescenza dell'intervento di padroni, governo e sindacati di regime.

Insomma il congresso disse che lo SLAI avrebbe dovuto in qualche modo “egemonizzare” il

sindacalismo di base e indicarne i percorsi.

Magari fosse andata così; la realtà è ben diversa. Sul piano politico, oltre alle infelici prese di posizione sul processo di unificazione in atto tra RdB, Cobas e SDL, un dato è estremamente evidente: le scelte dello SLAI sono affannosamente alla rincorsa di processi e iniziative che vedono altre organizzazioni dettare tempi e contenuti.

Così è per la, seppur negata, condivisione del nuovo soggetto sindacale in corso di costituzione nonché, fatto questo molto concreto, per la partecipazione allo sciopero del 23 ottobre.

Su questa scadenza si può tentare di argomentare, come si è fatto col recente documento SLAI,cercando di adeguarla alle nostre valutazioni; pur accennando al fatto che non dovrebbe essere proprio così che si fanno le iniziative di lotta generali, poi però di fatto ci si accoda a quello che CUB e altri decidono, tagliandoci tranquillamente fuori da ogni ambito decisionale.

La stessa iniziativa di Napoli, che ci ha visti prima promotori e poi con RdB, testimonia la nostra debolezza; la democrazia sindacale è certamente argomento alto, ma sembra proprio che sia passato in secondo piano nel momento in cui al centro viene posto, ancora, la necessità del nuovo soggetto sindacale. Tra parentesi, non c'è traccia del dibattito, salvo l'introduzione di Malavenda e quindi non è dato sapere esattamente dello sviluppo del dibattito, per cui quanto espresso è il frutto solo di quanto è stato reso noto.

Vi è poi, all'interno dei vari organismi dirigenti, il conflitto latente tra i suoi componenti sulle scelte di gestione e le ipotesi politico-sindacali. Come un fiume carsico non visibile in superficie per lunghi tratti, salvo poi spuntare improvvisamente alla luce del sole, esiste una evidente frattura sulla gestione del rapporto con gli altri sindacati di base, CUB e RdB per intenderci.

Questo dato, manifestatosi con una fiammata nel giugno scorso, si è poi “interrato” e scorre ora in profondità. La critica nei confronti della tesi che regge il progetto del nuovo sindacato: il sindacato metropolitano, aleggia nell'aria ma non ha visto finora un ambito pubblico di dibattito.

Paradossale è di certo la tesi che a far propendere lo SLAI verso RdB sia stata la dichiarazione di solidarietà fattaci pervenire da questi nel dopo Torino, al contrario della CUB che non si espresse.

Nel contempo alle accuse degli uni per l'avvicinamento pericoloso con RdB si risponde con

l'affermazione di tifare per la CUB.

Su questo punto non c'è stato un dibattito chiaro, collettivo, esplicito; non sappiamo se c'è negli organismi dirigenti, ma se così fosse di certo nessuno ne è a conoscenza.

Si pone dunque il problema di chi decide, come e che cosa. E veniamo al secondo punto:

l'organizzazione e i suoi effetti sulla democrazia interna.

Nelle poche occasioni pubbliche, al solo coordinamento provinciale per capirci, è apparso evidente che l'accento sulla necessità dell'organizzazione ha assunto connotati decisamente distorti. E' sembrato di sentire Berlusconi quando dice che essendo lui stato eletto ora può decidere qualsiasi cosa.

Le reazioni alle critiche, ai dubbi su certi atti compiuti, hanno visto il gruppo dirigente Alfa rispondere in modo stizzito. Lo SLAI è il cobas Alfa? Certo nessuno ne può negare il ruolo determinante, la storia o il peso specifico, salvo voler apparire ridicolo. Eppure, tra i principi fondanti comuni dovrebbero esserci libertà di critica e discussione ma soprattutto uguaglianza.

La democrazia formale non è certo un valore assoluto ma se l'alternativa è che chi è più forte decide e gli altri stanno a guardare allora forse è meglio rifarsi agli elementari principi di rappresentanza, per cui, quanto meno, prima si discute e poi si decide a maggioranza.

Queste sono fantasie? Nello SLAI c'è assoluta democrazia? Non si direbbe e l'episodio dell'UPL ne è la limpida, seppur minima, rappresentazione.

L'atteggiamento di arroccamento del gruppo dirigente è una manifestazione di estrema debolezza. Se non si è in grado di riassumere in una sintesi propositiva le idee di tutti, non si è in grado di fare il dirigenti e il futuro è immediatamente a rischio per tutti.

Anche l'attuale latenza del coordinamento provinciale è un dato sconcertante.

L'averne fissato ogni due mesi la cadenza è stato un evidente errore; ma gli errori si possono

correggere a meno che non si voglia consapevolmente sostenere che il coordinamento è quello che vede riunirsi i coordinatori provinciali, perchè allora si è andati veramente fuori dalle righe.

Se, come si è detto, la crisi impone una salto di qualità nella partecipazione collettiva, nell'impegno e nella responsabilità anche personale, la strada presa va esattamente nella direzione opposta.

Gli effetti di questo stato di cose si ripercuotono sulla organizzazione concreta dello SLAI.

Le famose commissioni, i responsabili e tutta la prosopopea a seguire, i fiumi di parole spesi e il gran tempo perso da tutti, non hanno portato a nulla.

La ragione di ciò risiede proprio in quanto detto prima, se non c'è condivisione, se ci sono conflitti latenti, se c'è chi dirige e chi deve eseguire, non si va da nessuna parte.

La commissione organizzazione cosa ha organizzato? La posta elettronica? No. L'archivio documenti?

Dov'è? Altro?

La commissione comunicazione/giornale cosa ha prodotto? Zero.

La commissione legale? E chi lo sa.

Sembra che esista un problema di sede, perchè non si rende esplicita la necessità di ricercarne un'altra? O ci stanno pensando i dirigenti per cui è inutile preoccuparsi? Boh.

Questa, per quanto ci riguarda, è a grandi linee la situazione attuale nello SLAI, milanese certamente,ma per ovvie ragioni con effetti su tutte le altre realtà.

Non si tratta di cercare i colpevoli o, quanto meno, non è sufficiente. Si tratta di fare tutti uno sforzo per uscire dal vicolo cieco in cui ci si è infilati.

Si vuole veramente far credere che bastano gli incontri dei coordinatori provinciali (esecutivo) per mandare avanti lo SLAI?

A parte il fatto che neppure lo statuto lo prevede, attribuendo a questo organo il compito di mettere in pratica ciò che il coordinamento decide, perchè sprecare, in nome di una malintesa scelta organizzativa che di fatto ci sta portando per derive pericolose, le energie, le capacità, il tempo dei compagni, quando invece sappiamo tutti che questi elementi sono fin troppo limitati per far fronte alla situazione generale che ci attanaglia?

Bisogna ripensare in altri termini la vita dello SLAI, ragionando per trarre il maggior risultato possibile dalle nostre forze.

Il coordinamento provinciale deve avere una cadenza diversa, più adeguata alle necessità di tutti.

Le scelte di rilievo non possono essere gestite in ambiti separati ed esclusivi, ma devono trovare partecipazione e condivisione da parte di tutti i cobas.

Ma soprattutto si deve fare un'azione di totale chiarezza su quelle che sono le linee politico-sindacali che si vogliono seguire.

E' assurdo ipotizzare una discussione nazionale su quanto sta accadendo in ambito sindacale di base e sulle posizioni dello SLAI?

Il congresso su questo terreno non si è espresso per ovvie ragioni temporali, e quindi, oggi, chi decide quale sia la linea? Dobbiamo aspettare che qualcuno decida di portarci tutti nel nuovo soggetto in fase di gestazione? O, per contro, nella rinata e rigenerata CUB?

Ad esempio, sono certi, coloro che hanno preso la decisione di aderire allo sciopero del 23, che ci sia tra tutti i cobas un'unità di vedute? Non era il caso che se ne discutesse nel coordinamento provinciale? O si crede che basta diramare un volantino perchè tutti si accodino disciplinatamente?

Ci fermiamo qui, speriamo sinceramente che venga compreso il senso di questa presa di posizione e che possa servire per affrontare i problemi che oggettivamente abbiamo di fronte.

Saluti.

COBAS POSTE

PS per quanto riguarda l'UPL in qualche modo si farà, certo non accetteremo il dictat del coordinatore nazionale.