L'affare Boffo, omertà e ambiguità



Movimento per la società di giustizia e per la speranza
Cari amici,
                 il Movimento ha preparato questo intervento sulla gerarchia cattolica per il caso Boffo; per il quale chiede il vostro aiuto nell'invio e nella diffusione. Il documento può sempre essere fatto proprio e anche mutato.
Un saluto fraterno da Arrigo Colombo
 

 

Movimento per la Società di Giustizia e  per la Speranza

Lecce

 

Al Romano Pontefice Benedetto XVI

al Card. Tarcisio Bertone

al Card. Angelo Bagnasco 

ai Card. Angelo Scola e Dionigi Tettamanzi

 

L’affare Boffo, omertà e ambiguità

 

L’affare Boffo è stato ancora una volta per la gerarchia cattolica una partita persa. Un’infedeltà allo spirito del Vangelo. Uno scandalo per il laicato.

Infatti, durante tutto lo svolgimento della polemica fino alle dimissioni, la gerarchia altro non ha fatto che moltiplicare i suoi attestati di fiducia, quasi che quel caso fosse solo una montatura e non vi fosse nulla da capire, nulla da chiarire. L’attestato di fiducia al Direttore de L’Avvenire, il giornale della gerarchia cattolica italiana, nel timore che una macchia sul suo comportamento ricadesse sulla gerarchia stessa.

Un timore vano, cha invece doveva dar luogo al coraggio, alla volontà e all’opera di chiarezza, di trasparenza, alla spiegazione perseguita fino in fondo, nell’amore della verità.  

 

C’era stato un fatto grave, per colui ch’era il direttore del quotidiano cattolico; un comportamento gravemente scorretto, eticamente riprovevole: di molestie ed ingiurie telefoniche ad una giovane donna. Per il quale era stato denunziato e nel 2004 condannato dal Tribunale di Terni, sia pure per patteggiamento, al massimo della pena. Un fatto certo, una sentenza resa pubblica.

Boffo negò il suo coinvolgimento; disse che le telefonate erano state fatte da un giovane tossicodipendente della comunità di don Gelmini da lui assunto, il quale a sua insaputa aveva usato il suo cellulare (la magistratura aveva accertato che si trattava di quel cellulare). Boffo si sarebbe caricato della colpa, e anche del processo, per chiudere più rapidamente il caso. E quel tossicodipendente sarebbe poi morto per overdose.

 

Una spiegazione strana, accolta con scetticismo. Perché assumersi la colpa di un tossico e addirittura affrontare un processo in vece sua? in che cosa il processo di un collaboratore tossico avrebbe nuociuto al giornale e al suo direttore? E il fatto poi della morte, l’invocazione di un testimone morto. Il 65% della gente era convinta della colpa di Boffo.

 

Perciò la sua difesa doveva essere vagliata, bisognava andare a fondo. Costituire una Commissione d’inchiesta, ne valeva la pena. Raccogliere testimonianze all’interno del giornale, dove le cose si sanno e le voci corrono; raccoglierle dalla donna molestata, la quale sa certo distinguere una voce dall’altra; risalire alle intercettazioni. Alla fine un libro bianco avrebbe ristabilito quella verità che la gente cerca, di cui tanto parla il Vangelo, che la chiesa dovrebbe portare e testimoniare nel mondo. Si obietterà che la gerarchia già sapeva; ma allora perché non ha parlato, non ha spiegato?

 

Nulla di questo è stato fatto. Ancora una volta la gerarchia cattolica ha percorso il cammino dell’omertà e dell’ambiguità.

Lecce, il 21 settembre 2009

                                                                       per il Movimento il Responsabile

                                                                                Prof. Arrigo Colombo  

 

Arrigo Colombo, Centro interdipartimentale di ricerca sull’utopia, Università di Lecce

Via Monte S.Michele 49, 73100 Lecce, tel/fax 0832-314160

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