Torino. Per resistere al pacchetto sicurezza. Ven. in piazza Madama



Torino. Per resistere al pacchetto sicurezza

Venerdì 18 settembre
piazza Madama Cristina
Per resistere al pacchetto sicurezza. Serata antirazzista
Ore 19 aperi-cena benefit
Ore 21 assemblea e presentazione dell’opuscolo
“Sicuri da morire”.
Interverrà l’avvocato Simone Bisacca.
Ad oltre due mesi dall’entrata in vigore del pacchetto sicurezza una
serata per saperne di più della nuova legge razzista e confrontarsi sulle
strategie di resistenza.

Chi volesse copia dell’opuscolo lo può scaricare qui:
http://www.federazioneanarchica.org/antirazzista/materiali.html

Una calda estate nelle gabbie per immigrati
La rivolta dei senza carte
Oggi, quelli che si salvano dal mare, dai trafficanti d’uomini, dalle
guardie di frontiera ma non da uno Stato che li definisce “illegali”
vengono rinchiusi nei Cie, i Centri di Identificazione ed Espulsione. I
piemontesi che andavano in Argentina finivano negli “Alberghi” degli
immigrati. Felicia Cardano riporta i racconti sentiti in famiglia: “Mio
padre arrivò a Buenos Aires nel 1889 a bordo del 'Frisca'. Durante il
viaggio morirono il suo migliore amico e altre trenta persone. Lo misero
all'Hotel della Rotonda, un enorme baraccone di legno, dove si stava
stipati come sardine insieme ai pidocchi e alla puzza.”.

Sono storie di ieri, storie dei tanti piemontesi che partirono alla volta
del Sudamerica per cercare “suerte”, fortuna, ma videro la morte in
faccia, poi le baracche/prigioni, il disprezzo, lo sfruttamento bestiale.
Tanti scappavano dalla guerra, la prima, quella che si mangiò la vita di
tanti giovani contadini ed operai mandati a morire per spostare un
confine.
Tanti di quelli che oggi arrivano qui, da noi in Piemonte, scappano dalle
guerre e dalla miseria come i nostri bisnonni. Chi arriva ha negli occhi
il deserto, le galere libiche, il mare, i pescherecci che passano senza
fermarsi, i militari che vanno a caccia di uomini. Hanno negli occhi il
ricordo dei tanti lasciati per strada, morti senza tomba né umana pietà.
Pochi di loro trovano “suerte”, fortuna: per i più c’è lavoro nero, salari
infimi, paura, discriminazione, leggi razziste. Chi viene pescato finisce
nei CIE e di lì via, indietro, ancora verso l’inferno.

Le galere per immigrati senza carte le ha inventate un governo di centro
sinistra, la legge che li ha istituiti porta il nome di Livia Turco e
dell’oggi presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Lo stesso
Napolitano che in luglio ha firmato il pacchetto sicurezza, una legge
liberticida e razzista che prevede anche l’estensione della detenzione nei
CIE da due a sei mesi. Napolitano ha siglato le nuove leggi razziali, però
ha espresso “riserve”. Un bravo Pilato che si lava le mani di fronte a
Maroni e Berlusconi.

Da sempre nei CIE – ieri CPT - soprusi, pestaggi, cure negate, sedativi
nel cibo sono pane quotidiano. La resistenza e le lotte degli immigrati
rinchiusi nei CIE hanno segnato l’ultimo decennio. Negli ultimi mesi,
durante il dibattito sulle nuove norme, si sono moltiplicati gli episodi
di resistenza. Una resistenza spesso disperata fatta di braccia tagliate,
bocche cucite, lamette o pile ingoiate. Qualcuno l’ha fatta finita
appendendosi nei bagni. È successo il 7 maggio al CIE di Ponte Galeria a
Roma. Si chiamava Nabruka Nimuni, era tunisina, il giorno che si è
ammazzata era quello della sua deportazione.

In agosto, quando sono cominciati a fioccare i provvedimenti di estensione
a sei mesi della detenzione, nei CIE di Milano, Roma, Bari, Gradisca,
Bologna, Torino, Modena ci sono stati scioperi della fame, materassi
bruciati, suppellettili distrutte, attacchi alla polizia, proteste sul
tetto. Un po’ ovunque ci sono stati tentativi di fuga.
A Milano la protesta è dilagata il 13 di agosto. Dopo una nottata di
scontri 14 ribelli sono stati arrestati con l’accusa di violenza e
resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato e incendio
doloso. Alla prima udienza del processo contro di loro erano presenti
numerosi antirazzisti solidali. I reclusi stanno trasformando quel
processo in un “je accuse” collettivo contro i loro aguzzini.
Ovunque, nelle gabbie per immigrati, si levano urla. Urla nel silenzio.
È tempo di rompere il silenzio.
Viviamo tempi grami, tempi feroci e folli, tempi di guerra. La guerra
contro i poveri e gli immigrati, la guerra contro chiunque si opponga alla
barbarie.
Piovono pietre e nessuno può stare al riparo in attesa di tempi migliori:
mettersi in mezzo è un’urgenza ineludibile.

Se non ora, quando? Se non io, chi per me?

Prossime iniziative:

La rivolta in Iran
Mercoledì 30 settembre
presentazione dell’opuscolo
La rivolta in Iran
Resistenza e repressione nel paese degli aiatollah. Tra il “riformismo” di
certo clero e il messianesimo “laico” di Ahmadinejad.
Interviene Stefano Capello
Ore 21 in corso Palermo 46

Per info e contatti con la
Federazione Anarchica Torinese – FAI
Corso Palermo 46
La sede è aperta ogni giovedì dopo le 21
fai_to at inrete.it
338 6594361