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LETTERA A SUSANNA E FIAMMA NIRENSTEIN

 

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ISRAELE, LE ELEZIONI E QUELLO CHE HA SCRITTO AVI SHLAIM

 

Signore Nirenstein,

 

vorrei porvi due domande dopo avervi raccontato una breve storia.

 

Un giovane palestinese di Gaza viene a Londra e sente parlare di un professore ebreo di Oxford: Avi Shlaim.  Il professore è uno degli eroi della guerra del 1967, la guerra dei sei giorni, ed è un convinto assertore del diritto di Israele di esistere nei confini pre - 1967. Il professore ha scritto un articolo sul Guardian ( How Israel brought Gaza to the brink of humanitarian catastrophe -  The Guardian -  07. 01. 09 pag. 4-7 del supplemento G2).

http://www.guardian.co.uk/world/2009/jan/07/gaza-israel-palestine

 

Il giovane legge e resta stralunato dal contenuto dell’articolo.

Il professore non è un “leftist” alla Ken Loch, nè un membro segreto di Hamas. E’ un ebreo che pensa. 

Cerco di sintetizzare i concetti espressi nell’articolo.

 

Avi Shlaim scrive: 

 

v     Israele è un paese colonialista 

v     L’idea che il problema primario di Israele fosse quello della sicurezza è falso; lo scopo primario era il puro espansionismo.

v     L’occupazione dei territori palestinesi è stata una delle peggiori dei tempi moderni.

v     Il trattamento subito dai palestinesi è stato determinato dalla volontà di mantenere la popolazione in uno stato di abbandono e deliberato sottosviluppo.

v     Lo Stato creato nel 1948 è stato costituito sulle basi di una ingiustizia “monumentale” nei confronti dei palestinesi.

v     Gaza è un caso classico di sfruttamento post colonialista: i coloni presenti nel 2005 erano 8.000 su 1.400.000 residenti locali e controllavano il 25% del territorio, il 40% della terra arabile e utilizzavano le risorse idriche in maniera sproporzionata.

v     Le condizioni di vita nella striscia di Gaza sono un affronto ai valori civilizzati  e creano le condizioni per un incremento della resistenza armata e dell’estremismo politico.

v     Il ritiro da Gaza non è stato preludio alla pace ma condizione per una maggiore espansione nel West Bank.

v     Israele ha una lunga storia di collaborazione con i regimi corrotti arabi con lo scopo di contenere e sopprimere il nazionalismo palestinese.

v     I palestinesi hanno creato la più solida democrazia nel Medio Oriente con l’eccezione del Libano.

v     L’Europa e gli Usa hanno “vergognosamente” collaborato con Israele per “ostracizzare e demonizzare”  il governo legittimo di Hamas.

v     Si è sviluppata una situazione surreale: sono state imposte sanzioni internazionali verso gli occupati e non verso gli occupanti.

v     L’idea dei leader israeliani è di far apparire i palestinesi di Gaza come un problema umanitario con lo scopo di evitare il dibattito sulla lotta di questo popolo per gettare le basi per la formazione di uno Stato sovrano e indipendente.

v     L’immagine di Israele vittima è falsa; la verità è che la sproporzione tra la potenza militare degli israeliani e dei palestinesi fa dei primi un David che si batte contro un possente Golia.

v     La risposta agli attacchi di Hamas è stata eccessiva e allarmante: dal ritiro di Gaza 11 Israeliani sono stati uccisi dal fuoco di Hamas mentre i morti palestinesi, dal 2005 al 2007, sono stati 1.290 tra cui 222 bambini.

v     Non è stata Hamas ha rompere la tregua, ma l’IDF che ha ucciso, il 4 novembre del 2008, sei uomini di Hamas.

v     Il blocco israeliano è responsabile della catastrofe umanitaria di Gaza.        

v     Il rigetto del piano arabo del 2002 – che contempla concessioni e compromessi  - e alla base della lotta infinita.

v     Israele è guidato da leader senza scrupoli ed è, de facto, uno “Stato canaglia” (sic!), che viola impunemente le leggi internazionali, possiede armi di distruzione di massa e pratica il terrorismo.

 

Questo scrive  Avi Shlaim, professore ebreo di “Relazioni Internazionali” dell’università di Oxford.

Ripeto: uno degli eroi della guerra del 1967.

 

Il giovane palestinese è sconvolto.

Mi guarda e dice: “Allora ci sono ebrei che hanno capito come stanno le cose?”

 

Passa un giorno, é il 12 febbraio, siamo in un pub, e il giovane palestinese apre il Guardian che ci informa  sulle elezioni israeliane. La destra ha vinto alla grande. Su 120 seggi il Likud se ne è pappati 27, l’Yisrael Beiteinu di Avigdor Lieberman 15, 2 più del partito laburista. La Sinistra è stata demolita: lo schieramento che va dal Labour (non ci provi nessuno a venderci la patacca che Kadima è un partito di Centro Sinistra)

a Balad raccoglie 27 miseri seggi contro i 65 dell’ultradestra e dei partiti religiosi. Kadima che ha scatenato l’atrocità di Gaza raccatta 28 seggi. Vince, ma forse inutilmente.

 

E’un partito di Centro, Kadima? Etgar Keret ci ha detto più volte che le differenze tra i tre grandi partiti – Likud , Kadima e Labour - sono irrisorie. Sono varianti di un unico tema.  

 

Il giovane palestinese ci guarda e ci chiede: “Ma Israele è diventato un paese fascista?”

 

Gli leggo quello che ha detto Avraham Burg, ex Presidente della Knesset e Presidente d’Israele, nel 2000, per 20 giorni dopo le dimissioni di Weizman. Burg ha detto che il razzismo e il nazionalismo ebraico, incarnati da Lieberman, un tempo tendenze marginali, sono ora parte del carattere nazionale. E che questo lo addolora profondamente. E ha anche detto che votando per la destra neocon, Israele ha preso “un treno lanciato verso un precipizio ignoto”.           

 

Si giudica un popolo da quello che democraticamente esprime. Gli americani si sono tenuti Bush per otto anni, noi ci sorbiamo Berlusconi da 14. Un popolo sceglie e  si definisce attraverso la sua scelta democratica. Vox populi  vox dei. (Voce del popolo sarà, ma sicuramente non quella di Dio).

E il popolo sovrano di Israele si è espresso concedendo il 54 per cento dei voti a un aggregato di partiti di ultradestra, di fanatici sefarditi e di arabofobi.

 

Un mio amico italiano, mentre sorseggia una lager, mi dice: è come se in Italia avesse vinto Storace e facesse un’alleanza con Fiore, Romagnoli, la Mussolini, con un ipotetico partito antiabortista (come quello auspicato da Ferrara), con un ipotetico partito di “Eluanisti – pro - life” e con un ipotetico partito ultraleghista (alla Borghezio impazzito; cioè peggiore del Borghezio nostrano; il che è tutto dire!).

 

Un amico inglese spiega al giovane palestinese che se Netanyahu non ne vuol sentire parlare di uno Stato palestinese, l’Yisrael Beiteinu di Avigdor Lieberman invece lo vuole con tutte le forze. Vuole lo Stato palestinese e un Israele più piccolo ma senza arabi. Per esempio la città di Umm el Farhem - che è al cento per cento araba – deve essere concessa al nuovo Stato palestinese. Insomma un Israele ridotto ma con abitanti esclusivamente ebrei. Una “Padania” israelita senza terroni e “marucchén”  di sorta.

 

Il giovane palestinese guarda il mio amico inglese e chiede: “Ma questo benedetto Stato ce lo lasciano creare si o no?” 

 

L’inglese sorride e risponde: “ Ascolta, amico, nel 2008, le colonie israeliane nei territori occupati sono aumentate del 60 per cento. Una cosa stravolgente! Non rimangono terre per un vostro Stato. 

Netanyahu vi concederà le briciole, uno Stato a macchia di leopardo come il Sud Africa dell’Apartheid.”

“Allora non c’è via di uscita?” Chiede il giovane palestinese all’inglese.

“C’è Obama” risponde l’inglese “ma io non ci credo. Le lobby ebraiche sono troppo potenti.”

“E il piano arabo? Il piano sottoscritto da 22 paesi arabi, dalla Conferenza Islamica  che se accettato  normalizzerebbe i rapporti di Israele col mondo?” Chiede il giovane.

“Con quello ci faranno una bella barchetta di carta per navigare sul Mar Morto!”  Risponde l’inglese.

E vorrebbe dire un’altra cosa.

 

Ecco la prima domanda, signore: dati gli eventi, se voi foste il giovane palestinese cosa fareste?

 

Ed ecco la seconda: Avi Shlaim, secondo voi, è un’antisemita?

 

 

Paolo Ricci

 

ILFRACOMBE

DEVON

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