(Fwd) Paolo Farinella, prete: in merito alla querelle Papa-Islam



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Da:	"Paolo Farinella" <paolo_farinella at fastwebnet.it>
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<paolo_farinella at fastwebnet.it>
Oggetto:	Paolo Farinella, prete: in merito alla querelle 
Papa-Islam
Data invio:	Mon, 18 Sep 2006 21:35:20 +0200



Care Amiche e Amici,
mi sento costretto ad intervenire anche perché la mia posta si è intasata e 
molti mi chiedono un parere. Quelli a cui non interessa preventivamente 
cestinino subito, se a qualcuno può interessare, ne faccia l'uso che vuole. 
PRECISO PERO' CHE SU QUESTO SPECIFICO ARGOMENTO, NON 
RISPONDERO' né privatamente né pubblicamente. NESSUNO SI 
OFFENDA. Per me il discorso finisce qui, chi vuole prenderne spunto e 
continuare in mailing list, lo faccia pure, ma ho urgenza di occuparmi di altre 
cose.
Con amicizia a tutti.
Paolo Farinella, prete
      Riflessioni sulle reazioni scomposte al discorso del papa
                      di Paolo Farinella, prete

 Ho letto il comunicato di NSC. Ho letto altri interventi. Ho 
letto molto di quello che è stato pubblicato in questi giorni. Mi trovo a 
disagio e non condivido quasi nulla di ciò che viene detto e scritto, 
nonostante senta e rispetti la buona fede di chi ha scritto e/o ha 
parlato.
Per fugare ogni equivoco ripeto che ho appena dato alle 
stampe un libro intero, frutto di tre anni di ricerca, sulla stupidaggine 
della «civiltà occidentale» e lo scontro di civiltà, tra i cui cultori e 
fautori annovero anche Joseph Ratzinger prima e dopo papa. 
Chiarito ciò, mi pare che tutti gli interventi siano carenti di metodo e 
in molti trovo un atteggiamento preconcetto: anche se risuscitasse i 
morti, questo papa non piace. Ergo sbaglia sempre. E´ evidente che 
molti non hanno letto il discorso, altri lo hanno travisato 
preventivamente, altri lo hanno travisato ex post... scientemente 
perché detto dal «pastore tedesco». A me preme capire che cosa 
sta succedendo e non solo nel piccolo stagno dell´Italia, ma nel 
mondo intero e voglio capire il contesto delle cose, altrimenti di 
estrapolazione in estrapolazione rischiamo di morire di freddo in 
pieno mese di agosto. Esamino i fatti come li vedo io

1° fatto. A Regensburg il 12 settembre 2006, papa Ratzinger espone 
una lectio magistralis su «Fede, Ragione e Università. Ricordi e 
riflessioni». La lectio è di un genere letterario misto: è evocativo e 
rievocativo, con afflati storico-filosofici e anche teologici. Tutto nel 
solco della tradizione teologica cattolica (teologia fondamentale). Si 
può condividere o no, è una relazione accademica senza «infamia e 
senza lode». Da uno come lui che parte professorino, è consultore di 
un gigante del concilio, il card. Frising, diventa prefetto della 
congregazione della fede e poi alla fine gli scappa anche il papato, 
mi sarei aspettato molto, molto di più, anche a livello di ricordi e di 
testimonianza. Lui ha scelto il taglio che ha voluto.

2° fatto. Il tema della lectio non era l´Islam, ma «Fede e Ragione», e 
un passo centrale, ma esclusivo è la condanna di ogni costrizione 
alla fede con la violenza e la forza. E´ positivamente l´affermazione 
della libertà religiosa, sancita dal concilio Vaticano II. La citazione di 
Manuele II Paleologo, accademicamente parlando, è perfetta perché 
il papa la cita, ma non la fa sua. Precisa, infatti, che l´intero dialogo è 
stato trascritto dallo stesso imperatore qualche anno dopo (non è 
dunque un resoconto neutro, ma interessato) e dice [testualmente] 
che «in modo sorprendentemente brusco che ci stupisce, 
[l´imperatore si rivolge al suo interlocutore [persiano] semplicemente 
con la domanda centrale sul rapporto tra religione e violenza in 
genere, dicendo:...» e qui cita la frase incriminata: «Mostrami pure 
ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle 
cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per 
mezzo della spada la fede che egli predicava», dopo avere citato il 
Corano nella sura 2, 256 («Nessuna costrizione nelle cose di fede») 
e mettendo in evidenza la possibilità di una evoluzione nel pensiero 
del Profeta dalle origini alla maturità. In sostanza è una tiepida 
applicazione del metodo «storico-critico» al pensiero del Profeta 
come da ormai quattro secoli noi cristiani applichiamo al vangelo e 
alle parole di Gesù. Dov´è lo scandalo?

3° fatto. Si sono scatenate le folle «musulmane» che hanno reagito 
anche ammazzando gratuitamente una donna solo perché 
discendente dei crociati che nelle parole del papa (capo dei crociati) 
avrebbero hanno «offeso» il Profeta. Luoghi di culto date alle fiamme 
o assaltate. Sono convinto che nessuna di queste folle ha letto il 
discorso e la citazione, ma esse sono manovrate per fini interni e per 
egemonie internazionali. La reazione del mondo musulmano è 
pilotata, guidata e voluta indipendentemente dalle frase del papa, 
perché oggi qualsiasi occasione è buona per fare la voce grossa e 
presentare un mondo arabo-islamico assediato dal mondo infedele 
che s´identifica con il mondo cristiano tout-court. Possibile che 
nessuno sia in grado di fare un mino di discernimento e di 
valutazione altre i due centimetri del proprio naso? Non è un caso 
che le vittime designate di questa reazione non è tanto il vaticano, 
ma quelle forme di islamismo che vengono identificate 
strumentalmente come «moderati» che temono di essere scavalcati 
e di perdere quindi la loro rappresentatività. Il richiamo degli 
ambasciatori in vaticano è un fatto politico che esula dalle 
dichiarazioni del papa, ma affermano davanti al mondo e alle 
telecamere «chi rappresenta» gli interessi del musulmanesimo e chi 
invece è complice con il corrotto «occidente»: i cosiddetti musulmani 
moderati sono fumo negli occhi del fondamentalismo di matrice 
musulmana. Chi giustamente s´indigna per le il connubio «religione-
politica» in Italia, in Europa e nel mondo, deve essere coerente e 
deve pretenderlo anche dai politici e dai religiosi musulmani. Noi non 
possiamo accettare che il presidente dell´Iran ritiri l´ambasciatore dal 
Vaticano per una questione che riguarda le relazioni tra religioni. Se 
accettiamo che Mahmoud Ahmadinejad in qnuanto presidente del 
suo paese possa parlare come papa, noi rinneghiamo la 
separazione tra Stato e Chiesa per la quale ci battiamo in Italia. Non 
vi possono essere due misure.

4° fatto. Non esiste «l´Islam», esistono cento, mille Islam e ciascuno 
spesso in guerra con gli altri. Non esiste un interlocutore 
rappresentativo di tutti gli Islam, per cui è anche difficile muoversi in 
questa galassia di mondi chiusi. L´unico punto di forza è la lingua 
araba che pur non essendo unica, permette la comprensione a 
qualsiasi arabo di intendersi con un altro arabo. Quale Islam è stato 
offeso, quello sciita, quello sunnita, quello wahabita, quello kharagita 
oppure i musulmani ismailiti, sufriti, nuqqariti, idabiti, alatiti, sufiti, 
ecc. ecc.? A chi deve chiedere scusa Ratzinger? a quale di queste 
forme di islamismo? Il mio parere è che il pluriforme Islam come 
sistema non accetta che, attraverso la tv e internet, le sue masse 
escano dal loro isolamento e vedono le migrazioni anche come fuga 
da una religione che spesso s´impone in forma ossessiva e non 
lascia spazi alle libertà individuali. Il mondo moderno fa paura agli 
Imam (che non sono autorità, ma corrispondono, tanto per capirci, a 
qualcosa di poco di più dei nostri sacristi: non hanno una formazione 
specifica né liturgica né teologica, sanno leggere e forse cantare) 
che gestiscono un potere politico, economico e anche morale sulle 
coscienze. Tutto ciò sta entrando in crisi e queste reazioni abnormi 
ne sono la prova logica.

5° fatto. Nelle scuole ancora oggi a circa un miliardo e 200 milioni di 
musulmani sparsi nel mondo si presenta il cristianesimo come la 
religione dei «crociati» e ogni cristiano in terra araba (ne ho fatto 
l´esperienza per cinque lunghi anni, giorno dopo giorno, ora dopo 
ora) è considerato come un discendente dei crociati, perciò infedele 
per definizione e quindi passibile di morte in qualsiasi momento. 
Domanda: che c´entro io con i crociati? Negli ultimi otto secoli, dopo 
l´ultima crociata, non è successo niente? Dobbiamo espungere i vv. 
22-31 del canto XXVIII dell´Inferno di Dante perché Maometto vi è 
sepolto tra i «seminator di scandalo e di scisma»? Oppure dobbiamo 
cancellare la stessa scena dalla quattrocentesco affresco nella 
cattedrale di Bologna? Se non siamo in grado di fare distinzioni a 
livello di cultura, se non conosciamo la storia delle origini del 
musulmanesimo, allora hanno ragione i talebani afgani che hanno 
mandato in cenere i Budda del sec. V a.C. Mi pare che manchino le 
proporzioni sia nelle reazioni «occidentali» che in quelle 
«musulmane». Est modus in rebus. 

6° fatto. Tutta la fantasmagorica galassia musulmana ha un 
approccio fondamentalista con la Scrittura, fino al punto che nelle 
università si insegnano come «regole» morfosintattiche anche gli 
errori materiali perché sono parola del Profeta. Certo, poi dopo avere 
stabilito la «regola» con l´errore si fanno in nota mille eccezioni e 
possibilità per recuperare ciò che non può essere sostenuto. Ci 
vorranno tre secoli perché i musulmani arrivino ad avere un 
approccio libero con il testo sacro come lo ha il mondo cristiano oggi. 
Nel frattempo che facciamo? Il rispetto deve essere circolare. Io 
devo potere citare il Corano e non essere accusato di blasfemìa 
perché è un libro che appartiene anche a me e posso esporre il 
pensiero del Profeta anche se può dispiacere a qualche fanatico o 
qualche politico che se ne serve, strumentalizzando le reazioni del 
mondo occidentale e alzando la posta sempre più in alto, 
manovrando le masse ignoranti (etimologicamente). Non per questo 
devo essere ucciso.
Nel mondo arabo in genere vige ancora la cultura del sultanato e 
della tribù, quindi della personalità collettiva per cui non esiste un 
concetto di «persona» come assoluto, ma solo quello dell´individuo 
come parte di un tutto gerarchico. per cui può essere eliminato 
senza tanti problemi, se non conviene al «tutto»: la figlia che si 
ribella al padre, la figlia che veste all´occidentale anche se nata in 
Italia.
Amici sinceri di religione musulmana, mi dicevano nelle 
conversazioni a Gerusalemme: «Con la vostra democrazia vi 
invaderemo, con la nostra religione vi distruggeremo» e pur essendo 
amici io ero sempre l´infedele e il pronipote dei crociati. 

7° fatto. Stabilito ciò a livello di diritto e di principio, resta la 
questione dell´opportunità, anche se la citazione come è fatta non 
dava adito a reazioni come quelle che abbiamo visto. Il papa 
avrebbe potuto citare molti altri testi per affermare il principio della 
libertà religiosa e lo avrebbe potuto fare con espressioni più positive, 
citando direttamente il Profeta sul rispetto della fede che è 
incompatibile con violenza. Avrebbe anche potuto citare qualche 
esempio cattolico sull´imposizione della fede con la violenza come 
per esempio Bernardo di Chiaravalle, il più guerrafondaio dei 
medievali e avrebbe potuto dire a cattolici e musulmani che gli 
uomini crescono anche in comprensione e maturità e per fortuna non 
si fermano a quelle affermazioni perché la Storia cammina e lo 
Spirito la conduce. Non lo ha fatto. Perché? I casi sono due: o è un 
incidente o è voluto. Incidente, un discorso del papa, preparato e 
rivisto fino alle virgole a tavolino? Dubito che si tratti di un disguido. 
Personalmente propendo per il fatto che il papa e il suo entourage 
sapevano che vi sarebbero state reazioni abnormi oltre misura e 
nonostante ciò hanno calcolato il rischio. Motivo? Probabilmente per 
mettere il mondo occidentale di fronte alla reazione violenta e dire: 
«Avete visto? Scuotetevi, o voi che parlate tanto e non fate nulla»: 
parlate di diritti qui in Europa dove sono indiscussi, ma guardate nel 
mondo come sono conculcati quelli dei cristiani. A Novembre non vi 
sarà la visita in Turchia? Benedetto XVI è il card. Joseph Ratzinger 
che aveva detto no all´ingresso della Turchia in Europa. Capisco che 
c´è disorientamento in Vaticano, capisco che si cercano tutte le 
sponde di appiglio possibili, ma resta il fatto che nella dichiarazione 
di Bertone per spiegare il vero senso del discorso del papa non si 
trova di meglio che la citazione esplicita del concilio Vaticano II, cioè 
quell´evento dirompente del secolo scorso che Giovanni Paolo II e il 
prefetto della congregazione della fede Joseph Ratzinger-Benedetto 
XVI avevano messo in soffitta e svuotato della sua anima, 
annoverandolo tra i fatti ordinari della tradizione della Chiesa.

Conclusione: si può dissentire da questa politica miope e 
antievangelica, ma ciò non comporta che si debba condannare una 
citazione nel contesto di una lezione universitaria. Questo non è 
accettabile.
Personalmente penso che non dobbiamo chiedere nulla in cambio 
(Pera non parla di reciprocità?) agli immigrati, ma solo offrire ciò che 
possediamo di più grande e di più nobile: la nostra costituzione che 
tutela ogni singolo individuo e gruppo, il nostro rispetto in quanto 
persone e la nostra fede (chi crede) senza sconti e senza ambiguità. 
Tutto qui. Sono certo che la forza del diritto avrà la meglio sul 
fondamentalismo e la forza dell´amore avrà sempre la meglio sul 
sospetto e la violenza.
No, nessuno in forza della nostra democrazia c´invaderà 
perché nel momento in cui c´invade è anche invaso e contagiato e 
nessuno ci annienterà con la forza di qualsiasi religione: sono 
passati i tempi e definitivamente in cui si tagliavano le teste in 
ragione della religione. Oggi vi sono ancora sacche di questo tipo, 
ma sono gli ultimi rantoli del leone morente ed è per questo che 
vogliamo offrire agli immigrati qualcosa di più grande e di più forte: 
alla richiesta del permesso di soggiorno, esigere almeno un anno di 
scuola (a carico dei comuni), dove chi chiede di abitare e vivere in 
Italia impari a conoscerne la storia, la cultura, la dignità e le leggi a 
partire da quelle fondamentali dei diritti umani delle singole persone. 
Non possiamo tollerare che in Italia in nome di una cultura si 
possano infibulare le donne, si possano uccidere le figlie che non 
vogliono matrimoni combinati, si possano uccidere per una frase tra 
l´altro storica e all´interno di una riflessione accademica. Finché 
resteremo in questa emergenza, noi siamo ancora nel deserto a 
cavar acqua dai pozzi secchi.

Paolo Farinella, prete

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