28/01 Campobasso: proiezione di 21 GRAMMI



Spazio pubblico Autogestito
via Crispi, 28 Campobasso

SABATO 28 GENNAIO 2005
dalle ore 17 giornata autogestita studentesca
ORE 18 PROIEZIONE DEL FILM:
21 GRAMMI

ANNO: U.S.A. 2003
GENERE: Drammatico
REGIA: Alejandro González Iñárritu
CAST: Sean Penn, Benicio Del Toro, Naomi Watts, Charlotte Gainsbourg, Danny
Huston, Carly Nahon, Nick Nichols, Claire Pakis, John Rubinstein, Eddie
Marsan, Marc Musso, Carlo Alban, Wayne E. Beech Jr., Harmony Carrigan,
David Chattam, Annie Corley, Teresa Delgado, Catherine Dent, Terry Dee
Draper, Clea Duvall.
DURATA: 125 '

TRAMA: Il professor Paul Rivers (Sean Penn) e sua moglie Mary (Charlotte
Gainsbourg) scoprono che la loro unione è in equilibrio precario tra la
vita e la morte. Lui ha una malattia gravissima ed è in attesa di un
trapianto, mentre lei desidera fortemente un suo figlio, anche con
l'inseminazione artificiale. Cristina Peck (Naomi Watts), molto maturata
dopo gli eccessi di gioventù, è la devota sorella di Claudia (Clea DuVall),
la brava moglie di Michael (Danny Huston) e la madre affettuosa di due
dolci bambine. La sua famiglia emana speranza e gioia. Molto più in basso
nella scala sociale, l'ex truffatore Jack Jordan (Benicio Del Toro) e sua
moglie Marianne (Melissa Leo) lottano per provvedere ai loro due figli
mentre Jack riscopre una profonda fede religiosa. Un tragico incidente, che
causa un alto numero di vittime, porta queste coppie nell'orbita l'una
dell'altra. Dopo la tragedia, Paul deve confrontarsi con la sua mortalità,
Cristina decide di scendere a termini con il suo presente e, forse, il suo
futuro, e la fede di Jack viene messa a dura prova. Se qualcuno di loro
riuscirà a ritrovare un equilibrio, sarà a costo dell'equilibrio
dell'altro. Eppure li desiderio di vivere e l'istinto ad aggrapparsi
all'altro per avere un sostegno è sempre presente in ognuno di loro...21
grammi è il peso che si perde quando si muore, il peso portato da chi
sopravvive. Quanto pesano 21 grammi?
CRITICA a cura di Stefano Borgo: 21 grammi. E' tutta qui la differenza tra
la vita e la morte? Quante vite, quante possibilità abbiamo a disposizione?
E cosa significa morire? E' un cinema fatto di domande, quello del regista
messicano Inarritu. Punti interrogativi che si condensano e galleggiano
sulla pellicola. Fino ai titoli di coda, e oltre, dentro di noi. Storie
intrecciate dal Caso, o dal Destino, chissà. Storie di solitudine e
disperato amore, storie di morte e di speranza. Al centro di tutto, ancora
una volta, un incidente stradale. Un solo istante che cambia l’esistenza di
tante persone. Basta poco, per far scivolare una vita nell’abisso del
dolore. Un niente. La morte è sempre lì, in agguato. Può nascondersi dietro
ogni curva. E ci aspetta, crudele. Ma la vita non si arrende mai
facilmente, e lotta a denti stretti. Così, una persona può tornare a vivere
grazie al cuore di qualcuno che, all'improvviso, è volato via, verso il
cielo, accompagnato da due angeli biondi. E' la storia di Paul, e del suo
trapianto. Un cuore nuovo vuol dire una nuova vita? E poi c’è Christina.
Nuota e cammina, ma la sua vita si è fermata, impotente di fronte alla
morte che le ha strappato, in un solo istante, tutta la felicità e l'amore
del mondo. Come si può accettare un destino simile? E chi è davvero Jack?
Una volta non credeva in niente, ora crede con tutte le sue forze solo in
Dio. Ma il suo Dio lo tradisce e lo castiga, gli dilania l'anima con i
sensi di colpa per una curva presa troppo veloce. Così cerca di scappare,
da tutto e da tutti. Per ritrovare se stesso. Riuscirà a salvarsi dalle
infernali fiamme che gli bruciano dentro? Domande e storie che si
intrecciano, si aggrovigliano, fuggono avanti e indietro nel tempo. E'
questo lo stile di Inarritu, che anche per il suo secondo film sceglie un
montaggio straniante, spezzettato, disarmante: i frammenti delle tre
vicende sono cuciti assieme senza una logica apparente, senza nessuna
cronologia. Il finale all'inizio, storie che tornano indietro e che di
nuovo fuggono in avanti, in un continuo gioco di incastri. E ogni tessera
del puzzle è un tassello fondamentale per capire l'intreccio dei destini.
Quale idea di cinema sta alla radice dei film di Inarritu? E' il montaggio
il principale tratto distintivo del giovane regista messicano. Il tempo è
un concetto da manipolare, un meccanismo da smontare e ricostruire, un
gioco di delicati equilibri per tenere alta la tensione, per intrappolare
lo spettatore nel fascino della narrazione. E il gioco, in 21 Grammi, gli
riesce alla perfezione. Il film, infatti, è formalmente perfetto.
Raccontata con un semplice e ordinato montaggio parallelo, la storia forse
non avrebbe avuto la stessa forza. E che dire degli attori? Tutti molto
intensi e convincenti nei rispettivi ruoli, da Naomi Watts a Sean Penn, da
Benicio Del Toro alle semplici comparse. La macchina da presa scava dentro
i personaggi e cerca di penetrare, attraverso occhi, espressioni e
movimenti, dentro la loro anima, in quel groviglio di pensieri e speranze,
di dolori e di sorrisi, di paure e rimpianti. Le inquadrature sono sporche,
traballanti, spesso girate con la camera a mano, per stare proprio addosso
ai personaggi, appiccicati ai loro corpi, per essere tra di loro, e
coglierli negli istanti in cui le loro storie si compiono. La fotografia
sgranata accentua i contrasti tra luce ed ombra, tra caldo e freddo. Ma non
poteva essere diversamente. E ci pensa poi il montaggio a mescolare e
armonizzare tutti gli ingredienti. Nonostante la frammentazione estrema,
infatti, alla fine tutto torna. Troppo. Perché c’è anche qualcosa che non
convince fino in fondo, nel film. E forse è proprio questa sua perfezione,
per certi versi così simile a quella di "Amores Perros", primo film del
regista. Inarritu sarà uno di quegli autori che batteranno per tutta la
vita sullo stesso chiodo? Ma in fondo, non è neanche questo a lasciarci in
bocca quella strana sensazione...Perché allora quella punta di fastidio,
all'uscita della sala? Solo per la tristezza e la cupezza del racconto? Il
montaggio, soprattutto nella prima parte del film, gioca con noi
spettatori, ci confonde le idee, ci cattura, ci fa fantasticare un po' sui
possibili perché della storia. Ma quando arrivano i titoli di coda, abbiamo
già capito tutto, il puzzle è finito, completo, senza buchi, tutte le
tessere al loro posto. E non c’è più nessuno spazio per la nostra
immaginazione, per la fantasia. E nemmeno per l'interpretazione. E' la
speranza la chiave di tutto. Il finale è meno aperto di quel che sembra.
Eppure, alcune domande ci restano dentro. Non riguardano il film, né la
storia che, precipitando dentro lo schermo, abbiamo vissuto. Ma la nostra
vita, la vita di tutti. Quanto pesano 21 grammi? 21 grammi sono il peso di
cinque nichelini uno sopra l'altro, di un colibrì, di una barretta di
cioccolato. 21 grammi sono il peso della perdita, il peso che la morte,
nell'attimo esatto in cui arriva, ruba al nostro corpo. 21 grammi: che sia
allora il peso dell’anima? Che sia tutta qui la differenza tra la morte e
la vita? Quante morti abbiamo a disposizione? E cosa significa vivere.
Stefano Borgo - powerkaos at yahoo.it
VOTO:
CRITICA a cura di Olga di Comite: A confronto di quel che accade nel film
di Inarritu, anche la più drammatica e cupa delle tragedie greche sembra
avere una particolare leggerezza. Di rado in una storia si è riusciti ad
assommare un tale campionario di umane sciagure, col chiaro pericolo di
vedere l'incauto spettatore annegare nelle sue stesse lacrime. Forse per
questo è sembrato necessario al regista bilanciare cuore e viscere (in
senso proprio e figurato!) con alcuni espedienti tecnici e narrativi volti
a raffreddare la materia. A. G. Inarritu, come già aveva fatto nel
precedente "Amores Perros", contiene questo magma di fatti, sciagure,
colpe, in una struttura scandita in modo da scompigliare lo svolgimento
tradizionale diacronico. Si va dall'oggi allo ieri, dagli effetti alle
cause che li precedono, con una tecnica narrativa mossa e nervosa, esaltata
dalla camera a spalla, e da effetti di grande realismo dovuti a una
fotografia dalla grana porosa, che indulge sulle asperità della pelle nei
primi piani. Anche l'uso del colore è pensato, voluto ed efficace: blu per
Paul, rosso-giallo per Jack, a metà strada per Cristina. Basta tutto questo
a darci un buon film? No, anche se la prima mezz'ora di proiezione risulta
avvincente poiché si tratta di ricostruire con attenzione un mosaico.
Quando il quadro si è chiarito ai nostri occhi, l'espediente narrativo
diventa meccanicistico e mostra la corda, pur essendo innegabile la bravura
del regista e degli interpreti (primi fra tutti Naomi Watts e Sean Penn).
La prima, pur in bilico sull'abisso del melodramma patetico, si mantiene
miracolosamente in equilibrio. E che dire di Penn? Le pieghe della sua
maschera tragica sono perfettamente bilanciate da lampi languidi e
maliziosi dello sguardo e la sua energia interpretativa, anche in un film
così livido, ti prende. Se poi si pensa all'intelligenza dell'uomo, alla
sua indipendenza mentale, al suo essersi formato in una fucina artistica
come quella familiare, ai suoi film trasgressivi e graffianti (realizzati
anche quale autore come "La promessa" e "11 Settembre 2001") la simpatia
non può che crescere rispetto a tanti bellocci senz'anima. Probabilmente la
sua pesa qualcosa di più di 21 grammi...E veniamo al titolo e poi ai
contenuti del film. 21 grammi allude al peso che si perde morendo e che
poeticamente, ricordando antiche credenze come quelle degli Egizi, si
definisce il peso dell'anima. In quanto alla storia si tratta di tre
vicende che sembrano parallele, ma sono unite tra loro da un intreccio di
circostanze che si svela dopo le prime sequenze. Paul (Sean Penn) è un
insegnante molto malato in attesa di un trapianto cardiaco che può dargli
una speranza di vita; Cristina (Naomi Watts) è una giovane donna legata
alla propria famiglia (marito e due bimbi) che perde in un incidente
automobilistico; Jack (Benicio del Toro) è un piccolo delinquente,
ex-detenuto, che s'arrangia a sopravvivere e cerca nella fede, vissuta con
fanatico ardore, un riscatto possibile. Le vite di questi personaggi,
attraverso una ricostruzione sincopata, si snodano senza un prima e un dopo
nella loro interezza. Alla fine la morale è che in qualche modo la vita
continua con un filo di speranza, visto che alla morte succede presto una
nuova vita. Meglio non dire di più, altrimenti si dissolve quel desiderio
di ricomposizione del disegno, che, pur pensato molto a tavolino, è il
sostegno del film. Senza di esso l'opera sarebbe una mistura a foschissime
tinte non molto sopportabile. Olga di Comite - algodico at hotmail.com
VOTO: 6
CRITICA a cura di Marta Rizzo: 21 GRAMMI DI SENSO - Se sapessimo a cosa
corrispondono i 21 Grammi del titolo di questo film di Alejandro Gonzales
Iñarritu e li dovessimo mentalmente accostare a quella che genericamente
conosciamo essere l'industria onnipotente del cinema americano, forse ci
aspetteremmo un film lacrimevole, patinato, triste ma a lieto fine, con
attori belli e puliti. Invece, da qualche tempo, il cinema americano sembra
aver ritrovato quella libertà d'immagine e di racconto che ha vissuto con
pieno fulgore tra gli Anni '60 e gli Anni '70. Era il cinema di Cassavetes,
di Bogdanovich, di Peckinpah, di Pollack, di Altman, di Scorsese, di
Schlesinger, di Fosse, di Coppola e, a suo modo, di Stone...Insomma, un
cinema americano contro il cinema americano. Si è affermato, con grande
stima e passione da parte del pubblico internazionale, questo sguardo
indipendente, a basso costo, fatto di storie piccole di piccoli emarginati
di una grande società in fase di devastazione. Sarebbe un inutile elenco di
titoli quello che si potrebbe fare vedendo 21 Grammi e pensando a quanto
cinema si sia ispirato. Si parlerà, dunque, di cosa suscita la visione di
questo desolante scorcio di piccole vite americane. Paul (Sean Penn) è un
ex brillante professore di matematica: è gravemente malato di cuore, in fin
di vita. Si salverà. Christina (Naomi Watts) è una donna fragile che vede
crollare la propria vita, assieme a quella del marito e delle due piccole
figlie. Jack (Benicio Del Toro) è un delinquente comune, cerca riscatto in
una fede cieca e ossessiva, commette errori fatali, per la propria vita e
per quella di altri. Ma non c'è mai, o quasi, dolo nei suoi atti. E' un
uomo segnato, predestinato, designato dal cielo alla sofferenza. Ebbene,
queste vite minime, minimamente trascinate, si incrociano e si distruggono
tra di loro, in un film che è un puzzle senza soluzione. L'argomento
fondamentale da riservare a questo piccolo capolavoro tragico, è il
montaggio. Il cinema, più di ogni altra arte, consente di vivere, di
vedere, di sentire e percepire ciò che nella vita reale non accade. Il
tempo newtoniano da noi vissuto, è quello della linearità: un semplice
filo, più o meno lungo, più o meno segnato da curve. Ma possiede solamente
un passato, un presente e d un futuro, non c'è deviazione possibile. Il
cinema no, il cinema è un contenitore di tempi multipli: si può raccontare
lo stesso fatto, accaduto nello stesso istante, secondo infinite
prospettive differenti, o meglio, seguendo il percorso diegetico delle vite
dei personaggi che si sceglie di raccontare e di vedere. Allora, come
accade in 21 Grammi, lo spettatore si trova di fronte ad un tempo che non
gli appartiene. La percezione vacilla, la confusione delle immagini che si
susseguono senza un procedere lineare, spiazza e costringe ad un
interessantissimo e violento sforzo di ricomposizione dei tempi. 21 Grammi
ha questo enorme pregio: rende dissociato il tempo lineare e poi rimette a
posto i pezzi. Eppure, alla fine, il film non fa altro che ricompattare
pezzi di una sola, unica tragedia umana, fatta di perdita, di fato, di
realtà, di dolore fisico e morale, di stanchezza, bruttezza e sporcizia. Lo
spettatore, vedendo 21 Grammi, avrà ridato senso a immagini apparentemente
scollegate tra loro, sgranate, sporche, disarmoniche, tanto nella forma
quanto nel contenuto. Gli attori di questo puzzle esistenziale sono davvero
straordinari. In effetti, soprattutto nella parte finale, il film risente
degli eccessi di confusione iniziale; cade nel clichè del dramma a tutti i
costi; ha, a suo modo, un sinistro lieto fine. Errori, dunque, se ne
potranno trovare, ma la recitazione non si perde mai. Senza distinguere,
senza dire chi è più bravo di un altro, tutti i protagonisti e gli
antagonisti del film sono scelti, diretti e vissuti in modo davvero
magistrale. Resta da comprendere cosa siano i 21 Grammi. Potrebbero
sembrare una partita di droga, ma sarebbe troppo facile e banale. In questo
disastro reale, nel quale la malattia, la morte, l'ossessione, il tentativo
del suicidio, il desiderio di vendetta, l'odio, il rancore e l'amore si
intersecano e si confondono, i 21 Grammi non possono certamente essere
quelli di un po’ di cocaina (che pure c’è, nel film). America oggi in modo
irripetibile e straordinario, più recentemente e con minor successo
"Magnolia" e qualche altro film da accostare a questo, ci comunicano un
solo dato: il mondo dei sensi, il modo dei sentimenti, il modo dell’anima
hanno un peso reale, che il nostro intelletto ha misurato. Il peso
dell'anima è di 21 Grammi. Pochissimo rispetto a quanto la vita reale
sembrerebbe farci percepire.




Todo para todos... nada para nosotros.. 
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