La Tian An Men di Andijan: Amnesty International chiede al governo uzbeco di aprire un'inchiesta



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COMUNICATO STAMPA
CS66-2005

LA TIAN AN MEN DI ANDIJAN: AMNESTY INTERNATIONAL CHIEDE AL GOVERNO UZBECO
DI APRIRE UN'INCHIESTA

Amnesty International ha duramente condannato il ricorso alla forza contro
la popolazione civile di Andijan e ha chiesto alle autorita'
dell'Uzbekistan di aprire un'indagine rapida e indipendente su quanto
accaduto nei giorni scorsi, renderne pubblici i risultati e assicurare
alla giustizia i responsabili.

Per il governo, le vittime sarebbero alcune decine, per lo piu' militari.
Tuttavia, secondo testimoni oculari e il personale dell'ospedale di
Andijan, i morti sarebbero svariate centinaia ? tra cui donne e bambini ?
e i feriti ancora di piu'.

'La grande maggioranza delle migliaia di persone che manifestavano nella
piazza principale di Andijan, su cui le forze di sicurezza hanno aperto il
fuoco la sera del 13 maggio, invocavano la giustizia e chiedevano la fine
della poverta'. I militari, senza preavviso, hanno aperto il fuoco dai
blindati, mirando indiscriminatamente contro la folla' ? ha dichiarato un
portavoce di Amnesty International.

L'organizzazione per i diritti umani teme che le autorita' uzbeche possano
utilizzare i fatti di Andijan per giustificare un ulteriore giro di vite
contro il dissenso e la liberta' di espressione, con una conseguente nuova
ondata di arresti arbitrari in nome della 'sicurezza nazionale' e della
'guerra al terrore'.

Secondo attivisti locali per i diritti umani, le forze di sicurezza stanno
setacciando Andijan, casa per casa, alla ricerca degli organizzatori delle
manifestazioni e procedendo ad arrestare chiunque sia sospettato di avervi
preso parte. La situazione e' preoccupante anche a Kara-Sau, al confine
con il Kyrgyzstan, dove si e' estesa la rivolta.

'I manifestanti e le loro famiglie rischiano fortemente di essere
arrestati. La tortura contro i detenuti e' endemica. Ora, dopo aver
interrotto tutte le comunicazioni con Andijan e aver bloccato l'accesso
alla citta', le autorita' possono agire impunemente'  - avverte Amnesty
International.

La scorsa settimana piu' di un migliaio di familiari e sostenitori di 23
uomini d'affari, sotto processo per 'estremismo islamico', avevano dato
vita a una manifestazione pacifica, protestando l'innocenza degli imputati
e denunciando le torture da loro subite. La notte del 13 maggio, quando
uomini armati hanno fatto irruzione nella prigione locale liberando oltre
4000 detenuti. Non e' chiaro se vi sia o meno una relazione tra le
manifestazioni e l'assalto alla prigione. Le forze di sicurezza hanno
fatto ricorso alle armi per riprendere il controllo della citta', causando
un numero ancora non precisato di vittime.

L'anno scorso centinaia di persone ? attivisti islamici e loro familiari,
non coinvolti in atti di violenza ? sono state arrestate arbitrariamente a
seguito di una serie di attacchi dinamitardi e azioni suicide contro posti
di blocco della polizia e contro le ambasciate degli Usa e di Israele.
Decine di uomini e donne sono stati condannati per 'terrorismo', al
termine di processi irregolari nel corso dei quali sono state usate prove
estorte con la tortura.



L'Uzbekistan e' un partner-chiave della 'guerra al terrore' degli Usa.
Tuttavia Washington si e' vista costretta, nel luglio 2004, a sospendere
gli aiuti al paese. Quest'anno, ad aprile, la Banca europea per la
ricostruzione e lo sviluppo ha tagliato gli aiuti e gli investimenti
poiche' il governo di Tashkent non ha soddisfatto i requisiti sui diritti
umani richiesti da quell'organismo. Le elezioni parlamentari di dicembre
sono state criticate dall'Osce in quanto non hanno rispettato gli standard
internazionali relativi ad elezioni democratiche. Condanne a morte ed
esecuzioni continuano ad avere luogo.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 17 maggio 2005

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224, cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it






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