«Hans Küng: "Gli intellettuali dell´Islam"»



Gli intellettuali dell´Islam - di Hans Küng

A partire dagli anni Sessanta il mondo islamico è stato sorpassato da tutte
le regioni in via di sviluppo, eccetto l´Africa sub-sahariana. All´inizio
del XXI secolo l´arretratezza del mondo arabo nella gara internazionale
dello sviluppo è stata ormai constatata anche da molti arabi: secondo lo
Arab Human Development Report (Rapporto arabo sullo sviluppo umano)
presentato alle Nazioni Unite nel 2002, elaborato da eminenti studiosi e
politici arabi, il gruppo dei ventidue stati arabi - nonostante grandi
progressi nel campo educativo e sanitario - figura alla fine della
statistica mondiale (persino dietro a molti stati africani): negazione di
diritti civili e libertà economiche, deficit negli ambiti della formazione e
della ricerca e nella conversione produttiva del sapere, scarsa
partecipazione delle donne alla responsabilità pubblica e all´attività
produttiva (il 50% delle donne sono analfabete). Nonostante la ricchezza
derivante dal petrolio, il valore prodotto da tutti i paesi arabi messi
insieme (530 miliardi di dollari) nel 1999 non è più grande di quello di un
unico paese europeo come la Spagna. Mentre nel 1960 il reddito pro capite
dei paesi arabi era a un livello analogo a quello di altre regioni in via di
sviluppo, da allora si è aperto un forte divario, soprattutto rispetto ai
paesi dell´Asia orientale e sud-orientale.

Di fronte a tali fatti, le «teorie della congiura», che vanno in cerca di
cause esterne, sono certo comode ed emotivamente soddisfacenti per le
persone coinvolte, ma nel migliore dei casi non fanno che aiutare quei
regimi musulmani autoritari che in tal modo tentano di occultare le
repressioni e i fallimenti economici, politici e sociali all´interno dei
loro paesi. E poco utile cercare, come in una sorta di caccia al colpevole
(blame game), sempre nuovi capri espiatori (crociati, mongoli, spagnoli,
francesi, inglesi, americani), che dovrebbero giustificare il fatto che
questa civiltà, che per tanto tempo è stata la più forte, la più ricca e la
più culturalmente progredita del mondo, nel corso dei secoli si sia ridotta
ad essere, nell´insieme, una civiltà politicamente debole, economicamente
povera e culturalmente stagnante sotto molti profili.

Fortunatamente, dopo l´11 settembre 2001, ci sono sempre più musulmani che
riflettono seriamente e che, di fronte ai risultati deludenti dello sviluppo
del mondo islamico, sostengono che si deve capovolgere l´impostazione della
domanda formulata dall´islamologo britannico Bernard Lewis, professore
all´Università di Princeton, sotto il titolo What went wrong? (Che cosa è
andato storto?) Non si deve più domandare autocompassionevolmente: «Chi ci
ha fatto tutto questo?». Bensì autocriticamente: «Che cosa abbiamo fatto di
sbagliato?». Per poter proprio così domandare costruttivamente: «Come
possiamo fare le cose giuste?» Senza potermi qui addentrare
nell´argomentazione di Lewis: nonostante obiezioni giustificate, molti dei
suoi argomenti mi sembrano meritevoli di considerazione. Tuttavia si devono
operare due mosse correttive rispetto a Lewis:

- L´arretratezza dell´Islam non deve essere spiegata superficialmente solo
con fattori militari, economici e politici, ma chiama in causa anche la
dimensione di profondità culturale e intellettuale, quale si esprime nella
filosofia, nella teologia, nel diritto e nella mistica; l´aspirazione alla
vittoria militare, al benessere economico e alla libertà politica è
accompagnata infatti dall´aspirazione a conoscere, a sapere, a comprendere;
idee nuove e innovazioni tecniche possono affermarsi solo in una cultura
ricca di curiosità intellettuale.

- L´arretratezza dell´Islam non inizia solo con l´epoca moderna dell´Europa,
ma già nel XII secolo: quando ha preso congedo dalla filosofia e quindi
dall´autonomia della scienza profana, la cui autoaffermazione è stata ed è
rimasta possibile invece nel mondo cristiano. (...)

Di fronte all´Islam della sharia e all´Islam dei sufi la filosofia
arabo-islamica non ha avuto alcuna possibilità di svilupparsi e incidere
ulteriormente. Non giunse ad avere validità normativamente accettata e non
riuscì a sviluppare strutture e istituzioni dominanti e durevoli, per
esempio nel contesto dell´università. La filosofia arabo-islamica ha una
grande storia, ma non «fa» storia nell´Islam. Essendo stata sentita ben
presto come un corpo estraneo tanto dai dotti religiosi quanto dai sufi,
essa ha potuto avere un influsso temporalmente e sostanzialmente limitato
per lo sviluppo dell´Islam.

Forzando un poco i termini si può concludere: di fatto già nel XII secolo si
giunge a prendere congedo dalla filosofia arabo - islamica, e questo, come
solo molto più tardi si potrà vedere, è un evento fatale per lo sviluppo
intellettuale dell´Islam.
[«la Repubblica», 5/5/2005]

da Associazione Partenia http://utenti.lycos.it/partenia
"...desideroso della sola compagnia di quelli i quali comandano non già di
chiudere, ma di aprire gli occhi ..." Giordano Bruno