REFERENDUM SULLA FECONDAZIONE ASSISTITA




Bologna, 4 maggio 2005

Si avvicina il referendum sulla fecondazione assistita. Da L'Espresso, n.10
del  2005 leggo l'articolo di Umberto Eco che riporto qui di seguito (vedi
anche in allegato).  Mi sembrano considerazioni di grande interesse, sia
per il referendum in  sé, sia per quanto riguarda il comportamento della
chiesa cattolica, comportamento che può e che deve (a mio avviso) adeguarsi
alla cultura del tempo.

Sono comunque valutazioni  di un noto  studioso di San Tommaso come Umberto
Eco, valutazioni  che, a mio avviso, possono aiutare nella riflessione se
votare e se votare SI o No.  Personalmente voterò perché - come ha detto
Romano Prodi - mi considero un "cristiano adulto". Scriverò SI a tutti e
quattro i quesiti abrogativi perché questo, in coscienza, è il mio
pensiero. E voi?

Shalom-salaam a tutti, ma proprio a tutti, anche naturalmente al cardinal
Ruini.               Domenico Manaresi


Embrioni alla porta del Paradiso - di Umberto Eco

È curioso il ribaltamento della posizione della Chiesa sulla vita umana
rispetto alla dottrina di San Tommaso


Nei giorni scorsi Giovanni Sartori, sul 'Corriere della Sera' è intervenuto
in termini filosofici sulla questione degli embrioni e dell'inizio della
vita, citando ampiamente la posizione detta 'creazionista' di San Tommaso
d'Aquino. Si tratta di una posizione già ricordata negli ultimi tempi da
alcuni autori laici (io per esempio ne avevo parlato in una Bustina del
settembre 2000) ma che curiosamente non è stata mai ripresa negli ambienti
fondamentalisti cattolici.



La posizione di Tommaso (che nel corso dei secoli la Chiesa non ha mai
espressamente negato, condannando anzi quella opposta di Tertulliano) è la
seguente: i vegetali hanno anima vegetativa, che negli animali viene
assorbita dall'anima sensitiva, mentre negli esseri umani queste due
funzioni vengono assorbite dall'anima razionale, che è quella che rende
l'uomo dotato di intelligenza e ne fa una persona come 'sostanza individua
di una natura razionale'.



Tommaso ha una visione molto biologica della formazione del feto: Dio
introduce l'anima solo quando il feto acquista, gradatamente, prima anima
vegetativa e poi anima sensitiva. Solo a quel punto, in un corpo già
formato, viene creata l'anima razionale ('Summa Theologiae', I, 90).
L'embrione ha solo l'anima sensitiva ('Summa Theologiae', I, 76, 2 e I,
118, 2). Nella 'Summa contra gentiles' (II, 89) si dice che vi è una
gradazione nella generazione, "a causa delle forme intermedie di cui viene
dotato il feto dall'inizio sino alla sua forma finale".



Ed ecco perché nel Supplemento alla 'Summa Theologiae' (80, 4) si legge
questa affermazione, che oggi suona rivoluzionaria: dopo il Giudizio
Universale, quando i corpi dei morti risorgeranno affinché anche la nostra
carne partecipi della gloria celeste (quando già secondo Agostino
rivivranno nel pieno di una bellezza e completezza adulta non solo i nati
morti ma, in forma umanamente perfetta, anche gli scherzi di natura, i
mutilati, i concepiti senza braccia o senza occhi), a quella 'risurrezione
della carne' non parteciperanno gli embrioni. In loro non era stata ancora
infusa l'anima razionale, e pertanto non sono esseri umani.



Si può dire che la Chiesa, spesso in modo lento e sotterraneo, ha cambiato
tante posizioni nel corso della sua storia che potrebbe avere cambiato
anche questa. Ma è singolare che qui siamo di fronte alla tacita
sconfessione non di una autorità qualsiasi, ma dell'Autorità per
eccellenza, della colonna portante della teologia cattolica.



Le riflessioni che nascono a questo proposito portano a conclusioni
curiose. Noi sappiamo che a lungo la stessa chiesa cattolica ha resistito
alla teoria dell'evoluzione, non tanto perché sembrava contrastare col
racconto biblico dei sette giorni della creazione (su questo erano già
d'accordo i commentatori antichi, la Bibbia parla per metafore ed
espressioni poetiche, e sette giorni potrebbero anche voler dire sette
milioni di anni) ma perché cancellava il salto radicale, la differenza
miracolosa tra forme di vita pre-umane e l'apparizione dell'Uomo, annullava
la differenza tra una scimmia, che è animale bruto, e un uomo che ha
ricevuto un'anima razionale. Poi lentamente la chiesa ha non dico sostenuto
ma ammesso il darwinismo purché si riconoscesse che, nella continuità della
catena della vita dal primo unicellulare ad Adamo, s'inseriva una
spaccatura, il momento in cui a un essere vivente viene conferita un'anima
immortale. Solo i fondamentalisti protestanti (e qualche sciagurato
consulente del nostro ministero della Pubblica Istruzione) hanno continuato
ad avere orrore dell'ipotesi evoluzionista.



Ora la battaglia certamente neo-fondamentalista sulla pretesa difesa della
vita, per cui l'embrione è già essere umano in quanto in futuro potrebbe
diventarlo, sembra portare i credenti più rigorosi sulla stessa frontiera
dei vecchi materialisti evoluzionisti di un tempo: non c'è frattura (quella
definita da San Tommaso) nel corso dell'evoluzione dai vegetali agli
animali e agli uomini, la vita ha tutta lo stesso valore. E infatti Sartori
nella sua polemica si chiede se non si faccia una certa confusione tra la
difesa della vita e la difesa della vita umana, perché il difendere a ogni
costo la vita ovunque là dove si manifesti, in qualsiasi forma si
manifesti, porterebbe a definire come omicidio non solo spargere il proprio
seme a fini non fecondativi, ma anche mangiare polli e ammazzare zanzare,
per non dire del rispetto dovuto ai vegetali.



Conclusione: le attuali posizioni neofondamentalistiche cattoliche non solo
sono di origine protestante (che sarebbe il meno) ma portano a un
appiattimento del cristianesimo su posizioni insieme materialistiche e
panteistiche, e su quelle forme di panpsichismo orientale per cui certi
guru viaggiano con la garza sulla bocca per non uccidere micro-organismi
respirando. Non sto pronunciando giudizi di merito su una questione
certamente molto delicata. Sto rilevando una curiosità storico-culturale,
un curioso ribaltamento di posizioni. Dev'essere l'influenza del New Age.

Umberto Eco