Re: La lista consumo critico - sobrietà negli interventi



grazie, Nicoletta,
condivido appieno il tuo intervento moderatore.
Ognuno deve auto-contenersi, in uno stile di sobrietà anche linguistica. Altrimenti, se una mailing list è un'inondazione di affabulazioni su troppi temi, si smette di leggere. Se uno vuole fare una lunga riflessione su temi più ampi, potrebbe meglio spiegare il tema con 2 righe, e suggerire un link per chi volesse leggere tutto l'articolo. Suggerisco che i moderatori intervengano anche più spesso, cogliendo ogni occasione per richiamare alla sobrietà e correttezza.

Enrico Gorini
Rimini
----- Original Message ----- From: "Nicoletta Landi" <nicoletta at peacelink.org>
To: <consumocritico at peacelink.it>
Sent: Monday, June 15, 2009 10:27 PM
Subject: La lista consumo critico - che cos'e'


Danilo
il tuo stile di scrivere e' molto particolare, spesso retorico e sarcastico. Mi e' chiaro il tuo punto di vista sulla sovrappopolazione mondiale di cui hai spesso scritto in iista, e ne capisco il legame con questa lista anche se comunque non strettamente inerente.

Pero' ti chiedo ora di sospendere in questa lista i tuoi interventi sugli statali che trovo spesso fuori tema. Similarmente, anche il tema dell'economia liberista e della politica italiana rischiano spesso di essere un tema spinoso e ampio che si addicono meglio ad una lista di economia o di politica.

Mi rendo conto, che dipende dai punti di vista, tutto puo' essere considerato economia, tutto puo' essere ricondotto al consumo.

Pero' mi piace ricordare che il tema di questo lista ruota attorno a questi temi:

- cosa possiamo fare come consumatori per limitare o invertire le crisi sociali ed ambientali che ci aspettano di fronte - cosa ci limita in questi tentativi e quindi cosa possiamo fare per difenderci, sempre pero' in termini di consumo e di stili di vita (non in termini di voto, riflessioni filosofiche, ecc) - cosa succederebbe al nostro sistema economico una volta che il consumo critico diventasse realta'

Inoltre, credo sarebbe utile per facilitare il dibattito in lista, inserire interventi piu' brevi che magari inducano un dibattito anziche' delle lunghe riflessioni che magari a te paiono piu' complete ma che rischiano di mutarsi in monologo. Comunque, ognuno ha il suo stile, il mio e' solo un consiglio.

Grazie
nicoletta

Moderatrice della lista consumo critico di Peacelink




On 12 Jun 2009, at 13:15, Laboratorio Eudemonia wrote:






Amartya Sen, non si vive di solo Pil

"Benessere e progresso devono essere ripensati. Senza regole non è
possibile
realizzarli"

GRÉGOIRE ALLIX, LAURENCE CARAMEL

Ben prima che la crisi economica facesse riscoprire ai grandi governi
mondiali le virtù della regolamentazione, Amartya Sen, premio Nobel  per
l’Economia nel 1998, faceva parte di quegli economisti che difendevano il
ruolo dello Stato contro la moda liberista.

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/200906articoli/44500girata.asp




Sarebbe ora che questa gente scoprisse ciò che voi ormai sapete già.

Perché è proprio così: i Presenti, qui in Lista, ormai possono essere ben più avanti dei Nobél!

Infatti, chi ha letto gli ultimi interventi sullo statalismo, comprenderà bene perché il "liberismo", termine che certo non aiuta a capire cosa avviene, ha vinto e continuerà vincere: perché chi li vuole più gli statali!? "Ma siamo pazzi?" dicono i cittadini: "Piuttosto che agli statali ed agli statalisti meglio che il potere vada ai liberisti! Meglio che vada tutto in malora, a cominciare dall'ambiente, meglio morir di fame, piuttosto che finir sotto l'oppressione statalista!".


Leggete questo illuminante intervento proveniente da altra Lista:



On 10/06/2009 at 14.56 Alessandro Samsa wrote:

..

Ho avuto modo di osservare con i miei occhi la mutazione in negativo  di
conoscenti che, dopo essere entrati a lavorare nello stato, hanno  subito
un cambiamento del proprio modo di pensare, sentire e persino di essere a
favore - si fa per dire - del conservatorismo, dell'inclinazione alla
sottomissione (ma contemporaneamente anche al sopruso, perché questo è ciò che richiede lo stato ai propri servi nel doppio vincolo batesioniano che
diabolicamente crea) e dell'ottusità mentale.
Lo stato è infatti il più grande mostro che l'essere umano abbia mai
ideato, sui cui meccanismi di riproduzione sono state svolti vari studi e
molti altri potrebbero essere approntati, perché a ben vedere - non
esistendo più i grandi regni familistici della modernità che  portavano i
governanti a rimanere attaccati al proprio potere per ragioni di mero
opportunismo - è credo più corretto porre la questione in termini di
servitù volontaria che non di perpetuazione del potere da parte di una
casta, pure esistente e palese, che manterrebbe i propri privilegi  (nel
senso che questo è solo un aspetto della questione, non "la" questione
come l'apparato mediatico-spettacolare tende a far credere). Cioè è la
collettività che mantiene per proprio conto in vita il meccanismo di
autodistruzione a prescindere dai propri interessi (l'individuazione delle
cui ragioni porterebbe assai lontano).
Tutto questo sta però pian piano venendo alla luce, e - turandosi il naso
- ci si potrebbe anche addentrare in un'analisi di politica spicciola
dicendo che uno dei motivi della crisi dei partiti di sinistra in Italia,
da sempre principale bacino politico dei dipendenti statali, è che sta
emergendo la lotta intra-sociale tra i dipendenti statali  (paragonabili
agli schiavi dell'antichità, insieme ai lavoratori dipendenti) e i non
statali (gli individui semi-liberi).
Lottiamo pertanto insieme per un mondo libertario (anche su tante  altre
questioni...)!

..

http://it.groups.yahoo.com/group/bastaguerra/message/8706


Bello chiaro, vero?


Ed infatti proprio qui si gioca il nostro futuro: occorre riconoscere chi tra noi è uno statale e, zitto zitto, chiatto chiatto, meschinamente, fa finta di voler che il mondo avanzi, concedendo invece solo qualche misero contentino ai cittadini suoi sudditi in modo da confermarsi saldamente al potere, tacendo però su tutto ciò che realmente conta.

Avanti con l'autoidentificazione: chi è statale ma vuol davvero il bene del mondo si dichiari favorevole ad una periodica redistribuzione dei ruoli del Bene Comune, dell'oggi chiamata Pubblica Amministrazione, come in tanti onesti hanno già fatto. Quelli che rimarranno nascosti ed abbrancati al "loro" posto fisso vorrà dire che stanno in realtà tirando acqua al decrepito mulino dello Stato, che gli accorda indebiti privilegi. Presto li perderanno per sempre e da privilegiati diverranno paria.


Pacificamente, legalmente, civilmente, la Questione Pubblica va affrontata, denunciata e risolta.

Perché soltanto mandando in pensione stato e statali, i quali pur di non fare la cosa giusta tutto hanno confuso ed insozzato anche nel settore privato diffondendo ovunque infelicità, rabbia e sofferenza, e riorganizzando invece la società su rette ed equilibrate basi che sappiano far innamorare ed amoreggiare, letteralmente accoppiare con passione e fremere e gemere di piacere, collettività e beni comuni da una parte e proprietà privata e libertà individuali dall'altra, facendo sì che si completino ed arricchiscano vicendevolmente, ogni cosa potrà trovare il suo giusto posto.

E la felicità di ognuno si eleverà allora come mai prima.



Danilo D'Antonio
figlio di statali










































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