rassegna stampa: IL CORPO FORESTALE DELLO STATO A CACCIA DI OGM.



a cura di AltrAgricoltura Nord Est

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tratto da "Green planet" - 20 mAGGIO 2006
IL CORPO FORESTALE DELLO STATO A CACCIA DI OGM.

Quasi tremila i sequestri, un centinaio i reati accertati e più di ventimila
i controlli effettuati nel 2005. Dal 2003 ad oggi un impegno senza sosta in
un settore sempre bollente.

Quando si parla di Ogm il dibattito si fa sempre animato. Anche quando l’
occasione è la presentazione dell’attività per il 2005 di un corpo speciale
in campo di sicurezza, la Forestale. "Ogm: una strada senza ritorno?" è il
titolo di un incontro che ha riunito attorno allo stesso tavolo
rappresentanti dei consumatori, delle industrie del biotec, esperti di
nutrizione e fedelissimi della lotta a tolleranza zero contro il
"frankenstein food".
Ma è anche l’interrogativo di tutti, o quasi.

Quanto all’attività straordinaria a tutela del consumatore del Corpo
forestale, iniziata nel 2003 con un’operazione su diverse partite di mais
contaminato nella regione Marche, che ha portato alla distruzione di 1000
quintali di prodotto, i numeri parlano chiaro.
Un centinaio i reati accertati nell’ultimo anno, tra frodi ai danni della
Comunità Europea e danni alla salute, quasi tremila i sequestri penali,
incrementati in maniera vertiginosa da un anno all’altro, su un totale di
quasi 25mila controlli effettuati per un valore complessivo di più di 2
milioni di euro.
Cifre da capogiro, particolarmente accentuate dalla vicenda del latte
contaminato Itx, un’operazione su scala nazionale che ha impegnato i
forestali per diversi mesi.

«Affidare a noi tra gli altri compiti – afferma Benedetto Ricci, vice
questore del corpo – una specifica attività di controllo nel comparto
agro-alimentare, potrebbe anche avviare opportuni strumenti di coordinamento
tra le forze a difesa della sicurezza pubblica».

E per avere sicurezza Giovanni Monastra, direttore generale dell’Inran,
istituto di ricerca per alimenti e nutrizione, lancia la necessità di una
maggiore capacità di ricerca, soprattutto pubblica.
«Ecco perché – spiega – abbiamo avviato un progetto triennale di ricerca,
finanziato con 3 milioni e mezzo di euro dal ministero dell’Agricoltura, che
ha rivelato importanti novità sui rischi sulla salute. Vanno certo
verificati, ma di solito qualcosa si vede solo se la si cerca, e chi non
vuol vedere non va neppure a cercare».

In base a questa indagine, il 18% degli agricoltori italiani, specie del
nord, è pro Ogm, mentre la percezione che ne hanno italiani e turisti, si
dimostra per i 2/3 contraria e preoccupante.

A questo proposito l’informazione al consumatore dovrebbe essere la prima
via da percorrere, informazione di dati ed etichette veritiere e complete,
però. Secondo Franca Braga di Altroconsumo, infatti «Molte etichette
alimentari Ogm free – dice Braga – sullo stesso prodotto, hanno dimostrato
in realtà significati diversi. Questo fa capire che si tratta di indicazioni
generiche e fuorvianti, operazioni di puro marketing, per aumentare la
credibilità del proprio prodotto e screditare quello posizionato accanto
sullo scaffale».

L’informazione a volte, però, non basta.
«Quante volte il consumatore non riesce neppure a leggere le etichette? –
controbatte Cesare Petrone, capo della Forestale – Quello che dovremmo fare,
è approfondire la nostra capacità di trasformazione, anche se non v’è dubbio
che le valutazioni vanno fatte con criterio, per tutelare la salute pubblica
e l’ambiente».

Ma il dibattito si scalda quando all’interrogativo che incombe si chiede di
dare delle risposte.
E’ davvero una strada senza ritorno quella degli Ogm?
«Certo che no. – afferma Leonardo Vingiani, direttore Assobiotec – Non
esistono 12 regioni Ogm free in Italia, esiste un decreto sulla coesistenza
che riconosce a ciascuno un diritto di scelta. Dev’essere il mercato a
premiare o meno questo sistema, anche perché se nel mondo più di 8 milioni
di agricoltori hanno deciso di utilizzarli qualcosa vorrà dire».

La risposta è positiva solo se si garantisce una coesistenza di coltivazioni
reale ed efficace, riferisce Altroconsumo, con normative più chiare e sulla
base di ricerche indipendenti e accessibili a tutti. «Libertà di scelta,
certo, ma non possiamo permettere che la soglia di rischio di contaminazione
allo 0,9% - dice la Braga – si trasformi da limite di contaminazione
accidentale ad atteggiamento di tolleranza in aumento progressivo». Uno
scenario confuso, insomma, aperto, così sembra, a più finali. (Nuova
ecologia, 19 maggio 2006)
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