rassegna stampa: Frode con l'olio e il prosciutto crudo



 a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Il Mattino di Padova "  - 10-02-08

Frode con l'olio e il prosciutto crudo .  Migliaia di litri ricavati dai
semi e finti «Parma» in ristoranti e pizzerie.

  PADOVA. Migliaia di litri di olio ricavato dai semi e colorato con la
clorofilla, spacciato per olio d'oliva pugliese. E migliaia di prosciutti
venduti come «Parma», in realtà di qualità inferiore. E' la frode
alimentare, scoperta dai carabinieri del Nas, ai danni di grossisti,
titolari di ristoranti e pizzerie (una cinquantina solo a Padova). I
malfattori ne hanno ricavato profitti illeciti per centinaia di migliaia di
euro. Nei guai tre pugliesi, che «taroccavano» l'olio, e sei
veneto-emiliani, per la falsificazione dei prosciutti: due grossisti, due
disossatori e due falsificatori dei sigilli per marchiare i prosciutti.

Chi non ha mai ordinato al ristorante e mangiato un piatto di prosciutto
crudo di Parma o San Daniele, magari guarnito con olio d'oliva pugliese, di
quelli che quasi beccano la lingua, buonissimo? O ordinato in pizzeria una
pizza con il crudo di Parma e un filo d'olio d'oliva extravergine? Bene, chi
l'ha fatto nei mesi scorsi potrebbe non aver affatto mangiato «Parma», nome
suggerito dalla pubblicità del consorzio, né tantomemo utilizzato olio d'
oliva pugliese.
I carabinieri del Nas di Padova, hanno infatti scoperto due maxi truffe ai
danni di grossisti, titolari di ristoranti e pizzerie (una cinquantina solo
a Padova e altrettanti a Vicenza, Venezia, Rovigo e Treviso) che hanno
fruttato ai malfattori un profitto illecito per centinaia di migliaia di
euro.  Nei guai sono finiti due gruppi distinti di persone. Da una parte tre
pugliesi (che "taroccavano l'olio") denunciati per fronde in commercio,
false fatturazioni (l'associazione a delinquere è al vaglio del pm di Rovigo
Sabrina Duò), dall'altra sei persone (falsificavano i marchi dei prosciutti)
tutte denunciate dalla procura di Vicenza. Quattro per frode in commercio
(con l'aggravante del prodotto Dop): padre e figlio della provincia di
Vicenza (L.B. di 40 anni e F.B di 61 anni, commercianti di prosciutti all'
ingrosso); due fratelli della provincia di Rovigo (R.G. 34 anni e L.G. 43
anni, titolari di una grossa ditta specializzata nella disossazione dei
prosciutti). Gli ultimi due sono stati invece denunciati per contraffazione:
si tratta di padre e figlio di Ferrara (G.B. di 37 anni e G.B. di 59 anni
che materialmente hanno costruito i marchi in bronzo per «griffare» i
prosciutti).  I marchi dai fratelli di Rovigo sono stati ritrovati dai
militari agli ordini del luogotenente Umberto Santone sotto il letto del
padre infermo. Secondo l'accusa il gruppo era in grado di contraffare mille
prosciutti la settimana. Merce che veniva mischiata con quella originale e
venduta ad alcuni grossisti (3 con sede a Padova, 2 a Vicenza, uno a Rovigo
e uno a Verona) con un prezzo parificato a quello dei Consorzio che produce
e vende i prosciutti di Parma. Per non farsi «pizzicare» padri e figli
mischiavano la merce. Ad esempio, su un ordine di 10 prosciutti di Parma
loro ne consegnavano 4 veri e 6 fasulli. Difficile, dunque scovarli. Anche
perché, essendo del settore, i malfattori marchiavano solamente i prosciutti
falsi migliori. I vari grossisti (del tutto ignari), poi, rivendevano a loro
volta i pezzi a ristoratori, proprietari di pizzerie, piccoli commercianti
di alimentari sparsi per tutto il Veneto. Dalle fatture risulta che almeno
una cinquantina di ristoratori per provincia siano stati frodati.  La frode
del prosciutto è stata una specie di sorpresa per i militari del Nas. Dato
che l'inchiesta era partita con l'olio. Come? Nell'estate scorsa, durante i
controlli di routine in alcuni ristoranti di Padova i carabinieri del Nas
avevano scoperto che alcuni proprietari servivano a tavola olio d'oliva che
non era altro che olio di semi colorato naturalmente con la clorofilla.
Seguendo le fatture a ritroso, i militari hanno scoperto i tre pugliesi, tra
l'altro già denunciati almeno quattro volte per frodi analoghe, che
accompagnavano gli autoarticolati in Veneto carichi di migliaia di litri d'
olio. Questi, fra l'altro, per non farsi scoprire (con il tempo hanno
affinato la tecnica di contraffazione), utilizzavano sempre lattine da 5
litri con marchi diversi: L'Uliveto, Gocce D'Oro, Spremuta D'Oro. Il costo
al litro era talmente conveniente (ma non fuori mercato) che sia i grossisti
che i ristoratori trovavano conveniente acquistarlo. Fra l'altro nessuno si
era mai lamentato. Il Nas (l'indagine non si è ancora conclusa) ha finora
sequestrato 150 mila litri di olio di semi spacciato per oliva.

«Basta multe, serve la galera»
«Ma se succedono queste truffe a tavola, di chi ci si può fidare?». Angelo
Luni, segretario provinciale dell'Appe di Padova, è rimasto letteralmente
senza parole alla notizia della mega operazione sui raggiri dell'olio di
semi «truccato» con la clorofilla e spacciato sul mercato della ristorazione
padovana e veneta per olio extravergine Doc. Per Luni il fatto assume
proporzioni devastanti: enormi per l'immagine di Padova: «Non avrei mai
immaginato che esistessero operatori del commercio talmente senza scrupoli
da portare sulle tavole dei propri ristoranti olio d'oliva falsificato e
prosciutto di Parma taroccato. Sono sbalordito, perché questi furfanti
provocano un danno d'immagine immenso al nostro territorio, alla
ristorazione di qualità e al turismo locale». Ma il commento di Luni si
spinge più in là: «E' da anni che come organizzazione di categoria, assieme
alla Camera di Commercio e alle altre associazioni ed enti pubblici e
privati, lavoriamo su più fronti per promuovere il valore e la qualità delle
tipicità agroalimentari del territorio. Fatica smontata in un secondo, con
questi operatori senza scrupoli che traggono profitto facendoci mangiare
prodotti di serie B. Questa gente deve andare in galera, bisogna cambiare la
legge che tutela i furbi». Il segretario dell'Appe parla espressamente di
"tradimento" da parte di certi operatori del settore. «Certo che ci sentiamo
traditi - dice Luni - ma ancor più inviperite credo siano le forze dell'
ordine e la Finanza, che di tanto in tanto si ritrovano a fare i conti
sempre con gli stessi frodatori. Non si può andare avanti così, perché
questa è la strada migliore per far crollare il sistema della sicurezza
alimentare e della fiducia da parte dei cittadini-consumatori. Noi nei
progetti per la valorizzazione dei prodotti tipici ci crediamo sino in
fondo, ma se poi ti trovi di fronte a queste situazioni ti senti doppiamente
tradito». Infine, Luni pone anche un interrogativo: «Se da un lato può
essere vero che mischiare l'olio di semi con la clorofilla non provoca danni
all'intestino, chi mi garantisce che un cliente di un ristorante non è
allergico alla clorofilla? Insomma, la salute umana è comunque a rischio in
questi casi perché io non so più cosa sto mangiando». Ad invocare una nuova
legge che vieti la semplice multa ai frodatori del mercato agroalimentare, è
il leader dell'Adiconsum di Padova, Roberto Nardo: «Basta, è ora di finirla
con tutte queste truffe. Queste persone devono finire in galera e non devono
mai più essere messe nelle condizioni di rientrare nel giro dei raggiri. Non
è assolutamente accettabile, né tollerabile, che lo Stato italiano non
tuteli la salute pubblica, perdipiù quando ciò avviene in un locale
pubblico». (di Massimo Nardin)
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