solo un altro po' di monnezza..



uliwood party
ECOBALLE
Giornalismo spazzatura 

di Marco Travaglio 

   

Finalmente, dopo lunghe ricerche, è stato individuato il colpevole dello scandalo della mondezza a Napoli: la magistratura. C’è voluto qualche anno, ma alla fine ci siamo: è stata la Procura di Napoli a causare con la sua inerzia quel po’ po’ di disastro. Mentre le ecoballe si ammucchiavano, i cassonetti sversavano, i liquami perforavano le falde acquifere e i miasmi avvelenavano l’aria, i pubblici ministeri che facevano? Battevano la fiacca, anzi cercavano il modo per incastrare ­ tanto per cambiare ­ quel povero perseguitato di Berlusconi. 

Il merito della scoperta, che taglia la testa al toro delle eventuali responsabilità politiche, lo dobbiamo a due valorosi giornalisti d’inchiesta, al cui confronto un Roberto Saviano è un povero dilettante: Pierluigi Battista, al secolo Pigi Cerchiobattista, vicedirettore del Corriere della sera e conduttore di programmi “storici” in tv; e Filippo Facci, editorialista de Il Giornale. 

L’altro ieri, in stereofonia, Battista e Facci hanno spiegato all’inclita e al colto come si è arrivati all’emergenza in Campania. «Silvio Berlusconi ­ osserva il sempre spiritoso Facci in un commento di prima pagina dal titolo “Stavolta i giudici stanno a guardare” ­ non ha imprese di smaltimento, neanche un dipendente Mediaset a sorvegliare un bidone della spazzatura: sarà questa la spiegazione del perché la magistratura napoletana pare ferma e immobile con le inchieste chiuse nei cassonetti: a meno, ecco, che trattino di telefonate e di attricette e appunto di Berlusconi». 

Insomma, «che fine ha fatto la magistratura napoletana?». Non pervenuta, almeno in casa Facci (il quale peraltro sottovaluta il suo padrone: il gruppo Berlusconi s’è occupato eccome di rifiuti, tant’è che il suo editore Paolo Berlusconi ha patteggiato un anno e mezzo di reclusione e restituito 180 miliardi di lire sull’unghia per le ruberie sulla discarica di Cerro Maggiore ai danni della Regione Lombardia). 

Intanto, sulla prima pagina del Corriere della sera, l’acuto Battista la prende alla lontana per spiegarci come e qualmente la Seconda Repubblica sia peggio della meravigliosa Prima (quella del colera a Napoli e dei politici camorristi, ladri e tangentari). Verso il fondo dell’articolessa, dopo qualche centinaio di righe, piazza anche lui la sua zampata contro «la rivoluzione giudiziaria che travolse nel disonore la Prima Repubblica» e ovviamente contro la magistratura, che «a Napoli nulla sa dello scandalo della spazzatura che oscura il Vesuvio, ma in compenso si prodiga alacremente per sciogliere il mistero delle vallette raccomandate (in realtà si indaga sulla corruzione di un dirigente Rai e sulla compravendita di senatori, ndr). 

Quindici anni vissuti nell’ossessione di Berlusconi, convinti che con la sua eventuale uscita di scena i problemi si sarebbero dissolti, che la spazzatura si sarebbe smaterializzata». 

In attesa di sapere chi mai abbia scritto o pensato che Berlusconi sia colpevole della spazzatura a Napoli, ci permettiamo sommessamente di suggerire a Facci e a Battista di leggere i loro rispettivi giornali. 

Che da anni raccontano le indagini della Procura di Napoli su Antonio Bassolino e sui responsabili dell’Impregilo per il mancato smaltimento dei rifiuti, con accuse che vanno dalla truffa aggravata e continuata alla frode in pubbliche forniture. Indagini aperte quattro anni fa e chiuse l’anno scorso con ventotto richieste di rinvio a giudizio, ora al vaglio del gup nell’udienza preliminare aperta il 26 novembre. 

Non contenti, questi scioperati dei magistrati napoletani hanno sequestrato 750 milioni di euro al gruppo Impregilo e alle controllate Fibe, Fibe Campania e Fisia, e interdetto per un anno la stessa Impregilo e cinque società del gruppo dal fare contratti con la Pubblica amministrazione.

Casomai ai due informatissimi giornalisti servisse qualche parola chiave per le ricerche d’archivio, possono inserire i nomi dei pm Novello, Sirleo e Trapuzzano, o del gip Saraceno, o del gup Piscopo.

Soprattutto a Battista, i nomi di alcuni imputati dovrebbero suonare familiari, trattandosi di Piergiorgio e Paolo Romiti, figli dell’ex editore del Corriere, Cesare, già amministratori di Impregilo. 

Cioè del gruppo che avrebbe dovuto smaltire il pattume oggi racchiuso in quei milioni di vezzose ecoballe: invece, secondo l’accusa, incassò miliardi a palate senza smaltire un grammo di spazzatura. 

Ora naturalmente Facci e Battista si scuseranno con gli eventuali lettori per la loro incredibile superballa. Molto più tossica e nociva delle ecoballe.