Re: Contributo ----- Il lavoro e il consumo critico



Soldi uguale libertà, questo è il mito che ci viene spacciato. Essere ricchi e famosi è il sogno che ci propinano le riviste scandalistiche come «Hello!» e «Ok!». I soldi e la fama, siamo indotti a credere (o ci facciamo convincere come fessi a credere), ci daranno la libertà e l'indipendenza a cui bramiamo.

Per tanto tempo ho riflettuto e sperimentato contraddizioni e domande sul posto di lavoro.
Questi sono i capisaldi dove sono giunta:

1) I soldi non danno felicita', ma si' danno indipendenza.indipendenza di fare, viaggiare, sperimentare, rischiare, senza dover chiedere, pregare, ringraziare. 2) i soldi danno sicurezza. forse e' solo psicologica, e non tutti ne hanno bisogno. io ho i miei limiti, e ho sperimentato l'ansia di non avere lo stipendio alla fine del mese. 3) il lavoro puo' dare soddisfazione razionalmente ma essere in contraddizione con i miei valori etici. posso essere in un gruppo stimolante dal punto di vista intellettuale ed umano ma creare allo stesso tempo con le mie mani qualcosa che nei miei valori va contro lo sviluppo della razza umana. 4) allo stesso tempo il lavoro puo' essere orientato alla ricerca di un mondo piu' giusto ma essere condotto da persone aride o incapaci di comunicare. 5) la dignita' (e la proprio identita' professionale) non derivano unicamente da cio' che si fa ma molto da come lo si fa, con chi, cio che si riesce ad esprimere di se stessi. 6) il lavoro compone una parte cosi' ampia della propria giornata che la comodita' e' un passo integrante per continuare a vivere. il numero delle ore da pendolare, la flessibilita' ecc, possono trasformare il lavoro piu' entusiasmante del mondo in qualcosa di inconciliabile con l'avere un figlio o aiutare un genitore.

per me il "sogno" non e' solo lavorare per scrivere guide al consumo critico, ma una soluzione capace di coniugare soldi, comodita', valori, dignita' e team.
per questo non mi considero una purista.
pero' osservo con amarezza che mentre non e' cosi' difficile diventare un consumatore critico, mi pare virtualmente impossibile diventare un lavoratore critico.pochi ce la fanno, io ancora non ce l'ho fatta. e se ce la faro' sara' solo perche' potro' permettemi economicamente di continuare a riprovare.

c'e' qualcosa che non mi torna, che non riesco ad afferrare.
perche' sono costretta a dover scegliere tra:

comodita e soldi
o
valori?

Esistera' mai un giorno in cui i valori, saranno cosi' richiesti dai consumatori, da far si' che i valori siano competitivi?

Vorrei vivere in un mondo in cui per organizzare un evento come Terra Futura io sia pagata allo stesso modo come per organizzare Eurochocolat, o in cui sviluppare software per AltroMercato sia pagato come se lo sviluppassi per NIke, etc ed in cui l'unico motivo per cui scelgo uno e non l'altro dipenda solo da variabili come: il luogo, le persone, le mie capacita', ecc.
Ci arriveremo?

un saluto affettuoso
nicoletta