rassegna stampa: CONTADINI SI CHIUDONO NELLA CATTEDRALE DI QUITO PER PROTESTA.



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Green Planet" - 14/03/2006
CONTADINI SI CHIUDONO NELLA CATTEDRALE DI QUITO PER PROTESTA.
Contro il trattato di libero commercio tra Ecuador e Stati Uniti, la loro
produzione destinata al mercato locale non può competere con l’arrivo di
prodotti stranieri sussidiati
Un centinaio di contadini si sono barricati questa mattina nella cattedrale
della capitale ecuadoriana, Quito, in quella che loro stessi hanno chiamato
una “manifestazione pacifica”.
Lo hanno riferito alla MISNA fonti locali, precisando che la protesta è
continuata anche al di fuori dalla cattedrale dove un altro centinaio di
contadini hanno manifestato contro il trattato di libero commercio tra
Ecuador e Stati Uniti.
La protesta avviene dieci giorni dopo che il governo di Quito ha annunciato
l’ultima fase dei negoziati previsti per il 23 marzo per firmare l’accordo
commerciale con Washington.
I partecipanti alla protesta fanno parte di vari gruppi collegati alla
Confederazione nazionale dei contadini che rappresenta 3 milioni di piccoli
e medi agricoltori la cui produzione è destinata al mercato locale.
Si tratta principalmente di produttori di patate, cipolle, mais, orzo e
grano, un vasto settore agricolo che ritiene di non essere pronto a
competere con l’arrivo di prodotti stranieri, a differenza dell’
imprenditoria tessile e industriale che invece spinge per la firma del
trattato.
Al momento non si è pronunciato né l’arcivescovo di Quito, né il governo.
La protesta nella capitale dell’Ecuador va ad aggiungersi alle numerose
manifestazioni che stanno interessando, per lo stesso motivo, molte altre
regioni come Cotopaxi, Imbabura, Pastaza e Chimborazo, regione, quest’
ultima, dove si concentra il maggior numero di contadini del paese.
(Missionary International Service News Agency, 13 marzo 2006)
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PORTO ALEGRE, CONFERENZA FAO SULLO SVILUPPO RURALE
Proposto un modello di riforma agraria che metta al centro i poveri, le
donne, le popolazioni indigene, la sicurezza alimentare e la salvaguardia
dell’ambiente.
Si è svolta in questi giorni a Porto Alegre, in Brasile, la Conferenza
internazionale sulla riforma agraria e lo sviluppo rurale promossa dal
governo brasiliano e dalla Fao (Food and agricolture organization, l’
organismo dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura).
I delegati di 80 Paesi hanno elaborato una Dichiarazione finale in cui si
propone un modello di riforma agraria che metta al centro i poveri, le
donne, le popolazioni indigene, la sicurezza alimentare e la salvaguardia
dell’ambiente.
Sui risultati della Conferenza padre Matias Martinho Lenz, rappresentante
della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile, rispondendo alle domande
di Silvonei Protz della Radio vaticana ha detto: “La Conferenza ha ripreso
un tema che si era smarrito a livello internazionale. I rappresentanti di 80
Paesi hanno partecipato vivamente alle discussioni per cercare di rinnovare
la solidarietà internazionale tra le nazioni perché questo progetto di
riforma agraria per lo sviluppo regionale possa andare avanti e contribuire
a superare la miseria nel mondo. Sono stati negoziati abbastanza difficili,
perché le idee non vanno tutte nella stessa direzione. Per esempio, qui in
America Latina e in altri Paesi del Terzo Mondo, abbiamo una visione dei
diritti umani secondo una dimensione comunitaria, sociale; invece nel mondo
anglosassone questa stessa idea va molto più nella direzione dei diritti
individuali, per cui ciascuno deve combattere per avere il proprio spazio.
Ed è importante trovare un accordo tra queste due visioni. Anche in altri
punti, mi pare che siamo riusciti a progredire abbastanza bene".
Sui progressi della riforma agraria, padre Lenz ha aggiunto: “Il Brasile è
uno dei pochi Paesi che ha un progetto nazionale di riforma agraria, ma il
problema è che anche se il governo ha la volontà di fare una riforma
agraria, sono molti gli ostacoli e le difficoltà, sia per la carenza di
risorse sia anche perché le terre migliori sono privatizzate e devono essere
acquistate dal governo e questo rappresenta una limitazione. Però, penso che
siamo riusciti a mettere in pratica molti programmi di sviluppo rurale per i
contadini. Abbiamo infatti in Brasile alcuni movimenti sociali molto forti,
molto articolati, che fanno pressione sul governo. E’ grazie a loro che
abbiamo già potuto ottenere una riforma agraria per la ridistribuzione delle
terre, che garantisca anche l’accesso dei piccoli contadini agli altri mezzi
di produzione e perché possano essere loro stessi produttivi ed inseriti in
un processo ampio di sviluppo, di giustizia sociale, di benessere, uno
sviluppo anche etico-morale.”
Missionary International Service News Agency, 13 marzo 2006
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