rassegna stampa: VANDANA SHIVA SULLA SICUREZZA ALIMENTARE



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da Green Planet - 24/06/2005
VANDANA SHIVA SULLA SICUREZZA ALIMENTARE
"Le nuove norme indiane sulla sicurezza alimentare 2005 smantellano la
prevenzione della manipolazione, anzi, la legalizzano con sostanze chimiche
tossiche e processi industriali".

Leggi sul cibo e sicurezza alimentare per l'economia del cibo locale e
autoctono dell'India.

Il Governo ha abbozzato una Proposta di legge per la sicurezza e le norme
alimentari 2005 (Food Safety and Standards Bill 2005) come una "Legge
alimentare integrata", concepita con l'intento che sia attuale ed esaustiva,
e che possa assicurare una maggiore sicurezza ai consumatori grazie a
sistemi di gestione della sicurezza alimentare e alla creazione di norme che
siano fondate su presupposti scientifici e sulla trasparenza e che
rispondano ai requisiti dinamici del commercio internazionale e dell'
Industria e Commercio alimentari indiani. Risulta evidente che questa legge
E' stata progettata per agevolare il commercio internazionale e l'espansione
dell'agroalimentare globale: infatti, la salute dei consumatori, l'
alimentazione e la cultura del cibo non vengono neppure menzionati come suoi
obiettivi.

La legge sulla "Prevenzione della manipolazione alimentare" (Prevention of
Food Adulteration) dovrebbe essere rafforzata, non smantellata.

La causa presso la Corte Suprema indiana intentata dal Centro per il
dibattito sull'interesse pubblico dimostra come la Coca Cola e la Pepsi
stiano violando gli Atti sulla Prevenzione della adulterazione alimentare. E'
assolutamente necessario rafforzare tale legge sulla Prevenzione, anziché
svuotarla o smantellarla attraverso una nuova Legge alimentare che inonda l'
India di sostanze tossiche nei cibi e sostituisce la nostra rigorosa legge
sulla Prevenzione della adulterazione alimentare e i nostri sistemi
alimentari naturali con cibo artificiale tossico. E' questo il motivo che ci
deve spingere a rifiutare la legge alimentare integrata, che attraverso l'
Articolo 102 (che impone gli effetti di questo Atto su tutte le altre leggi
che riguardano il cibo) afferma: Le decisioni del presente Atto avranno
validità futura nonostante vi siano contenute affermazioni incompatibili con
quanto presente in altre leggi attualmente in vigore o in altri strumenti
legislativi aventi validità in virtù di qualsiasi legge diversa dal presente
Atto. Fra gli obiettivi non si fa riferimento alcuno agli aspetti più
caratteristici del sistema alimentare indiano - scienza indigena, diversità
culturale e mezzi di sussistenza economici nella produzione di cibo locale.
Il novantanove per cento del cibo indiano E' preparato naturalmente e
localmente per la vendita e il consumo locali. La nostra scienza alimentare
E' basata sull'Ayurveda, non sulla scienza riduzionista che ha considerato
salutare il cibo nocivo. Questa "libera economia" che E' al servizio delle
comunità locali E' governata da un controllo comunitario, e la cultura locale
verrà invece ora regolamentata da norme centralizzate e da standard
appropriati soltanto per l'1% delle industrie manifatturiere su larga scala.
La "legge alimentare integrata" E' una legge mirata a smantellare la nostra
economia alimentare autoctona e decentralizzata. Ci servono leggi più rigide
sulla sicurezza alimentare, soprattutto riguardo alle sostanze tossiche nel
cibo e all'introduzione di OGM nelle coltivazioni. La Prevenzione della
manipolazione alimentare deve essere rafforzata, non sostituita da questa
proposta di legge.

I sistemi alimentari industriali generano malattie e rischi dovuti all'
alimentazione

Il caso della Coca Cola e della Pepsi, che vendono bibite analcoliche
contenenti acido fosforico, glicoletilene e grandi quantità di zucchero o
sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio dimostra che i produttori
alimentari industriali dovrebbero essere regolati attraverso rigide leggi
sulla sicurezza, elaborate attraverso una partecipazione democratica. Il
rapporto del Comitato parlamentare congiunto - preparato in seguito alla
scoperta di pesticidi nelle bibite analcoliche da parte del Centro per la
scienza e l'ambiente - così come una gran quantità di studi recenti
pubblicati su molte riviste mediche, ha indicato chiaramente che nella
produzione delle loro bevande, i produttori di bibite utilizzano
abitualmente notevoli quantità di prodotti chimici molto pericolosi e
tossici per renderle più appetibili e creare assuefazione. E' chiaro che il
loro intento E' quello di incrementare vendite e profitti a scapito della
salute pubblica. D'altronde, E' ricorrente il tentativo da parte della Coca e
della Pepsi di opporsi alla rivelazione dei contenuti e degli ingredienti
delle loro bevande, ed E' risaputo che sia l'una che l'altra si rifiutano di
sottostare alle direttive dell'Alta Corte del Rajastan, che impone loro di
dichiarare sulle etichette i contenuti delle bevande (inclusi i pesticidi).
Entrambe hanno preferito invece adottare una strategia che prevede infinite
richieste di revisioni e ricorsi. Infatti, il requisito di rivelare sulle
etichette gli ingredienti di tutti i cibi confezionati E' presente da molto
tempo tra le regole della Prevenzione della manipolazione alimentare, e il
fatto che ancora una volta esso non sia stato applicato mostra quanto la
Coca e la Pepsi sovvertano e minino le fondamenta delle nostre leggi
nazionali.

Sappiamo oggi che la maggior parte delle bevande analcoliche contiene una
miscela estremamente tossica di agenti chimici, di cui conosciamo ormai la
pericolosità per la salute umana. Oltre ai pesticidi, le sostanze chimiche
aggiunte di proposito comprendono ingenti quantità di acido fosforico (utile
per conferire "mordente"), caffeina (aggiunta per generare dipendenza),
grandi dosi di zucchero (per renderle molto dolci), glicoletilene (un
composto anticongelante estremamente tossico, aggiunto per permettere che le
bibite vengano bevute "ghiacciate" a temperature sottozero) e diossido di
carbonio. Con l'espandersi dell'industrializzazione e della globalizzazione
del cibo, la sicurezza alimentare diventa sempre più una priorità: le
malattie connesse con il cibo si stanno diffondendo. Come riferisce Tim
Lang, Professore di Politiche alimentari presso la City University di
Londra, "l'incidenza di malattie legate al cibo E' di fatto cresciuta nel
corso dell'epoca dominata dal paradigma della produzione. Nella Germania
Ovest, i casi di infezioni di enterite aumentarono da 11 casi su 100.000
abitanti nel 1963 a 193 casi su 100.000 abitanti nel 1999, in Inghilterra e
in Galles, invece, le registrazioni ufficiali della stessa malattia
aumentarono da 14.253 casi nel 1987 a 86.528 nel 2000". I rischi connessi
con l'alimentazione sono cresciuti con l'industrializzazione della
produzione e della preparazione del cibo. Come osserva Colin Tudge, "la
moderna catena di approvvigionamento alimentare E' talmente lunga e tortuosa
da favorire infinite opportunità per ogni genere di comportamento
scorretto - molti dei quali sono assolutamente inimmaginabili per chi non ha
inclinazioni criminali". La catena di approvvigionamento E' impossibile da
controllare a causa della sua complessità e per il fatto che il controllo
risulterebbe di per sé molto costoso (e nessuno vuole accollarsi i costi -
sicuramente non i governi, che guadagnano voti con la strategia di tenere
basso il prezzo del cibo). Talvolta, inoltre, E' davvero molto difficile
tracciare una linea di demarcazione netta tra l'illegalità vera e propria
(come l'aggiunta di sostanze contaminanti) e le pratiche regolari e
legittime della moderna industria alimentare. Su scala globale, stanno
emergendo nuove malattie e aumentano forme più aggressive di vecchie
patologie mentre dilagano ovunque, in seguito alla globalizzazione, sia gli
allevamenti che l'agricoltura e le preparazioni a livello industriale.
Epidemie e pericoli alimentari sono il risultato di metodi di produzione del
cibo basati su innovazioni e processi rischiosi. Nel Regno Unito, si E'
scoperto che oltre 2 milioni di capi di bestiame erano infetti dall'
encefalopatia spongiforme bovina (BSE) - la malattia della "mucca pazza". E
nell'agosto del 2002, erano già morte 133 persone a causa della variante
della malattia di Creutzfeldt-Jakob (vCJD), l'equivalente della BSE per gli
esseri umani. Nuove varietà di Ecoli 0157 hanno portato a 75 milioni di casi
di avvelenamento all'anno negli Stati Uniti, causando 325.000 ricoveri e
5000 morti. In Asia, a causa della "febbre suina" si sono dovuti sopprimere
milioni di maiali. Inoltre una nuova varietà di virus Nipah ha ucciso 100
lavoratori presso gli allevamenti suini, ne ha infettati 150 con encefaliti
non mortali e ha condotto all'abbattimento di un milione di maiali per
contenere il contagio.

L'influenza aviaria ha già mietuto vittime tra gli esseri umani oltre ad
avere causato la morte di milioni di anatre e polli. I primi avvistamenti
del virus H5N1, che sta dietro l'influenza aviaria, avvennero a novembre. L'
epidemia si E' diffusa in 10 paesi, la malattia E' passata dai polli agli
esseri umani e ha ucciso 8 persone in Vietnam e in Tailandia. Nel 1997, la
varietà H5N1 aveva causato la morte di sei persone a Hong Kong. Le
tecnologie di produzione alimentare hanno subito due generazioni di
cambiamenti nel corso degli ultimi pochi decenni. La prima svolta nelle
tecnologie di produzione alimentare avvenne con l'introduzione di agenti
chimici in agricoltura, nel nome della "Rivoluzione verde". Gli agenti
chimici tossici utilizzati in guerra furono impiegati nell'agricoltura in
tempo di pace come fertilizzanti sintetici e pesticidi. L'agricoltura e la
produzione alimentare divennero dipendenti dalle "armi di distruzione di
massa". Il disastro di Bhopal, nel quale una perdita da una fabbrica di
pesticidi uccise nel 1984 migliaia di persone, e da allora ha causato la
morte di quasi altre 30.000 persone, E' l'evidenza più tragica di come l'
agricoltura sia diventata prigioniera di tecnologie militari progettate per
uccidere.

L'ingegneria genetica introdurrà nuovi rischi alimentari

I nuovi tratti di promotori virali, marcatori di resistenza agli antibiotici
introdotti nei cibi geneticamente modificati, richiedono l'approvazione
pubblica e uno stretto monitoraggio per la salute. Il Dottor Mae-Wan Ho, in
Genetic Engineering: Dream or Nightmare? (Ingegneria genetica: sogno o
incubo?) (1999), ha identificato i seguenti rischi per la salute umana
introdotti dal cibo "progettato" geneticamente: Effetti tossici o allergici
dovuti a prodotti transgenici o a interazioni dei transgeni con i geni
ospitanti. Diffusione mediata da vettore di geni marcatori di resistenza
agli antibiotici ai batteri dell'intestino e ai patogeni. Diffusione mediata
da vettore di virulenza tra i patogeni fra varie specie tramite
trasferimento genetico orizzontale e ricombinazione. Potenzialità di
ricombinazione e trasferimento genetico orizzontale mediata da vettore per
creare nuovi virus e batteri patogeni. Potenzialità che cellule infette
mediate da vettore dopo l'ingestione di cibi transgenici rigenerino virus
patogeni, o che il vettore si inserisca nel genoma della cellula causando
effetti pericolosi o letali, compreso il cancro. Se da un lato i cibi
geneticamente modificati e quelli tossici richiedono leggi più rigide, dall'
altro le preparazioni locali e naturali in piccoli dhabas, piccoli
venditori, non possono venire sottoposte a una regolamentazione industriale,
sia perché non sono una sorgente di rischi tossici sia perché non provengono
da produttori centralizzati che necessitano di una regolamentazione
centralizzata. Traduzione di Luisa Balacco  - (fonte - Slow Food, 24 giugno
2005)
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