Modelli economici etici e praticabili per il sistema-paese Italia-Incontro con Serge Latouche, 23 giugno Milano



In un periodo di grande crisi come quello che stiamo attraversando, ci si
auspica un riassetto economico per dare una spinta alla crescita del Paese.

E se la Decrescita* fosse la soluzione?





Giovedì 23 giugno alle ore 18 presso la Casa della Cultura, Via Borgogna 3
Milano






la invita all’incontro



PIL negativo e DECRESCITA:

siamo sulla buona strada?
 Modelli economici etici e praticabili per il sistema-paese Italia: tra
crescita e decrescita

Conferenza dibattito con



SERGE LATOUCHE

Sociologo dell’economia ed epistemologo delle scienze umane, è esperto di
rapporti economici e culturali Nord/Sud. Membro dell’INCAD –International
Network for Cultural Alternative to Development di Montreal, della Rete
Culture e Sviluppo Nord/Sud di Bruxelles, é docente all’Università di
Parigi XI e all’Institut d’étude du developpement economique di Parigi

ORESTE BAIONI

Segretario di CNA Confederazione Nazionale Artigianato



FRANCESCO VARANINI

Antropologo, Ricercatore, Responsabile dell'area e-Business e Information &
Communication Technology dell'ISTUD (Istituto di Studi Direzionali),
consulente di formazione e di sviluppo organizzativo



BRUNO BONSIGNORE

Presidente AssoEtica



L'incontro è aperto al pubblico

E' gradito l'accreditamento: Luigi Catellani - catellani at assoetica.it
cell.3288518365



Per accrediti stampa e interviste

Michela de Rosa - MIDERO Comunicazione
Ufficio Stampa AssoEtica
<mailto:michela.derosa at midero.com>michela.derosa at midero.com Cell.335-1296928


“Lo sviluppo sostenibile è come l'inferno, lastricato di buone intenzioni”
(S.L.)

La società della crescita non è auspicabile per almeno tre motivi: perché
incrementa le disuguaglianze e le ingiustizie; perché dispensa un benessere
largamente illusorio, e perché non offre un tipo di vita conviviale neppure
ai «benestanti»: è un'«antisocietà» malata della propria ricchezza.
Indubbiamente, molti possono spendere di più per acquistare beni e servizi
mercantili, ma dimenticano di calcolare una serie di costi aggiuntivi che
assumono forme diverse, legate al degrado della qualità della vita (aria,
acqua, ambiente): spese di «compensazione» e di riparazione (farmaci,
trasporti, intrattenimento) imposte dalla vita moderna, o determinate
all'aumento dei prezzi di generi divenuti rari (l'acqua in bottiglie,
l'energia, il verde...). Herman Daly ha compilato un indice sintetico, il
«Genuine Progress Indicator» (Gpi) che rettifica il Prodotto interno lordo
tenendo conto dei costi dovuti all'inquinamento e al degrado ambientale. A
partire dal 1970, per gli Stati uniti l'indice del «progresso genuino» è
stagnante, o addirittura in regresso, mentre quello del Prodotto interno
lordo continua registrare aumenti.



*Decrescita

La decrescita è innanzitutto uno slogan. Uno slogan per indicare la
necessità e l'urgenza di una inversione di tendenza rispetto al modello
dominante dello sviluppo e della crescita illimitati. Una inversione di
tendenza che si rende necessaria per il semplice motivo che l'attuale
modello di sviluppo è ecologicamente insostenibile, ingiusto ed
incompatibile con il mantenimento della pace. Esso inoltre porta con sé,
anche all'interno dei paesi ricchi, perdita di autonomia, alienazione,
aumento delle disuguaglianze e dell'insicurezza. La decrescita non è una
ricetta ma semmai un cartello stradale che indica un nuovo percorso che ha
nell’orizzonte un'altra economia: pacifica, sostenibile e conviviale, in
altre parole felice. In particolare, la decrescita non è la crescita
negativa. Così come non c’è niente di peggio di una società fondata sul
lavoro che non abbia lavoro, non c’è niente di peggio di una società della
crescita senza crescita. La decrescita, dunque, può solo immaginarsi in una
“società della decrescita”.



Le “6 R” della società della Decrescita

La “società della decrescita” presuppone un’organizzazione completamente
diversa in cui viene valorizzato il tempo libero, dove i legami sociali
sono più importanti della produzione e del consumo di prodotti inutili, o
nocivi. Traendo ispirazione dalla “Carta dei consumatori e degli stili di
vita” proposta al Forum degli organismi non governativi di Rio de Janeiro,
tutto ciò può essere sintetizzato nel programma delle “sei R”: rivalutare,
ristrutturare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare. Questi sei
obiettivi interdipendenti darebbero il via a un circolo virtuoso di
decrescita conviviale e sostenibile.



Nuovi valori per un nuovo mondo

Si vede subito quali sono i valori prioritari da anteporre a quelli oggi
dominanti: l'altruismo dovrebbe prevalere sull'egoismo, la cooperazione
sulla competizione sfrenata, il piacere dello svago sull'ossessione del
lavoro, l'importanza della vita sociale sul consumo illimitato, il gusto
del lavoro bello e ben fatto sull'efficientismo produttivista, il
ragionevole sul razionale, e così via. Il problema è che i valori
attualmente dominanti sono sistemici, in quanto suscitati e stimolati dal
sistema, che a loro volta contribuiscono a rafforzare. Certo, la scelta di
un'etica personale diversa, come quella della semplicità volontaria, può
incidere sull'attuale tendenza e minare alla base l'immaginario del
sistema. Ma senza una sua radicale contestazione, il cambiamento rischia di
rimanere limitato.