Brasile / Belo Monte: tribunale ordina il fermo dei lavori alla diga



Associazione per i popoli minacciati / Comunicato stampa in www.gfbv.it/2c-stampa/2012/120815it.html

Brasile / Belo Monte: tribunale ordina il fermo dei lavori alla diga
Vittoria parziale per le comunità indigene

Bolzano, Göttingen, 15 agosto 2012

L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) saluta il verdetto di un tribunale brasiliano che ordina l'immediata sospensione dei lavori per la discussa diga di Belo Monte sul fiume amazzonico Xingú nello Stato federale del Pará. Per le comunità indigene e tutti gli oppositori alla diga di Belo Monte questa è una vittoria parziale che conferma l'illegalità dei lavori finora eseguiti per la realizzazione del mega-progetto. Secondo la legislazione internazionale ratificata dal Brasile, le comunità indigene avrebbero dovuto essere coinvolte sin dall'inizio in tutte le decisioni riguardanti l'eventuale realizzazione della diga. Ciò non è avvenuto nemmeno dopo numerose proteste e ricorsi presentati dalle comunità.

Lo scorso 14 agosto il tribunale ha accolto una richiesta dello Stato federale del Pará e ha ordinato l'immediato fermo dei lavori. La non-osservanza della decisione del tribunale prevede una multa fino a 200.000 euro al giorno per il consorzio appaltatore Norte Energia. Il consorzio può presentare però ricorso.

Antonia Melo, portavoce del movimento "Rio Xingú Vivo" ha definito la decisione del tribunale una vittoria storica per il paese e per le persone che vivono lungo il fiume. "E' una grande vittoria", ha detto la Melo, "che dimostra che il capitolo Belo Monte non è ancora chiuso. Ora siamo felici". L'alleanza per la salvaguardia dello Xingú, reso noto a livello internazionale anche grazie a Erwin Kräutler, vescovo di Xingú insignito del Premio Nobel Alternativo, rappresenta gli interessi delle comunità indigene e dei non-indigeni che si oppongono alla mega-diga.

Il progetto di Belo Monte, considerato il primo grande passo verso il definitivo sfruttamento economico dell'Amazzonia brasiliana, ha già causato forti proteste. A fine luglio 2012 i dirigenti delle comunità indigene degli Juruna e degli Arara avevano rapito temporaneamente tre ingegneri del consorzio Norte Energia per protestare contro l'avvenuta realizzazione di dighe provvisorie che avevano interrotto l'accesso a diverse comunità indigene e ridotto notevolmente il patrimonio ittico. Poco prima, a giugno, oltre 300 indigeni di nove diverse comunità avevano occupato per tre settimane il cantiere di Belo Monte. Anche l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), la cui Convenzione 169 per la tutela delle comunità indigene è stata firmata e ratificata dal Brasile, e la Commissione per i Diritti Umani dell'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) hanno condannato il governo brasiliano per aver violato la Convenzione e i diritti delle comunità indigene.

Secondo le intenzioni dei costruttori, Belo Monte dovrebbe arrivare a una produzione energetica massima di 11.000 MW (con una media annua di 4.428 MW) e dovrebbe essere la terza diga più grande al mondo. L'energia prodotta andrebbe a favorire soprattutto le multinazionali dell'agro-bussiness. A farne le spese sarebbero innanzitutto 14.000 persone appartenenti a diverse comunità indigene e almeno 20.000 persone dovrebbero essere dislocate.

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