Re: Cina / Uiguri. Continuano le gravi violazioni dei diritti umani in Xinjiang




Vi  occupate anche degli indiani d'america?
Pietro Ancona
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Sent: Friday, January 22, 2010 3:13 PM
Subject: Cina / Uiguri. Continuano le gravi violazioni dei diritti umani in Xinjiang


Associazione per i popoli minacciati / Comunicato stampa in
www.gfbv.it/2c-stampa/2010/100122it.html

Cina / Uiguri
Continuano le gravi violazioni dei diritti umani in Xinjiang -
L'attivista uigura Rebiya Kadeer informa sui crimini cinesi

Bolzano, 22 gennaio 2010

La situazione relativa al rispetto dei diritti umani in Turkestan
orientale / Xinjiang si può riassumere con i suoi morti giustiziati dal
1997 a oggi per "crimini politici": oltre 700 Uiguri! Da decenni gli
Uiguri in Cina sono vittime di una massiccia politica repressiva. Come
per i Tibetani anche la cultura e identità uigura è minacciata dalla
massiccia migrazione promossa dalle autorità centrali di cinesi Han
nella provincia. La libertà di credo degli Uiguri musulmani è
controllata e repressa dalle autorità, così com'è severamente limitata
la libertà di movimento degli Uiguri a causa della loro appartenenza
etnica. Una politica linguistica fortemente restrittiva e la massiccia
discriminazione nel settore lavorativo degli Uiguri contribuiscono a far
crescere il malcontento generale.

A partire dall'attacco terroristico del 11 settembre 2001 la Cina fa' di
tutto per far apparire la persecuzione di attivisti per i diritti umani
e civili uiguri come contributo alla lotta internazionale contro il
terrorismo. Gli Uiguri, la cui grande maggioranza reclama i propri
diritti con metodi pacifici, vengono dichiarati in toto terroristi
separatisti. Contemporaneamente le autorità cinesi rifiutano, come già
in Tibet, una qualsiasi forma di dialogo con gli attivisti per i diritti
umani e l'opposizione uigura.

La più nota dissidente uigura Rebiya Kadeer, attualmente in esilio negli
Stati Uniti, sarà ospite a Bolzano per una serie di incontri pubblici
tra il 25 e il 27 gennaio 2010 (programma completo in
www.gfbv.it/2c-stampa/2010/100122kadeer.pdf). Nata nel 1948 tra i monti
dell'Altaj in Turkestan orientale (Xinjiang), Rebiya Kadeer è la più
famosa dissidente della Cina e presidentessa del Congresso Mondiale
degli Uiguri.

Da sempre è attiva nella promozione degli interessi sociali e culturali
del suo popolo. Negli anni '90 entra in politica come membro del
Congresso del Popolo della sua regione, lo Xinjiang, e di seguito come
prima donna uigura è nominata deputata al Congresso del Popolo Nazionale
a Pechino. Il suo impegno sociale e politico non è però tollerato dalle
autorità cinesi e nel 1999 Rebiya Kadeer viene arrestata. Liberata nel
2005 dopo sei anni di carcere, Rebiya Kadeer ottiene asilo politico
negli USA.


*APPROFONDIMENTO*

La lotta degli Uiguri in Cina per la democrazia e i diritti umani

La maggior parte dei circa 10 milioni di Uiguri, etnia della famiglia
turcomanna, vive nel Turkestan orientale, oggi parte della Repubblica
Popolare cinese. Questo enorme paese di 1,6 milioni km2 nel 1949, come
il Tibet, fu occupato dall'Armata Rossa di Mao Tse Dong e annesso alla
Cina. Nel 1955 il Turkestan orientale fu dichiarato "Regione Autonoma
Uigura dello Xinjiang" (pronunciato shinciang, significa: 'nuovo paese
di frontiera'). Nonostante il riconoscimento degli Uiguri quale uno dei
55 popoli minoritari della Cina e la formale autonomia del loro paese,
il potere effettivo come in tutto lo stato è esercitato dal Partito
comunista e dall'apparato cinese di sicurezza. Per la Cina questo
territorio con i suoi ricchi giacimenti di materie prime e la sua
funzione di finestra sui mercati dei paesi centro asiatici, a loro volta
fornitori di molte risorse, sono di grandissima importanza per la Cina.
Nello Xinjiang si trova anche il maggior sito di sperimentazione di armi
nucleari cinese (Lop Nur) e il secondo deserto di sabbia al mondo
(Taklamakan).

Turkestan orientale / Xinjiang
Popolazione (2007): 20.952.000
Superficie: 1.660.000 km2
Capitale: Urumqi (pron.: Ürümci)
Lingue ufficiali: Cinese, uiguro, kazako (nella prefettura auton. Ili/Altay)
Composizione etnica (2007): Uiguri (45%), Han (41%), kasaki (7%), hui
(5%), kirghisi (0,9%), mongoli (0,8%), altri
Status politico: Dal 1955 Regione "autonoma" della RP della Cina

Dati da: http://en.wikipedia.org

Politica di assimilazione sistematica
Dal momento dell'annessione del Turkestan orientale la Cina porta avanti
una politica sistematica di annessione, camuffata da "modernizzazione" e
"integrazione". Nel 1949 in questo paese - repubblica indipendente dal
1944 al 1949 - vivevano 5 milioni di Uiguri e 300.000 cinesi Han,
concentrati nella parte orientale contigua alla Cina. Oggi, secondo le
ultime stime i cinesi arrivano al 41% dei 21 milioni di abitanti dello
Xinjiang, mentre la percentuale di popolazione uigura è calata al 45%.
Oltre ai due maggiori gruppi ci vivono Kazaki, Hui, Kirghisi, Mongoli e
Tagiki del Pamir. In realtà i Cinesi residenti nello Xinjiang sono molti
di più, giacché nei censimenti ufficiali non sono registrati i militari,
i poliziotti e i lavoratori del grande gruppo statale "Ente di
Produzione e Costruzione Xinjiang".

L'insediamento di cinesi Han viene incentivato anche con grandi opere
pubbliche infrastrutturali come strade e ferrovie. Nel 1992 è stato
completato il collegamento ferroviario con il Kazakistan, nel 1999 la
linea lunga 1500 km dalla capitale Urumqi a Kashgar. In questa antica
città di commercio, collocata sull'antica via della seta, i cinesi oggi
impongono una modernizzazione urbanistica forzata, che rischia di
stravolgere il carattere musulmano-uiguro della città. Il 75% della
popolazione della capitale Urumqi è rappresentato da cinesi Han. Gran
parte degli Uiguri e di altri gruppi etnici autoctoni considerano gli
immigrati cinesi come strumento politico del governo cinese per
trasformarli in minoranza nel loro proprio paese.

Un paese ricco di materie prime
Gli immigrati cinesi Han arrivano proprio come una volta arrivavano i
cercatori d'oro nel Far West americano. Sono attratti da tutta una serie
di incentivi e progetti previsti dal "Grande piano di sviluppo
dell'Occidente", proclamato dal presidente Jiang Zemin nel 1999. Il
governo cinese spinge fortemente sullo sviluppo economico del Tibet,
dello Xinjiang e altre province occidentali non solo per motivi militari
e per evitare la secessione di questi paesi, ma anche per assicurarsi il
controllo sulle sue grandi riserve di materie prime. Lo sfruttamento di
queste riserve viene presentato sotto lo slogan dell'"integrazione
economica di regioni svantaggiate". Già oggi lo Xinjiang è il fornitore
più importante di gas naturale per le zone industriali della Cina. Nel
2007 è stato scoperto un nuovo giacimento di 130 miliardi di m3, mentre
l'estrazione annua di gas dello Xinjiang nel 2006 ammontava a 8 miliardi
di m3. In tutto, si stima che questo paese possieda riserve di 8 bilioni
di metri cubi di gas naturale. Inoltre, nel bacino del Tarim nello
Xinjiang sudoccidentale grandi giacimenti petroliferi sono in fase di
esplorazione. Per la popolazione autoctona l'estrazione di queste
risorse non comporta grandi vantaggi economici, dato che le ditte cinesi
preferiscono assumere lavoratori cinesi Han. Uiguri, Kazakhi e altre
minoranze etniche non possono competere per i posti di lavoro più
qualificati.

Discriminazione della lingua uigura e delle lingue minoritarie del
Turkestan orientale
Nonostante l'uiguro fosse riconosciuto come lingua minoritaria e seconda
lingua ufficiale dello Xinjiang, le autorità esortano gli Uiguri e gli
altri gruppi etnici ad imparare soprattutto il cinese. Dopo le rivolte
degli anni '90 il sistema scolastico istituito nei primi anni '50,
basato sul principio dell'insegnamento in lingua materna, è stato
gradualmente smantellato.

Una nuova direttiva approvata nell'aprile 2004 dal Comitato centrale del
partito comunista dello Xinjiang, prevede la progressiva abolizione
delle scuole nelle lingue autoctone. Oltre alle scuole per i cinesi Han,
frequentate anche dagli Hui musulmani, finora gli Uiguri e altre etnie
(Kazakhi, Mongoli, Kirghisi, Tagiki) potevano svolgere la carriera
scolastica nella loro madrelingua. Mentre negli ultimi anni si impiega
il cinese come lingua veicolare già a partire dal terzo anno scolastico,
in futuro le lingue minoritarie dovrebbero essere del tutto rimpiazzate
dal cinese. Le scuole per le minoranze saranno assorbite dalle scuole
cinesi. Migliaia di insegnanti uiguri perderanno il loro lavoro, perché
non capaci di insegnare in cinese nelle scuole monolingue cinesi.

La politica di assimilazione già negli ultimi anni ha forzato migliaia
di famiglie uigure a mandare i figli nelle scuole cinesi, ritenute le
uniche capaci di garantire una buona carriera professionale. La
dirigenza cinese con questa politica trasmette il chiaro messaggio che
in Cina ha un futuro solo chi parla bene il cinese e si orienta secondo
gli schemi e "valori" del partito comunista, mentre le culture
minoritarie vengono degradate a funzioni folcloristiche. La lingua e
cultura uigura a causa di questo tipo di politica è seriamente
minacciata. Benché riconosciuti nella costituzione e nella legge quadro
sull'istituzione della regione autonoma, i diritti linguistici e
culturali delle etnie non Han del Turkestan orientale sono seriamente
violati.

Soppressione della libertà religiosa
Non solo il diritto di associazione e la libertà di espressione sono
fortemente limitati, ma anche la libertà religiosa degli uiguri
musulmani è sistematicamente violata. Moschee e scuole coraniche vengono
chiuse in modo arbitrario, scritti di significato religioso e culturale
vengono bruciati pubblicamente, la celebrazione di festività musulmane
sempre più spesso è interdetta. Gli Imam vengono costretti a frequentare
corsi di "rieducazione" del partito comunista, mentre ai bambini si
vieta di partecipare alle feste religiose.

Criminalizzazione degli attivisti per i diritti umani e civili uiguri
Non solo all'interno dello Xinjiang e della Cina, ma anche all'estero lo
stato cinese sta aumentando la pressione per emarginare ed eliminare gli
attivisti uiguri per i diritti umani del Turkestan orientale. In vari
stati le ambasciate cinesi hanno depositato delle "liste nere di persone
non grate" a cui il rispettivo stato dovrebbe negare l'ingresso. Ne sono
vittima prima di tutto i membri del "Congresso Mondiale degli Uiguri",
con sede centrale a Monaco di Baviera. Ripetutamente le autorità cinesi
hanno tentato di far chiudere le sedi di questa organizzazione e di far
estradare i suoi dirigenti in Cina. Le autorità tedesche, respingendo la
richiesta, hanno confermato che gli Uiguri si muovono in perfetta
legalità. Negli USA la presidente del Congresso Mondiale Uiguro, Rebiya
Kadeer, è stata vittima di un attentato, di cui mai si è chiarita la
responsabilità.

Gravi violazioni dei diritti umani
Nessun altro gruppo etnico nella Repubblica Popolare Cinese negli ultimi
vent'anni ha subito una violenza talmente massiccia e indiscriminata da
parte dell'apparato di sicurezza cinese quanto gli Uiguri. A partire dai
primi anni '90 nell'ambito della campagna repressiva "Colpisci duro"
sono state pronunciate ed eseguite oltre 700 sentenze di pena capitale
per motivi politici. Nello stesso periodo nel Tibet è stato giustiziato
un tibetano (senza per questo sminuire la repressione in atto nel Tibet
che è enormemente aumentata dopo la rivolta del marzo 2008). La violenza
repressiva non è rivolta solo contro singoli individui, ma contro il
popolo uiguro in quanto tale. Nello Xinjiang le persone sono
perseguitate non perché abbiano commesso precisi crimini, ma perché sono
Uiguri e perché impegnati per i diritti degli Uiguri. Chi nello Xinjiang
lotta per i diritti culturali e politici dei popoli del Turkestan
orientale è tacciato di "separatismo" e "terrorismo" e punito con
reclusione pluriennale se non addirittura con la morte.

Ciò vale anche per gli Uiguri che chiedono asilo politico all'estero o
che sono impegnati all'estero per i diritti del loro popolo. A partire
dal 2004 rifugiati uiguri sono stati estradati dal Pakistan e dagli
stati dell'Asia centrale alla Cina, dove sono stati sentenziati a morte
in seguito a processi fasulli. Solo un piccolo gruppo di Uiguri in Cina
è effettivamente ricorso alle armi contro l'oppressione cinese. Anziché
fermare ed incriminare con processi corretti queste piccole cellule di
resistenza, le autorità cinesi criminalizzano tutta la popolazione
uigura e dichiarano "terrorista" chiunque si impegni per i diritti umani
nello Xinjiang. Il regime cinese rifiuta il dialogo con gli attivisti
uiguri e con le persone ed organizzazioni dell'opposizione e punta
esclusivamente ad una soluzione militare e repressiva.

Nel 1990, esempio, nella città di Baren manifestazioni studentesche sono
state sciolte con la forza lasciando sul campo 50 vittime. La
repressione violenta delle proteste popolari di Gulja nel febbraio 1997
costò al vita a centinaia di Uiguri. Il 26 giugno 2009 nella città di
Shaogan sono morte altre 184 persone in scontri violenti in occasione di
una manifestazione di commemorazione di Uiguri assassinati in Cina.
Dall'inizio dei primi movimenti nello Xinjiang le forze di sicurezza
sono state enormemente rafforzate. Inoltre la Cina nell'ambito
dell'organizzazione di cooperazione Shanghai, costituita nel 2001, ha
ampliato la sua collaborazione in materia di sicurezza con gli stati
vicini dell'Asia centrale. Di conseguenza, molti rifugiati uiguri non
trovano più accoglienza in questi stati, che non vogliono inimicarsi con
Pechino. Nel 2006 sono stati arrestati 16.000 Uiguri, ed altre migliaia
prima dei giochi olimpici del 2008. Nelle carceri e nelle stazioni di
polizia i detenuti spesso vengono maltrattati e torturati.

La lotta anti-terrorismo come pretesto per la repressione
A partire dagli attentati dell'11 settembre 2001 la Cina cerca di
presentare la sua repressione spietata nel Turkestan orientale come
parte della lotta globale contro il terrorismo. La commissaria ONU per i
diritti umani, numerosi governi in tutto il mondo e varie organizzazioni
per i diritti umani come la GfbV/APM hanno respinto questa montatura,
accusando la Cina di strumentalizzare la lotta contro il terrorismo per
i suoi scopi politici. Sarebbero problemi e conflitti etnici interni,
affermano gli esperti, avulsi dalla questione del fondamentalismo
islamico internazionale.

Nello Xinjiang/Turkestan orientale non ci sono estremisti musulmani tesi
a costruire uno stato fondamentalista "talibano", ma ci sarebbero
movimenti di resistenza uigura volti a far riconoscere e rispettare i
diritti umani e civili nonché i diritti collettivi del loro popolo. La
brutale repressione cinese di ogni critica pubblica della sua politica
nello Xinjiang fomenta la violenza e spinge i giovani disperati a
raggiungere i gruppi più radicali.

Il caso Rebiya Kadeer
L'uigura Rebiya Kadeer (pron.: Rebía Kadér), attualmente la più nota
dissidente politica della Cina, è stata un'imprenditrice di gran fama e
successo e perfino per un certo periodo la donna più ricca della Cina.
Madre di 11 figli, si è impegnata per i diritti sociali e culturali
degli Uiguri, fondando il "Movimento delle 1000 madri". Negli anni '90 è
entrata in politica come membro del Congresso del Popolo della sua
regione, lo Xinjiang, e di seguito come prima donna uigura è stata
nominata membro del Congresso del Popolo Nazionale a Pechino. Appena ha
osato levare la voce per i diritti degli Uiguri e per denunciare la
politica cinese di assimilazione, è caduta in disgrazia presso il regime
cinese. Nel 1999 è stata incriminata per tradimento di segreti dello
stato (aveva cercato di trasmettere ritagli di giornali uiguri e cinesi
a suo marito che vive in esilio negli USA). Rebiya Kadeer in un processo
farsa ad Urumqi è stata condannata a 8 anni di reclusione. Per sei anni
la Kadeer è stata in prigione, di cui due in totale isolamento. È stata
testimone di violenza, torture, stupri ed esecuzioni. Su pressione degli
USA e di organizzazioni per i diritti umani (AI e HRW) è stata
rilasciata nel marzo 2005 e ha potuto raggiungere suo marito e parte dei
figli a Washington. Oggi Rebiya Kadeer vive in esilio e dirige
l'attività dei comitati americani per i diritti degli Uiguri. È stata
eletta a presidente del Congresso mondiale uiguro con sede a Monaco. Nel
2007 per la terza volta è stata nominata per il premio Nobel per la
pace. Assieme al Dalai Lama e dissidenti cinesi numerose volte è apparsa
durante grandi manifestazioni per i diritti umani e la democrazia in Cina.

Il governo cinese oggi fa di tutto per intimidire Rebiya Kadeer e la sua
famiglia. In Cina esiste una task force specifica che si occupa solo
della questione Kadeer, che viene presentata come "nemica numero uno
dello stato". I figli rimasti in patria sono esposti a misure di
rappresaglia. Due figli sono stati duramente pestati nella stazione di
polizia in presenza della sorella che stava telefonando alla madre negli
USA. Poi Alim è stato condannato a 7 anni di carcere, mentre Ablikim, 32
anni, è stato condannato a 9 anni di reclusione per essersi impegnato
per l'indipendenza del Turkestan orientale. La sua "confessione" è stata
estorta con la tortura, ma tutti gli osservatori esterni concordano
nella valutazione che si tratta di una rappresaglia contro sua madre.

Infine il patrimonio di Rebiya Kadeer è stato confiscato, e le sue
imprese si trovano in scioglimento forzato ad opera delle autorità
cinesi. La sua commovente vita è stata raccontata nella volume "La
guerriera gentile" (editore Corbaccio), biografia redatta dalla
giornalista Alexandra Cavelius. Il regista australiano Jeff Daniels con
il suo documentario "The 10 Condition of Love" ne ha fatto un ritratto
commovente: al momento della prima proiezione al Festival Internazionale
del Cinema di Melbourne le autorità cinesi hanno tentato di invano di
bloccarne la visione.

Il testo completo di Uli Delius in versione tedesca può essere scaricato
dal sito: www.gfbv.de/uploads/download/download/52.pdf

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www.gfbv.it/3dossier/asia/uig-kadeer.html |
www.gfbv.it/3dossier/asia/mongol/mongol.html
in www: http://it.wikipedia.org/wiki/Xinjiang | www.hrichina.org |
www.uyghurcongress.org

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