vera laicità?



Dopo la tragedia, il disprezzo.

Sono stati celebrati ieri a Madrid, nella Catedral de Almudena, i funerali di Stato per le 154 vittime morte nell'incidente aereo di Barajas dello scorso 20 agosto.

E, in barba alle obiezioni sollevate nelle scorse settimane, si è trattato di funerali cattolici, nonostante tra le vittime ci fossero credenti di altre fedi, tra cui un pastore evangelico.

Il problema, viene fatto capire, è formale: i riti religiosi pubblici, in Spagna (come del resto in Italia) sono cattolici; non esiste, infatti, una cerimonia laica di commiato solenne. Ed è un problema quantomeno singolare in un paese con un governo che, in questi ultimi anni, si è occupato di escludere la religiosità da ogni ganglio della vita pubblica.

In realtà, precisava a fine agosto l'esecutivo di Zapatero, «i funerali pubblici per i 154 morti nella catastrofe aerea di mercoledì scorso, a Madrid, sono stati organizzati dall’arcivescovado, e non sono di Stato».

Una differenza, evidentemente, solo formale: secondo il Corriere della Sera «a occhio, la differenza non si percepirà: ci saranno i rappresentanti di Moncloa e Casa Reale; e, soprattutto, non ci sono altre cerimonie ufficiali in programma».

«Gli evangelici - scriveva ancora il Corriere a fine agosto - sono i più risentiti: parlano di “dolore aggiuntivo” e disprezzo dei sentimenti”» per i familiari del pastore evangelico Ruben Santana Mateo, scomparso nell’incidente. Protestava l’Alleanza evangelica spagnola, che avrebbe chiesto, se non un funerale evangelico per il pastore, almeno un rito ecumenico o laico. Invece no: funerale cattolico per tutti, siano protestanti, musulmani o atei. L'ufficialità è solo una, cattolica, romana.

Non deve essere piacevole trovarsi privati della possibilità di congedarsi ufficialmente da un proprio caro nella maniera che si ritiene più opportuna, tanto più vedendosi imporre un funerale di un altro credo.

E la situazione, oltretutto, suona ancora più paradossale e incomprensibile nella Spagna di Zapatero, la laica Spagna del 2008.

Ma come, caro Zapatero. Proprio lei, che vede la religione, specie quella dominante, come fumo negli occhi, e che si vanta di aver liberato lo Stato da tutte quelle credenze superstiziose dopo secoli di oscurantismo.

Proprio lei, che tutela tutte le minoranze (o forse, viene da pensare ora, solo quelle che fanno notizia). Proprio lei, che sta dalla parte dei deboli e di chi non ha voce.

Proprio lei, che ha cambiato le leggi per rendere tutti uguali fino all’ultima minuzia.

Proprio lei, che ha permesso a tutti di celebrare il proprio amore in maniera ufficiale, a prescindere dal sesso con cui ci si trova a nascere.

Proprio lei, che ha tolto le croci dai muri e le Bibbie dai tribunali per non turbare chi la pensa diversamente, o per chi semplicemente si limita a non pensare.

Proprio lei, tanto attento ai diritti degli “altri”, dei “diversi”, proprio lei si rende complice di un’ingiustizia che - per i suoi parametri - dovrebbe urlare vendetta al cielo, o almeno alla Corte europea.

Proprio lei: non solo non concede a un ministro di culto il diritto a un funerale secondo il suo rito. Addirittura gli impone un funerale di una confessione diversa. E, oltretutto, nascondendosi dietro un distinguo piuttosto ipocrita - e piuttosto risibile - tra funerali ufficiali e funerali di stato.

Per Ruben Santana, il pastore perito nel disastro aereo, non cambierà nulla. Per i suoi parenti, probabilmente, sì: al dolore per la perdita del proprio caro si aggiungerà l’amarezza di una vicenda kafkiana che si potrebbe, e si dovrebbe, evitare.

Perché certo, caro Zapatero, è facile passarsi per progressisti cercando lo scontro su temi di grande impatto mediatico. È facile riempirsi la bocca con parole come “diritti”, “laicità”, “solidarietà”.
Vivere ogni giorno il rispetto per l’altro è molto più difficile.

Anche per lei.