GREENPEACE SCOPRE CONTAMINAZIONE DA RISO OGM ANCHE IN MEDIO ORIENTE



Morire dalle risaie. La contaminazione da riso Bayer si è estesa così a 11 Paesi, tra cui l'Italia.
  
Roma, 10 ottobre 2006 - Test effettuati da Greenpeace rivelano che i prodotti a base di riso, venduti in Medio Oriente, sono stati contaminati da riso Ogm coltivato illegalmente negli Stati Uniti.
La contaminazione da riso Bayer si è estesa a 11 Paesi, tra cui l'Italia, con conseguenti bandi alle importazioni dagli Stati Uniti.
Dal momento che i prodotti vengono esportati passando per l'India, la contaminazione in Medio Oriente, secondo maggior importatore di riso al mondo e tra i maggiori riesportatori, ha implicazioni di carattere globale.

Oggi gli attivisti di Greenpeace hanno consegnato ai ministri dell'agricoltura, presenti al Congresso internazionale del riso a Nuova Delhi, delle simboliche scodelle di riso con un punto interrogativo, invitandoli ad agire contro la contaminazione del riso.
Paradossalmente, a sponsorizzare il congresso dei ministri dell'agricoltura di otto paesi asiatici, per influenzarne le decisioni, sono la Bayer e la Monsanto, i due colossi del biotech.

"La contaminazione del riso in Medio Oriente segna un duro colpo per gli Stati Uniti, già in crisi per il ritiro dei prodotti, le richieste di test, i bandi alle importazioni e gli ordini cancellati in molti altri paesi" dichiara Divya Raghunandan, responsabile Ogm di Greenpeace India.
"Ora, più che mai è evidente che le piante Ogm costituiscono un serio rischio. I paesi che permettono la coltivazione di queste piante espongono i contadini e i commercianti a un disastro economico e ambientale"

"La diffusione della contaminazione richiede contromisure urgenti. Questo riso e i suoi derivati potrebbero essere arrivati in tutti i supermercati", afferma Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm.
"Sollecitiamo i ministri dell'agricoltura a imporre severi controlli sugli alimenti importati dai Paesi produttori di riso geneticamente modificato. Non vogliamo che i cittadini ne subiscano gli effetti" conclude Federica Ferrario.


     
http://www.greenplanet.net/Articolo17386.html
       
Greenpeace, 10 ottobre 2006