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Poesie come pane (3)
Casa della poesia
poesie come pane
Venerdì 10 dicembre 2004
Bacia gli occhi alla pace
di Tomaž Šalamun
Bacia gli occhi alla Pace, che si riversi sugli
alberi. Fuori il sole splende e l’intollerabile fragore
si è attenuato. L’anima di nuovo si conforta nel sentire
le sue coste, la sua linfa. Mi ha fatto bene, il freddo. Se
il vento soffia e cammino e osservo le automobili, la
vita mi restituisce a sé. La cosa più spaventosa,
sarebbe andarsene senza poter riconoscere nessuno.
Magari per la troppa distanza, non poterli toccare o
sentire. Nella nera oscurità, non rammentare più
l’amore. Il ghiaccio piano ricopre l’incandescente lava.
Forse col tempo potrò pattinare di nuovo. Camminare
sulla strada polverosa. Pulire la giacca, se sarà
impolverata. C’è stato troppo miele e dolcezza,
null’altro. Di troppo fasto si può schiantare.
Traduzione di Daria Betocchi
Foto di Andrea Pecchioli
Tomaž Šalamun è nato a Zagabria nel 1941. Laureato in storia dell’arte
all’università di Lubiana, prima di dedicarsi alla poesia ha lavorato come
artista concettuale. È stato addetto culturale presso il Consolato sloveno
di New York. Attualmente insegna scrittura creativa presso l’Università del
Massachusetts. Il suo primo libro, Poker, pubblicato come samizdat, risale
al 1966. Da allora ha pubblicato circa trenta raccolte di poesia in patria
ed è attualmente riconosciuto come uno dei più importanti poeti in Europa.
Tradotto in molte lingue, ha pubblicato in Italia Acquedotto (Interlinea) e
Il ragazzo e il cervo (Multimedia Edizioni). Poeta unico, originale,
dissacrante, è una stella in ascesa irresistibile nel panorama
internazionale. Vive tra New York e Lubiana.