AMNESTY INTERNATIONAL-Dopo dieci anni, non c'è giustizia per le vittime di Srebrenica



COMUNICATO STAMPA
CS84-2005

BOSNIA ED ERZEGOVINA: DOPO DIECI ANNI, NON C'E' GIUSTIZIA PER LE VITTIME
DI SREBRENICA

Alla vigilia del decimo anniversario del massacro di circa 8.000 adulti e
ragazzi musulmano-bosniaci a Srebrenica, i soci di Amnesty International
di ogni parte del mondo si uniranno nella richiesta di assicurare alla
giustizia i responsabili.

Il 10 luglio 1995, le forze serbo-bosniache avanzarono verso l'enclave di
Srebrenica, nella 'zona di sicurezza' istituita dalle Nazioni Unite in cui
avevano trovato riparo decine di migliaia di musulmano-bosniaci. Dopo la
caduta di Srebrenica nelle mani dei serbo-bosniaci, migliaia di adulti e
ragazzi vennero divisi dal resto della  popolazione e deliberatamente e
arbitrariamente assassinati. Questa uccisione di massa, sistematica e
organizzata di migliaia di persone e' stata definita la piu' grande
atrocita' commessa in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale ed
e' stata riconosciuta come atto di genocidio dal Tribunale penale
internazionale per l'ex Jugoslavia.

L'ampio numero di casi irrisolti di 'sparizione', in cui i responsabili
non sono stati ancora assicurati alla giustizia, e' probabilmente la piu'
grave violazione dei diritti umani in corso nella Bosnia ed Erzegovina.

'A dieci anni dalla fine della guerra in Bosnia ed Erzegovina, le donne di
Srebrenica sono ancora in attesa che gli uomini che assassinarono i loro
figli e mariti siano consegnati alla giustizia. Molte attendono che i
corpi dei loro cari siano loro restituiti per una sepoltura e che la venga
riconosciuta la loro sofferenza' - ha dichiarato Paolo Pignocchi,
coordinatore di Amnesty Italia per i Balcani.

Sebbene alcuni responsabili siano stati processati dal Tribunale per l'ex
Jugoslavia e negli ultimi mesi diversi indiziati si siano consegnati
volontariamente, dieci imputati - tra cui l'ex leader serbo-bosniaco
Radovan Karadzic e gli ex generali serbo-bosniaci Ratko Mladic e Zdravko
Tolimir sono ancora liberi, con ogni probabilita' nella Republika Srpska o
in Serbia.

'A oggi, non una singola persona incriminata dal Tribunale per l'ex
Jugoslavia e' stata arrestata dalle autorita' della Republika Srpska e
alcuni degli indiziati godrebbero della loro protezione' - ha denunciato
Pignocchi. 'La mancanza di cooperazione delle autorita' serbo-bosniache
col Tribunale per l'ex Jugoslavia continua a costituire un ostacolo
fondamentale per la giustizia'.

Nel gennaio 2004, le autorita' della Republika Srpska hanno istituito la
'Commissione Srebrenica', incaricata di indagare sugli eventi del luglio
1995. A giugno e ottobre la Commissione ha emesso due rapporti in cui
ammette la partecipazione della polizia e dell'esercito serbo-bosniaci al
massacro di Srebrenica. A novembre, per la prima volta, le autorita' della
Republika Srpska hanno chiesto scusa per le gravi violazioni dei diritti
umani commesse a Srebrenica. Quest'anno, a marzo, esse hanno trasmesso
alla procura di Stato della Bosnia ed Erzegovina un elenco di 892 persone
ritenute coinvolte e tuttora in servizio nelle istituzioni della Republika
Srpska o della Bosnia ed Erzegovina.

Amnesty International ha apprezzato questi sviluppi e sollecita
urgentemente le autorita' della Republika Srpska a prendere immediati
provvedimenti per garantire che Ratko Mladic, Radovan Karadzic, Zdravko
Tolimir e tutti gli altri indiziati per il massacro di Srebrenica siano
arrestati e consegnati al Tribunale per l'ex Jugoslavia. Inoltre,
l'organizzazione per i diritti umani sollecita la Republika Srpska ad
assicurare la propria piena cooperazione a ogni indagine penale che possa
essere avviata in Bosnia ed Erzegovina. Amnesty International chiede
infine alle autorita' serbo-bosniache di fornire subito ai familiari degli
'scomparsi' di Srebrenica ogni informazione sulla sorte dei loro
congiunti.

Per ulteriori informazioni sulle iniziative della Sezione Italiana di
Amnesty International in occasione del decennale di Srebrenica:
www.amnesty.it

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 8 luglio 2005



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