Fw: Fwd:[donneinnero] 2 Domande



Cari amici,
vi mando questa e.mail per capire meglio il perché del boicottaggio della fiera di Torino.
jamil
----- Original Message ----- From: "bassi48" <bassi48 at libero.it>
To: "info" <info at alquds.it>; "nandyno" <nandyno at libero.it>
Sent: Monday, February 11, 2008 8:39 AM
Subject: Fwd:[donneinnero] 2 Domande


che bella analiso e ringrazio per questo Erminia e Driana per avermilo mandato,noi comuni cittadini non potevamo interloquire con l'ONOREVOLE (non so dove)fassino ma c'è sempre qualcuno all'altezza che lo fa per noi,tenetelo come documento,grazie
bassima
fatelo girare





Vi allego un'atra lettera che invece condivido PIENAMENTE. Così come la posizione espressa da Elisabetta Donini quando parla NON di boicottaggio ma di CONTROPROPOSTA POLITICA, o quella di TANTI scrittori e poeti israeliani come Aharon Shabtai, quando affermano che a Parigi come a Torino, "Israele si metterà in mostra come uno Stato con una cultura, ma nascondendo che sta compiendo crimini contro l'umanità...Durante il periodo hitleriano o durante l'apertheid, intellettuali come Brecht e tanti altri si univano per combattere il fascismo e il segregazionismo. Gli inellettuali assieme alle organizzazioni di base, contribuirono alla fine dell'aperetheid...Un aiuto dall'Europa che boicotti Israele non in quanto tale ma in quanto establishement politico-militare che sostiene l'occupazione, è l'unica possibilità di salvare i palestinesi e noi, gli ebrei d'Israele...In Israele tutte le televisioni e tutti i giornali educano la gente al nazionalismo con un lavaggio del cervello quotidiano...Viviamo una situazione orwelliana: ogni giorno la TV ripete quanto sia difficile vivere a Sderot, dove quasi nessuno viene ucciso. A due passi dalla cittadina israeliana c'è l'inferno di Gaza, che è diventata un ghetto." (Manifesto, 5 Febbraio 2008) .

Ma poi mi chiedo come sia possibile NON capire (non volere?) che NON è in questione la cultura o l'essere scrittore israeliano, ma che il punto, tutto POLITICO, è quello di far coincidere il tutto, (compreso l'ospitalità d'"onore") proprio con la CELEBRAZIONE della NASCITA di uno stato, fatta a spese di un POPOLO che dopo 60 anni ANCORA schiaccia con feroce occupazione? E che, risultato degli stessi 60 anni NON è quello della NASCITA dell'altro altro stato, ma la cancellazione totale del popolo depredato? E l'Altra mia domanda è : ma come mai abbiamo un po' TUTTI il nervo scoperto quando si 'tocca' Israele, tanto che facilmente ci facciamo confondere offrendo un fianco TROPPO vulnerabile? Possibile che invece non si colga l'occasiione per ricordare, ALMENO, l'impunità nella CONTINUA trasgressione della legalità internazionale? Come mai NESSUNO dei tanti, politici e non, intervenuti sulla questione Fiera, si indigna allo stesso modo davanti alla politica militare di Israele e si senta altrettanto in dovere di deprecarne crimini come quello in corso a Gaza? o quello del muro e delle colonie che avanzano? E' una questione troppo 'terraterra', magari poco 'culturale', quella della vita di un intero popolo o politicamente troppo 'compromettente' e quindi meglio omertosamente tacere?
Saluti indignati, Erminia
---- Original Message ----- From: "Doriana Goracci" <doriana at inventati.org>
To: <donneinnero at listas.nodo50.org>
Sent: Thursday, February 07, 2008 7:11 PM
Subject: [donneinnero] da Marco Rovelli


Vi invio questo intervento, lo condivido.
Doriana


Vengo anch'io' no, tu no.

Alcuni membri della redazione di Nazione Indiana hanno aderito a un
appello di scrittori contro il boicottaggio ventilato da alcuni contro
la Fiera di Torino per l'invito allo Stato d'Israele in quanto ospite
d'onore. Di seguito pubblico le due mail che ho mandato nella lista
interna di Nazione Indiana. Ieri sera avevo manifestato il mio
disaccordo rispetto all'appello così.
Scusate, ma io sono perplesso. Gli appelli da firmare sono un po' un
presa di posizione forte su questioni "a rischio", minoritarie,
occultate - una sorta di decretazione d'urgenza in materie che la
maggioranza non considera. Ma questa questione: ne vengo a conoscenza
qui, ma vedo che chi ha chiamato al boicottaggio sono stati alcuni
membri dei comunisti italiani affinacati da una parte, anch'essa
minoritaria, di rifondazione, peraltro subito redarguita da bertinotti
per interposta persona. E allora questo mi puzza. Chi si vuole
difendere? Non ho letto nè visto servizi televisivi, ma non dubito che
sui media ci sarà una unanime condanna sdegnata di questi sciagurati che
hanno chiamati al boicottaggio. E' davvero necessario che anche gli
intellettuali gli diano una mano? Cui prodest?
Detto questo - e detto che io non sono sospettabile di non riconoscere la
centralità della cultura ebraica (Lager italiani ha due note: Moni
Ovadia e Erri De Luca, e tanto basti) - a me pare che non sia così
scontato che qui stiamo parlando di cultura e non di politica. La fiera
del libro parla con lo Stato di Israele, e con i rappresentanti del suo
governo: vedo che sui giornali infatti si riporta dell'incontro di
Ferrero con il ministro plenipotenziario dell'ambasciata d'Israele in
Italia. Dunque posso anche sospettare legittimamente - conoscendo le
posizioni del governo - che esso tenderà a invitare scrittori che
supportino la sua condotta? E che magari, che ne so, tenderà a non
invitare scrittori radicalmente critici? O forse, sì, lo farà, ma nella
giusta e necessaria misura per apparire rispettoso di tutte le posizioni?
E poi, ho letto una dichiarazione di Dario Fo, dice che si poteva - se la
pace e il dialogo sono l'obiettivo - fare come fanno anche per il
premio Nobel, che lo danno all'uno e l'altro, ossia invitare
congiuntamente anche gli scrittori palestinesi.
Dire questo è essere antisemiti? A me pare che quest'appello sia davvero
semplificatorio, e fa appello ai sensi di colpa che da anni gli amici
(del governo) di Israele cercano di instillare in chi si limita a
condannare nel modo più netto e deciso la condotta del governo stesso.
Insomma, firmiamo, non vorremo mica sembrare antisemiti. Io non lo sono,
e non firmo.

Per me sono - tutti, indistintamente - vittime. Se passo poi al piano
politico (e l'ho scritto in un commento), se devo stare con qualcuno
sto con gli anarchici israeliani contro il muro (ebrei, israeliani,
residenti in Israele). Io sto con tutti gli ebrei democratici, che
riconoscono che il loro Stato esercita un'oppressione. E il punto è
proprio quello: lo Stato. Finché non si esce da Stato contro Stato la
questione non verrà mai risolta. Cosa possiamo fare noi allora? Favorire
l'incontro. In ogni occasione. Ma la fiera del libro ha fatto questo?
No. E' passata dallo Stato, quando avrebbe potuto saltare la mediazione
statale e rivolgersi direttamente alle comunità di scrittori, di
persone, da una parte e dall'altra. Se io voglio la pace faccio questo.
E mi viene da pensare, se avesse fatto così la fiera non avrebbe avuto i
contributi che sicuramente ha avuto. La fiera è un'istituzione di
potere, e come tale si è comportata.

(dal blog D'attenzione e d'anarchia)
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