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L'AFRICA NON MUORE SOLTANTO



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COMUNICATO STAMPA


A proposito della trasmissione Porta a porta di giovedì 8 aprile

L'AFRICA NON MUORE SOLTANTO



Non abbiamo visto - anche se ci dicono che è già stata registrata - la
trasmissione di Bruno Vespa. "Porta a Porta" dove, ci dicono, Walter
Veltroni, Claudia Koll, Raffaella Carrà e Padre Giulio Albanese
porteranno "Testimonianze dall'Africa che muore". Tuttavia soltanto
leggendo il titolo della trasmissione e vedendo le persone chiamate a
parlarne, capiamo che ancora una volta tutto si fa meno che rispettare
il continente africano e i suoi abitanti.

L'Africa è certamente un continente dove i drammi si assommano ai
drammi. Con guerre, malattie e povertà che non possono non interpellare
- come si dice nell'Enciclica "Populorum Progressio" - i popoli
dell'opulenza. Ma da anni ormai chi ha lavorato in Africa e conosce
questo continente sa bene che la prima cosa che gli africani domandano è
il riconoscimento della loro dignità. Di più, tutti noi sappiamo che il
futuro dell'Africa è innanzitutto nelle mani degli africani e che
soltanto mettendosi accanto alla società civile africana che in questi
decenni si è rafforzata e organizzata, è possibile pensare di risolvere
i suoi drammi.

Allora, per favore, si parli innanzitutto dell'Africa che vive e vuole
vivere, si appoggino le iniziative della società civile africana,
piuttosto che attardarsi soltanto in discorsi pietistici, che, certo,
piacciono tanto alla moda di quello che Bush chiama il "capitalismo
compassionevole", ma che, oltre a non risolvere i problemi, portano
anche a cadere nel semplice assistenzialismo. L'Africa muore di
elemosine.

Proprio per questo a parlare di Africa devono essere soprattutto gli
africani. L'Africa di oggi è un continente dove ci sono intellettuali,
professionisti, persone organizzate, leader di movimenti, che potrebbero
avere una parola nuova da dire e che non vengono ascoltati.

E' il difetto che neanche la manifestazione promossa dal Comune di Roma
è stata capace di superare. L'Africa non è soltanto AIDS, Mercato di
armi e debito pubblico. Drammi mastodontici che dobbiamo metterci
insieme per vincere. Ma proprio per questo la parola in questa occasione
si darebbe dovuta dare alla base della popolazione africana. Si è
preferito ancora una volta dare voce agli esperti europei e
all'ufficialità africana - quando in tutti i dibattiti pubblici si sente
dire che in Africa più che altrove esiste uno scollegamento enorme tra
governanti e popolazioni. Non sono stati sentiti e interpellati gli
africani presenti nel nostro paese; i missionari sono stati cooptati nel
gruppo organizzatore solo a cose fatte, senza capacità di discutere
nessuna voce che fosse minimamente critica.

Noi saremo alla manifestazione del 17 Aprile, di cui cogliamo il grande
significato politico. Ma vorremmo che prima o poi qualcuno nel nostro
servizio pubblico fosse capace di organizzare anche una trasmissione in
cui poter ascoltare dagli africani testimonianze e storie vere di un'
"Africa che vuole vivere" e che, se noi le diamo una mano, ha in sé le
forze per risolvere i suoi problemi e forse anche per dire una parola
nuova e diversa a tutto il nostro mondo.

Roma 8 Aprile 2004

Chiama l'Africa

Nigrizia
Missione Oggi

Emmaus Italia





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redazione a cura di Paola Luzzi