R: [africa] Italia avanguardia di un'aggressione all'umanità



gRAZIE
>----Messaggio originale----
>Da: luisa.rizzo at alice.it
>Data: 11/05/2009 10.44
>A: <africa at peacelink.it>
>Ogg: [africa] Italia avanguardia di un&#39;aggressione   all&#39;umanità
>
>AGGRESSIONE ALL'UMANITÀ
>
>di Alessandro Dal Lago
>il manifesto, 8 maggio 2009
>
>
>Quando qualcuno, affamato, malato o bisognoso, 
>bussa alla nostra porta, dovrebbe scattare un 
>imperativo primordiale al soccorso. Questo almeno 
>sostengono le mitologie religiose. L'umanità, 
>prima ancora di un'astrazione filosofica, è 
>l'espressione di questo riflesso. Anche se non 
>crediamo al diritto naturale e tanto meno alla 
>retorica dei diritti umani, soprattutto 
>nell'epoca delle guerre umanitarie, sappiamo che 
>il limite minimo della comune condizione umana è 
>definito da quell'imperativo. Rinviando i barconi 
>dei migranti in Libia, il governo italiano ha 
>deciso di rinunciare di fatto e di diritto a 
>qualsiasi minima considerazione umana. O meglio: 
>ha stabilito che la cittadinanza, italiana o 
>occidentale che sia, è il requisito 
>indispensabile perché qualcuno sia trattato da 
>essere umano. E dunque che abbia diritto a 
>vivere, a essere curato e trattato come una persona.
>
>Tra i migranti respinti senza nemmeno mettere 
>piede sul nostro sacro suolo ci sono persone in 
>fuga dalla guerra, dagli stermini e dalla fame. 
>Impedendo loro persino di chiedere asilo e 
>riconsegnandoli ai porti d'imbarco, l'Italia li 
>condanna alla detenzione, alle angherie e, come è 
>già documentato da anni, alla morte. Così nel 
>nome della difesa paranoica della nostra purezza 
>territoriale che accomuna la maggioranza di 
>destra e parti consistenti dell'opposizione, noi 
>rispediamo nel nulla i nostri fratelli, uomini, 
>donne e bambini. Proprio come, a diecimila 
>chilometri di distanza, in nome della nostra 
>sicurezza, le nostre pallottole uccidono i 
>bambini e le nostre bombe cancellano dalla faccia 
>della terra cento civili in un colpo solo.
>
>A questo punto, non c'è nemmeno bisogno di 
>insistere nelle analisi. Il quadro appare chiaro. 
>Dentro la nostra fortezza, norme discriminatorie, 
>che si appoggiano a una cultura trionfante della 
>delazione pubblica e privata, tengono in riga, 
>nell'ombra e nello sfruttamento, gli stranieri di 
>cui abbiamo bisogno. Fuori, c'è l'espulsione 
>preliminare, concordata con la Libia. Curiosi 
>ricorsi storici: i nostri ex colonizzati, a suo 
>tempo decimati e rinchiusi nei campi di 
>concentramento di Graziani, si incaricano, in 
>cambio di soldi, contratti e autostrade, di 
>respingere e internare i profughi e gli affamati di un continente.
>
>Qui le leggi razziali, rispolverate da qualcuno, 
>non c'entrano proprio. C'è invece quella linea, 
>profonda come la faglia di Sant'Andrea, che 
>separa il mondo sviluppato dal resto della terra. 
>In un romanzo di Saramago, la penisola iberica si 
>staccava dall'Europa. Ma ora è questa che scava 
>un fossato incolmabile con la povertà esterna; la 
>Lega è la punta estrema e paranoica di questa 
>cultura del respingimento. E in Italia, ventre 
>d'occidente, non valgono nemmeno le finzioni 
>umanitarie di burocrati e giuristi europei. Qui 
>da noi, mentre la stampa si affanna intorno ai 
>casi privati del padrone, tutto è divenuto 
>possibile. Ma ci si sbaglierebbe a credere che la 
>nostra sia un'eccezione. Dopotutto, il fascismo è 
>nato in una pianura tra le Alpi e gli Appennini. 
>Oggi, l'Italia è l'avanguardia di un'aggressione all'umanità.
>
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>--
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