Campagna "Ponti e non Muri" in Terra Santa



Comunicato Pax Christi Italia
Campagna "Ponti e non Muri" in Terra Santa

Grazie mons Sabbah e  benvenuto mons Twal
Pax Christi Italia si unisce alla gioia di tutta la Chiesa di Terra Santa
nel ringraziamento pieno di stima e affetto a Mons. Michel Sabbah (fino a
poco tempo fa presidente internazionale di Pax Christi) che ha consegnato
al cuore e  alla saggezza di Mons. Fouad Twal il testimone nella guida
episcopale del Patriarcato Latino di Gerusalemme.
Da tempo attraverso la preghiera, la visita solidale, l'amicizia, la
solidarietà concreta e  la campagna "Ponti e non Muri"  siamo vicini a
quella terra martoriata dall'ingiustizia e dalla violenza e a quella
chiesa, minoranza evangelica e coraggiosa costruttrice di ponti,
riconciliazione e incontro.
Pax Christi sarà in Terra Santa con diversi gruppi nel 2008:
·         1-15 agosto "Ricucire la pace" nelle famiglie dei campi profughi,
per una memoria condivisa della Naqba (per giovani e adulti)
·         15-22 agosto "Pellegrinaggio di giustizia" - condivisione con le
comunità cristiane della terrasanta sotto occupazione da 40 anni (per
adulti e famiglie)
·         24 ottobre-7 novembre "Tutti a raccolta!"  - campo di lavoro tra
gli ulivi di Aboud (per giovani e adulti)
Con l'augurio di una pace senza ulteriore violenza, di una speranza
infinita, di una giustizia ristabilita, di una verità rispettata, di un
amore concreto, leggiamo questo momento storico attraverso l'editoriale
della Newsletter "BoccheScucite" prezioso strumento di informazione e
documentazione della campagna Ponti e non Muri.

Pax Christi italia
Firenze 1 luglio 2008


E' L'ORA DELLA LIBERAZIONE
"Il nostro popolo non cessa di soffrire la sua via crucis, ancora, e ancora."
Grazie a voi, Michel e Fouad, nostri Pastori e...bocchescucite per la
giustizia e la pace!

"Potranno criticarmi e giudicarmi su tutto, ma c'è una cosa che
assolutamente non posso accettare: che si neghi quello che io da sempre
continuo ad affermare: che siamo sottoposti a un regime ingiusto e che
viviamo in una situazione permanente di ingiustizia. La pace si farà solo
quando finirà l'occupazione".

Se tanti in questi giorni hanno abbozzato una sintesi del lungo ministero
del Patriarca Michel Sabbah, BoccheScucite sceglie decisamente la sua
stessa sintesi, anche se come sempre scomoda e incredibilmente limpida.
Quando parlò così, il Patriarca di Gerusalemme, senza nascondere l'amarezza
per tante critiche e contestazioni al suo parlare chiaro contro ogni
sopruso e ingiustizia, sentiva il bisogno di smascherare - per l'ennesima
volta - tutta l'ipocrisia che troppo spesso riempie ogni discorso degli
uomini di Chiesa o di governo, capaci perfino di chiudere gli occhi
fingendo di non vedere, pur di non "disturbare il manovratore", il potente
di turno che persiste impunemente nell'illegalità e immoralità.

La storia della Chiesa, che dovrà prima o poi esser riletta a cominciare
dai più evangelici testimoni del progetto di liberazione di Dio, ha scritto
in questi giorni un'altra straordinaria pagina di altissima profezia, nel
compiersi del magistero di Michel Sabbah. Come avvenne per Oscar Romero, il
suo stesso popolo oppresso da sessant'anni ha riconosciuto le orme e la
voce di Cristo nel passo deciso e nel tono chiarissimo della "voce che
grida" attraverso l'umile parola del suo pastore. Mai egli si è sottratto
al dovere della denuncia, sapendo fin dal primo giorno che avrebbe irritato
e inquietato coloro che fanno della "prudenza" il loro stile.
Significativamente, la conferma dell'autenticità della sua profezia non
viene a lui dalla stima e dall'approvazione di molti, ma piuttosto dalle
continue contestazioni alimentate da chi opprime e fa di tutto per mettere
il silenziatore al Vangelo diventato resistenza quotidiana.

Ora che possiamo approfondire e custodire l'irripetibile insegnamento di
Michel Sabbah nella raccolta di suoi Scritti "Voce che grida dal
deserto"(Paoline, 2008) faremo nostro il suo stile "parrenetico", come la
coraggiosa "franchezza" degli Atti degli Apostoli.

PER AMORE DEL MIO POPOLO, NON TACERO'!

E se Sabbah brillerà come indimenticabile "boccascucita", il passaggio di
testimone al nuovo Patriarca di Gerusalemme Mons. Fouad Twal, ha già
seminato speranza in tutta la Palestina e in tutto il mondo: "Io noto - ha
dichiarato all'agenzia CTS notizie - che qui si fanno molti discorsi,
promesse, interventi, e, nello stesso tempo, vedo che non andiamo molto
avanti. La situazione è quasi sempre la stessa. Israele non si fida,
Israele segue una politica della paura e la paura non è la condizione
migliore per vivere e per condividere. Noi vogliamo che tutti possano avere
libero accesso ai Luoghi Santi, vogliamo la libertà per la gente che vive
sul posto, per i nostri cristiani, quelli di Betlemme, di Ramallah, della
Galilea, della Giordania, che possano visitare liberamente la Città Santa,
i Luoghi Santi. Finora, questa grazia, questa benedizione, questa gioia ci
sono state precluse".

Con grande saggezza mons. Twal ha misurato i suoi primi interventi
pubblici, senza paura di dover puntare alto: "Per i nostri capi politici
preghiamo e chiediamo a Dio di metterli sulle vere strade della giustizia,
della pace e della riconciliazione. I nostri punti di vista, della Chiesa e
degli Stati, non sono sempre gli stessi su certe posizioni e per quanto
riguarda la persona umana, vittima di queste posizioni. Portiamo nella
nostra preghiera le inquietudini, le gioie, le attese e le sofferenze di
tutti gli abitanti di questa terra, ebrei, musulmani, drusi e cristiani. Vi
portiamo pure le piaghe sanguinanti di due popoli, dell'occupante e
dell'occupato, l'israeliano e il palestinese. Per tutti chiediamo a Dio di
concedere saggezza e coraggio, per sconfiggere il male dell'occupazione e
il male della paura che paralizza la marcia verso la pace" (dall'omelia di
ingresso come Patriarca di Gerusalemme). Questo caldo e appassionato
abbraccio di prossimità è emerso in tutte le dichiarazioni di Mons. Tuwal,
vescovo di tutti, dei giordani, dei palestinesi, degli israeliani e dei
ciprioti, che però non può non prestare un'attenzione speciale al popolo
che in questo momento soffre di più.

È con questa voce coraggiosa che il nuovo Patriarca sembra davvero
proseguire il cammino senza astrarsi dalla riprovevole realtà
dell'occupazione ed evidenziandone l'asperità: "La strada è difficile. E
noi siamo chiamati a vivere una vita difficile. Questa è la nostra
vocazione. Ciò però non vuol dire che siamo chiamati a sottometterci al
fatalismo del male che ci attornia nè vuol dire che dobbiamo rassegnarci al
male e all'oppressione degli uomini".

A qualche giornalista il Patriarca Twal ha fatto tremare il registratore:
''E' ora di farla finita con il muro, e' ora di farla finita con i
check-point. E' ora di dare vita ad uno Stato palestinese!'' (Radio
vaticana), e ad altri la penna: "Noi saremo la voce che annuncia la
felicità e la pace che verranno, la voce che denuncia e combatte
l'ingiustizia, l'odio, l'intrigo" (L'Osservatore Romano, 25.6). E se non
basteranno la voce e gli scritti, sarà il suo volto sorridente e fermo a
non esitare nell'affermare ciò che anche le voci più autorevoli della
Chiesa tacciono, nel timore dell'immancabile accusa di antisemitismo: è
così che abbiamo apprezzato la sua espressione convincente nell'intervista
televisiva del TG3 del 25 giugno, dove diceva che se il Papa Benedetto
andrà in Terra Santa il prossimo anno, la sua, ovviamente, dovrebbe essere
una visita pastorale, cioè dovrebbe avere lo scopo di incontrare i fedeli.
 Ma allora i fedeli lì dovrebbero essere liberi di poterlo incontrare...I
fedeli di Betlemme dovrebbero poter andare a Gerusalemme, cosa che non
possono fare, con il muro, con tutti i checkpointŠ
Ma se non incontrerà i cristiani di lì, i cristiani palestinesi, che senso ha?

Il timore, insomma, che il popolo palestinese oppresso da sessant'anni,
perdendo il suo pastore Michel, rischiasse di "perdere la voce", si è
dimostrato infondato. Il Patriarca Fouad darà voce al grido che l'Europa e
il mondo preferiscono non ascoltare, perchè -come ha efficacemente
sottolineato- al popolo palestinese non basta... sopravvivere! "Noi
riceviamo tanti aiuti, tanti, tanti - afferma Twal alla Radio Vaticana - e
ne siamo riconoscenti. Ma allo stesso tempo diciamo: abbiamo bisogno di
qualcosa di più. Ciò di cui abbiamo bisogno è la pace. Non vogliamo più
limitarci a 'sopravvivere', non vogliamo vivere con la licenza di
mendicanti, continuando a chiedere l'elemosina per tutta la vita. Non mi
piace, questo. E' una grande umiliazione!"

Campagna "Ponti non Muri"
Newsletter "BoccheScucite"  1 luglio 2008

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