Per una Roma democratica e solidale



Con preghiera di diffusione:
 
“Proposta per un Patto per Roma democratica e solidale”
proposto venerdì 1 Giugno da:
Action Migranti Roma; Arci Roma; Attac; Campo per la Pace Ebraico; PRC Roma; iva Sinistra; Associazione Dhumcatu, Rdb/Cub; Annamaria Rivera (Docente Università Bari) Maurizia Russo Spena (Ricercatrice), Giorgio Cremaschi (Segreteria nazionale Fiom), Sveva aertter (Ufficio Migranti Fiom) Fabrizio Burattini (Segreteria Cgil Roma Sud).
Proposta per un Patto per Roma democratica e solidale
Il 18 di maggio il prefetto di Roma Achille Serra, il sindaco della Capitale Veltroni, i presidenti della Provincia Gasbarra e della Regione Marrazzo hanno siglato un accordo con il ministro dell'interno Giuliano Amato, definito "Patto per Roma sicura”.
Analoghe iniziative sono già state prese a Milano e a Torino e ben presto saranno estese a numerose aree del Paese.
Secondo questo patto, per rendere Roma sicura, basterebbe "bonificarla" dalle baraccopoli, dai campi Rom, ma soprattutto da donne e bambini, insomma, che, invece di ricevere accoglienza, sono segregati, discriminati e di conseguenza percepiti come minaccia. Si tratta spesso di persone a cui vanno riconosciuti i diritti di cittadinanza anche perche già cittadini europei o nati in Italia.
La soluzione individuata consiste nella realizzazione di 4 campi attrezzati di grandi dimensioni, ubicati al di fuori della cinta del Raccordo Anulare, in cui concentrare almeno 600 persone. Costo dell'operazione per 3 anni, almeno 15 milioni di euro.
Questi campi, impropriamente definiti "Villaggi della solidarietà", avranno vigilanza esterna - la città ha ottenuto più agenti per far fronte a questa "emergenza" - e tanto i 23 campi regolarmente presenti a Roma. quanto le circa 30 baraccopoli abusive, verranno sgomberate.
L'operazione che, secondo quanto dichiarato dal prefetto sarà portata a termine entro un anno, verrà diretta da un nucleo di 4 delegati: del sindaco, della questura, della prefettura e dei carabinieri
Riteniamo questo patto, siglato senza contraenti sociali, un grave attacco alla democrazia della città, un progetto che delinea vere e proprie forme di moderno apartheid e ci impegniamo ad impedirne la realizzazione, in quanto ci vede coinvolti tutte e tutti.
Riteniamo che, affinchè possa ripristinarsi un dialogo credibile con le istituzioni, debba essere immediatamente e pubblicamente sospesa l'attuazione del piano e che in contemporanea debbano cessate gli sgomberi forzati, spesso condotti con arroganza e sadismo. dei tanti nuclei familiari ancora costretti in condizioni di degrado.
I poteri straordinari, di cui sindaco e prefetto ma anche ministro degli Interni, e presidenti di Regione e Provincia, sono dotati, potrebbero essere indirizzati per definire altre soluzioni.
- Per requisire ad uso sociale, ad esempio, le migliaia di appartamenti lasciati vuoti per far lievitare il mercato immobiliare, meccanismo di cui pagano le conseguenze anche i cittadini romani in condizione di disagio.
- Per favorire e incentivare le forme di autorecupero e ristrutturazione di tanti stabili lasciati al degrado e che potrebbero fornire alloggio ai tanti, autoctoni e non. che oggi sono esclusi dal diritto all'abitare.
-Per definire in prospettiva un piano cittadino di edilizia popolare comunale che realizzi appartamenti a costi sociali e contemporaneamente permetta di scoraggiare le vecchie e nuove forme di speculazione edilizia.
Ma sappiamo che dietro alle deportazioni dei rom, alle espulsioni coatte, alle condizioni di clandestinità e di sfruttamento a cui sono costretti tanti uomini e donne migranti e che a volte costringono anche ad occupare nicchie di economia illegale, non c'è solo la carenza di un inserimento abitativo ne tantomeno un presunto legame con sicurezza e legalità.
A Roma, come nel resto del paese si respira da troppo tempo un aria di xenofobia diffusa.
Un Testo Unico di cui la Bossi Fini è ancora parte integrante, governa la vita di 3 milioni di persone e i segnali di cambiamento che si auspicavano tardano a realizzarsi.
C'è un ddl del governo, che avrà un iter lungo e difficile, che contiene elementi di discontinuità con il passato ma che deve essere migliorato.
C'è una irricevibile "carta dei valori" con cui il ministero dell'intemo pretende di bypassare la Costituzione, realizzando un sistema assimilazionista che individua come avversario principale da "italianizzare" gli uomini e le donne di religione musulmana.
C'è, unico paese d'Europa, la convinzione che rom e sinti debbano vivere per forza in campi e villaggi, circondati dal muro invisibile dell'indifferenza e del disprezzo con buona pace dell'inclusione sociale.
Ma c'è soprattutto una campagna di odio e di paura, alimentata anche da mezzi di informazione di ispirazione liberale e progressista, come "Repubblica", che etnicizzano ogni fatto di cronaca, che lanciano continui allarmi, distorcendo la realtà.
Non si tratta del razzismo scontato della destra, ma di quello più subdolo e insinuante proveniente da un area sedicente riformista, che in nome della cattura del consenso rinuncia ad uno dei suoi doveri storici: suggerire e praticare politiche che favoriscano l'uguaglianza e la convivenza di gruppi di popolazione, stili di vita, religioni differenti.
Politica e informazione sembrano, fatte le dovute eccezioni, risultare succubi, complici se non protagonisti di questo arretramento etico e culturale.
Raramente si da invece rilievo alle vite spezzate nei cantieri dove spesso vige il caporalato, delle condizioni di neoschiavismo imposte in agricoltura come nelle case dove a centinaia di migliaia di donne lavorano senza pausa nell'assistenza ad anziani e bambini, fornendo supplenza ad uno stato sociale in via di progressivo smantellamento.
E già si è dimenticata l'ennesima ultima truffa architettata affidando ad un azienda privatizzata, Poste Italiane, le pratiche per il rinnovo dei permessi di soggiorno.
Pratiche che costano al netto 72 euro per persona e che, invece di velocizzare la concessione dell'agognato rinnovo, giacciono ferme da mesi, bloccando la vita delle persone in attesa.
È dovere delle istituzioni rescindere la convenzione con Poste Italiane, risarcendo quel 94% di migranti che hanno le pratiche bloccate da mesi. Su questi e su tanti altri temi invitiamo le forze sane del paese, le associazioni antirazziste e di immigrati, le realtà autenticamente democratiche, le forze sociali e politiche disposte a mettere ai primi posti della nostra agenda politica le battaglie antirazziste, a lanciare un patto vero, per una città democratica e solidale.
Ci mobiliteremo, in molte piazze e in molte città, lo faremo con chi riterrà opportuno schierarsi dalla parte delle donne e degli uomini migranti.
E a chi invoca legalità e della sicurezza va risposto con nettezza che per i cittadini e le cittadine migranti oggi ci sono solo doveri e abusi e pochi diritti.
Una società che si costruisca su diritti e rispetto per tutti e per tutte è l'unico antidoto all'egemonia ella paura che nella storia ha già prodotto deviazioni che sono state causa di tanti, troppi lutti.

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