Rapporto di Amnesty International sulla persecuzione religiosa in Eritrea



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COMUNICATO STAMPA
CS147-2005

RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SULLA PERSECUZIONE RELIGIOSA IN ERITREA

'Non riceverai visite e rimarrai qui a marcire fino a quando non firmerai
quel pezzo di carta'. E' la minaccia rivolta da un comandante militare a
Helen Berhane, una cantante gospel della chiesa di Rema, detenuta in
isolamento totale in un container metallico situato all'interno della base
militare di Mai Serwa dal 13 maggio 2004.

Helen Berhane e' una delle numerose persone detenute in Eritrea per la
loro appartenenza a una fede religiosa non riconosciuta. Negli ultimi tre
anni, secondo un rapporto reso pubblico oggi da Amnesty International, la
stessa sorte e' capitata ad almeno 26 pastori e sacerdoti, a 1750 membri
di chiese evangeliche e a decine di musulmani. Molti di essi sono stati
torturati e numerosi luoghi di culto sono stati chiusi dalle autorita'.

Il rapporto di Amnesty International riferisce di 44 casi di persecuzione
religiosa avvenuti a partire dal 2003 e denuncia un aumento delle
violazioni del diritto alla liberta' di religione, di opinione e di
coscienza. Il rapporto descrive anche alcuni casi di fedeli di confessioni
religiose non riconosciute condannati ad anni di carcere da comitati
segreti per la sicurezza, senza alcuna difesa legale e senza possibilita'
di ricorso in appello.

'Tutte le persone detenute a causa della loro fede religiosa devono essere
rilasciate immediatamente. La situazione e' critica e Amnesty
International e' fortemente preoccupata per l'incolumita' di centinaia di
detenuti' - ha affermato Amnesty International.

I 'dissidenti religiosi' sono abitualmente sottoposti a un metodo di
tortura chiamato 'l'elicottero': vengono legati mani e piedi dietro la
schiena e tenuti in questa posizione per ore. Molti prigionieri sono in
pessime condizioni di salute e non ricevono cure mediche adeguate.

'Le procedure per la registrazione delle confessioni religiose in Eritrea
devono essere riviste affinche' non violino il diritto di ogni persona a
praticare una fede religiosa. Il governo deve porre fine alla repressione
violenta e rispettare il diritto internazionale' - ha aggiunto
l'associazione.

Il rapporto di Amnesty International denuncia che, nel corso del 2005, il
governo ha ulteriormente inasprito la repressione nei confronti delle
minoranze religiose. Il giro di vite, lanciato senza alcuna spiegazione
nel 2003, fa parte di un generale disprezzo per i diritti umani da parte
del governo del presidente Issayas Afewerki, in carica dal 1991, anno
dell'indipendenza dell'Eritrea.

Nel 2002 il governo aveva improvvisamente ordinato ai gruppi religiosi non
registrati di chiudere i loro luoghi di culto e cessare la predicazione
fino a quando non fossero stati riconosciuti. In seguito, sono state
riconosciute solo quattro fedi: l'ortodossa, la cattolica, la luterana e
l'islamica. Da allora, a nessun altro gruppo religioso e' stata accordata
la registrazione.

Nell'ultimo decennio la persecuzione ha colpito anche i Testimoni di
Geova: 22 di essi sono ancora in carcere.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 7 dicembre 2005

Il rapporto 'Eritrea: persecuzione religiosa' e' disponibile in lingua
inglese all'indirizzo http://web.amnesty.org/library/index/engafr640132005

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