Lettera aperta al Presidente del Rwanda



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APPELLI
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DEL RWANDA PAUL KAGAME

Bukavu / R.D.C, 08 giugno 2005

A Sua Eccellenza Paul KAGAME

Presidente della Repubblica Ruandese,

Presidenza della Repubblica

Kigali – Ruanda

Oggetto: Presentazione del Rapporto "Allarme Ruanda". Lettera aperta.

Signor Presidente,

Abbiamo l'insigne onore di presentare a Lei, e nello stesso momento anche
alla Comunità internazionale, questo modesto rapporto sulla situazione di
una grande parte della popolazione del suo paese. Non essendo legati da
qualche legame giuridico al suo paese e non l'avendo mai abitato , ma
avendo vissuto questi dieci ultimi anni osservando ed ascoltando tutto ciò
che avviene nel quotidiano della vita in Ruanda, solamente le molteplici
ragioni che seguono hanno potuto motivarci a scrivere
"<http://www.chiamafrica.it/documenti/destra/Allarme%20Rwanda.doc>Allarme
Ruanda"

Dapprima, un dovere di solidarietà umana ci obbliga ad accogliere e fare
nostre le sofferenze dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, al di là
di ogni frontiera.

Poi, questi anni di guerra ci hanno mostrato una volta di più come le
storie dei paesi della Sotto-regione dei Grandi Laghi sono legate nel bene
come nel male. Certo, numerosi congolesi non sono innocenti rispetto a
questi anni di guerra, ma consideriamo che, obiettivamente, la maggior
parte di responsabilità di distruzioni e dei milioni di morti di questi
anni ricada sulle autorità ruandesi e su quelle dei poteri internazionali,
che hanno sia suggerito, sostenuto, o in ogni caso, coperto un progetto di
espansionismo tanto disumano che omicida.

Ora che ci troviamo o che dovremmo trovarci alla vigilia del ritorno di
migliaia di cittadini ruandesi sopravvissuti, nel male come nel bene, agli
avvenimenti di questi ultimi dieci anni, il popolo congolese desidera
vivamente il loro ritorno, lo augura e lo vuole pacifico e calmo, proprio
per i danni che ha subito, da parte loro, durante questi lunghi anni.

Tuttavia, la situazione attuale nel suo paese, in questi ultimi mesi,
sembra rendere più ipotetico che mai questo ritorno, il primo segno essendo
la fuga di migliaia di Hutu verso il vicino Burundi ed altrove. Al di là
delle sue parole, secondo cui siete pronti ad aprir loro la porta, sono
questi fatti, combinati al clima di paura che regna nel paese e alla
mancanza di garanzie, che scoraggiano i vostri compatrioti a ritornare in
patria.

Questo stato di cose è di nuovo rivelatore di tristi prospettive di
destabilizzazione e di sofferenze per la popolazione congolese, perché, se
questi Hutu sono rimpatriati con la forza, saranno ancora le popolazioni
congolesi a farne le spese. In verità, malgrado tutte le sofferenze che la
presenza dei suoi concittadini hanno imposto al popolo congolese, i nostri
cuori sono pieni di dolore, all'idea che queste persone ritornino in un
paese che pure essendo il loro, prepara loro solamente miserie, giudizi
iniqui e, perché no? anche la morte.

Altri suoi concittadini che vivono da noi continuano a lacerare i nostri
cuori: essi hanno appena fatto numerose vittime fra la povera gente che non
ha commesso alcun torto se non quello di abitare vicino al territorio che
essi hanno scelto come loro feudo. Questi gruppi che sono chiamati Rasta,
ai quali si uniscono dei banditi congolesi, hanno un comportamento che
contrasta con quello del gruppo che si dice delle FDLR. Il loro
comportamento omicida, la loro brutalità e le loro atrocità ci ricordano i
tristi episodi di quelle guerre abominevoli che le sue truppe ci hanno
imposto. Hanno anche un'alimentazione particolare che si giustificherebbe
molto difficilmente attraverso i saccheggi dei poveri villaggi dei
dintorni. Così, i nostri dubbi hanno trovato delle risposte sulle modalità
e la finalità del loro invio, da parte sua, in RDCongo. Anche di costoro,
noi desideriamo la partenza incondizionata e immediata dal nostro
territorio.

Per chi arriva per la prima volta in Ruanda, le impressioni sono molto
ingannatrici sulla sicurezza ritrovata, l'ordine, la coabitazione tra le
etnie ed un certo progresso economico e sociale.

Tale non è invece il parere di ogni persona arrivata in Ruanda più volte, o
che vi ha soggiornato molto tempo o che si è interessata, come noi,
dell'infelice sorte del suo popolo: tutto è solamente un sapiente trucco,
apparenza ed ipocrisia!

Signor Presidente, chiedere che si apra un vero dialogo inter ruandese,
afferrando l'opportunità del ritorno dei suoi concittadini nel loro paese,
non è, da parte nostra, un'ingerenza negli affari del Ruanda, ben lontano
da ciò: ciò che lo comanda imperativamente è l'urgenza della pace nella
Sotto Regione. Inoltre, anche l'ideale di giustizia rispetto a tutti i
tragici avvenimenti, che segneranno per sempre la storia dei nostri paesi,
dovrebbe plasmare i comportamenti degli uni e degli altri. A Lei stesso si
offre, infine, la possibilità di scrivere delle pagine nuove di una storia
più umana, prima che sopraggiunga la collera del Giudice supremo che ama
infinitamente i Suoi figli e verso cui si alza il grido del sangue di tanti
uomini e tante donne.

Nella speranza che questa lettera attirerà la sua attenzione, vi preghiamo
di accettare, Signor Presidente, i nostri saluti rispettosi.

Idesbald BYABUZE Katabaruka Vicky CIHARHULA Teresina CAFFI

LEGGI
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Ruanda", nella sezione CONGO ATTUALITA' su
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